Grecia e Turchia ai ferri corti

Cambio della guardia d’onore al palazzo presidenziale di Atene a pochi passi dalla centralissima piazza Syntagma. 4 giugno 2022, Domenico Nocerino @opiniojuris


Si fa sempre più profondo il solco tra Atene e Ankara dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato l’interruzione dei negoziati tra Turchia e Grecia. Oggetto delle contese la smilitarizzazione delle isole dell’Egeo orientale.


Atene. Splende il sole sulla capitale greca. Ma se la brezza marina che sale dal porto del Pireo concede qualche attimo di tregua ai turisti in visita ai templi e alle bellezze archeologiche, non si può dire lo stesso per gli uffici di via Vasilissis Sofias dove sorge il Ministero degli esteri, qui la temperatura è ancora più elevata a causa del recente scambio di accuse tra la Grecia e la Turchia.
Non è andata giù ad Erdoğan la visita del primo ministro Kyriakos Mitsotakis a Washington dello scorso 16 maggio[1], che aveva lo scopo, secondo il “Sultano”, di influenzare future decisioni degli Stati Uniti riguardo alla fornitura di aerei da combattimento F-16 ad Ankara.

Erdoğan ha definito il Primo Ministro greco come un uomo della “lobby di Biden” e che per lui “Mitsotakis non esiste più”. “Avevamo deciso di non includere paesi terzi nella nostra disputa con lui.[2]“.
Erdoğan fa capire che pretende una soluzione a due  delle dispute tra Turchia e Grecia, senza far ricorso ad altri attori in particolare Francia e Stati Uniti.
Un intromissione inaccettabile per Erdoğan che lo scorso mercoledì ha annunciato l’interruzione dei negoziati tra Turchia e Grecia. Ankara aveva ripreso i colloqui con Atene solo l’anno scorso, dopo 5 anni di stallo. 

La risposta di Atene

In un intervista al quotidiano “Parapolitika”, il Ministro degli Esteri greco Nikos Dendias ha affermato che “L’estrema retorica della leadership politica rivela l’intenzione di intensificare il revisionismo turco…Abbiamo più volte affermato che siamo favorevoli a un dialogo costruttivo con la Turchia, basato sul diritto internazionale. Tuttavia, non siamo noi a tagliare ogni giorno i ponti minimi della comunicazione e fare mosse provocatorie.[3]”. Le provocazioni invocate da Dendias si riferiscono alla dichiarazioni del Ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu che durante una conferenza con l’agenzia di stato turco Anadolu, ha mostrato una mappa dell’Egeo Orientale con le isole greche, indicate con i nomi turchi, che “devono” essere smilitarizzate. Ankara afferma che le isole cedute alla Grecia dall’Impero Ottomano a seguito dei trattati di pace al termine delle guerre balcaniche (Londra e Bucarest 1913) e della Prima Guerra Mondiale (Losanna 1923) dovessero essere demilitarizzazione. La Turchia sostiene che, considerati i riferimenti del trattato di Losanna al precedente trattato di Londra, la clausola condizionale di demilitarizzazione sia ancora valida.  Ankara ritiene dunque che l’invio di forze armate da parte di Atene sulle isole greche dell’Egeo costituisca una vera e proprio violazione di entrambi i trattati.  Atene, da parte sua, ha denunciato come inaccettabili i sorvoli turchi sulle isole dell’Egeo. Chiaramente nell’Egeo si sta giocando una partita che ruota intorno alla questione delle acque territoriali più che ad un occupazione vera a propria. Sempre su “Parapolitika”, a tal proposito il Ministro degli Esteri greco Nikos Dendias “La Grecia ha il diritto inalienabile di estendere le sue acque territoriali a 12 miglia nautiche dove e quando vuole. A conferma, ancora una volta, che il rispetto del diritto internazionale e della legalità internazionale è un principio inviolabile per il nostro Paese.”.

