Cosa rappresenta per la Cina la crisi israelo-palestinese? Quali sono le priorità di Pechino in Medio Oriente?
A cura di Luigi Tortora*
La Cina vede il Consiglio di Sicurezza come un attore fondamentale nella riduzione dell’escalation del conflitto, sottolineando l’importanza di sostenere il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite.
Sebbene molte nazioni occidentali abbiano forti legami con Israele, il contesto storico della Cina le consente di impegnarsi con entrambe le parti con un importante grado di neutralità.
Tuttavia, il suo crescente coinvolgimento in Medio Oriente sottolinea anche la sua graduale rilevanza e preoccupazione nelle crisi che vi avvengono e nella politica globale.
L’impronta economica di Pechino è in espansione nella regione – si pensi alla Belt and Road Initiative oppure al fatto che il Medio Oriente contribuisce a più della metà delle importazioni di petrolio della Repubblica Popolare Cinese (RPC).[1] Inoltre è importante ricordare anche la sua crescente criticità nella mediazione di accordi e conflitti nell’area – il più celebre e recente è sicuramente l’accordo tra Iran e Arabia Saudita[2].
Quindi la Cina vuole un ruolo attraverso investimenti strategici e tramite la diplomazia così da plasmare il futuro economico e politico dell’area.
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La posizione della Cina sulla questione israelo-palestinese
Rispetto la crisi in corso tra Palestina e Israele, durante la 73° sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha fatto un appello per una soluzione a due Stati e per l’immediata cessazione della violenza. Tale proposta è in linea con le prospettive della comunità internazionale[3].
Durante un incontro con Mahmoud Abbas – politico palestinese – nel giugno 2023, Xi Jinping aveva ribadito che la Cina sosteneva la necessità di ristabilire i confini del 1967 e di creare uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale. Xi aveva anche riaffermato il suo sostegno all’interruzione della costruzione di nuovi insediamenti nei territori occupati da Israele come richiesto dalla risoluzione 2334 delle Nazioni Unite e alla ripresa dei colloqui di pace il prima possibile. Tutto ciò, sarebbe stato anche favorito dall’economia, infatti la RPC ha cercato di incoraggiare Israele e Palestina a porre fine al conflitto attraverso un modello di sviluppo congiunto nell’ambito della Belt and Road Initiative.
Come si sta effettivamente comportando la Cina?
Pechino si è offerta di risolvere il conflitto, in particolare attraverso le sue proposte di pace. Le autorità cinesi hanno fornito un forte sostegno retorico alla causa palestinese nelle piattaforme internazionali a sostegno della soluzione dei due Stati. Tuttavia, la loro riluttanza a investire risorse materiali verso questo obiettivo ha limitato il ruolo della Cina come attore efficace[4].
Mentre retoricamente la Cina ha adottato una posizione equilibrata, nella pratica non pare esporsi eccessivamente, soprattutto a causa del miglioramento delle relazioni con Israele. Pur continuando a sostenere i diritti del popolo palestinese, Pechino ha anche sviluppato un partenariato globale e innovativo con Israele. Nonostante il ruolo di crescente rilevanza assunto è possibile che la strategia di politica estera cinese post-Mao, di enfatizzare lo sviluppo economico evitando conflitti, continui ad avere un impatto significativo[5].
Eppure nella Strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti 2022, la Cina è descritta come l’unico Stato che avrebbe sia la volontà di cambiare l’ordine internazionale, sia il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo.
Il ruolo delle criptovalute e anche quello defilato della Cina
Secondo un rapporto del Wall Street Journal e della CNN, che cita una società di analisi delle criptovalute, i portafogli di valuta digitale collegati alla Jihad islamica palestinese (PIJ) hanno ricevuto fino a 93 milioni di dollari in criptovaluta tra agosto 2021 e giugno 2023. Mentre i portafogli di valuta digitale collegati ad Hamas avrebbero ricevuto circa 41 milioni di dollari in un arco di tempo simile da Hezbollah e Iran[6]. Queste hanno permesso di arginare la tracciabilità e la legalità dei sistemi bancari risultando un ottimo sistema di crowdfunding.
Tale modalità ha permesso ad Hamas di acquistare armamenti – in particolare russi, cinesi e nordcoreani – sui mercati neri internazionali. Non è un caso quindi che sui teatri di battaglia sono stati trovati i missili a spalla cinesi Qian Wei-1 e lanciarazzi nordcoreani F-7 HE-Frag.
I presunti legami tra Hamas e Corea del Nord hanno recentemente attirato molta attenzione sulla Cina. È infatti lecito chiedersi se le armi nordcoreane ritrovate sul campo di battaglia[7] – i missili anticarro Bulsae 2[8] – non fossero state autorizzate dalla stessa Cina, data l’importante dipendenza di Pyongyang da Pechino. Ovviamente, le sanzioni esistenti e le difficoltà affrontate dall’economia nordcoreana aumentano il bisogno di Pyongyang di reddito estero, rendendo il Medio Oriente un importante partner commerciale.
