“La legge sulle influenze straniere in Georgia è parte della guerra ibrida russa”: intervista alla parlamentare dell’opposizione Teona Akubardia


Nonostante la decisione della Presidente georgiana di imporre il veto sulla terza versione della legge sulle influenze straniere, il partito al governo “Sogno Georgiano” sembra avere la maggioranza in Parlamento, aprendo così la strada all’adozione definitiva della legge che ha causato disordini sociali e proteste di massa durante gli ultimi mesi. Quale può essere dunque il ruolo dei partiti di opposizione? L’approvazione della legge può segnare un punto di svolta per le relazioni tra Georgia e Occidente? Si giungerà ad una drastica fine della bramata e agognata adesione all’UE? E, cosa più importante, gli obiettivi geostrategici della Russia beneficeranno di una Georgia più debole e antidemocratica? Nel pieno delle proteste, abbiamo discusso questi aspetti con Teona Akubardia, membro del partito di opposizione del blocco Giorgi Vashadze – Strategia Aghmashenebeli nel Parlamento georgiano ed ex vicesegretario del Consiglio di sicurezza nazionale della Georgia.


Da Tbilisi.

La scorsa settimana il Parlamento georgiano ha approvato la terza versione della Legge sulle influenze straniere, rendendo sempre più tangibile la sua entrata in vigore. La Legge entrerà a far parte del corpus normativo georgiano nonostante il veto imposto dalla Presidente Zourabichvili?
Anzitutto, questa legge non trova applicazione solo in Georgia. Esistono leggi simili in Kirghizistan, Bosnia Erzegovina, Respublika Srpska, e si prevede l’adozione anche in Serbia. A mio avviso, la legge georgiana rappresenta il tentativo della Russia di riconquistare la propria influenza attraverso la mappatura dei Paesi che possono essere posti sotto il suo potere a seguito della guerra su vasta scala in Ucraina. Siamo di fronte ad uno scontro di civiltà tra la politica estera revisionista russa e la sovranità dei Paesi che hanno ottenuto l’indipendenza dopo il crollo dell’URSS. Pertanto, il tentativo del Cremlino di aumentare la propria influenza non riguarda solo la Georgia, ma si estende a tutto il Caucaso meridionale. Prendiamo l’Armenia come esempio: Yerevan si sta spingendo sempre più verso l’Occidente, e non sarà in grado di fare nulla da sola se la Georgia sarà sotto l’influenza del Cremlino. La questione riguarda anche il progetto del Middle Corridor dell’UE: la Russia sta tentando di acquisire influenza sulle vie di trasporto e su tutte le iniziative del corridoio, che le daranno più potere e influenza economica. Ciò fornirebbe anche l’immagine che la Georgia – che è stata il primo obiettivo dell’aggressione russa – di sua volontà stia tornando verso il Cremlino, respingendo l’Occidente.

Quali saranno quindi le implicazioni dell’approvazione della legge sul percorso della Georgia verso l’UE?
Le implicazioni sarebbero disastrose. La porta verso la NATO e l’UE verrà chiusa, la nostra democrazia si trasformerà in autocrazia e l’intera regione sarà sotto l’influenza del Cremlino.

In Europa, i media hanno presentato la questione georgiana sotto forma di opposizione tra la “piazza europeista” e il “governo filorusso”. Possiamo affermare che questa immagine è vera oppure la situazione presenta maggiori sfumature?
Non esiste alcun tipo di percezione. Il fatto è che Sogno Georgiano ha agito al di fuori della Costituzione che afferma che la Georgia dovrebbe essere democratica e dovrebbe aderire alla NATO. Lo dimostrano anche le manifestazioni della popolazione: questa legge non darà la base per elezioni libere ed eque, che si terranno in ottobre. Se si presta attenzione alla dichiarazione di Ivanishvili del 29 aprile, non ha parlato di trasparenza, ma dell’Occidente come ostacolo al mantenimento del potere. L’idea è che l’Occidente abbia organizzato una sorta di “rivoluzione colorata” in Georgia, spingendo il Paese sull’orlo della guerra. La Russia non è stata menzionata come aggressore e la legge sulle influenze straniere dà ad Ivanishvili la capacità di rimanere al potere per sempre. In questo quadro, è probabile che le elezioni non saranno regolari. Ma dobbiamo andare alle elezioni cercando di vincere. Per quanto riguarda i partiti politici, l’opposizione è filoccidentale, ma è frammentata. Stiamo tentando di unirci per la sovranità della Georgia, ma ciò non significa che ci sarà una lista monopartitica. I partiti politici in ogni caso dovrebbero fare qualcosa per far credere alla popolazione che possono cambiare il governo. Questa è però un’altra tappa che affronteremo in un momento futuro.

