Immediata la reazione degli argentini all’annuncio di Milei, mentre a Buenos Aires gli altoparlanti ricordano le pene previste dal decreto “anti picchetti” di Bullrich.
A cura di Valentina Franzese
Introduzione
Lo scorso 21 dicembre il neo eletto Presidente della Repubblica, Javier Milei, ha presentato in un messaggio televisivo pubblicato a reti unificate2 il nuovo Decreto d’Urgenza in materia economica.
Il provvedimento abroga, in un colpo solo, oltre 300 leggi stabilite dalla Repubblica Argentina negli ultimi 40 anni. Vengono eliminate tutte le norme relative alla promozione industriale, la promozione commerciale, i controlli sul prezzo e la concorrenza, considerati tutti limiti e remore figli della “casta politica” e del Kirchnerismo. Un dato curioso: la diffusione del Maxi Decreto avviene in concomitanza con l’anniversario della rivolta pubblica che portò alla caduta del governo di Fernando De la Rúa nel 2001 (anno della crisi finanziaria argentina). Come prevedibile sono state organizzate manifestazioni in una Buenos Aires militarizzata, mentre il nuovo Ministero del Capitale umano, guidato da Sandra Pettovello, diffonde la nuova massima del governo: chi manifesta perderà i sussidi statali.
Il decreto
Il Decreto di Necessità e Urgenza (DNU), denominato Basi per la ricostruzione dell’economia argentina3, introduce profondi cambiamenti in campo economico, modificando sostanzialmente l’assetto giuridico del Paese e delegando al mercato la regolazione e regolamentazione di buona parte delle relazioni economiche e sociali. Il provvedimento trova giustificazione normativa nella situazione economica avversa in cui si trova l’Argentina. In particolare, dichiara lo stato d’emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale, amministrativa, tariffaria, pensionistica, sanitaria e sociale fino al 31 dicembre 2025. In attuazione al Maxi Decreto si prevede una limitazione del diritto di sciopero in quasi tutti i comparti dell’economia – dall’istruzione ai trasporti alla gastronomia e il settore alberghiero – considerati essenziali per il funzionamento del paese. Ridotti i contributi padronali e le liquidazioni per licenziamento. Derogate le leggi di promozione industriale e commerciale, vitali per le piccole aziende delle provincie del nord del paese4. Non c’è settore o ambito che non sia stato inglobato nel nuovo decreto, che potremmo considerare una sorta di provvedimento “ombrello”, volto a stabilire: la riduzione dei diritti sindacali e lavorativi; l’abrogazione della legge nazionale sugli affitti; l’autorizzazione alla cessione totale o parziale del pacchetto azionario di Aerolíneas Argentinas; l’ingresso di capitali stranieri nelle società sportive di calcio; l’abrogazione dell’Osservatorio dei prezzi, originariamente guidato dal Ministero dell’Economia; l’abrogazione della legge sulla promozione industriale; l’abrogazione delle norme che impediscono la privatizzazione delle aziende pubbliche; l’abrogazione del regime delle società di Stato; la trasformazione di tutte le aziende statali in società per azioni, in moda procedere successivamente con la loro successiva privatizzazione; la modifica del quadro normativo per ciò che riguarda l’assistenza sanitaria e l’assistenza sociale5.
Il problema della costituzionalità
La prima e principale battaglia che il nuovo Presidente della Repubblica dovrà affrontare sarà anche, e soprattutto, legale. Il Governo Milei è in questi giorni impegnato nel difendere la costituzionalità del Decreto d’urgenza. Nell’approvarlo e comunicarlo alla popolazione, Milei ha sostanzialmente scavalcato il Parlamento argentino, arrogandosi facoltà legislative in aperta violazione della Costituzione. Occorrerà, pertanto, convincere la maggioranza del Parlamento, ad approvare tutte le riforme contenute nel Decreto che, tuttavia, resta già da ora operativo. Difficile prevedere cosa potrà accadere ai singoli provvedimenti contenuti nel “Decreto calderone” da poco presentato.
Quel che è certo è che nella storia argentina nessun decreto d’urgenza è stato mai bocciato una volta arrivato in Parlamento, tanto che Milei ha addirittura raddoppiato la posta in gioco dichiarando: «Ci sono circa 380mila regolazioni statali che impediscono il funzionamento di una società libera»6, per poi annunciare l’invio di una cascata di progetti di legge in parlamento.
