Il Public Investment Fund (PIF, Fondo d’Investimento Pubblico) dell’Arabia Saudita, facente capo al principe ereditario Mohammed bin Salman, ha acquistato il Newcastle United provocando grosse proteste da parte delle associazioni umanitarie e del Qatar.
Con la quasi totalità degli sport fermi a causa del coronavirus, una delle notizie che ha maggiormente catturato l’attenzione dell’opinione pubblica durante il lockdown è stato il cambio di proprietà avvenuto al Newcastle United, squadra militante in Premier League, il massimo campionato inglese di calcio.
Mike Ashley, proprietario dei Magpies (Le gazze)[1] dal 2007 e mai amato dai tifosi, ha infatti ceduto la società al Fondo d’Investimento Pubblico dell’Arabia Saudita, che gestirà l’80% delle quote del club bianconero, mentre il restante 20% sarà egualmente diviso tra Amanda Staveley, intermediaria nel corso della trattativa e figura di spicco del fondo d’investimento PCP Capital Partners, e i fratelli David e Simon Reuben, imprenditori britannici con un patrimonio stimato in 18 miliardi di sterline[2].
Il presidente del Newcastle sarà Yasir Al-Rumayyan, governatore del fondo sovrano arabo e presidente di Saudi Aramco (una delle più grandi compagnie di petrolio al mondo)[3], nonché braccio destro del principe ereditario Mohammed bin Salman, impegnato da anni in quell’operazione che David Kenney, ricercatore del Golfo per Amnesty International[4], ha definito “sportwashing”[5].
Kenney utilizzò per la prima volta il termine nel 2018 in riferimento ai poco limpidi accordi di sponsorizzazione tra la Arbatec, società degli Emirati Arabi Uniti, e il Manchester City, dal 2008 controllato dall’Abu Dhabi United Group, di cui è fondatore e proprietario lo sceicco Manṣūr bin Zāyed Āl Nahyān, membro della famiglia reale di Abu Dhabi[6].
La strategia dello “sportwashing” prevede lo sfruttamento dello sport al fine di migliorare l’immagine di uno stato, distogliendo lo sguardo dalle questioni politiche e sociali, in particolare quelle riguardanti i diritti umani. Sebbene l’utilizzo del vocabolo sia recente, pratiche di questo genere sono in corso ormai da più di un decennio, inaugurate nel 2006 dal Qatar, trasformatosi “nella nuova Mecca dello sport globale”[7] a partire dall’organizzazione dei Giochi asiatici in quell’anno. Da allora, nella capitale Doha, che già ospitava dal 2004 una tappa del Motomondiale sul circuito di Losail (divenuto dal 2008 il Gran Premio d’apertura della stagione e l’unico a corrersi in notturna), hanno avuto luogo numerosi eventi di tante discipline diverse.
Il picco più alto dell’escalation del Qatar è giunto il 2 dicembre 2010, quando, a sorpresa, ha ottenuto l’assegnazione del campionato del mondo di calcio del 2022, battendo la favoritissima candidatura degli Stati Uniti. Nel 2015, tuttavia, un’indagine condotta in sinergia dal FBI e dal Dipartimento di Giustizia degli USA ha certificato un ampio giro di corruzione in seno ai vertici della FIFA, decisivo non solo per la vittoria del Qatar, ma anche per quella della Russia in relazione al Mondiale del 2018[8].
Per rafforzare ulteriormente l’immagine qatariota in ambito sportivo, nel maggio 2011 il Qatar Sport Investments, rientrante nel più ampio Qatar Investment Authority, fondo sovrano fondato nel 2005 dallo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, acquistò il Paris Saint-Germain, portandolo, grazie a faraoniche campagne acquisti e a remunerativi contratti di sponsorizzazione, a egemonizzare il calcio francese (23 trofei dal 2013 a oggi) e ad avere il quinto fatturato del mondo (635,9 milioni di euro) al termine della stagione 2018/2019[9].
Seguendo l’esempio del confinante Qatar, negli ultimi anni anche l’Arabia Saudita ha deciso di avviare l’imponente macchina dello “sportwashing”, fondamentale per dare credibilità all’ambizioso progetto Saudi Vision 2030[10], che, nelle intenzioni dell’ideatore bin Salman, dovrebbe ridurre la dipendenza della nazione dallo sfruttamento delle risorse energetiche attraverso un ampio e accurato piano di riforme e di investimenti utile a migliorare e modernizzare l’immagine del Paese, fortemente macchiata dalla continua violazione dei diritti umani, balzata agli onori della cronaca in Occidente con l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, molto critico nei confronti della famiglia reale e ucciso il 2 ottobre 2018 presso il consolato saudita di Istanbul[11].
La morte di Khashoggi ha inferto un ennesimo duro colpo alla reputazione di bin Salman, precedentemente indebolita dalla guerra nello Yemen, da lui iniziata nel marzo 2015, appena due mesi dopo il suo insediamento in qualità di ministro della Difesa. Quella che doveva essere una guerra lampo, si è presto trasformata in una lunga odissea, dal momento che dura ancora oggi ed è costata la vita fin qui a più di 100.000 persone, senza dimenticare i milioni di civili a rischio e gli sfollati[12].
