Un brusco risveglio…


L’Europa si risveglia in un mondo che via via scivola verso un caotico nuovo sistema internazionale correndo platealmente ai ripari. Le cose sono però così lineari?


Sveglia!

Negli ultimi mesi l’idea di un massiccio riarmo europeo (perché di riarmo dell’Unione Europea ancora non vi è molto di concreto) è divenuta via via più delineata[1]. L’Europa si sveglia in un mondo dove la guerra, in tutte le sue accezioni, dilaga. Dalle porte di casa sino alle sabbie del Medio Oriente, dalla savana africana alle lontane giungle indo-pacifiche.
Eppure, tutto questo, nonostante abbia visto un’accelerazione negli ultimi tre anni circa, non è avvenuto in poco tempo. L’Europa ha continuato a “sonnecchiare” tra le protettive braccia di Washington per molto tempo, per più di 20 anni forse, e i singoli stati hanno perseguito imperterriti i propri interessi. Questo ignorando minacce crescenti ove non strizzando l’occhio ad attori che costruivano e consolidavano governi oscurantisti in contrasto con tutto ciò che l’unione degli stati europei doveva e voleva rappresentare.
L’Europa decide così di riarmarsi, di soprassalto, come il risveglio dal peggiore degli incubi per via di un chiaro squillo di tromba, premonitore del mattutino saluto alla bandiera della storia. Questo avviene sull’onda della guerra in Ucraina certo, ma un’onda molto lunga visto che la guerra ha da poco compiuto un triste e violento terzo compleanno.

Sotto le coperte

Per i due anni precedenti l’Europa ha fornito armi e supporto incondizionati a Kiev, unitamente a numerosi pacchetti di sanzioni e il tentativo di tagliare ogni ponte visibile con Mosca. Malcelatamente crogiolandosi tra grandi discorsi etici (giustissimi) sulla difesa dei valori che l’Unione Europea e i suoi stati membri hanno abbracciato e la relativa comodità che quella che sostanzialmente si è trasformata in una guerra per procura con la Federazione Russa di Putin poteva fornire. Si è creduto, si è creduto che soldi e armi potessero bastare a tarpare le ali di quella rapace aquila imperiale che è divenuta la Federazione[2], supportati alle spalle dall'”alleato oltreoceano” rappresentato dagli USA di Biden che hanno più che generosamente contribuito alla difesa di Kiev negli anni[3].
Forse si credeva che un congelamento del conflitto o forse un collasso delle forze di invasione russe sarebbe giunto prima delle delicatissime elezioni presidenziali statunitensi ma così non è stato. Con il crescere della figura di Trump come possibile nuovo Presidente e il rapido declino di Biden l’Europa ha iniziato a sentire il bisogno di correre ai ripari. In un certo senso, un a sorta di riarmo aveva già avuto inizio presso alcuni paesi europei, tra cui l’Italia negli ultimi anni, e anche se difficoltosi due progetti comunitari per la difesa sono ad oggi in cantiere[4].
Del resto, le forze russe seppur lentamente continuano ad avanzare sul terreno insanguinato dell’Ucraina e Trump con la sua amministrazione guardano con sempre meno benevolenza al vecchio e problematico continente cercando una soluzione diplomatica complessa ma necessaria per poter volgere lo sguardo altrove.
Questa soluzione inizia difatti a prendere forma e a compire concreti passi per un cessate il fuoco, cosa ottenuta grazie ai colloqui bilaterali tenutisi in Arabia Saudita e che ad oggi hanno raggiunto un parziale cessate il fuoco sulle infrastrutture energetiche e sul Mar Nero[5].
Nella mente di Washington è ben fissa la prossima sfida, la Cina, un avversario oramai considerato alla pari[6], ben oltre la Federazione Russa che seppur pericolosa e nonostante gli sforzi di Putin, non tornerà ad essere un avversario competitivo come fu l’URSS durante la Guerra fredda.

Parlando dell’orso

Come previamente accennato, l’aggressione russa ai danni dell’Ucraina e quella che ad oggi sembra essere l’impossibilità per Kiev di riconquistare quanto perduto è stata la miccia che ha acceso bruscamente l’interesse europeo per la difesa. Interesse che trova soprattutto negli stati più ad est dell’Unione Europea e della NATO una forte locomotiva in chiave “anti russa”. Stati Baltici e Polonia in primis, fortemente segnati da quella che, in termini internazionali è “storia di ieri”, puntano e contano fortemente sul riarmo nei confronti di questo ingombrante e aggressivo vicino che è la Federazione Russa.
In tre anni di guerra non sono mancate le situazioni al limite che hanno spinto alcuni di questi stati a cercare supporto presso l’ombrello NATO, unitamente ad inviare per primi massicci aiuti a Kiev, occasionalmente “in barba” alle linee rosse del Cremlino e della NATO stessa su determinati device militari, come carri armati e aerei da combattimento. Le recenti dichiarazioni di Rutte ne sono un chiaro esempio: When it comes to the defence of Poland and the general defence of NATO territory, if anyone were to miscalculate and think they can get away with an attack on Poland or on any other Ally, they will be met with the full force of this fierce Alliance. Our reaction will be devastating. This has to be very clear to Vladimir Vladimirovich Putin, and anyone else who wants to attack us.[7]
L’insofferenza di stati membri della NATO come la Polonia è evidente nei confronti della Russia e la loro memoria storica rende comprensibile come la prospettiva di essere attaccati o direttamente minacciati da Mosca in un futuro prossimo sia per questi attori ben più concreta e “visibile” rispetto ad altri stati membri dell’Alleanza che vantano una posizione più distante, anche solo in meri termini geografici, dalla minaccia ad est.
Ciò detto, sebbene negli ultimi tre anni (platealmente) e per estensione negli ultimi negli ultimi tredici anni, ci siamo abituati a pensare ad una Federazione Russa in pieno movimento sullo scacchiere internazionale tra Cecenia, Georgia, Crimea, Siria ecc. ecc., lo sforzo bellico in Ucraina è stato evidentemente gravoso anche per il Cremlino, e continua ad esserlo.
Il sistema sanzionatorio unitamente ai danni materiali e umani che tre anni di guerra sono costati al Cremlino hanno consistentemente impattato sulle capacità militari convenzionali di Mosca. Molto difficilmente questa potrà tornare ad essere una minaccia convenzionale diretta sul breve periodo, e ancor meno nei confronti di attori che fanno parte dell’Alleanza Atlantica e del suo “ombrello nucleare”, attivo e modellato dai tempi della Guerra fredda[8]. Dunque, l’allarme e la “fretta”, incarnati dalla notizia recentemente diffusa che il governo francese stia preparando un manuale di sopravvivenza in caso di guerra da distribuire alla popolazione sono dovuti alla solo minaccia russa?

Si vis pacem…

Il riarmo europeo è un processo avviato, non senza dissensi tra gli stati membri dell’Unione nonché tra i partiti delle opposizioni politiche interne. Che questo bisogno di riarmo sia un bisogno “indotto” dallo scorrere degli eventi o una effettiva epifania degli organi decisionali Europei non è particolarmente rilevante ai fini della sua concretizzazione. Sembra essere oramai un fatto quello che potremmo considerare un disengagement USA dal teatro europeo e, come un genitore che per la prima volta spinge il proprio figlio in sella ad una bicicletta senza pedali per poi lasciarlo andare da solo, l’Europa dovrà reagire rapidamente per non cadere.
Il riarmo è certamente un primo passo, si vis pacem para bellum dicevano i latini ma non è sufficiente, come la sola minaccia russa non è bastante a spiegare tutto questo. L’Europa e l’Unione Europea dovranno affrontare nuove sfide e scenari oltre a trovarsi dinnanzi ad una serie di importanti decisioni sul futuro politico-strutturale dell’Unione. Gli USA sono politicamente sempre più lontani, il Medio Oriente continua ad essere una pentola a pressione molto vicina e così il Nord Africa e i Balcani. Un brusco risveglio porta una iniziale confusione ma poi sarà necessario ritrovare calma e razionalità, con piani delineati e coesione su molti più livelli di quelli attuali per poter essere considerati un attore ancora più credibile e saldo sul piano internazionale. È il momento di smettere di sognare e di iniziare ad agire?


Note

[1] European Commission, Press statement by President von der Leyen on the defence package. In: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/sv/statement_25_673
[2] A. Minervini, L’Ultima aquila imperiale, Opinio Juris, 9 maggio 2023. In: https://www.opiniojuris.it/opinio/lultima-aquila-imperiale/
[3] A. Minervini, Lo sforzo bellico ucraino senza Washington, Opinio Juris, Marzo 12, 2025. In: https://www.opiniojuris.it/ucraina/lo-sforzo-bellico-ucraino-senza-washington/
[4] A. Minervini, P. Mauri, L’Europa è pronta alla guerra?, Opinio Juris L’Europa di Domani. [5] The White House, Outcomes of the United States and Russia Expert Groups On the Black Sea, March 25, 2025. In: https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/2025/03/outcomes-of-the-united-states-and-russia-expert-groups-on-the-black-sea/
[6] Office of the Director of  National Intelligence, 2025 Annual Threat Assessment of the U.S. Intelligence Community. In: https://www.dni.gov/index.php/newsroom/reports-publications/reports-publications-2025/4058-2025-annual-threat-assessment
[7] Nato, Joint press conference by NATO Secretary General Mark Rutte with the Prime Minister of Poland, Donald Tusk. In: https://www.nato.int/cps/en/natohq/opinions_233922.htm
[8] H. Belayeneh, A. Minervini, M.A.D.(ness), Opinio Juris, 2 luglio 2024. In: https://www.opiniojuris.it/opinio/m-a-dness/


Foto copertina: Un carro armato ucraino T-64 BV della 59a Brigata Motorizzata Yakiv Handziuk in manovra nel settembre 2022. Originariamente progettato nell’Unione Sovietica negli anni ’60, ha beneficiato di aggiornamenti nel corso degli anni, tra cui i miglioramenti ucraini alla sua immagine termica, alla corazza reattiva e alla radio. (Foto per gentile concessione del Ministero della Difesa dell’Ucraina tramite Wikimedia Commons)