Russia e Polonia: genesi di un rapporto


Ripercorrendo gli eventi che hanno plasmato la relazione tra Russia e Polonia si profila una storia di giochi di forza, equilibri precari, minacce e riavvicinamenti. Dal 2022 il sentimento antirusso riemerge nella popolazione, ormai esasperata da atteggiamenti e patterns ricorrenti.


 

La storia: tra sovranità e timore

Con il 24 febbraio 2022 l’opinione pubblica è piombata in un senso di agitazione e terrore, il pensiero è andato subito al 1° settembre 1939: l’invasione della Polonia da parte dei tedeschi, e il conseguente scoppio della seconda guerra mondiale. C’è qualcosa che accomuna questi confini invalicabili, dove l’appeasement si sfalda e il conflitto dilaga.
Come nel caso ucraino, anche la Polonia è stata inglobata in ordini diversi durante la sua storia, per poi ritornare indipendente con tempi irregolari e confini instabili.
Lo Stato unitario polacco nasce nel 1791, dalla separazione con l’unione lituano-polacca. L’unità è immediatamente turbata dalle diverse religioni presenti nello Stato: parte della popolazione era cattolica, e la costituzione proclamata quell’anno istituiva il cattolicesimo come religione di stato, questo provocò la prima divisione nella popolazione[1]. Gli ortodossi costituirono un fronte comune e ricevettero aiuto dalla Russia, questa ne approfittò per annettere alcuni territori. Anche Prussia e Austria accompagnarono la Russia: la Polonia venne spartita in tre zone, decretando la fine della Repubblica polacca nel 1795. L’indipendenza ritornò nel 1919 con la nuova linea Curzon: il confine deciso a Versailles tra Polonia e URSS. L’invasione tedesca del ‘39 trascinò nuovamente la Polonia in un vortice di ordini e sistemi di occupazione e influenza. I trattati post bellum ricostruivano la Polonia secondo le volontà di Stalin, riabilitando la linea Curzon[2]. Nell’orbita sovietica vigeva la dottrina della sovranità limitata; con Gorbaciov e il suo tacito assenso fu, infine, possibile la graduale e sofferta presa del potere di Solidarność: la Polonia era il primo Paese non comunista del blocco sovietico, dando avvio a un effetto domino che porterà alla dissoluzione dell’URSS nel 1991.
Questo breve excursus permette di inquadrare l’inquietudine e l’insicurezza in cui la sovranità di molti Stati è cresciuta, un pattern che si ripropone in tutti i Paesi dell’ex-blocco sovietico. Osservando da questo punto di vista risulta naturale comprendere le ragioni che hanno portato alla nascita e alla radicazione di un sentimento anti-egemone, e in particolare con l’incalzare della guerra fredda, antirusso. 

Nel 1999 la Polonia entra nella NATO proclamando la sua riabilitazione in Occidente, segue poi l’ammissione nel 2004 all’UE. Questi avvenimenti incrinano i rapporti tra Varsavia e Mosca, manifestando un punto di rottura netto con la tradizione politica precedente. Il governo polacco non rimane in silenzio di fronte alle violazioni di diritto internazionale perpetrate dalla Russia nei confronti di altri Stati, come nel caso della Georgia e dell’aperta condanna del presidente polacco Lech Kaczyn´ski alle operazioni militari russe del 2008[3].

Il rapprochment e la speranza

La politica Obama sembra però invertire la rotta dei rapporti tra le due parti, anche grazie alla collaborazione del presidente russo Medvedev. Prova di questo sentimento di distensione è la partecipazione di Putin al 70° anniversario dell’invasione tedesca della Polonia nel 2009 a Danzica. Questo timido riavvicinamento viene minacciato dal tragico incidente aereo del 10 aprile 2010 dove perse la vita il presidente Kaczyn´ski e novantaquattro passeggeri. Il volo doveva atterrare a Smolensk, da lì il presidente avrebbe raggiunto Katyn per commemorare, su iniziativa russa, le vittime polacche dell’omonimo massacro. La Russia decisa a migliorare i suoi rapporti con la Polonia, colse l’occasione per dimostrare un’inaspettata vicinanza indicendo un giorno di lutto in Russia e trasmettendo sulla rete nazionale il film polacco “Katyn[4]”, precedentemente bandito dalla televisione russa. Il rapprochement russo non si arresta: il 26 novembre 2010 la Duma approva una dichiarazione di condanna del massacro di Katyn, riconoscendo la responsabilità del regime sovietico e di Stalin.