Non è un caso, dunque, che bin Salman, per riabilitare il nome dell’Arabia Saudita agli occhi del mondo occidentale, abbia intensificato l’organizzazione di importanti eventi sportivi, comprese due edizioni della Supercoppa Italiana di calcio, entrambe disputatesi nel 2019 (Juventus-Milan, il 16 gennaio a Gedda, e Juventus-Lazio, il 22 dicembre a Riyad)[13].
Sempre per quanto concerne la sfera calcistica, a Gedda, tra l’8 e il 12 gennaio 2020, è andata in scena la nuova versione della Supercoppa di Spagna allargata a quattro squadre, ma il governo saudita ha mostrato grande interesse anche verso altre discipline: a Diriyah, sito archeologico Unesco[14] in cui è stato costruito un impianto sportivo da 15.000 posti, lo scorso dicembre si sono svolti l’attesissimo incontro di boxe valido per il titolo del mondo dei pesi massimi tra Andy Ruiz e Anthony Joshua e il primo torneo internazionale di tennis nella storia dell’Arabia Saudita[15].
Nella medesima cittadina, inoltre, si corre il GP inaugurale del campionato di Formula E.
Tanta risonanza hanno avuto i Pay-per-view (PPV) della World Wrestling Entertainment (WWE, la principale azienda statunitense che si occupa di wrestling[16]) e il Saudi Tour (il Giro dell’Arabia Saudita), entrato nel calendario dell’UCI Asia Tour[17] dal 2020.
L’arrivo al Newcastle di bin Salman ha immediatamente provocato la forte reazione sia di Amnesty International, da tempo schierata contro il Paese asiatico per via del mancato rispetto dei diritti umani[18], sia della società qatariota beIN Media Group[19] (fondata nel 2014 da Nasser Al-Khelaïfi, attuale presidente del Paris Saint-Germain), che ha acquistato in esclusiva i diritti di trasmissione delle partite di Premier League in Medio Oriente e in Nordafrica per 500 milioni di euro e che ha chiesto a Richard Masters, amministratore delegato della lega inglese, di bloccare l’operazione.
Alla base della richiesta, ci sarebbero dissidi politici emersi tra le due nazioni nel 2017, quando il Qatar, ritirando l’iniziale appoggio dato all’Arabia Saudita nella guerra in Yemen, ha spinto bin Salman a decretare l’embargo nei suoi confronti, sostenendo che stesse finanziando il terrorismo.
In aggiunta a ciò, beIN ha svelato come il governo saudita, tramite l’emittente pirata beoutQ, stia trasmettendo da quasi tre anni i match della Premier League in maniera illegale, generando ingenti danni al network televisivo e ai club[20].
Malgrado tutte queste perplessità di natura etica, i più contenti del cambio di proprietà sono indubbiamente i tifosi del Newcastle[21], che sognano un calciomercato sfarzoso per cancellare le annate anonime del recente passato e rimpinguare il palmarès, poiché l’ultimo successo di rilievo dei Magpies risale alla FA Cup[22] (la Coppa d’Inghilterra) 1954/1955.
Note
[1] Storico soprannome dei giocatori e dei tifosi del Newcastle legato ai colori sociali, il bianco e il nero
[2]https://www.sporteconomy.it/la-nuova-proprieta-araba-del-newcastle-united-pronta-ad-investire-200-milioni-di-sterline/
[3] https://www.saudiaramco.com/
[4] https://www.amnesty.it/
[5]https://ilmanifesto.it/mbs-si-lava-la-reputazione-a-newcastle-330-milioni-di-dollari-per-il-team-inglese/
[6]https://www.theguardian.com/law/2018/nov/11/manchester-city-owners-accused-sportswashing-gulf-image
[7] Marco Bellinazzo, I veri padroni del calcio – Così il potere e la finanza hanno conquistato il calcio mondiale. Serie Bianca Feltrinelli, Milano, 2017, p. 114
[8] https://www.calcioefinanza.it/2020/04/08/mondiali-fifa-scandalo-corruzione/
[9] https://forbes.it/2020/01/14/calcio-ricavi-fc-barcellona-al-top-ronaldo-spinge-fatturato-juventus/
[10] http://www.arabia-saudita.it/page.php?id=227
[11] https://www.opiniojuris.it/khashoggi/
[12] https://www.opiniojuris.it/conflitto-yemenita/
[13]http://www.legaseriea.it/it/sala-stampa/notizie/info/la-supercoppa-italiana-si-disputera-in-arabia-saudita
[14] http://www.unesco.it/
[15]https://www.ubitennis.com/blog/2019/12/11/diriyah-tennis-cup-il-primo-tennis-della-discussa-arabia-saudita/
[16] https://www.wwe.com/
[17] https://www.uci.org/road/events/uci-continental-circuits
[18] https://www.amnesty.it/torna-lo-sportwashing-nel-calcio-inglese-larabia-saudita-tenta-lacquisto-del-newcastle-utd/
[19] https://www.beinmediagroup.com/
[20]https://www.rivistaundici.com/2020/04/27/newcastle-arabia-saudita/
[21]https://www.independent.co.uk/sport/football/premier-league/newcastle-takeover-supporters-premier-league-saudi-arabia-a9483621.html
[22] https://it.wikipedia.org/wiki/FA_Cup
Foto copertina: Da destra: Vladimir Putin, il presidente della FIFA Gianni Infantino e il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman Al Saud alla cerimonia di apertura della Coppa del Mondo FIFA 2018. Kremin.ru
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