Con il crollo dell’Unione Sovietica si sono verificati una serie di conflitti che perdurano nel tempo. Vengono definiti “conflitti congelati” tensioni che non hanno una soluzione. Situazioni di stallo. Uno di questi casi è l’Abcasia, ufficialmente repubblica indipendente, ma il territorio è rivendicato dalla Georgia e riconosciuto dall’Ue e dell’Onu come Stato satellite della Russia.
La geografia
La Repubblica di Abcasia si trova nella parte nord-occidentale del versante meridionale della dorsale caucasica principale e sulla costa sud-orientale del Mar Nero. La sua superficie è di 8.700km² (poco meno delle Marche), che è leggermente inferiore al territorio del Kosovo (10.877 mila kmq). La capitale è Sukhum. A nord-est, l’Abkhazia confina con la Russia (la costa del Mar Nero nel territorio di Krasnodar), a sud-ovest – con la Georgia (la regione di Samegrelo).
Lo status internazionale
Attualmente l’Abcasia rappresenta una repubblica indipendente de facto riconosciuta solo da Russia e pochi altri paesi. La Georgia la rivendica come sua repubblica autonoma, non riconosce l’indipendenza e definisce l’Abcasia come “territorio occupato dalla Russia” ma parte integrante dello Stato. Secondo la Costituzione della Repubblica di Abcasia è “uno stato di diritto sovrano, democratico, storicamente stabilito dal diritto del popolo alla libera autodeterminazione”. Dal punto di vista della legislatore georgiana, l’Abcasia è una repubblica autonoma all’interno dello stato georgiano. L’origine della disputa è da ricercarsi nella storia più o meno recente della regione.
La fine dell’Urss e l’inizio della guerra
Nell’Ottocento, la regione dell’Abcasia fu annessa all’impero zarista e rimase legata al mondo russo anche dopo la rivoluzione del 1917, divenendo parte dell’Unione Sovietica. Nel 1919 la regione proclamò la sua autonomia e per risposta, nel 1921, fu occupata dall’esercito sovietico. Nel 1922 diventa una repubblica autonoma, fino al 1931, quando Stalin ne fece una repubblica autonoma all’interno della Georgia sovietica: malgrado la sua autonomia nominale, l’Abcasia era in realtà soggetta al pesante controllo centrale di Tbilisi e ad una politica di assimilazione forzata. Il georgiano divenne la lingua ufficiale, la lingua abcasa fu bandita ed i diritti culturali furono repressi. Con l’inizio dello sgretolamento sovietico e l’avvicinarsi delle indipendenze delle repubbliche che formavano l’Unione Sovietica, iniziarono i problemi.
Con l’ormai imminente indipendenza della Georgia, si acuirono le tensioni tra abcasi e georgiani. Molti abcasi, temendo che l’indipendenza della Georgia avrebbe cancellato le spinte indipendentiste abcase, ritennero necessario istituire una repubblica indipendente. Le prime dispute violente ebbero origine a Sukhum nel 1989: dopo diversi giorni di violenza, le truppe sovietiche riportarono ordine in città. La Georgia proclamò l’indipendenza nel 1991. Un anno dopo, con Shevardnadze nominato presidente, ci fu un drastico cambiamento di governo georgiano su posizioni nazionaliste. La linea nazionalista portò la Georgia ad adottare la Costituzione della Repubblica Democratica di Georgia risalente al 1921.
Come contromisura, nel 1992 il governo dell’Abcasia dichiarò a tutti gli effetti l’indipendenza del proprio territorio, senza però ottenere il riconoscimento da parte di nessun’altro Paese. La contromisura georgiana fu di tipo militare, con il dispiegamento di 3000 soldati nella regione riuscendo a ristabilire l’ordine dopo circa una settimana di combattimenti e molte perdite da entrambe le parti.
In risposta alla sconfitta abcasa, molti volontari paramilitari provenienti dalla Russia si unirono ai separatisti: grazie al loro aiuto, i ribelli riuscirono a prendere il controllo della maggior parte del territorio ad Ovest di Sukhum.
La guerra terminò nel 1993, con la conquista da parte dei ribelli della capitale Sukhum e la sottoscrizione di un trattato di pace a Ginevra, che però non ha mai portato ad una definitiva cessazione delle ostilità. Nel 1994, il parlamento di Sukhum ha proclamato la sovranità della Repubblica dell’Abcasia.
