Il 2024 è stato un anno di crisi politica per la Georgia, che ha visto le aspirazioni di accedere all’UE bloccate dal governo a guida Sogno Georgiano. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro l’avvicinamento del paese alla Russia. La crisi in Georgia dimostra che la Russia può ottenere ciò che vuole senza l’uso della forza.
La legge russa
Le proteste in Georgia sono iniziate a maggio, quando il parlamento, guidato dal partito “Sogno Georgiano,” ha approvato una controversa legge sulle influenze straniere[1]. La normativa impone che ONG e media che ricevono almeno il 20% dei loro finanziamenti dall’estero siano registrati come organizzazioni al servizio di stati stranieri. Ciò consente al ministero della giustizia di monitorare e limitare le loro attività.
Questa legge rappresenta un punto cruciale per il futuro della Georgia, che resta sospesa tra Occidente e Russia[2]. L’opposizione l’ha definita la “legge russa,” poiché ricalca un provvedimento del 2012 utilizzato dal Cremlino per reprimere il dissenso interno[3]. Inoltre, la normativa fa parte di un più ampio pacchetto legislativo che mira a restringere i diritti della comunità LGBTQ, incentivare l’afflusso di capitali stranieri e introdurre modifiche elettorali a vantaggio del partito di governo nelle elezioni locali.
La costituzione georgiana prevede che il governo adotti tutte le misure necessarie per favorire l’integrazione del paese nell’UE e nella NATO, obiettivi che godono di un ampio sostegno popolare, pari rispettivamente al 79% e al 67%. Non sorprende, quindi, che la legge abbia suscitato dure critiche da parte dell’opposizione, dei cittadini scesi in piazza e della ex-presidente Salome Zourabichvili, che ha posto il veto alla proposta.
Le proteste di maggio si sono concentrate sul potenziale anti-occidentale della legge, interpretata come un segnale di avvicinamento della Georgia alla Russia e una repressione delle aspirazioni europeiste della popolazione. Nonostante le manifestazioni fossero riuscite a bloccare un primo tentativo di approvazione nel 2023, questa volta il governo è andato avanti.
L’esecutivo ha giustificato la legge sostenendo che proteggerà il paese da indebite influenze esterne, rendendolo più neutrale e prevenendo un possibile coinvolgimento in conflitti con la Russia. Gli Stati Uniti hanno reagito annunciando una revisione delle relazioni con la Georgia, mentre la Russia ha colto l’occasione per accusare Washington di interferire negli affari interni del paese.
Elezioni truccate
A fine ottobre, le elezioni[4] parlamentari hanno confermato la vittoria di Sogno Georgiano, al potere da 12 anni e guidato dal miliardario filo-russo Bidzina Ivanishvili. Sebbene il primo ministro Irakli Kobakhidze abbia dichiarato che le elezioni si sono svolte regolarmente, l’opposizione, la presidente filo-occidentale Salome Zourabichvili e gli osservatori europei hanno denunciato gravi irregolarità, tra cui violenze contro membri dell’opposizione, intimidazioni verso elettori e osservatori. La presidente ha accusato il governo di aver orchestrato un colpo di stato, ma ha comunque lasciato l’incarico il 29 dicembre, al termine del suo mandato. In questo contesto, l’UE ha espresso critiche per le falsificazioni elettorali, le violazioni del diritto internazionale e la visita del premier ungherese Orban a Tbilisi, che “non parla per l’UE” [5].
Tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, la situazione in Georgia è ulteriormente precipitata. Il governo di Kobakhidze ha annunciato la sospensione del processo di adesione all’Unione Europea fino al 2028, insieme alla sospensione dei fondi europei destinati al paese, che ogni anno valgono decine di milioni di euro. Questo ha scatenato una nuova ondata di proteste in tutto il paese, con migliaia di cittadini scesi in piazza per denunciare un governo accusato di ignorare i desideri della popolazione e di violare la costituzione.
I manifestanti hanno chiesto la ripetizione delle elezioni sotto il controllo internazionale, ma la risposta del governo è stata brutale. Centinaia di persone sono state arrestate, ferite o vittime di episodi di violenza della polizia, che ha utilizzato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere le folle. La repressione ha suscitato rabbia e frustrazione diffuse, spingendo persone di tutte le estrazioni sociali e affiliazioni politiche a unirsi alle proteste contro un governo accusato di tradire le aspirazioni europeiste del paese.
Il governo ha inoltre bandito l’uso di maschere anti-gas, strumenti essenziali per proteggersi dai lacrimogeni, e ha fatto ricorso a compagnie di sicurezza private e gruppi criminali[6], noti localmente come zonderebi, per intensificare la repressione.
Il 14 dicembre il parlamento ha nominato come prossimo presidente Mikheil Kavelashvili, un ex calciatore e co-autore della controversa legge sulle interferenze estere approvata a maggio. Kavelashvili ha regolarmente prestato giuramento il 29 dicembre, nonostante la ex-presidente Zourabichvili avesse detto che non avrebbe lasciato la carica.
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Un paese in bilico
Tra gli scenari possibili[7] per la Georgia, due[8] si rivelano particolarmente significativi.
Da un lato, il paese potrebbe imboccare la strada della Bielorussia[9], dove la repressione e le restrizioni imposte a opposizione e società civile garantiscono la sopravvivenza del governo filorusso. In questo caso, la Russia ne uscirebbe rafforzata: la Georgia abbandonerebbe il percorso verso l’Europa, le negoziazioni con l’UE, già congelate, sarebbero sospese a tempo indeterminato, e il paese scivolerebbe ulteriormente nella sfera d’influenza russa. Il governo potrebbe sfruttare lo spettro di un possibile intervento militare russo per giustificare un’ulteriore limitazione delle libertà politiche e civili, alimentando un effetto rally-around-the-flag. Già prima delle elezioni parlamentari, il partito Sogno Georgiano aveva presentato il voto come una scelta tra pace e guerra, insinuando che le forze politiche filo-occidentali avrebbero portato il paese a uno scontro armato con Mosca.
Dall’altro lato, la Georgia potrebbe seguire le orme dell’Ucraina[10] del 2014, con una rivoluzione che porti a un intervento militare russo. Questo timore non è nuovo: nel 2008, Mosca aveva impiegato la forza[11] per mantenere il controllo delle regioni separatiste della Georgia settentrionale, l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud. La guerra, durata cinque giorni, era iniziata con un attacco di artiglieria georgiano contro le forze separatiste che controllavano la regione dagli anni ’90. La Russia aveva risposto con un uso sproporzionato della forza, umiliando l’esercito di Tbilisi e costringendo le forze governative a ritirarsi[12]. Da allora, Mosca ha consolidato il proprio controllo indiretto sulle due regioni.
Tuttavia, questa opzione appare meno probabile. Sebbene alcuni osservatori abbiano sottolineato somiglianze tra i due paesi – entrambi caratterizzati da governi autoritari filo-russi che reprimono proteste filo-occidentali – le proteste in Georgia non sembrano finora riuscire a rovesciare o costringere alle dimissioni il governo. Inoltre, l’uscita di scena di Zourabichvili, simbolo delle speranze europeiste, sembra determinare la vittoria del blocco governativo filorusso.
Nel frattempo, la leadership di Sogno Georgiano si è progressivamente isolata dalle pressioni diplomatiche occidentali. Il governo cercherà sempre più il sostegno di attori regionali ed extra-regionali, come la Cina, per compensare la perdita di supporto da parte dell’Occidente. Questi attori, oltre a essere disposti ad aiutare, non si preoccupano di come la Georgia venga governata internamente. Questo implica che un eventuale nuovo governo di Sogno Georgiano avrebbe meno vincoli esterni rispetto ai precedenti, aumentando il rischio di violenza in caso di proteste persistenti e scontri con l’opposizione.
Nel frattempo, anche la regione dell’Abkhazia è sprofondata nell’instabilità politica[13], alimentata da una legge che renderebbe più facile per i milionari russi acquistare terreni, aziende e proprietà locali. La tensione ha raggiunto il culmine il 15 novembre, quando la popolazione locale, dopo ore di scontri con le forze di sicurezza, ha preso d’assalto il parlamento, opponendosi a una normativa che favoriva gli investitori russi. La protesta ha costretto il presidente della regione, Aslan Bzhania, a dimettersi, lasciando il posto al leader ad interim Badr Gunba. Tuttavia, gli scontri hanno portato a una sparatoria all’interno del parlamento, che ha causato la morte di un deputato e il ferimento di un altro.
Guerra ibrida
Gli eventi in Georgia non sono un caso isolato, ma vanno inseriti nel contesto più ampio degli sviluppi geopolitici dello spazio post-sovietico dal termine della guerra fredda.
Negli anni novanta, dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, tre paesi sono rimasti orfani, non integrati né nella Nato né completamente sotto l’influenza russa: l’Ucraina, la Georgia e la Moldavia. Mentre l’Ucraina è attualmente in guerra con la Russia, gli altri due stati sono coinvolti in conflitti più latenti.