Israele: il tassello alternativo alla via della seta per lo sviluppo dell’IMEC
L’India-Middle East—Europe Economic Corridor (o IMEC) è un progetto promosso dall’India che punta a collegare la penisola alla regione del Golfo tramite un corridoio orientale e connettere i Paesi arabi all’Europa attraverso un corridoio settentrionale. Sarà caratterizzato da una rete di transito ferroviario, navale e vie di trasporto stradale.
Israele è pronto a svolgere un ruolo importante nell’IMEC tramite il porto di Haifa, una realtà geopoliticamente strategica per gli interessi di New Delhi.
Analizzare questo corridoio Asia-Medio Oriente-Europa richiede di considerare la grande competizione di potere nel contesto della cosiddetta nuova Guerra Fredda tra Stati Uniti e Cina. Il sostegno dell’amministrazione Biden all’IMEC deriva, in gran parte, dai suoi sforzi per rassicurare gli alleati e i partner degli Stati Uniti in Medio Oriente sull’impegno di Washington nella regione, presentando al tempo stesso un’alternativa alla Belt and Road Initiative (BRI) cinese. La BRI è la grandiosa iniziativa di Pechino che cerca di interconnettere Asia, Africa, Europa e America Latina, posizionando la Cina come centro dell’economia globale nel XXI secolo.
Le relazioni sempre più approfondite di Pechino con gli Stati arabi e con Israele hanno sollevato preoccupazioni a Washington e l’IMEC potrebbe essere un modo per bilanciare la situazione, ma questa crisi rischia di creare ostacoli anche ai piani occidentali[9].
In conclusione si potrebbe affermare che per la Cina le tensioni tra Israele e Palestina sono un bel problema dato che prima di tutto rappresentano instabilità economica, la quale impedisce la possibilità di fare previsioni e piani futuri nella regione. Inoltre riportano gli Stati Uniti ad interessarsi ad un’area, quella del Medio Oriente, da cui nell’ultimo periodo si erano allontanati e da cui Pechino aveva tratto un vantaggio economico ma anche politico.[10] Dall’altro lato però, la crisi israelo-palestinese non produce incertezza economica solo per Pechino, ma anche per i suoi competitors e i loro progetti, in particolare l’IMEC, il principale disegno a contrasto alla BRI.
Note
[1]Laura He, “From Russia to the Middle East: Why China can’t afford another big conflict”, in CNN, 19/10/2023. https://edition.cnn.com/2023/10/19/economy/china-middle-east-russia-oil-intl-hnk/index.html
[2]Al-Jazeera, “‘Changing global order’: China’s hand in the Iran-Saudi deal”, 11/03/2023.
[3] Wang Yi, Multilateralism, Shared Peace and Development, The 73rd Session of the United Nations General Assembly, People’s Republic of China, Ministry of Foreign Affairs, September 28, 2018.
[4] Yin Gang, Restraint and Regret, Sixty-Year Relationship between China and Israel, Journal of West Asia and North Africa, No. 4, 2010.
[5] https://www.whitehouse.gov/wp-content/uploads/2022/10/Biden-Harris-Administrations-National-Security-Strategy-10.2022.pdf.
[6] Angus Berwick and Ian Talley, Hamas Militants Behind Israel Attack Raised Millions in Crypto, Wall Street Journal, October 10, 2023; Scott Glover et al., They’re opportunistic and adaptive: How Hamas is using cryptocurrency to raise funds, CNN, October 12, 2023.
[7] Bermudez, (2015). North Korea’s Development of a Nuclear Weapons Strategy, US-Korea Institute at SAIS, pp. 7-9 http://38north.org/wpcontent/uploads/2015/08/NKNF_ Nuclear-Weapons-Strategy_Bermudez.pdf.
[8] Hyung-Jin Kim, Kim Tong-Hyung and Jon Gambrell, Evidence shows Hamas militants likely used some North Korean weapons in attack on Israel, Apnews, October 19, 2023, https://apnews.com/article/israel-palestinians-hamas-north-korea-weapons 703e33663ea299f920d0d14039adfbb8.
[9] Sabena Siddiqui, Impact of India-Mideast-Europe corridor extends far beyond countering China, https://www.al-monitor.com/originals/2023/09/impact-india-mideast-europe-corridor-extends-far-beyond-countering-china
[10]Simone Pieranni, “Altri Orienti”, podcast di Chora Media, 20 ottobre 2023.
Foto copertina: Il ministro degli Esteri Wang Yi. La visione di Pechino sul Medio Oriente
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