Le vicende politiche dell’Abcasia sono accomunate a quelle di un’altra piccola repubblica caucasica proclamatasi indipendente dalla Georgia nel 1991, l’Ossezia del Sud teatro di un conflitto nell’agosto del 2008 tra Georgia da un lato e Russia, Ossezia del Sud e Abcasia dall’altro.
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Il conflitto culminò con la vittoria del gruppo legato alla Russia e il 26 agosto 2008 ci fu il riconoscimento da parte di Mosca dell’indipendenza di Ossezia del Sud ed Abcasia, sottoscrivendo successivamente accordi militari con le due repubbliche.
Le vicende dell’Abcasia, così come quelle dell’Ossezia del Sud, ma anche di Transnistria e Nagorno/Karabakh, rappresentano quelli che vengono tecnicamente definiti “conflitti congelati”, cioè una situazione in cui lo scontro armato è cessato ma non è stato seguito da un trattato di pace o da altre soluzioni di tipo politico che abbiano posto una fine formale al conflitto. E così se da un lato l’Abcasia viene definita come uno Stato a riconoscimento limitato[1] se non uno Stato Fantoccio[2] dipendente dalla Russia, dall’altro vive come una repubblica indipendente alleata di Mosca riconosciuta da 5 membri dell’Onu e da 3 paesi non membri (Ossezia del Sud, Transnistria e Artsakh), con un Governo, una moneta, un inno nazionale, una camera di commercio e anche una campionato di calcio.
Per comprendere in che modo si sono sviluppati i rapporti tra Abcasia e Federazione Russa, abbiamo incontrato l’Ambasciatore abcaso a Mosca Igor Muratovich Akhba, già Ministro degli esteri abcaso nel 2014.
Quando iniziano le relazioni diplomatiche tra Abcasia e la Federazione Russa?
“La prima missione diplomatica è stata possibile grazie al decreto del Presidente Medvedev il 26 agosto 2008 che, invocando come precedente il riconoscimento da parte della comunità internazionale (ma non della Russia) del Kosovo, ha firmato il decreto di riconoscimento delle due repubbliche, seguito da Nicaragua, Venezuela e Nauru. La base dell’accordo è stato un memorandum d’intesa tra i nostri Ministri degli esteri che sancirono lo scambio di rappresentanti. Il 9 settembre 2008 i due Stati hanno instaurato relazioni diplomatiche e il 14 novembre sono stato nominato primo ambasciatore abcaso in Russia. Il 10 dicembre 2008 ho presentato le mia credenziali a Grigory Karasin Segretario di Stato e Vice Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, e la lettera di credenziali al Presidente della Federazione Russia Dmitry Medvedev il 16 gennaio 2009. Il 25 ottobre, il presidente russo Medvedev ha nominato S. V. Grigoriev ambasciatore della Russia in Abcasia”
Quali sono i principali progetti di cooperazione?
“Il quadro giuridico della cooperazione bilaterale comprende circa 130 documenti bilaterali di vario livello, tra cui il fondamentale Trattato di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca del 17 settembre 2008 e il Trattato di alleanza e partenariato strategico del 24 novembre 2014. L’accordo “marginale” indica le linee guida dei 130 accordi inter-statali e governativi, accordi che spaziano dalla cooperazione scientifica alla medicina, a quella economica.
Nel 2014 è stato firmato un importante accordo di partnership strategica e militare.”
Parliamo delle forniture militari…
“Abbiamo diversi accordi principali, tra i più importanti quello della base russa in Abcasia. Il 22 novembre 2016, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che ratifica l’accordo sul raggruppamento congiunto delle truppe delle forze armate della Russia e della Repubblica di Abcasia.”
La vostra politica estera dipende da quella di Mosca?
“No, ci sono punti tra le nostre politiche estere che sono divergenti, ma è chiaro che la nostra politica estera, che viene definita dal Presidente, è coordinata con quella russa. Nel marzo 2015 è stato firmato un Memorandum sul meccanismo di attuazione di una politica estera coordinata. La nostra è una relazione associata, siamo alleati ma non russi”
Può dirci qualcosa del rapporto economico tra Abcasia e Federazione Russa?
“La Russia è tradizionalmente un partner commerciale chiave dell’Abcasia e occupa il 74,5% del fatturato totale del commercio estero della repubblica.
