Josep Borrell: “Dobbiamo scegliere tra il nostro supporto alle istituzioni internazionale e al rule of law o il nostro supporto a Israele”. L’attacco di domenica su Rafah obbliga l’Unione Europea a prendere una posizione netta.
Domenica sera una serie di bombardamenti israeliani ha provocato un ingente incendio in un accampamento di profughi palestinesi a Rafah, uccidendo 45 persone, di cui molte donne e bambine.
L’attacco è avvenuto in una zona precedentemente dichiarata come sicura dall’esercito israeliano.
La strage a Rafah ha incontrato una forte condanna internazionale, tra cui la condanna da parte dell’Unione Europea, Nazioni Unite, Unione Africana e vari governi, ma il premier israeliano Netanyahu ha definito l’attacco “un tragico incidente”, che, in ogni caso, non impedirà ad Israele di continuare l’operazione militare a Rafah, cercando di “evitare di danneggiare i civili non coinvolti”. [1] Rivolgendosi al Knesset, ha dichiarato che “Non intendo terminare la guerra prima di aver raggiunto ogni obiettivo. Se ci arrendiamo, tornerà il massacro. Se ci arrendiamo, daremo una grande vittoria al terrore, all’Iran”.[2]
Leggi anche:
- Quali Stati riconoscono la Palestina?
- Assemblea ONU: “Si all’adesione della Palestina”. Ora la parola al Consiglio di sicurezza
Il bombardamento arriva dopo la decisione della Corte Internazionale di Giustizia che intimava Israele a “sospendere immediatamente l’offensiva militare e qualsiasi altra azione a Rafah che infliggono alla popolazione palestinese condizioni di vita che porterebbero alla loro distruzione fisica”, in conformità con gli obblighi derivanti dalla Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio e in considerazione del peggioramento delle condizioni di vita dei civili nel governatorato di Rafah.[3]
Sebbene rigettata dal governo israeliano, la decisione della Corte Internazionale mette alle strette gli alleati di Israele.
Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha detto che “dobbiamo scegliere tra il nostro supporto alle istituzioni internazionale e al rule of law o il nostro supporto a Israele.”[4] Alla decisione della Corte Internazionale di Giustizia, si aggiunge la richiesta della Corte Penale Internazionale di mandato di arresto internazionale per Netanyahu e per il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant.
Quest’ultima richiesta da parte della CPI non ha effetto legale fino a quando la Camera Preliminare della Corte non si pronuncia sulla richiesta, operazione che potrebbe richiedere settimane, mesi o anni, ma se si pronuncerà a favore e se le persone finora imputate continuare a rifiutarsi di collaborare con la Corte, diverrebbero latitanti della giustizia internazionale e gli stati firmatari dello Statuto di Roma sarebbero obbligati ad arrestarli. Questo complicherebbe soprattutto la posizione di Netanyahu che si reca spesso in Stati che hanno aderito allo Statuto. [5]
Non tanto sullo sfondo, poi, il riconoscimento ufficiale da parte di Spagna, Irlanda e Norvegia dello Stato palestinese entro i confini del 1967, paesi che vanno ad aggiungersi ai 143 stati membri delle Nazioni Unite che riconoscono la Palestina come stato.
Anche il primo ministro sloveno, Robert Golob, ha dichiarato che il suo governo accelererà la procedura del riconoscimento dello Stato di Palestina, “Dopo una serie di consultazioni negli ultimi giorni, ho deciso di mettere all’ordine del giorno della riunione di governo di giovedì la decisione di inoltrare il riconoscimento della Palestina all’Assemblea nazionale”.[6]
Il riconoscimento, importante a livello simbolico, rischia di rimanere, per l’appunto, solo simbolico se non viene seguito da concrete misure di condanna da parte della comunità internazionale, come l’imposizione di sanzioni economiche.
Le decisioni degli organi di diritto internazionale e il chiaro rifiuto da parte di Israele e, con ultimo, le atrocità commesse a Rafah nella notte di domenica scorsa mettono gli alleati occidentali di Netanyahu di fronte ad un bivio: il rispetto del diritto internazionale o il supporto a Israele.
Missione EUBAM e accordo di associazione UE-Israele
Nel frattempo, Borrell ha dichiarato che l’Unione Europea è pronta a rilanciare la missione EUBAM, al valico di Rafah che potrebbe giocare un ruolo cruciale “per l’ingresso delle persone a Gaza, in entrata e in uscita”. La missione attivata nel 2005 per monitorare le operazioni al valico di Rafah tra la Striscia di Gaza e l’Egitto come presenza di “terza parte”, come previsto dall’Accordo del 2005 sulla circolazione e l’accesso tra il governo di Israele e l’Autorità Palestinese che stabilisce i principi per il funzionamento del Valico di Rafah. La missione è stata interrotta nel 2007, poco dopo che Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza.
Sotto i riflettori anche l’accordo di Associazione Eu-Israele, stipulato nel 2000, e che all’articolo 2 prevede che “le relazioni tra le parti si basano sul rispetto della dignità umana e sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici.”[7] Un’urgente revisione dell’accordo era stata già proposta da mesi su spinta in particolare di Spagna e Irlanda, ma solo in seguito all’attacco di domenica su Rafah i ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno deciso all’unanimità di convocare un Consiglio di associazione con Israele per discutere del rispetto degli obblighi in materia di diritti umani. L’obiettivo dell’incontro è anche quello di discutere il rispetto da parte di Netanyahu della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia di sospendere tutte le operazioni militari nel valico di Rafah. [8]
L’UE è il principale partner commerciale di Israele e rappresenta il 28,8% del suo commercio di beni nel 2022. Il 31,9% delle importazioni israeliane proviene dall’UE e il 25,6% delle esportazioni del Paese è destinato all’UE.
Le immagini e video dell’attacco di domenica a Rafah costringono gli stati europei a prendere una posizione e a salvare la credibilità dell’Unione Europea nella promozione dei diritti umani.
Note
[1] The Jerusalem Post, Netanyahu: Rafah strike is tragic accident, we’ll never cave to Hamas, 27 maggio 2024,
[2] Times of Israel, Netanyahu denies claim he’s blocking hostage deal, calls Rafah strike ‘tragic mishap, 27 maggio 2024, al link: https://www.timesofisrael.com/netanyahu-denies-claim-hes-blocking-hostage-deal-calls-rafah-strike-tragic-mishap/
[3] International Court of Justice, Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide in the Gaza Strip (South Africa v. Israel), Press Release,
[4] Youtube DW News, Josep Borrell: EU must choose between rule of law and Israel, https://www.youtube.com/watch?v=NTOnawy4FNE
[5] International Crisis Group, All Eyes on The Hague: The ICC Prosecutor’s Move against Hamas and Israeli Leaders, 24 maggio 2024
[6] Republic of Slovenia, Statement by the Prime Minister, Dr Robert Golob, on the recognition of Palestine, 27 maggio 2024, https://www.gov.si/en/news/2024-05-27-statement-by-the-prime-minister-dr-robert-golob-on-the-recognition-of-palestine/
[7] Official Journal of the European Communities, EURO-MEDITERRANEAN AGREEMENT, 21 giugno 2000
[8] EuroNews, EU convenes Israel to discuss respect of human rights and ICJ ruling on Rafah, 27 maggio 2024 https://www.euronews.com/my-europe/2024/05/27/eu-convenes-israel-to-discuss-respect-of-human-rights-and-icj-ruling-on-rafah
Foto copertina: John Thys/AFP via Getty Images
https://www.politico.eu/article/israel-funded-hamas-claims-eu-top-diplomat-josep-borrell/