In Moldavia, la presidente Maia Sandu, che aveva promosso l’inizio delle trattative per l’accesso all’UE, ha vinto la campagna presidenziale con un margine ridotto contro Alexandr Stoianoglo, che promuoveva un ripristino delle relazioni con la Russia. Allo stesso modo, il referendum per l’ingresso nell’Unione è stato approvato con pochi voti di scarto, anche a causa delle campagne di destabilizzazione promosse da gruppi che ricevono addestramento in campi in Bosnia da allenatori bulgari e serbi affiliati all’intelligence russa[14]. Il 21 ottobre, la presidente moldava ha dichiarato su X di aver “combattuto onestamente una battaglia impari”, alludendo alle pressioni russe denunciate dal suo governo negli ultimi giorni. L’esecutivo filoeuropeo accusa Mosca di aver finanziato l’acquisto di circa 300.000 voti per influenzare l’esito del referendum, come confermato anche da interviste a elettori che hanno ammesso di essere stati pagati da intermediari.
La vittoria risicata al referendum è già contestata dalla propaganda russa, e questo indebolisce Sandu in vista del secondo turno delle elezioni presidenziali. In Moldova come in Georgia[15], Putin sta perseguendo lo stesso obiettivo che sta cercando di ottenere in Ucraina: impedire che le ex repubbliche sovietiche si avvicinino all’Europa, sebbene qui la Russia non usi la forza militare, ma altri strumenti destabilizzanti.
Il Caucaso è una regione di fondamentale importanza strategica per la Russia, motivo per cui Mosca ha cercato di mantenere la sua influenza nel periodo post-guerra fredda, adottando tattiche ibride per influenzare la politica interna dei paesi e, occasionalmente, l’uso della forza[16].
Sebbene gli sforzi russi siano a volte falliti, come nella guerra tra Armenia e Azerbaijan, in Georgia, invece, la Russia ha avuto successo. Mosca ha adottato un approccio che combina il bastone e la carota, iniziando con coercizione economica e disinformazione, sfruttando conflitti prolungati (inclusa la minaccia periodica di annettere l’Ossezia del Sud) e il rischio di ulteriori azioni coercitive o militari dopo la guerra del 2008.
Negli ultimi due decenni, la Russia ha cercato di usare la sua posizione dominante in ambito di sicurezza per limitare le opzioni delle repubbliche del Caucaso meridionale in termini di legami economici e di sicurezza esterni. L’obiettivo era isolare strategicamente il Caucaso meridionale e legarlo sempre più strettamente alla Russia. L’intreccio dei conflitti regionali con gli interessi di sicurezza russi ha creato un nodo gordiano per la comunità euro-atlantica, che, per timore di un’escalation verso un conflitto militare o una guerra, non è riuscita a compiere significativi passi avanti nel suo impegno di integrazione nella regione.
L’emergere di nuovi attori regionali come Turchia, Cina e Iran, la distrazione dovuta alla guerra in Ucraina e la perdita di influenza nel Nagorno-Karabakh dopo la sconfitta armena del 2023 hanno contribuito a indebolire la posizione egemonica della Russia nella regione, favorendo l’emergere di una multipolarità. Tuttavia, Mosca continua ad avere una posizione prominente. La particolare situazione dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, con la loro progressiva integrazione nella Russia, rimane un aspetto cruciale nella politica moscovita. Al contempo, la mancanza di volontà da parte della comunità euro-atlantica di sfidare direttamente l’occupazione militare russa segnala i limiti dell’impegno dell’UE e della NATO nella regione.
L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 aveva come obiettivo l’assoggettamento di Kiev e costringerla a posizioni pro-Russia anziché pro-occidente. Tuttavia, l’intervento militare ha fallito nel suo obiettivo strategico, poiché l’Ucraina è oggi più vicina all’UE che in passato e ha resistito, finora con successo, all’invasione.
La Georgia dimostra che lo stesso obiettivo perseguito in Ucraina può essere raggiunto con maggior successo senza l’uso della forza. Il setup politico in Georgia rispecchia quello che la Russia aveva in mente per l’Ucraina: un governo autoritario e filorusso che si distanzia dall’occidente, cura gli interessi di Mosca e reprime il dissenso. Mosca ottiene migliori risultati quando opera sottotraccia, tramite campagne di disinformazione e sostegno politico ed economico a partiti che sfruttano le frustrazioni popolari. Questi partiti, spesso di estrema destra, utilizzano la retorica di Russia Unita, il partito di Putin, puntando su ostilità verso la comunità LGBTQ, la società civile, l’Europa e l’establishment, promuovendo “sovranismo” e valori cristiani, e invocando la pace in Ucraina. Questo modus operandi è ormai ben noto in Europa, tanto che nel mese di aprile il Parlamento Europeo ha espresso preoccupazione per le interferenze russe nelle elezioni comunitarie[17].