Le esportazioni russe sono rappresentate da prodotti alimentari e materie prime agricole; prodotti minerali; prodotti dell’industria chimica; macchine, attrezzature e veicoli; metalli e prodotti da essi; legno e pasta di legno e prodotti di carta. La maggior parte delle importazioni russe sono prodotti agricoli: vini e bevande alcoliche, agrumi, noci. Il programma di investimenti è rivolto principalmente al ripristino di strutture sociali, strade, infrastrutture, strutture energetiche della repubblica, strutture del settore reale dell’economia, principalmente agricola.
Questo lavoro è coordinato nell’ambito della Commissione intergovernativa per la cooperazione sociale ed economica tra Abcasia e Russia. Dal punto di vista turistico, l’Abcasia è una delle destinazioni più popolari tra i russi. Secondo Rosstat[3], il servizio statistico federale, 4,5 milioni di turisti russi hanno visitato l’Abcasia nel 2018. I legami interregionali si stanno sviluppando in modo dinamico, iniziati nel periodo precedente al riconoscimento da parte della Russia dell’indipendenza dell’Abkhazia. Più di 30 entità costituenti della Federazione Russa hanno accordi di cooperazione con l’Abkhazia. I legami più stretti sono stati stabiliti con Mosca, il territorio di Krasnodar e le repubbliche del Caucaso settentrionale.”
La stragrande maggioranza degli Stati del mondo, definisce l’Abcasia come uno Stato fantoccio. Come replica a questa affermazione?
“Ognuno ha il diritto di chiamarla come vuole, ma noi abbiamo il diritto all’autodeterminazione. E seppur molto legati alla Federazione Russa, siamo indipendenti. Ripeto alleati, ma non russi. Con il tempo anche altri Stati ci riconosceranno”
E in che modo state lavorando per ampliare il numero dei riconoscimenti internazionali?
“Ad oggi sono 6 gli Stati che ci riconoscono: la Federazione Russa, Nicaragua, Venezuela, Nauru, Siria e Vanuatu[4]. Molto dipende dalla congiuntura internazionale, quando è favorevole allora arrivano i riconoscimenti, basti vedere cosa è accaduto con il riconoscimento del Kosovo che partiva da una situazione diversa e comunque ha ottenuto il riconoscimento. Noi abbiamo una storia, un Regno esistente già dal VII secolo. La nostra capitale Sukhum è stata fondata dai romani e si chiamava Dioscuria/Sebastopoli! E dal 13 al 15 secolo abbiamo avuto anche un nunzio apostolico!” .
Ma c’è una nuova generazione di abcasi, che hanno vissuto la guerra fin da bambini e che sognano un futuro diverso. Uno di questi e Kan Taniya, ex-viceministro degli esteri della Repubblica dell’Abcasia e attualmente diplomatico a disposizione.
Il prossimo anno ci saranno le elezioni in Abcasia. Ci può fare una panoramica sulla situazione politica e sociale?
“La situazione politica interna è sempre stata molto complicata così come in effetti quasi in tutti i paesi del mondo. Il sistema elettorale abcaso è maggioritario, non è necessario creare un partito politico per poter candidarsi oppure essere eletto. A marzo 2022 si svolgeranno le elezioni parlamentari ed ogni cittadino abcaso, che vuole candidarsi, deve raccogliere almeno 250 firme per registrare la propria candidatura. Le elezioni in Abcasia si svolgono in un modo trasparente e, quasi sempre, eccetto alcuni anni, senza equivoci. Visto che la concorrenza cresce e sempre più gente vuole partecipare al processo, prevedo più conflitti politici per le prossime elezioni, anche perché è un periodo del cambio delle generazioni e quindi della visione di come deve svilupparsi l’Abcasia in futuro vicino.
Dal punto di vista sociale la vita in Abcasia è abbastanza equilibrata, si vive e si guadagna più o meno allo stesso modo in ogni città, maggiormente il popolo è attivo nel settore turistico visto che il paese è visitato da 1.5 milioni di turisti l’anno. L’Abcasia è molto ricca di bellezze naturali, ma c’è ancora tanto da fare nel settore dell’infrastruttura in generale. Questo è dato anche dal fatto della guerra devastante che ha lasciato segni molto profondi, visibili fino ad oggi.”
I motivi che hanno portato alla guerra tra Georgia e Abcasia non sono stati del tutto superati. L’Abcasia si definisce indipendente mentre la Georgia vi considera come “territorio occupato dalla Russia”. Crede che questo “conflitto congelato” possa sfociare in un nuovo confronto militare o nutre speranze per un riconoscimento di Tbilisi?