La posizione Usa

Da Washington arriva il rimprovero alla Turchia. “La sovranità della Grecia su queste isole non è in discussione”, si legge in una nota. “Esortiamo i nostri alleati a evitare la retorica che potrebbe aumentare ulteriormente le tensioni”, si dice, aggiungendo che la Grecia e la Turchia sono “partner forti e alleati chiave della NATO per gli Stati Uniti”. “La sovranità e l’integrità territoriale di tutti i paesi dovrebbero essere rispettate e protette”, ha sottolineato il Dipartimento di Stato.

Ankara convoca l’Ambasciatore

Nel frattempo l’ambasciatore greco ad Ankara Christodoulos Lazariz è stato convocato al Ministero degli Esteri turco per dei chiarimenti sulle opportunità che il suo Paese offre alle organizzazioni terroristiche e per la manifestazione organizzata dal PKK attorno all’ambasciata turca ad Atene lo scorso sabato. A Lazaris è stato detto che le suddette organizzazioni terroristiche svolgono facilmente attività di propaganda, finanziamento e reclutamento in Grecia e che “Atene”  è un porto sicuro per queste organizzazioni e per i circoli legati al terrorismo. Tra le altre cose, è stata espressa la preoccupazione per la sicurezza dei rappresentanti e dei cittadini turchi in Grecia, nonché l’aspettativa per un’efficace cooperazione nella lotta al terrorismo. Alla fine è stato sottolineato che la Grecia deve adempiere ai propri obblighi derivanti dalle relazioni di vicinato e dal diritto internazionale nella lotta al terrorismo[4].

Il pensiero di Piazza Syntagma

La questione greco-turca sembra essere marginale nelle strade della centralissima piazza Syntagma al centro di Atene. “Sono tensioni che vanno avanti da parecchio tempo, non sono preoccupato” afferma Dimitrios tassista originario di Salonicco ma che vive ad Atene da 20 anni, “La colpa è della politica, qui c’è troppa corruzione, come da voi in Italia del resto…”. Il pensiero del tassista sembra essere diffuso, in Grecia sono altre le preoccupazioni dei cittadini, dal caro-vita alla mancanza di lavoro, dal futuro incerto alla disaffezione verso una classe politica considerata distante e corrotta, con un Governo ampiamente criticato dalla classe studentesca che è scesa in piazza per protestare duramente, tanto ad Atene quanto a Salonicco[5], contro l’approvazione da parte del Parlamento di una legge che prevede l’istituzione di una forza di polizia universitaria, mentre finora la polizia poteva intervenire solo su richiesta degli amministratori. La presenza della polizia nelle università è un argomento delicato in Grecia, dove si ricorda ancora la sanguinosa repressione del novembre 1973 di un movimento studentesco del Politecnico di Atene contrario al regime dei colonnelli. Tra questioni internazionali e problemi domestici, quella appena cominciata sembra già essere un estate bollente per il “Governo Mitsotakis”.


Note

[1] https://primeminister.gr/en/2022/05/17/29339
[2] https://www.reuters.com/world/turkeys-erdogan-says-greek-pm-mitsotakis-no-longer-exists-him-2022-05-23/
[3] https://www.mfa.gr/epikairotita/diloseis-omilies/sunenteuxe-upourgou-exoterikon-nikou-dendia-sten-ephemerida-parapolitika-kai-ston-dempho-kosta-papakhlimitzo-04062022.html
[4] https://www.trt.net.tr/italiano/turchia/2022/06/04/l-ambasciatore-greco-ad-ankara-viene-convocato-al-ministero-degli-esteri-turco-1837635
[5] https://www.thenationalherald.com/violent-protest-in-greece-over-planned-campus-police-force/


Foto copertina: Cambio della guardia d’onore al palazzo presidenziale di Atene a pochi passi dalla centralissima piazza Syntagma. 4 giugno 2022, Domenico Nocerino @opiniojuris