Il 2024 si conclude per la Georgia con una crisi politica che mette in gioco il futuro del paese. Da un lato, la risposta della società alle politiche pro-Russia del governo è stata forte e determinata, ma dall’altro lato, le speranze per una rivoluzione sul modello Euromaidan sono scarse. Nonostante il chiaro slittamento verso la sfera d’influenza russa, Mosca difficilmente cambierà le sue politiche nelle regioni separatiste di Abkhazia e Ossezia del Sud. Pertanto, Tbilisi potrebbe continuare a perseguire una politica estera di multi-allineamento, evitando di dipendere esclusivamente da Mosca e sfruttando l’emergente multipolarità nel Caucaso per perseguire i propri interessi. Tuttavia, almeno per ora le aspirazioni europeiste della maggioranza della popolazione sono state messe da parte, a favore di un posizionamento filorusso che Mosca può considerare una notevole vittoria.
Note
[1] Ivan Nechepurenko, “Georgia’s Ruling Party Secures a Contentious Law on Foreign Influence”, New York Times, 28 Maggio, 2022, https://www.nytimes.com/2024/05/28/world/europe/georgia-foreign-agents-law-passes.html.
[2] Simone Orbitello, “Il futuro della Georgia tra Nato e Russia”, Opinio Juris, 4 Novembre, 2022, https://www.opiniojuris.it/opinio/il-futuro-della-georgia-tra-nato-e-russia/.
[3] Anton Troianovski, “In Russia, an Updated Law With New Restrictions on Freedom of Speech”, New York Times, 2 Dicembre, 2019, https://www.nytimes.com/2019/12/02/world/europe/russia-foreign-agents-law.html.
[4] Ivan Nechepurenko, “Political Crisis Looms for Republic of Georgia After Disputed Election”, New York Times, 27 Ottobre, 2024.
[5] “Joint Statement of EU ministers on the elections in Georgia”, Press Release, 28 ottobre, 2024, https://www.auswaertiges-amt.de/en/newsroom/news/elections-georgia/2681910.
[6] Andrew Wilson, “Time is running out for the EU to help safeguard Georgia’s future”, European Council on Foreign Relations, 12 Dicembre, 2024, https://ecfr.eu/article/time-is-running-out-for-the-eu-to-help-safeguard-georgias-future/.
[7] Luke Coffey, “Four Scenarios for the Protests in Georgia”, Foreign Policy, 6 Dicembre, 2024, https://foreignpolicy.com/2024/12/06/georgia-scenarios-protests-russia-eu-election-democracy-tbilisi/.
[8] Andrew Wilson, “Time is running out for the EU to help safeguard Georgia’s future”, European Council on Foreign Relations, 12 Dicembre, 2024, https://ecfr.eu/article/time-is-running-out-for-the-eu-to-help-safeguard-georgias-future/.
[9] Meduza, “Either we fight or end up as the next Belarus”, Meduza, 6 Dicembre 2024, https://meduza.io/en/feature/2024/12/06/either-we-fight-or-end-up-as-the-next-belarus.
[10] Nicholas Chkhaidze, “Russia’s Georgia strategy offers hints of Kremlin vision for Ukraine”, Atlantic Council, 9 Maggio, 2024, https://www.atlanticcouncil.org/blogs/ukrainealert/russias-georgia-strategy-offers-hints-of-kremlin-vision-for-ukraine/.
[11] Ivan Nechepurenko, “In Georgia, a Political Uproar Erupts Over a 2008 War With Russia”, New York Times, 16 Settembre, 2024, https://www.nytimes.com/2024/09/16/world/europe/georgia-uproar-2008-war-russia.html.
[12] Andrew E. Kramer and Ellen Barry, “Russia, in Accord With Georgians, Sets Withdrawal”, New York Times, 12 Agosto, 2008, https://www.nytimes.com/2008/08/13/world/europe/13georgia.html.
[13] “Georgia, sparatoria nel parlamento della regione separatista: morto un deputato”, Today, 19 dicembre, 2024, https://www.today.it/mondo/sparatoria-parlamento-regione-filorussa-georgia-abkhazia.html.
[14] Madalin Necsutu, “Moldovan Officials Detail Plot to ‘Train Election Disrupters’ in Bosnia, Serbia”, Balkan Insight, 18 Ottobre, 2024, https://balkaninsight.com/2024/10/18/moldovan-officials-detail-plot-to-train-election-disrupters-in-bosnia-serbia/.
[15] Pierre Haski, “La battaglia tra Russia ed Europa passa da Moldova e Georgia”, Internazionale, 22 Ottobre, 2024, https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2024/10/22/moldova-georgia-russia-europa.
[16] Neil Melvin, Retying the Caucasian Knot: Russia’s Evolving Approach to the South Caucasus (London: Royal United Services Institute, 2023), https://rusi.org/explore-our-research/publications/occasional-papers/retying-caucasian-knot-russias-evolving-approach-south-caucasus.
[17] “Joint motion for a resolution on new allegations of Russian interference in the European Parliament, in the upcoming EU elections and the impact on the European Union”, European Parliament (2024/2696(RSP)), 24 Aprile, 2024.
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