“Infatti, i motivi sono tanti e devo sottolineare, che non è una storia iniziata nel periodo del crollo dell’URSS ma molto prima. Il governo georgiano, appoggiato completamente da Stalin e Beria, in un modo sistematico violava i diritti degli abcasi partendo, nella storia recente, dal 1931 con il cambio dei nomi delle città (p.s. Sukhum è diventata Sukhumi a modo georgiano), la chiusura delle scuole abcase, proibizione della lingua abcasa, il passaggio all’usanza dell’alfabeto georgiano per la lingua abcasa, l’assenza degli abcasi nelle posizioni principali del governo di Abcasia, la deportazione o meglio le repressioni dell’intelligenza abcasa in Siberia praticamente a morire, plotone d’esecuzione a chi scriveva o diceva che gli abcasi sono un popolo autoctono dell’ Abcasia e così via. Ovviamente tutto questo si accumulava in una forte protesta nazionale in Abcasia, che si è vista trasformare nel conflitto armato nel momento del crollo dell’URSS. Cioè la Georgia ha votato per uscire dall’URSS e diventare lo stato sovrano e l’Abcasia invece ha votato per rimanere nell’unione, perché aveva il diritto di farlo secondo la costituzione dell’URSS. Per la Georgia non andava bene questo scenario e l’allora presidente Shevardnadze propone di mandare le truppe per risolvere la questione a modo suo. Così iniziò la guerra georgiano-abcasa del 1992-1993 che ha portato la vita a decine di migliaia di persone. Il 4% degli abcasi sono stati uccisi durante la guerra, è praticamente un genocidio accaduto in Europa nella storia recente. Con l’aiuto di altri popoli del Nord Caucaso, l’Abcasia riesce a liberarsi dall’aggressore georgiano e guadagnarsi, con il sangue del popolo, la sovranità e l’indipendenza, voluta da generazioni degli abcasi per poter decidere il proprio futuro ma soprattutto per la possibilità di preservare la nazione, la lingua e la cultura abcasa. Il dopoguerra per l’Abcasia non è stato facile. Nel 1994 è stato svolto il primo referendum, dove il 98% ha votato per accettare la costituzione di uno stato sovrano, indipendente, democratico e di diritto. Questa azione ha avuto come l’effetto il blocco economico internazionale da tutti i paesi del mondo compreso la Russia. In queste condizioni difficili la dirigenza politica abcasa cercava di parlare al mondo e di esprimere la propria opinione nelle negoziazioni tra l’Abcasia e la Georgia con il ruolo mediatico principale della Russia e con la partecipazione dell’ONU. Fino a settembre del 1999 si discuteva della possibilità di creazione di una nuova entità internazionale, una confederazione, però le parti non hanno trovato i punti d’accordo soprattutto per la posizione distruttiva del presidente georgiano, che non accettava l’idea dell’uguaglianza dei poteri e dei diritti di abcasi. Così, dopo l’ultimo tentativo di trovare una via per la convivenza pacifica che è stato rifiutato, il presidente abcaso Vladislav Ardzinba propone di fare un altro referendum per chiedere alla popolazione se vuole continuare a lottare per il riconoscimento internazionale o no, se sì allora accettare l’atto di indipendenza. La stragrande maggioranza, il 96%, ha votato per il sì, e quindi da quel momento non si è mai più discusso lo status dell’Abcasia con nessuno né con la Georgia. Nel 2000, come sappiamo, al potere in Russia è stato eletto Vladimir Putin, che ha iniziato una nuova politica verso il conflitto georgiano-abcaso. E’ stato molto più pragmatico e come risultato, dopo una lunga strada di negoziazioni trilaterali e le violazioni continue da parte della Georgia di accordi presi tra le parti si arriva all’8 agosto del 2008, quando l’attenzione del tutto il mondo era fissata sulle Olimpiadi e l’allora presidente georgiano Saakashvili inizia un’altra guerra nel Caucaso del Sud, questa volta contro l’Ossezia del Sud. La Guerra è durata 5 giorni e la Russia è dovuta intervenire, visto che la maggior parte degli osseti ha anche la cittadinanza russa, così come gli abcasi, praticamente per salvare la nazione. Il 26 agosto del 2008 il presidente russo Dmitri Medvedev ha firmato il decreto del riconoscimento dell’indipendenza e sovranità di Abcasia e di Ossezia del Sud e ha seguito il decreto dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche e lo scambio degli ambasciatori.
Da allora la Georgia ha cambiato strategia, cioè se prima considerava l’Abcasia come una parte nel conflitto e dal 1994 fino al 2008, con piccole pause, ma comunque partecipava nei negoziazioni, dopo il riconoscimento dalla parte della Russia la retorica è cambiata. L’Abcasia non si considerava più parte del conflitto, ma un territorio occupato dalla Russia secondo la legge nazionale georgiana, ed il conflitto non era più con l’Abcasia ma con la Russia. Dal punto di vista della Georgia che si posiziona nel ruolo della vittima potrebbe essere anche una bella strategia, però non corrisponde alla realtà. Tra l’Abcasia e la Russia ci sono due accordi interstatali di livello di partenariato strategico ed alleanza ed in più sono siglati più di 200 accordi in tutte le aree di cooperazione. La Russia aiuta anche economicamente, esiste un programma annuale di sostegno socio-economico, diversi accordi militari, che comprendono raggruppamento unito di forze militari abcaso-russe nel caso di aggressione contro l’Abcasia ecc. Il popolo abcaso è molto grato alla Russia per tanti motivi e rafforzeremo di sicuro la nostra cooperazione. Io non credo ad un altro conflitto armato tra l’Abcasia e la Georgia, da un diplomatico credo nella pacifica soluzione, ecco perché’ siamo sempre stati per il dialogo, ma dovrebbe essere un dialogo reciprocamente rispettoso e paritario per ricevere i risultati che porteranno lo sviluppo a tutta la regione del Caucaso del Sud. A parere mio – è il riconoscimento della realtà prevalente cioè il riconoscimento di Abcasia come stato sovrano. Parteciperemo ad ogni piattaforma possibile per portare questo messaggio a chi vuole sentire, quindi grazie anche ad Opinio Juris per dare spazio all’opinione di un abcaso”.
Quanto ha influito il forte rapporto Usa-Georgia nella contrapposizione geopolitica e militare che vi ha visto protagonisti?
“Se paragoniamo la situazione a 28 anni fa si potrebbe dire che gli USA non erano per niente presenti nel Caucaso del Sud. Oggi vediamo come il blocco NATO si sta espandendo sempre più verso le frontiere russe provando a circondarla. l’Abcasia geograficamente apriori prende una posizione molto importante sia per i paesi del Mar nero che per la via verso l’Oriente. Dunque, senz’altro il rafforzamento delle relazioni USA-Georgia hanno fatto sì che l’Abcasia si rafforza e continuerà a rafforzare sempre più le relazioni con la Russia per poter evitare al massimo lo scenario di revanscismo georgiano, che senza dubbio ha il luogo.”
In molti fanno un parallelismo tra la situazione abcasa e quella del Kosovo. Secondo lei è un paragone che può reggere o ci sono delle differenze?
“Lo si potrebbe fare dal punto di vista del diritto internazionale. Abcasia, Ossezia del Sud, Kosovo, Palestina, Cipro del Nord hanno tutti lo status uguale di mancanza di un ampio riconoscimento internazionale e non parzialmente-riconosciuti come a tanti esperti piace dire. Non esiste il riconoscimento parziale così come non esiste una donna parzialmente incinta. La differenza sta nel numero dei paesi che riconoscono e anche nei doppi standard della geopolitica, cioè chi sta dalla parte di USA gode più possibilità di essere rappresentati nelle organizzazioni internazionali e chi sta con la Russia deve essere obbligatoriamente sottoposto alle ridicole sanzioni. Per fare un esempio, l’Abcasia così come Kosovo rilascia i passaporti ai propri cittadini. Io con il mio passaporto abcaso non posso andare nei paesi che non riconoscono l’Abcasia, e soffro della violazione del mio diritto di base – libero movimento, invece un cittadino kosovaro può girare il mondo ed entrare nei paesi che non riconoscono Kosovo come lo stato sovrano. La stessa cosa vale per i diplomi di laurea, certificati di nascita ecc. Tutti gli stati sopra citati sono dei paesi con storie completamente diverse, non si può misurarli a taglia unica, ma il sistema internazionale di oggi non ha gli strumenti da darci per poter risolvere i problemi emersi negli ultimi 20 anni. Ecco perché secondo me l’ONU dovrebbe aggiornare lo Statuto ed aggiungere un meccanismo speciale per poter garantire i diritti uguali agli esseri umani che vivono negli stati senza l’ampio riconoscimento internazionale.”
