Verso una nuova Convenzione sulla protezione dell’ambiente


Il Consiglio d’Europa incarica un Comitato d’esperti di redigere una Convenzione sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale.


Il nuovo progetto di convenzione

Ai sensi dell’art. 17 dello Statuto del Consiglio d’Europa e della Risoluzione CM/Res(2021)3, il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha istituito il comitato di esperti per la tutela penale dell’Ambiente (PC-ENV), incaricato di redigere una nuova Convenzione sulla protezione penale dell’ambiente nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2023 ed il 30 giugno 2024.
Sotto la supervisione del comitato dei ministri e del comitato europeo per la criminalità (CDPC), il PC-ENV è stato incaricato di abbozzare un progetto di  Convenzione volto a sostituire la precedente Convenzione europea sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale. In particolare il Comitato deve assicurarsi di definire, nel progetto di convenzione, lo scopo e l’ambito di applicazione del nuovo trattato, la terminologia e le definizioni, di esplicitare il diritto penale sostanziale (reati, responsabilità e sanzioni) e processuale, di riportare le misure di prevenzione, nonché di affrontare ogni altra questione che si ritiene rilevante al fine della tutela penale dell’ambiente. Il PC-ENV dovrà, inoltre, assicurarsi che le disposizioni di diritto penale contenute nella Convenzione siano formulate in modo da poter essere effettivamente attuate dagli Stati e conoscibili da parte degli individui, che il testo del progetto sia pienamente compatibile con gli standard internazionali e sovranazionali già esistenti e giuridicamente vincolanti. Il comitato inoltre prenderà in considerazione il lavoro rilevante in questo settore precedentemente svolto dalle organizzazioni internazionali (Nazioni Unite, INTERPOL, Unione Europea) e quello dello stesso Consiglio d’Europa, nonché degli standard in materia di diritti umani e della pertinente giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (Corte EDU)[1].
La necessità di redigere una nuova Convenzione è dovuta primariamente all’accelerazione dei fenomeni di degrado ambientale, tra i quali il cambiamento climatico, l’erosione della biodiversità, la distruzione degli ecosistemi ed il depauperamento delle risorse naturali. Stando inoltre a quanto rilevato da INTERPOL e dall’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) i criminali ambientali sfruttano le differenze tra le legislazioni penali dei vari Stati, commettendo così crimini su larga scala. Da qui la necessità di una nuova convenzione che provveda a stabilire una cornice comune globale tramite la promozione di una base generale di diritto penale europeo che possa disciplinare la sfida ambientale, di sua natura transfrontaliera. 

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L’attuale convenzione del 1998

Attualmente, la materia è disciplinata dalla Convenzione sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale, adottata nell’ambito del Consiglio d’Europa a Strasburgo nel 1998.
Questa prevede all’art. 1 alcune definizioni, utili a comprendere l’oggetto e lo scopo della Convenzione, si definiscono in particolare i termini unlawful and water. In particolare con unlawful si intende l’infrazione di una legge, di un regolamento amministrativo o di una decisione adottata dall’autorità competente che sia volta alla protezione dell’ambiente; mentre il termine water ricomprende sia l’acqua della superficie (fiumi, laghi, mari ed oceani), sia quella del sottosuolo.
Alla sezione II del trattato (artt. 2-11), inoltre, si riportano le misure che devono essere adottate a livello nazionale per integrare il diritto penale di ciascun ordinamento statale ed in tal modo rendere punibili, in alcuni casi anche tramite la reclusione o sanzioni pecuniarie, i danni recati all’ambiente.
La terza sezione riguarda invece le misure che auspicabilmente devono essere adottate a livello internazionale e, in particolare, la cooperazione internazionale. Ai sensi dell’art. 12 infatti, le Parti della convenzione dovranno provvedere a cooperare, nella più ampia misura possibile, per ciò che attiene le investigazioni e i procedimenti giudiziali relativi a condotte criminose che rientrano tra quelle punibili dagli Stati membri ai sensi della convenzione [2].

L’eventualità dell’inserimento di un meccanismo di controllo e monitoraggio nel nuovo progetto

In conclusione, si vuole porre l’attenzione sul fatto che l’attuale convenzione, ratificata dagli Stati del Consiglio d’Europa, non prevede un meccanismo di controllo e monitoraggio della corretta implementazione delle norme del trattato. Fino a questo momento, infatti, la convenzione crea unicamente obblighi, in capo agli Stati membri del Consiglio d’Europa, di armonizzare ciascun ordinamento penale interno con le misure indicate dal trattato stesso.
Analizzando il nuovo mandato del PC-ENV, invece, tra le questioni che il Comitato dovrà prendere in considerazione ed eventualmente includere nel progetto, vi è la partecipazione della società civile e l’inserimento di meccanismi di monitoraggio. Quest’ultimi, che potrebbero assumere, per esempio, la forma di ispezioni periodiche all’interno di ciascuno Stato circa la corretta implementazione negli ordinamenti penali interni delle disposizioni della Convenzione, qualora accettati dagli Stati, potrebbero affinare i risultati in materia di tutela ambientale attraverso il diritto penale che le Parti ambiscono a raggiungere tramite l’adozione della nuova Convenzione.


Note 

[1] Cfr. Terms of reference of the Committee of Experts on the protection of the environment through criminal law (PC-ENV).
[2] Cfr. Convention on the protection of the environment through Criminal Law, Council of Europe, 1998.


Foto copertina: Il Consiglio d’Europa incarica un Comitato d’esperti di redigere una Convenzione sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale.