Russia e Cina. Reali divergenze per potenziali tensioni


Il rapporto strategico imperfetto tra Mosca e Pechino.


*Articolo vincitore (area Russia) del Workshop  “Disinformazione tra Russia e Cina” organizzato da Hikma

Nell’ultimo decennio, le relazioni tra Russia e Cina sono state caratterizzate da un incremento di accordi bilaterali e di collaborazione in organizzazioni intergovernative. Le politiche perseguite hanno facilitato la costruzione di un rapporto strategico efficiente, seppur non perfetto. Putin sostiene queste relazioni per mantenere la rilevanza internazionale della Russia e per diversificare gli accordi commerciali dall’Occidente, mentre Xi focalizza il partenariato strategico sulla stabilità della propria economia e dei rapporti economici in tutto il continente asiatico. Esempi di tale collaborazione sono l’impegno reciproco nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (OCS) e nel forum economico dei paesi BRICS. Il fattore principale che fortifica la cooperazione è certamente la buona relazione tra i leader Vladimir Putin e Xi Jinping.


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Il rapporto strategico tra queste due nazioni è fonte di preoccupazione sia da parte degli Stati Uniti che dell’Unione Europea, i quali temono un plausibile aumento di tensioni in svariate questioni internazionali[1]. Questa cooperazione Russia-Cina è facilitata principalmente dalla presenza di due fattori: a) l’ideologia condivisa di contrastare determinati aspetti dell’egemonia degli Stati Uniti[2], tra i quali la diffusione dei valori democratici, e b) la concezione di politica estera intesa come un’estensione della politica interna (ergo basata su principi autoritari), mista ad un reciproco sentimento di neutralità rispetto alle decisioni interne[3]. In altre parole, Russia e Cina collaborano nella costruzione di organismi intergovernativi ed iniziative commerciali “non-Occidentali”, quali la OCS, la Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture (AIIB) e la Belt and Road Initiative (BRI). Inoltre, entrambi gli attori perseguono una forte retorica di non-intervenzionismo negli affari interni di altri paesi, fattore che porta il Cremlino e Zhongnanhai a non criticare le rispettive politiche, persino in circostanze di opinioni ed aspettative divergenti. Ciononostante, Russia e Cina non sono alleati formali, in quanto non è presente alcun patto di difesa collettiva nel “Treaty of Good-Neighbourliness and Friendly Cooperation”[4]. La partnership strategica è considerata però una relazione “modello” tra grandi potenze[5].

In termini economici, Russia e Cina non possono considerarsi partner commerciali allo stesso livello. Dal punto di vista della Russia, la Cina rappresenta tuttora il suo principale partner commerciale (se non consideriamo L’UE come singola unità commerciale). Per quantità di importazioni totali in Russia, la Cina ricopre la cifra di 54,9 mld USD, mentre per quantità di esportazioni la cifra risulta essere sui 49,5 mld USD. La Cina, perciò, ricopre più del 15% della totalità di accordi commerciali della Federazione. Dal punto di vista della Cina, la situazione è esponenzialmente diversa. La Russia occupa solamente una piccola fetta della percentuale totale di export ed import dell’economia cinese (rispettivamente il 2% ed il 3,3%[6]). Di conseguenza, gli accordi commerciali tra Russia e Cina non rappresentano un rapporto bilanciato, bensì suggeriscono che la Russia è maggiormente dipendente dalle relazioni economiche con la Cina[7].

È necessario anche mettere in evidenza la “Great Power ambition” della Russia. Tecnicamente, la Russia moderna può considerarsi una superpotenza soltanto nel settore energetico, ma, nonostante ciò, la Russia vuole e deve essere trattata a tutti i costi come una grande potenza[8]. Tale atteggiamento prevale nelle politiche estere perseguite dal paese, a partire dall’espansionismo dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE) e dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), fino all’utilizzo di strategie geopolitiche. Tuttavia, l’enorme disparità economica e militare tra Stati Uniti e Russia, misto ad una relativamente bassa attendibilità dell’ultima nelle relazioni internazionali, hanno portato ad un declassamento della Federazione Russa, da parte dell’Occidente, a “potere regionale”[9]. Ragion per cui la leadership russa avrebbe intenzione di riportare il sistema internazionale ad una situazione di bipolarismo, o multipolarismo[10]. La Russia è interessata a sfidare l’ordine mondiale stabilito dall’egemonia americana. Ma è esattamente in questo punto che la Cina differisce. A differenza della Russia che sta attraversando una fase di declino del potere, la Cina sta vivendo un periodo di grande sviluppo economico e tecnologico. La Cina è una potenza emergente che è riuscita a sfruttare a suo favore l’egemonia degli Stati Uniti, così da migliorare la propria economia e rilevanza internazionale. In questo senso, la Cina non è intenzionata ad un cambiamento totale nel sistema internazionale, poiché il paese beneficia dall’esistenza stessa di questo sistema[11]. Per questo motivo, la politica estera cinese è sempre molto cauta a non sfidare direttamente l’ordine del sistema internazionale, mentre la Russia segue esattamente la filosofia opposta. 

Esistono due temi in cui Cina e Russia hanno avuto delle divergenze che potrebbero portare a future tensioni: la cooperazione militare nel continente asiatico, e la coesistenza della UEE e dell’OCS.

Nel corso degli ultimi anni, Russia e Cina hanno sviluppato numerosi accordi per effettuare esercitazioni militari congiunte. Sia Putin che Xi hanno rivendicato l’importanza di tali esercitazioni, suggerendo discussioni riguardanti una possibile alleanza militare tra le due nazioni. Ma esattamente lo scorso novembre, alla diciottesima riunione annuale del Valdai Discussion Club, Putin ha chiarito ancora una volta che “Russia e Cina non sono intenzionate a formare un’alleanza militare, ma non dobbiamo scartare l’ipotesi”[12]. La motivazione di tale dichiarazione è che né la Russia e né la Cina sono fortemente intenzionate a creare una formale alleanza militare. La Russia possiede in questo momento il ruolo di leader nella CSTO ed un coinvolgimento della Cina porterebbe la Federazione ad essere sorpassata nel lungo termine. In termini numerici, la Cina possiede una potenza militare più elevata[13](eredità della mentalità del “grande esercito” dell’era Maoista). A partire dal 2016, la strategia riformista di Xi Jinping si è focalizzata nel ristrutturare l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA), rendendolo quantitativamente minore ma qualitativamente migliore. Il punto cardine di tale cambiamento è lo sviluppo e l’implementazione di nuove tecnologie nel settore militare, principalmente dell’IA e nel settore della cybersecurity[14]. Elemento altrettanto fondamentale è stato il ri-direzionamento del PLA da forza militare prettamente terrestre, a potenza prevalentemente navale. Il “Defence White Paper” cinese del 2015 constata tale scelta in vista dei problemi emergenti riguardanti l’importanza geopolitica ed economica del Mar Meridionale Cinese e le crescenti tensioni con Taiwan[15]. Nonostante ciò, la Russia è ancora enormemente superiore in termini di armamenti nucleari e rappresenta l’unico paese ad avere una deterrenza nucleare simmetrica con gli Stati Uniti[16]. In queste circostanze, la cooperazione tra Russia e Cina è fondamentale per garantire un’efficace restrizione dell’influenza americana nell’intero continente Asiatico.  Occorre però tener conto che la CSTO si è rivelata un parziale fallimento in svariate occasioni. Esempio più lampante fu il conflitto riaperto a Nagorno-Karabakh del 2020, in cui lo stato membro dell’Armenia richiese supporto militare all’organizzazione, cercando di appellarsi all’Articolo 4 di “difesa collettiva” del Trattato[17]. Ma la richiesta fu respinta dalla Russia e l’appello reso impossibile, rifacendosi alla condizione legale che l’area del Karabakh è ufficialmente riconosciuta come territorio dell’Azerbaijan. La decisione fu percepita molto negativamente dalla popolazione armena, specialmente quando un attacco di missili Azeri colpì territori all’interno dei confini dell’Armenia stessa[18].

Altro punto in cui la Russia e la Cina saranno obbligate a confrontarsi è la collaborazione tra la UEE e l’OCS. Entrambe rappresentano organizzazioni incentrate principalmente sullo sviluppo economico dell’Asia. La Russia è membro fondatore in entrambe, mentre la Cina non è presente nella UEE. Considerando la diseguaglianza economica tra Russia e Cina, si può dedurre che la OCS è un’organizzazione molto più economicamente vantaggiosa per potenziali nuovi membri. Il documento “Strategic Directions for Developing Eurasian Economic Integration until 2025” dell’UEE[19] attesta delle linee guida per le decisioni economiche dei prossimi anni, suggerendo che “la cooperazione con la OCS è fondamentale per ottenere maggiore interdipendenza ed integrazione economica”. Come questa cooperazione si svilupperà non è ancora chiaro, considerando che Mosca teme un coinvolgimento elevato della Cina nell’Asia Centrale[20], in quanto potrebbe diminuire la sua influenza nel cosiddetto “near abroad”, lo spazio post-Sovietico. Nonostante ciò, una stretta collaborazione tra UEE ed OCS è altamente plausibile, fintantoché la partnership strategica tra Russia e Cina manterrà i toni collaborativi che possiede tuttora.


Note

[1] Gabuev, Alexander. 2021. “As Russia and China Draw Closer, Europe Watches With Foreboding”, Carniege Moscow Center, URL (https://carnegiemoscow.org/commentary/84135)
[2] Bolt, Paul J. 2014. “Sino-Russian Relations in a Changing World Order”, Strategic Studies Quarterly, vol. 8, n. 4, pp. 47-69, Air University Press, URL (https://www.jstor.org/stable/10.2307/26270816)
[3] Lo, Bobo. 2020. “The Sino-Russian partnership and global order”, China International Strategy Review, vol. 2, pp. 306-324, URL (https://doi.org/10.1007/s42533-020-00063-7)
[4] TGFC. 2021. “Treaty of Good-Neighbourliness and Friendly Cooperation Between the People’s Republic of China and the Russian Federation”, in Ministry of Foreign Affairs, the People’s Republic of China (Issue July, pp. 1-6)
[5] Trenin, Dmitry. 2020. “China-Russia Relationship: Model for Major Powers”, Carniege Moscow Center, URL (https://carnegiemoscow.org/2020/07/15/china-russia-relationship-model-for-major-powers-pub-82305)
[6] Dati ottenuti dal “UN Comtrade Database” del 2020 e rielaborati dal sito “Trading Economics”
[7] Hillman, Jonathan E. 2020. “China and Russia: Economic Unequals”, report for Center for Strategic & International Studies (CSIS)
[8] Ibid. 2: Bolt (2014)
[9] Krickovic, Andrej & Weber, Yuval. 2016. “To Harass and Wait Out”, Russia in Global Affairs, URL (https://eng.globalaffairs.ru/articles/to-harass-and-wait-out/)
[10] Suslov, Dmitry. 2014. “For a Good Long While”, Russia in Global Affairs, URL (https://eng.globalaffairs.ru/articles/for-a-good-long-while/); Karaganov, Sergei & Suslov, Dmity. 2021. “Russia in the Post-Coronavirus World: New Ideas for Foreign Policy”, Russia in Global Affairs, URL (https://eng.globalaffairs.ru/articles/post-coronavirus-world/)
[11] Krickovic, Andrej. 2017. “The Symbiotic China-Russia Partnership: Cautious Riser and Desperate Challenger”, The Chinese Journal of International Politics, vol. 10, n. 3, pp. 299-329, URL (https://doi.org/10.1093/cjip/pox011)
[12] Trascrizione e traduzione in inglese dell’intervento di Putin al Valdai Discussion Club Meeting, (http://en.kremlin.ru/events/president/news/66975); Articolo del Moscow Times riguardante l’intervento (https://www.themoscowtimes.com/2020/12/02/is-putin-really-considering-a-military-alliance-with-china-a72207), ed articolo del TASS (https://tass.com/politics/1352595)
[13] Dati sugli armamenti militari estratti dal database della Banca Mondiale
[14] Analisi di Ryan Fedasiuk pubblicata su Politico Magazine, riguardante le spese militari cinese sull’IA (https://www.politico.com/news/magazine/2021/11/10/chinese-army-ai-defense-contracts-520445)
[15] Zhang Jian. 2019. “Towards a World Class Military: Reforming the Plan under Xi Jinping”, in Power, China Story Yearbook, pubblicato da ANU Press, URL (https://www.jstor.org/stable/j.ctvfrxqkv.25); Hardy, Alfredo Toro. 2020. “The Military Correlation between China and the United States”, Indian Journal of Asian Affairs, vol. 33, n. ½, pp. 98-107, URL (https://www.jstor.org/stable/10.2307/27003437)
[16] Arms Control Associations. 2021. “Nuclear Weapons: Who Has What At A Glance” (Nuclear Weapons: Who Has What at a Glance | Arms Control Association)
[17] Art. 4 CSTO, “Договор о коллективной безопасности” (dogovor o kollektivnoy bezopasnosti), (https://odkb-csto.org/documents/documents/dogovor_o_kollektivnoy_bezopasnosti/)
[18] Krivosheev, Kirill. 2021. “Does the Collective Security Treaty Organization have a future?”, Carniege Moscow Center, URL (https://carnegiemoscow.org/commentary/84923)
[19] Articolo in inglese riguardante la cooperazione UEE ed OCS, in cui viene citato il Strategic Directions for Developing Eurasian Economic Integration until 2025, URL (http://www.eurasiancommission.org/en/nae/news/Pages/03-11-2020-9.aspx)
[20] Chow, Edward. 2021. “Sino-Russian Energy Relations: A Match Made in Heaven?”, Carniege Moscow Center, URL (https://carnegiemoscow.org/commentary/83757)


Foto copertina: Soldati sovietici coinvolti in combattimenti con le truppe cinesi per quella che l’Unione Sovietica chiamava l’isola di Damansky, l’8 marzo 1969. Nikolai Nazarov/TASS