La marcia su Strasburgo: sinistra e centrosinistra alla prova delle elezioni Europee


Molti i temi critici su cui i partiti italiani ed europei sono chiamati a dar risposta, in particolare l’area di sinistra e centrosinistra che punta, alle prossime elezioni europee, a sovvertire le recenti tendenze nazionaliste.


Di Andrea Montesperelli

A meno di dieci mesi dall’appuntamento delle elezioni europee, il panorama politico in Italia è a dir poco complesso. Se da un lato la destra tenta di arrivarci il più coesa possibile, come spesso avviene prima delle elezioni, la situazione politica a sinistra non è di facile lettura. La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, è chiamata questa volta ad un vero e proprio test elettorale, essendo stata eletta a marzo 2023; se le amministrative di maggio erano ancora una prova troppo recente per un reale e concreto cambiamento, questo non potrà dirsi per le europee di giungo 2024.
Il Partito Democratico in primis è chiamato ad una svolta, superando la soglia stabile del 20% a cui da tempo è ancorato, potendo contare ancora su una base elettorale che difficilmente potrà spostarsi in una differente aerea politica. Al fine di analizzare al meglio la situazione politica della sinistra italiana, non può sfuggire il quadro europeo, dove in molti Stati l’area progressista fatica ad affermarsi.

Contesto europeo

Da diversi anni i partiti di centro sinistra, ma in particolare quelli di estrema sinistra, non hanno vita facile all’interno della politica europea. A titolo di esempio, le elezioni politiche in Spagna hanno visto il partito di estrema sinistra Podemos in netta difficoltà, così come Alexīs Tsipras in Grecia risulta sconfitto nelle recenti elezioni del maggio 2023.
In Polonia da anni si è radicato un governo fortemente nazionalista, così come nei paesi scandinavi, ad esempio nelle elezioni finlandesi del 2023, i partiti progressisti non hanno avuto la meglio, a fronte di partiti di destra o estrema destra. Difficile cogliere le cause di una tendenza che da anni caratterizza il continente europeo e non solo, ma come è stato giustamente ricordato vi sono alcuni elementi chiave che hanno determinato tale assetto politico.
Uno dei principiali motivi, secondo diversi analisti[1], è l’effetto di quella globalizzazione che da anni interconnette le più diverse parti del mondo, avvicinando paesi, culture, tendenze e problematiche che mai avrebbero potuto incontrarsi senza una connessione globale. Tuttavia, nonostante gli indubbi benefici che questo ha portato da diversi punti vista, una parte della popolazione non ne ha giovato, provando sentimenti di insicurezza e instabilità. Se di norma la popolazione più giovane e più tecnologica ne ha potuto meglio fruire, un’altra parte della società ha subito maggiormente i profondi cambiamenti culturali che la globalizzazione negli anni ha comportato. Questo aspetto si è poi talvolta riversato in una reazione volta a preferire le risposte di tipo più protezionistico o che maggiormente guardano agli interessi nazionali, provando dunque maggior diffidenza verso il contesto internazionale. Inevitabile che a livello politico i partiti più conservatori abbiano beneficiato di tale tendenza.
Un altro aspetto da non sottovalutare è il venir meno nel tempo di quegli spazi di socializzazione politica che nel secolo scorso hanno formato nei lavoratori un pensiero comune, una “coscienza collettiva”[2]. Il concetto ad esempio della fabbrica come luogo anche di aggregazione sociale e condivisione di una stessa visione e lotta politica, negli anni ha ridotto il suo potenziale, in particolare per quei partiti di estrema sinistra che potevano qui contare su un bacino elettorale di non poco conto.
Analizzando l’attuale situazione politica nell’aerea del centro-sinistra in vista delle elezioni europee, la cosiddetta maggioranza “Ursula”, composta da Partito popolare europeo (PPE – area centro destra), Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D – area centro sinistra) e i Liberali (Renew) che fino ad oggi ha retto a possibili scissioni, è chiamata ad una prova di forza.
A sostenere questa maggioranza, in Italia, è il Partito Democratico a fare la voce grossa, contribuendo con un discreto numero di europarlamentari nella lista S&D, mentre l’Alleanza Verdi/Sinistra (composta da Sinistra Italiana e i Verdi), formatasi in seguito alle ultime elezioni europee del 2019, appartiene al gruppo Verdi/Alleanza Libera Europea. La lista europea dei Verdi, che aveva appoggiato le politiche della coalizione di maggioranza, sembra non poter raggiungere lo steso numero di europarlamentari conquistati nella scorsa legislatura; questo a causa di una crisi di consensi che in molti Stati europei i Verdi sembrano ad oggi subire, nonostante l’urgenza e le problematiche dei temi ambientali.
In vista delle elezioni del giugno 2024, l’obiettivo resta quello di tenere lontani il partito conservatore, guidato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e quelli sovranisti, di cui fa parte Matteo Salvini, leader della Lega in Italia. Difficile a distanza di nove mesi dire se questo potrà avvenire o meno, ma secondo alcune proiezioni i partiti più centristi sembrano subire una lenta crisi di consensi, ipotizzando così un’apertura a nuove forze politiche.

