Lo scenario peggiore della guerra totale in Medio Oriente sembra realizzarsi. Il conflitto aperto è sempre più probabile dopo l’uccisione del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l’invasione del Libano e l’attacco iraniano contro Israele. La volatilità della situazione rende difficile prevedere degli scenari.
Il 30 settembre Israele ha deciso di invadere il Libano via terra. L’invasione avviene in seguito all’uccisione del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, a Dahiyeh, quartiere a sud di Beirut, roccaforte del Partito di Dio.
Quello che per mesi è stato un fronte “ibrido” e rispettoso delle “regole del gioco” tra Hezbollah e Israele, si è trasformato in un fronte aperto.
Nella prima giornata di scontri, almeno otto soldati israeliani sono morti, secondo quanto annunciato dall’IDF. [1] Dal 7 ottobre, sono morti 716 soldati israeliani e 4.490 sono rimasti feriti.
Il giorno successivo all’invasione del Libano, l’Iran ha attaccato, con un’operazione rinominata “Operation True Promise II”, il territorio israeliano, lanciando circa 200 missili balistici su Tel Aviv.
Per l’entità dell’attacco quest’ultimo risulta più significativo di quello di aprile con cui la Repubblica Islamica ha attaccato, per la prima volta, il territorio israeliano con circa 300 droni.
L’attacco di martedì 1°ottobre ha preso di mira tre basi militari e la sede generale del Mossad, situata al centro di Tel Aviv e dimostra di essere meno “simbolico” di quello effettuato ad aprile (ampiamente previsto da Israele) e che mirava a ristabilire la deterrenza.
In base a quanto dichiarato da Amir Saied Iravani, ambasciatore iraniano e rappresentante permanente alle Nazioni Unite, l’attacco iraniano è stato “una risposta diretta ai ripetuti attacchi di aggressione del regime (israeliano) contro l’Iran, compresa la violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Iran negli ultimi mesi.” “Ciò include la violazione della sovranità iraniana, l’assassinio del leader politico di Hamas a Teheran e dei cittadini iraniani, l’uccisione e il ferimento dell’ambasciatore iraniano in Libano e il recente assassinio di Sayyed Hassan Nasrallah e del generale Abbas Nilforushan, consigliere militare iraniano a Beirut”.[2] Aggiunge, poi, che l’Iran è pronto a prendere ulteriori misure difensive, se necessario.
Agli occhi dei suoi alleati, la risposta iraniana è stata necessaria per rassicurare il cosiddetto “asse della resistenza”, in particolare dopo che Israele ha colpito il cuore dell’alleato più importante dell’Iran, Hezbollah.
Se l’Iran non avesse risposto, dimostrando di non voler o poter difendere il principale attore dell’asse della resistenza, Teheran avrebbe perso ulteriormente influenza nella regione, già ampiamente deteriorata.
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Cosa ci si aspetta?
In questo contesto, è difficile fare delle previsioni. La situazione è altamente volatile e poco spazio è lasciato alla razionalità delle azioni.
Israele risponderà all’attacco iraniano di martedì sera. Le modalità e l’estensione non possono essere previste, ma Tel Aviv agirà in risposta ad una minaccia che considera esistenziale per la sua sopravvivenza, pertanto ci si aspetterebbe una maggiore intensità negli attacchi e su più fronti. A sua volta, l’Iran ha dichiarato di essere pronto a intraprendere azioni più severe se Israele risponderà agli attacchi missilistici. [3]
D’altra parte, per Israele potrebbe essere il momento idoneo se volesse stabilire “un nuovo ordine in Medio Oriente”[4], nelle intenzioni di Netanyahu.
Allo stesso tempo, percepire un nuovo senso di pericolo collettivo da parte iraniana, l’arcinemico per eccellenza, potrebbe far ricompattare l’opinione pubblica israeliana che, invece, negli scorsi mesi e settimane era stata fortemente critica nei confronti del governo di Netanyahu e della sua strategia a Gaza. Grandi proteste hanno infatti scosso Tel Aviv per settimane e migliaia di persone si sono riversate nella capitale israeliana per criticare le scelte del governo di Netanyahu sulla liberazione degli ostaggi e per chiedere le sue dimissioni, in seguito al rifiuto di giungere ad un accordo con Hamas sullo scambio degli ostaggi.
In maniera non troppo paradossale, l’unico che potrebbe beneficiare di questo attacco è proprio Israele, che può godere del supporto occidentale.
Dal discorso di Netanyahu rilasciato subito dopo l’attacco iraniano, in cui dichiara di voler “liberare il popolo persiano”[5] traspare la volontà di “andare fino in fondo”, ossia non solo di reagire all’attacco ma ridefinire i ruoli e le potenze all’interno della regione.
Note
[1] Haaretz, Eight Israeli Soldiers Killed in Southern Lebanon Ground Offensive, 2 ottobre 2024, https://www.haaretz.com/israel-news/2024-10-02/ty-article/israeli-soldier-killed-in-southern-lebanon-ground-offensive/00000192-4d76-d3f4-a3f3-fdfe60f90000
[2] https://en.irna.ir/news/85616080/Iran-Missile-operation-against-Israel-necessary-response-to
[3] Teheran Times, Iran’s Hand on the Trigger, 2 ottobre 2024, https://www.tehrantimes.com/news/504483/Iran-s-Hand-on-the-Trigger
[4] The Jerusalem Post, Does Netanyahu have what it takes to bring the new order? – opinion, 1 ottobre 2024https://www.jpost.com/opinion/article-822604
[5] YouTube, PM Netanyahu: “The people of Iran should know – Israel stands with you”, https://www.youtube.com/watch?v=cLCbo4Zyfyk
Foto copertina: