L’Algeria, un vicino scomodo ma importante


Primo Paese africano per estensione geografica e per spesa militare, decimo produttore di gas naturale al mondo, con una posizione strategica sulla costa meridionale del mediterraneo e con uno dei tassi di crescita demografica più alti del Nord Africa (1,8%), l’Algeria è naturalmente destinata ad avere un ruolo di rilievo nella politica internazionale. In particolare, data la sua vicinanza all’Europa, di cui è il terzo fornitore di gas, Algeri ha sempre avuto intense e complicate relazioni con Spagna, Francia e Italia.


L’invasione russa dell’Ucraina ha aumentato la rilevanza di Algeri, la cui economia è stata trainata dai rialzi dei prezzi di petrolio e gas. Al contrario di altri Paesi del Mena come Egitto, Tunisia o Libano, solo il 4% delle sue importazioni di grano provengono da Russia e Ucraina, rendendola meno esposta alla crisi alimentare dovuta alla guerra. Tuttavia, il settore agricolo, che contribuisce al 13% del Pil, ha subito l’impatto del cambiamento climatico, che ha causato incendi, diminuendo la produzione di cereali. Il governo ha investito molto su agricoltura e idrocarburi, risarcendo gli agricoltori danneggiati e investendo 40 miliardi per il piano di investimento quinquennale (2022-2026) di Sonatrach, la compagnia energetica nazionale, al fine di ammodernare e potenziare la capacità produttiva e di esportazione[1].
Dal punto di vista sociale, la situazione rimane tesa. Nel marzo 2019 è esploso il movimento di protesta Hirak, continuato anche dopo le dimissioni dell’anziano presidente Bouteflika e represso duramente dalle autorità. Le proteste sono scemate con la pandemia, che ha offerto al governo il pretesto per limitare le possibilità di manifestazione e inasprire le pene per i critici del governo.
Sono ancora centinaia i giornalisti, attivisti e membri della società civile in carcere, e permane un profondo senso di disillusione verso le istituzioni, accresciuto dalla forte corruzione percepita.
Nonostante ciò, si può dire che l’Algeria stia attraversando un momento di relativa stabilità politica ed economica, il che la rende particolarmente attraente per quegli Stati europei che hanno bisogno di forniture di gas e non possono rivolgersi a Paesi instabili come la Libia. Già ora il Vecchio continente assorbe l’85% delle esportazioni gasiere di Algeri.
Se la cooperazione energetica fiorisce, non si può dire altrettanto delle relazioni politiche, a causa di annose questioni, dal Sahara occidentale all’immigrazione al colonialismo, che tuttora complicano le relazioni tra le due sponde del mediterraneo.

Spagna

Al centro delle tensioni tra Spagna e Algeria vi è la questione del popolo Saharawi. Rappresentati dal fronte Polisario, i saharawi rivendicano il territorio del Sahara Occidentale, che però è per metà occupato dal Marocco. Questa regione era stata colonizzata da Madrid dal 1883 al 1975, quando la cedette illegalmente al Marocco, che la occupò con la Marcia Verde. Sebbene Rabat rivendichi il controllo della regione, la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che il popolo saharawi, in quanto avente diritto di autodeterminazione, non può essere governato da Rabat contro la sua volontà[2]. Mentre l’Onu ha riconosciuto il fronte Polisario come il legittimo rappresentante del popolo sahrawi e ha imposto al Marocco di rispettarne il diritto di auto-determinazione, l’Europa è più cauta, al fine di non incrinare i rapporti con Rabat, fondamentale partner commerciale e nella lotta all’immigrazione. La Corte di Giustizia Europea ha stabilito che i trattati commerciali tra Ue e Marocco non possono riguardare quelle aree che apparterrebbero al popolo saharawi. La Corte ha dunque congelato quegli accordi sullo sfruttamento di risorse sahrawi firmati senza chiedere il loro consenso[3]. Tuttavia, Rabat continua ad avere una leva politica importante, come ha dimostrato l’anno scorso consentendo a diecimila migranti di attraversare il confine tra Marocco e Spagna a Ceuta e Melilla. Ancora, nel 2020 l’amministrazione Trump ha dato ulteriore legittimazione a Rabat, riconoscendone l’autorità sul Sahara occidentale in cambio della normalizzazione dei rapporti con Israele, posizione poi avallata da Biden. Lo scandalo Qatargate ha infine dimostrato quanto il Marocco, forse anche più del Qatar, abbia investito per influenzare le politiche europee, anche con azioni poco trasparenti.
Alla luce di tutto questo, a causare tensioni tra Madrid e Algeri vi è il fatto che quest’ultima è fortemente contraria all’espansione marocchina e vuole che si rispetti il diritto di autodeterminazione del popolo saharawi, che ospita in tende sul proprio territorio. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, Madrid ha fornito supporto al Piano di autonomia del Marocco per il Sahara occidentale, facendo arrabbiare Algeri, che ha risposto bloccando la cooperazione commerciale con la Spagna. Madrid è da tempo un importante partner commerciale di Algeri, che rappresenta circa il 24% delle importazioni totali di gas spagnole. A giugno 2022, Algeri ha sospeso il trattato di amicizia e collaborazione, dopo che il premier spagnolo Pedro Sanchez ha difeso il piano di Rabat dicendo che “la proposta marocchina di autonomia è la base più seria, credibile e realistica”[4]. Così, dopo decenni di neutralità, Madrid ha ceduto al ricatto del Marocco e lo ha appoggiato, causando l’ira del fronte Polisario e di Algeri.

Francia

L’Algeria fu annessa amministrativamente alla Francia nel 1848, e questo portò a una massiccia colonizzazione fatta di stanziamenti europei, che distrusse le strutture socio-economiche del territorio e impoverì la popolazione indigena tramite confische di proprietà, migrazione forzata in terre infertili e razzie. La politica coloniale francese, che durò fino al 1962, anno dell’indipendenza, cambiò profondamente il Paese. Oltre allo sfruttamento delle risorse, Parigi portò avanti una politica volta all’assimilazione della popolazione che ha lasciato tracce ancora visibili.
L’anno scorso, la crisi energetica ha portato il governo francese a visitare Algeri, per la prima volta dopo cinque anni, al fine di migliorare il rapporto con l’ex colonia. Le relazioni tra Parigi e Algeri sono sempre state altalenanti, con l’Algeria che non smette di ricordare ai francesi i crimini commessi durante la guerra d’indipendenza. D’altra parte, Parigi esercita una forte influenza culturale su Algeri, dato che il 30% della popolazione parla francese. Il governo algerino ha cercato di affrancarsi da questa eredità coloniale promuovendo l’insegnamento dell’inglese nelle scuole al posto del francese[5]. Parallelamente, Algeri si sta avvicinando sempre più alla Cina, primo partner commerciale (davanti alla Francia), e a Mosca, come dimostrato dalla sua posizione neutrale sulla guerra e le esercitazioni congiunte tenute dai due Paesi. Nel 2021 Macron ha accusato l’Algeria di riscrivere la storia e di incoraggiare l’odio verso la Francia[6]. Come se non bastasse, ha poi annunciato una riduzione del 50% dei visti concessi agli algerini. Ovviamente Algeri non l’ha presa troppo bene: ambasciatore a Parigi temporaneamente richiamato in patria e divieto di accesso allo spazio aereo algerino per gli aerei militari francesi.
Il rapporto tra i due Paesi è anche condizionato dalla relazione tra Francia e Marocco. Data la rivalità tra i due Paesi nordafricani, quando Parigi si avvicina ad uno, l’altro non ne è felice. Negli ultimi anni Rabat aveva vinto le simpatie di Parigi e dell’occidente, mentre l’Algeria si era allontanata dalla Francia, ma la guerra in Ucraina ha convinto Parigi a tentare un riavvicinamento. Ad agosto dello scorso anno Macron è andato in visita ad Algeri, seguito da una corposa delegazione di imprenditori e ministri, al fine di stringere accordi commerciali. Dopo la visita i due Paesi hanno lavorato congiuntamente e a ottobre hanno raggiunto la firma di undici accordi di cooperazione su molti settori, eccetto quello del gas. A gennaio di quest’anno Macron ha detto che non chiederà il perdono algerino per la colonizzazione, perché “la cosa peggiore sarebbe decidere di scusarci e ognuno va per la sua strada”[7]. Nel 2017 Macron aveva definito la colonizzazione francese in Algeria un crimine contro l’umanità. Il presidente francese spera in una riflessione congiunta sulla storia comune che possa portare a una riconciliazione tra i due Paesi. Secondo Macron, “il lavoro sulla memoria e sulla storia” consiste nel sostenere che durante il periodo della colonizzazione c’è stato “dell’inqualificabile, dell’incompreso” e “forse dell’imperdonabile”[8]. 

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Italia

L’Algeria è sempre stata uno dei partner più importanti dell’Italia nella sua politica mediterranea. Ai tempi della lotta per l’indipendenza, il Fronte per la Liberazione Nazionale algerino (FLN) fu supportato da Enrico Mattei, fondatore di Eni, che pubblicizzò la lotta indipendentista algerina. Nazionalista economico e neo-atlantista, il ceo di Eni credeva che lo sviluppo economico italiano non dovesse essere limitato a causa della Nato. Quando morì in uno schianto aereo nel 1962, si credette che Parigi fosse coinvolta a causa del suo supporto al FLN. Nei decenni a seguito dell’indipendenza l’Italia ha rafforzato il legame commerciale e politico con l’Algeria. Durante l’oscuro periodo di guerra civile tra 1992 e 1999 Roma mantenne una posizione neutrale. La società civile, però, si attivò a favore della pacificazione tra governo e i vari movimenti di opposizione. Tra il 1978 e il 1983 Eni e Sonatrach costruirono il gasdotto Transmed, che collega Algeria e Sicilia e che nel 2022 è diventato il primo canale di fornitura di gas all’Italia, con 24 miliardi metri cubi, 3 in più dell’anno prima, e, in base agli accordi siglati, dovrebbe salire a 30 miliardi nel 2026[9].
Primo partner commerciale italiano in Africa, l’anno scorso Algeri è aumentata di importanza agli occhi di Roma data la necessità di ottenere gas naturale da fonti diverse da Mosca. L’ex premier Draghi fu tra i primi leader europei a muoversi per diversificare le fonti di energia, con un giro di visite e accordi con numerosi Stati africani, tra cui l’Algeria, con cui sono stati ufficializzati quindici accordi di cooperazione, dalla giustizia alle infrastrutture fino all’industria farmaceutica.
Il 22 gennaio di quest’anno la premier Meloni ha lanciato il suo “piano Mattei per l’Africa” visitando Algeri, accompagnata anche dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. Nel bilaterale tra Meloni e il presidente Tebboune non sono stati toccati i temi che dividono i due Paesi, come la guerra russa e Israele. L’incontro si è concentrato sulla necessità di aumentare la cooperazione commerciale ed industriale. Entrambi hanno da guadagnare: Algeri vuole aumentare e diversificare la propria produzione energetica, puntando non solo su gas ma anche su idrogeno e rinnovabili, mentre l’Italia mira a diventare un hub energetico, smistando gas a tutta Europa. Per fare ciò bisogna però risolvere i “colli di bottiglia” sul territorio italiano, costruendo nuovi gasdotti e rigassificatori. Eni e Sonatrach hanno discusso di un nuovo gasdotto Algeria-Sicilia, che accantonerebbe l’ipotesi iniziale del Galsi, tra Algeria e Sardegna[10]. Gli amministratori delegati di Eni e Sonatrach, Claudio Descalzi e Toufik Hakkar hanno firmato accordi strategici che delineano i futuri progetti in materia di approvvigionamento energetico, transizione energetica e decarbonizzazione. Il primo stabilisce sforzi congiunti per individuare tecnologie che possano ridurre le emissioni inquinanti, specialmente negli impianti di produzione di idrocarburi. Il secondo accordo si concentra sulla rete energetica e mira a garantire una transizione energetica sostenibile. A tal fine si propone di costruire un nuovo gasdotto che possa trasportare anche idrogeno, sebbene la produzione algerina di idrogeno sia ancora agli inizi. Infine, ci si è accordati per la posa di un nuovo cavo elettrico sottomarino e di aumentare la capacità di produzione di gas naturale liquefatto.