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La reazione principale a tutti i provvedimenti presentati si attende ora dalle piazze che, sin da subito, hanno iniziato a mobilitarsi attivamente. Già da mercoledì sera decine di migliaia di argentini sono scesi in strada per manifestare, per la prima volta, contro il governo di Javier Milei e i suoi duri tagli alla spesa pubblica, generando un prevedibile clima di grande tensione. Buenos Aires si è svegliata con un massiccio dispiegamento di poliziotti in assetto anti sommossa, posizionati agli ingressi della città e nelle stazioni ferroviarie, ciò è poi aumentato con l’avvicinarsi dell’inizio della manifestazione, previsto per le ore 16 di quel giorno. I dintorni di Plaza de Mayo sono stati blindati con attrezzature antisommossa con un obiettivo chiaro: evitare di bloccare le strade e garantire la libera circolazione. Tuttavia, l’elevata affluenza ha reso impossibile tale proposito permettendo agli argentini di avanzare per Avenida de Mayo con striscioni e tamburi fino a Plaza de Mayo, epicentro della protesta. Ciò ha implicato che, contrariamente a quanto il Governo si era proposto, il traffico ha dovuto essere deviato nelle strade vicine7. Tra i primi ad attivarsi l’Unione Bancari, che giovedì mattina ha tenuto un abbraccio simbolico sul marciapiede della Banca Nazionale, per esprimere il proprio rifiuto verso la possibilità di privatizzazione consentita dal Maxi Decreto. «El Nación no se vende. La Patria no se vende»8 ha dichiarato su X il segretario generale dell’Associazione bancaria e deputato di Unión Por la Patria, Sergio Omar Palazzo, che in precedenza aveva firmato un comunicato a nome del sindacato per: ripudiare con forza il decreto, colpevole di sottomettere e minare la democrazia e le istituzioni, e per dichiarare lo «stato di allerta e mobilitazione, in difesa dei lavoratori e del popolo nel suo complesso»9. Un altro sindacato che ha condiviso un comunicato di rifiuto verso i provvedimenti contenuti nel nuovo decreto varato dal Governo Milei, è stata la Confederazione dei lavoratori dell’istruzione (CTERA), che ha definito la misura come «una sottomissione volta a intimidire i lavoratori minacciando le nostre leggi sul lavoro, i contratti collettivi, il diritto di sciopero e tutte le libertà legali e sindacali»10 e, come l’Unione Bancari, ha dichiarato lo stato di allerta e mobilitazione11. Il Sindacato della Stampa di Buenos Aires (Sipreba), invece, ha definito l’annuncio di Milei «illegale, illegittimo e incostituzionale», poiché implica «un regresso senza precedenti, dei diritti dei lavoratori e delle loro organizzazioni». In una dichiarazione rilasciata giovedì, il sindacato ha chiarito che la nuova disposizione, «per quanto riguarda Agencia Télam, Radio Nacional, Televisión Pública e Contenidos Públicos, non ha alcuna validità legale». Ugualmente anche il sindacato dei giornalisti, di fronte al nuovo scenario delineatosi, ha dichiarato lo stato di «allerta e mobilitazione per organizzarsi con Fatpren insieme a tutto il movimento dei lavoratori»12 e ha convocato assemblee per questo giovedì presso TV Pública, Radio Nacional e l’agenzia di stampa Télam. L’organizzazione Inquilinos Agrupados, impegnata nella difesa e nell’espansione dei diritti degli inquilini, è invece scesa in piazza giovedì per protestare contro «la riforma per decreto del sedicente monarca dell’Argentina, Javier Milei» che abroga la legge sugli affitti, «che porterà alla sospensione dei pagamenti, a sfratti di massa, alla dollarizzazione totale degli affitti e a una guerra di tutti contro tutti». «Oggi scendiamo in strada, negli angoli, sui balconi, facciamo rumore, ci riuniamo e soprattutto ci difendiamo da questo feroce attacco alla nostra dignità, alla vita»13, ha dichiarato il sindacato nel suo appello, diffuso sulle reti social. Le numerose proteste, però, non stanno coinvolgendo soltanto il mondo dei sindacati. Nei giorni successivi alla presentazione del Decreto di Necessità e Urgenza, migliaia di persone si sono nuovamente radunate spontaneamente nella capitale e in altre città, come La Plata, per esprimere il proprio malcontento nei confronti delle misure recentemente annunciate. Sono dunque ripresi i “cacerolazos” – manifestazioni pacifiche e rumorose in cui chi scende in strada colpisce casseruole, pentole, tegami e coperchi con mestoli e altri suppellettili da cucina – molto in uso in Sud America e in Argentina in particolare. Con ogni probabilità queste prime manifestazioni spontanee non sono che l’inizio di un lungo dibattito sociale sulla corretta soluzione alla crisi economica argentina. È infine importante sottolineare un fondamentale dato temporale, sicuramente indicativo di quelli che sono, e saranno, i futuri progetti e programmi del nuovo governo di recentissimo insediamento. Non è un caso