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L’inversione di marcia e l’invasione ucraina

Tra il 2013 e il 2014 un vento gelido soffia sulle relazioni russo-polacche, facendo riemergere ostacoli insuperabili. Nel biennio una serie di eventi sconvolse l’aerea ex sovietica: l’Euromaidan in Ucraina, la conseguente annessione della Crimea da parte russa, e l’incidente aereo della Malaysia Airlines. Il governo di Varsavia ha condannato duramente l’ingerenza russa nelle elezioni ucraine, sostenendo ampiamente il movimento filoeuropeista e le sue proteste. Tuttavia non mancano ambiguità: l’onorevole polacco Janusz Korwin–Mikke, in un’intervista sostiene fermamente che alcuni dei cecchini che spararono sui manifestanti dell’Euromaidan erano stati addestrati in Polonia[5]. Conseguenza diretta dell’Euromaidan è stata l’annessione in Crimea, operazione che ha lanciato un chiaro segnale di allarme in tutto l’Est-Europa, la Polonia ha chiesto così un incremento delle unità NATO sul proprio territorio e l’inasprimento delle sanzioni europee contro Mosca[6].
Le ritorsioni russe non si sono fatte attendere, adottando delle nontariff measures come la sospensione dell’importazione di frutta e verdura polacca, arrecando una perdita di circa 1 miliardo di entrate annuali.
L’invasione ucraina ha accelerato il processo di allontanamento tra i due Stati. Il sentimento antirusso ha ricominciato a dilagare nel popolo polacco fino a raggiungere manifestazioni taglienti, un esempio è il caso del 9 maggio 2022 quando un barattolo di vernice rossa è stato rovesciato addosso all’ambasciatore russo a Varsavia, Sergei Andreyev, in visita al cimitero per la commemorazione della “Giornata della Vittoria”. L’episodio ha avuto diverse interpretazioni, sicuramente si tratta di un gesto di vicinanza alla comunità ucraina, come testimoniavano le numerose bandiere ucraine dei manifestanti; il gesto però aveva come obiettivo anche ribadire la lontananza dal passato sovietico, denunciando non solo i crimini commessi in quel nome, ma anche la attuale ipocrisia della Federazione. Il Ministro degli esteri Lavrov ha definito i manifestanti “teppisti neo nazisti” e ha concluso asserendo che non seguiranno altre dichiarazioni sul tema da parte del governo. [7] Russia e Polonia non vedranno presto un ammorbidimento, l’atteggiamento polacco è guidato da una forte sfiducia nella politica estera russa orientata all’espansionismo sfrenato. I Paesi ex-sovietici nell’ultimo anno sono stati costretti a investire in difese e controassicurazioni per proteggere la loro sofferta e combattuta sovranità. Questi ultimi sviluppi rendono nullo qualsiasi tentativo di allentamento delle tensioni, dimostrando, ancora una volta, come un riequilibrio nello spazio ex-sovietico sia possibile solo in seguito ad un cambiamento drastico nell’ideologia russa e nella sua politica estera.


Note

[1] R. AGO, V. VIDOTTO, Storia Moderna, Laterza, 2021
[2] L. MONZALI, F. IMPERATO, R. MILANO, G. SPAGNULO, Storia delle relazioni internazionali (1492-1918), Mondadori Università, Milano 2022
[3] I. TRAYNOR, L. HARDING, Remembrance of things past puts Russia at odds, Brisbane Times, 3/09/2022
[4] A. WAJDA, Katyn, 2007
[5] D. RIVOLTA, Maidan: “era anche la nostra operazione. I cecchini addestrati in Polonia”, Notizie Geopolitiche, 26/04/2015
[6] B. WATERFIELD, Ukraine crisis: Poland asks Nato to stattion 10,000 troops on its territory, The Telegraph, 01/04/2014
[7]ANSA, Vernice rossa contro l’ambasciatore russo a Varsavia, 9/05/2022


Foto copertina: Russia e Polonia. Una guardia di frontiera polacca controlla il confine polacco-russo vicino al villaggio di Ostre Bardo vicino a Kaliningrad