Si arriverà ad un riconoscimento internazionale?
“L’Abcasia ha già il riconoscimento internazionale, non ancora da tutti i paesi dell’ONU però avendo il riconoscimento da uno stato-membro dell’ONU è già un riconoscimento internazionale dopo il quale lo status cambia da un paese non riconosciuto al riconosciuto. Mi piace ricordare che nella diplomazia non è come nel commercio – paghi i soldi e prendi il prodotto, è un processo lungo e delicato che ha bisogno di tanta energia, risorse umane e tempo. Direi che la questione principale è risolvere tutti problemi con la Georgia, che rivendica il territorio dell’Abcasia. Se si trova l’accordo con la Georgia gli altri Stati non avranno nessun problema per stabilire relazioni con l’Abcasia. Lo fanno difficilmente ora, perché’ nel caso riconoscessero l’Abcasia allora la Georgia avrebbe tolto le relazioni diplomatiche come ha in effetti ha fatto con la Russia, il Venezuela, la Siria ed altri paesi che hanno riconosciuto la sovranità abcasa. Se si intende l’ampio riconoscimento internazionale da tutti i paesi del mondo, si potrebbe dire anche universale – si arriverà di sicuro, è una questione di tempo.”
Lei era piccolissimo durante la guerra del 1992. Quali sono i suoi ricordi?
“Ero piccolo ma ricordo molto bene come è iniziata la guerra, ero a casa di mia nonna ed ero al piano terra a guardare la TV da solo. Era acceso qualche canale russo che trasmetteva le notizie e ricordo bene l’annuncio del fatto che le truppe georgiane sono entrate in Abcasia. Ricordo bene ogni cioccolatino ed ogni mandarino che mangiavo per il capodanno del 1992. Era un privilegio mangiarli in quel periodo. Ricordo come mia madre rispondeva alla domanda “perché’ sentiamo suoni di spari e bombardamenti?” – che non era niente di grave, solo nostro padre con i suoi amici giocava con i fucili, ma è solo un gioco e torna presto. Ricordo la città di Gudauta nella metà dicembre del 1992 quando siamo andati in una fossa comune dei profughi dell’assediato Tkuarchal, che hanno cercato di uscire in elicottero, che è stato abbattuto dell’esercito georgiano. Ricordo tante altre cose belle e brutte, ma nonostante ciò sia io che senza dubbio ogni altro cittadino abcaso vorrebbe la pace e la prosperità. Dunque concludo dicendo che dovremmo sempre cercare di dialogare altrimenti quando i diplomatici tacciono, iniziano a parlare le armi.”
Note
[1] Uno Stato a riconoscimento limitato è uno Stato de facto indipendente e sovrano, che controlla e governa effettivamente un territorio e una popolazione ma la cui sovranità è riconosciuta a livello internazionale solo da alcuni degli altri Stati.
[2] Uno Stato fantoccio è una forma di governo che, anche se formalmente appartiene alla cultura del popolo governato, in realtà deve la sua esistenza a un’entità più potente, di solito uno Stato estero, che la controlla, l’appoggia e la difende
[3]https://eng.rosstat.gov.ru/
[4]Vanuatu riconobbe l’indipendenza dell’Abcasia il 23 maggio 2011 ma lo stato di questo riconoscimento è diventato incerto dopo la stipula, il 12 luglio 2013, di un accordo tra Georgia e Vanuatu per lo stabilimento di reciproche relazioni diplomatiche, accordo che riconosce l’integrità della Georgia nei suoi confini internazionalmente riconosciuti. Ad oggi il riconoscimento non è stato ritirato. Tuvalu riconobbe diplomaticamente l’Abcasia il 18 settembre 2011 ma il 31 maggio 2014 ritirò il suo riconoscimento quando stabilì relazioni diplomatiche con la Georgia, riconoscendone l’integrità territoriale nei suoi confini internazionalmente riconosciuti
Foto copertina: Sulla tribuna – il secondo presidente dell’Abkhazia Sergey Bagapsh e la massima leadership del paese. I discorsi di gratitudine sono stati rivolti alla Federazione Russa, gli oratori hanno parlato del brillante futuro della longanimità dell’Abkhazia. © Naala Avidzba