L’Italia rimane quindi l’unico Paese tra i tre analizzati ad avere buone relazioni sia economiche che politiche con Algeri, forte del suo passato pro-arabo e del suo tradizionale ruolo di ponte tra occidente e Mena. A margine del bilaterale, Meloni ha affermato: “Noi consideriamo l’Algeria un partner fondamentale per il piano Mattei per l’Africa, basato su un modello di collaborazione paritaria per trasformare le tante crisi anche in possibili occasioni”.
Nonostante la natura autocratica di un regime che gli esperti chiamano “democrazia controllata”[11], l’Algeria rimane un partner fondamentale per l’Europa e un Paese determinante nella politica regionale. La risposta occidentale alla guerra russa ha spianato la strada ad Algeri, che ha dunque l’opportunità di soppiantare Mosca come principale fornitore del Vecchio continente.
Rifiutandosi di condannare la Russia, partner strategico e fornitore di armi, Algeri ha attirato l’ira di Washington, che però si è guardata bene dal sanzionarla. Con una mitologia nazionale e una legittimazione delle élite costruita sulla lotta di liberazione e la decolonizzazione, gli argomenti anti-europei – e anti-francesi in particolare – hanno ancora una forte trazione nel paese. Specialmente dopo il supporto occidentale al Marocco. Algeria e Marocco sono ormai impegnati in una corsa al riarmo, con la prima che prevede di raddoppiare le spese per la difesa nel 2023, portandole da 9,6 miliardi di dollari a 18,2[12]. In un’intervista Macron ha ricordato che “la tensione tra i due Paesi è reale” e che vede tra alcuni attori un “desiderio di ricorrere alla guerra”, pur rifiutandosi che questa possa diventare una realtà. Rifiutandosi di allinearsi all’occidente su Russia, Sahara occidentale e Israele, Algeri persegue una politica indipendente volta ad aumentare il proprio peso specifico, aiutata da un’Europa che ha bisogno di affrancarsi dal gas sporco di sangue ucraino.


Note

[1] Algeria: verso il consolidamento economico, ispionline.it
[2] International Court of Justice, advisory opinion of 16 october 1975 on Western Sahara. [3] Western Sahara, Morocco, and the EU: How good law makes good politics, ecfr.eu
[4] Il Sahara occidentale divide Algeria e Spagna: che succede per il gas algerino?, it.euronews.com
[5] Algeria. Si punta sull’insegnamento dell’inglese per liberarsi dal dominio culturale francese, notiziegeopolitiche.net
[6] Macron in Algeria: tra passato scomodo e futuro incerto, ispionline.it
[7] Macron says won’t apologize to Algeria for colonization, al-monitor.com
[8] Francia-Algeria, Macron: “Non chiederò scusa per la colonizzazione”, agenzianova.com
[9] L’hub italiano del gas sorgerà a Minerbio?, startmag.it
[10] Eni studia un nuovo gasdotto tra Italia e Algeria per realizzare il piano Mattei di Meloni, editorialedomani.it
[11] I guai della misteriosa Algeria, vicino importante e problematico, editorialedomani.it
[12]Algeria: una forte spinta sul pedale del gas, ispionline.it


Foto copertina: Mappa Algeria