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In Italia

“Sarà una sfida epocale e sono convinta ce la potremo fare, perché non c’è altro partito nettamente europeista come il nostro”[3], queste le dichiarazioni di Elly Schlein; ma da dove riparte il Partito Democratico? Alle ultime elezioni europee il PD ha ottenuto il 22% dei consensi, un risultato discreto ma che la leader del PD punta a migliorare. L’obiettivo è arrivare ad un 25%, soglia materiale e psicologica che testimonierebbe un concreto rinnovamento.
“Ci giochiamo il futuro decisivo dell’Unione. Essere nazionalisti è diverso dall’essere patrioti”[4]. Molti i temi su cui la segretaria ha deciso da tempo di puntare sia a livello europeo sia a livello nazionale: salario minimo, in netto conflitto con la politica della Presidente Meloni, sanità pubblica, PNRR e maggior presenza dello Stato in economia.
Uno dei primi aspetti su cui la segretaria si trova a dover fare i conti è il toto nomi per le liste europee: aprire a nomi della società civile o puntare su candidati di lungo corso? Da una parte la possibilità di allargare il consenso a fasce della popolazione che non sono elettori del partito ma che apprezzano il singolo candidato, dall’altra volti noti che garantiscono un “usato sicuro”. Molti sono gli esponenti noti in vista delle europee, come il Presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini, il Sindaco di Bari Decaro o in alternativa Gori e Nardella, rispettivamente sindaci di Bergamo e Firenze.
A rendere complesso il lavoro interno della Schlein è la presenza delle storiche correnti interne al partito, pronte ad appoggiare la linea della segretaria fino alle europee, per poi capire su quale base di consensi il partito possa ripartire.

Un altro tema caldo in quota Partito Democratico resta quello dei nomi capolista alle prossime europee. Una concreta possibilità è quella di vedere molte donne in cima alle liste, sia esponenti del partito che della società civile, come ad esempio Cecilia Strada, figlia di Gino Strada ed ex presidente di Emergency.
Nel panorama della sinistra italiana, un ruolo importante è quello dell’Alleanza Verdi Sinistra, composta dai rispettivi leader Bonelli e Fratoianni. A partire da ottobre è prevista una convention nazionale al fine di rilanciare il partito e aprirsi a nuovi orizzonti. Aspetto fondamentale è oltrepassare quel 4% che rappresenta lo sbarramento al Parlamento Europeo, nonché fissare una precisa identità all’Alleanza distinta da quella dei propri alleati.
“Se eleggeremo europarlamentari in quale gruppo andranno? Vedremo insieme. Magari qualcuno nel gruppo della sinistra e qualcuno nel gruppo dei verdi, come accade a tutte le esperienze di convergenza, come la spagnola Sumar ma già prima quella di Podemos”[5] ha affermato Fratoianni, che ha poi aggiunto “Fin dalle primarie Pd, ci siamo augurati che Elly diventasse segretaria. E al netto della stima, del fatto che la conosco da tempo, e che prima abbiamo fatto tante battaglie insieme, penso che quando si allarga uno spazio politico si allarga per tutti. Ed è un bene per tutti. Se si lavora in tanti su un campo, cresce lo spazio per le culture politiche, si produce una generale tendenza positiva per tutte le forze che attraversano questo campo”.[6]
Difficile dire a distanza di mesi dalle elezioni europee quanto i partiti dell’aerea di sinistra possano affermarsi in queste elezioni, consolidarsi o ridurre i loro consensi rispetto alle precedenti elezioni; resta il fatto che ogni elezione europea rappresenta una prova fondamentale per la tenuta di un partito o di una coalizione e che i riflessi sulla politica nazionale non tarderanno ad arrivare.


Note

[1]M.DAMIANI, “La crisi della sinistra europea”, Il Mulino, 2023
[2] M.DAMIANI, “La crisi della sinistra europea”, Il Mulino, 2023
[3] M.SCOPECE, “Il piano di Schlein per le europee: solo donne capolista”, Policy Maker, 2023.
[4] P. MOLINARI, “La campagna d’autunno di Elly Schlein”, AGI, 2023
[5]Europee: Fratoianni, ‘daremo continuità a esperienza Avs con proposta aperta”, La svolta, 2023
[6]Europee: Fratoianni, ‘daremo continuità a esperienza Avs con proposta aperta”, La svolta, 2023


Foto copertina: sinistra e centrosinistra alla prova delle elezioni Europee