che la diffusione del Maxi Decreto di deregolamentazione economica sia stato preceduto temporalmente dal Plan Securidad di Patricia Bullrich. Il protocollo anti picchetti e cortei in strada – che, come hanno fatto notare le Madri di Plaza de Mayo14, ha un retrogusto un po’ amaro, tanto da ricordare il Comunicato N°1 della Giunta Militare Argentina del marzo 1976 – nasce dell’idea dell’ultraliberista Milei secondo cui la strada sia un bene privato di proprietà dello Stato, e dunque del Governo, che come tale sarà deputato a intervenire per liberare le strade principali in caso di blocchi. Come dichiarato dalla laconica e lapidaria chiusa del comunicato («El que las hace, los paga»), l’obiettivo principale è la repressione totale di qualunque tipo di manifestazione che intralci o impedisca il traffico, lasciando totale “carta bianca” alle forze dell’ordine che saranno autorizzate a disperdere in ogni modo possibile gli assembramenti. Tra i provvedimenti più controversi e ambigui del Plan Securidad abbiamo: la possibilità per Forze Armate nazionali di impiegare «la forza necessaria e sufficiente in proporzione alla resistenza che verrà fatta»; l’obbligo, per tutti i manifestanti, ad essere «identificati come autori, complici e istigatori di un delitto». Si prevede, inoltre, che «tutti i costi delle operazioni di riorganizzazione e smantellamento debbano essere coperti economicamente dai sanzionati» e che venga mantenuto un registro utile a schedare tutte le organizzazioni o enti che prendono parte, o che pianifichino in prima persona, le manifestazioni15. In linea con quanto stabilito dal provvedimento anti picchetti, il portavoce presidenziale, Manuel Adorni, ha annunciato che il Governo notificherà ad alcuni movimenti sociali il pagamento delle spese delle operazione che il Ministero della Sicurezza ha attuato in risposta alle mobilitazioni. «Il costo stimato è di 60 milioni di pesos e questo sarà sicuramente il conto che faremo pagare alle organizzazioni sociali»16, ha dichiarato Adorni. Durante la conferenza stampa il portavoce presidenziale ha, inoltre, presentato un elenco di 14 gruppi coinvolti nelle proteste del 20 dicembre, molti dei quali in realtà non hanno partecipato alla manifestazione o comunque all’appello di quella specifica giornata. Adroni ha, inoltre, annunciato che il dicastero guidato da Patricia Bullrich ha presentato una denuncia penale a Comodoro Py, sede del Tribunale Federale dell’Argentina, per estorsione e frode ai danni dello Stato contro i membri delle organizzazioni sociali che sono stati denunciati in forma anonima sulla linea 134, poiché considerati “colpevoli” di presunte pressioni per partecipare alle marce.
Note
1 Il Presidente della Repubblica Javier Milei durante la presentazione del nuovo maxi decreto di deregolamentazione economica, https://x.com/OPEArg/status/1737623212282835008?s=20.
2https://x.com/OPEArg/status/1737629486718267798?s=20.
3 República Argentina – Poder Ejecutivo Nacional, Decreto de Necesidad y Urgencia, 20/12/23, https://docs.google.com/viewerng/viewer?url=https://www.pagina12.com.ar/ipad/@@@pdfs/dnudesregulacion.pdf.
4 F. Larsen, “Milei vara la sua mega-deregulation”, Il Manifesto, 21/12/23, https://ilmanifesto.it/milei-vara-la-sua-mega-deregulation.
5 “Una por una, las leyes derogadas por Javier Milei”, Pagína12, 21/12/23, https://www.pagina12.com.ar/697281-una-por-una-las-claves-del-dnu-que-anuncio-milei-por-cadena-.
6 F. Larsen, Op. Cit.
7 M. Centenera, “Decenas de miles de argentinos protestan contra Milei rodeados de fuertes medidas de seguridad”, El País, 20/12/23, https://elpais.com/internacional/2023-12-20/enfrentamientos-entre-manifestantes-y-policia-en-argentina-en-la-primera-protesta-contra-milei.html.
8https://x.com/SergioOPalazzo/status/1737851916938617221?s=20.
9 “El mapa de la resistencia: asambleas, marchas y protestas contra el DNU de Javier Milei”, Pagína 12, 21/12/23, https://www.pagina12.com.ar/697541-el-mapa-de-la-resistencia-marchas-y-protestas-contra-el-dnu-.
10 Ibidem.
11https://x.com/cteracta/status/1737846941298630846?s=20.
12https://x.com/sipreba/status/1737855958704124093?s=20.
13https://www.instagram.com/p/C1HWEHTu10S/?utm_source=ig_web_copy_link.
14 Comunicado de Prensa, Asociación Madres de Plaza de Mayo, “Parà la mano, Milei”, 16/12/23, https://madres.org/para-la-mano-milei/.
15 Comunicado de Prensa, Ministerio de Seguridad de la Nación Argentina, 15/12/23 https://x.com/PatoBullrich/status/1735435821086343528?s=20.
16 I. Hauser, “El gobierno redobla la ofensiva antiprotesta”, Pagína 12, 23/12/23, https://www.pagina12.com.ar/698050-el-gobierno-redobla-la-ofensiva-antiprotesta.
Foto copertina: Il Presidente della Repubblica Javier Milei durante la presentazione del nuovo maxi decreto di deregolamentazione economica, https://x.com/OPEArg/status/1737623212282835008?s=20.