Crede che questa legge possa rappresentare un punto di rottura per le relazioni tra Georgia e Occidente? Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno menzionato la possibilità di introdurre sanzioni individuali…
In realtà, ci sono state più di dieci dichiarazioni del Dipartimento di Stato americano e due dichiarazioni del Consigliere del Consiglio di Sicurezza Nazionale, nonché di un membro del Congresso che ha avviato la legge sul sostegno alla Georgia (meglio conosciuta come legge “Megobari”) e una discussione al Senato per un altro disegno di legge che menzionava sanzioni, non solo prendendo di mira il partito al governo. Il partenariato strategico ovviamente non sarà lo stesso e colpirà anche il sostegno alla sicurezza, che è massiccio da parte degli Stati Uniti. Gli impatti riguarderanno anche l’economia, gli investimenti diretti e il bilancio. Se il nostro alleato strategico non sarà più Washington, ciò significa che ci sarà spazio per il Cremlino, che isolerà la Georgia dall’Occidente.

Ciò dipenderà anche da come si svilupperà e finirà la guerra in Ucraina?
Avrà luogo simultaneamente. Una cosa è il risultato della guerra in Ucraina, un’altra è la guerra ibrida che la Russia porta avanti in Georgia e anche in Asia centrale. Lo vedrei non solo nella prospettiva della politica interna, ma anche nel quadro più ampio della geopolitica russa. È abbastanza comprensibile il motivo per cui gli Stati Uniti sostengono la Georgia in questo modo: non stanno solo perdendo la Georgia, ma anche l’idea di democrazia. Gli Stati Uniti sostengono la democrazia della Georgia da oltre trent’anni. La Russia sarebbe più forte se la democrazia venisse persa. Le elezioni in questo senso sono l’ultima opzione.

Il Middle Corridor, le linee di trasporto e la forte partnership della Georgia con l’Azerbaigian potrebbero in qualche modo bilanciare l’influenza russa nel Paese?  Decisamente. Il Corridoio di Mezzo non coinvolge solo la Cina, ma soprattutto l’Unione Europea. Le risorse del Caspio passano attraverso la Georgia in Turchia, che è Europa.
La Russia sta cercando di tenere sotto controllo il corridoio mediano, poiché il corridoio settentrionale è stato chiuso dopo l’invasione dell’Ucraina. Il Middle Corridor è l’alternativa. Non escludo però anche un altro scenario: il nostro confine con l’Abkhazia adesso è chiuso, ma non è del tutto impossibile che in quella zona possano essere aperte nuove ferrovie e strade per collegarsi con la Russia. Se verrà concesso il permesso di importare denaro dall’estero, il denaro “sporco” che è sotto inchiesta a Panama (anche Ivanishvili è stato menzionato nei Panama Papers e lo ha confermato ai media) consentirà anche al denaro russo di entrare nel Paese. Ciò non avrà solo un impatto sul processo di integrazione in UE, ma anche sulla popolazione, che si troverà soggetta a sanzioni finanziarie. Questa è una conseguenza del Русский мир (Russkiy mir), ecco perché continueremo a combattere.

Leggi anche:

Camminando per Tbilisi, sono rimasta catturata dal fatto che molti russi hanno lasciato il loro Paese dopo l’invasione dell’Ucraina e ora vivono in Georgia, che al contrario ha mostrato grande sostegno alla causa di Kiev.
È una questione controversa. I cittadini che entrano in Georgia sono divisi in due segmenti: il primo comprende individui di etnia georgiana che vivono in Russia o in Abkhazia da molti anni. Non parlano georgiano e non hanno alcuna cittadinanza. Lo scopo principale del venire in Georgia è quello di trovare un luogo sicuro e sfuggire alla mobilitazione. Allo stesso tempo ci sono anche cittadini russi. Ivanishvili ha favorito l’aumento dei voli diretti dalla Russia, l’abolizione del regime dei visti e le opportunità di dipendenza economica dal mercato russo, e questi fatti possono essere inclusi nella dimensione economica della guerra ibrida della Russia contro la Georgia. In effetti, il commercio con l’Occidente è stato ridotto drasticamente, e questo può essere considerato una prova.

Armenia e Azerbaigian stanno lavorando per poter firmare un trattato di pace (si spera) prima della COP 29, che si terrà a Baku a novembre. La Georgia avrebbe potuto avere un ruolo maggiore come mediatore durante i colloqui di pace? E nonostante ciò, quali saranno i benefici della pace tra Baku e Yerevan a livello regionale?
La Georgia ha sempre avuto un ruolo importante nel conflitto, in quanto era l’unica via alternativa per il transito delle merci provenienti dall’Armenia. Tuttavia, da quando le cose sono cambiate, l’interesse della Georgia è quello di avere una pace a lungo termine nella regione. La ripresa del conflitto ha rappresentato certamente una minaccia per la sicurezza dei Paesi. Lo sviluppo della regione in termini economici è quindi una priorità: la regione stessa è molto complicata in termini di priorità di politica estera. L’Armenia, ad esempio, sta cercando di uscire dalla sfera d’influenza russa; l’Azerbaigian si trova nel mezzo e non è così attratto dall’Occidente, ma ha buoni rapporti con la Russia ed è il partner strategico della Turchia; Georgia, Armenia e Azerbaigian fanno parte di una sorta di “triade geopolitica”, non solo sul versante politico ma anche su quello economico e militare. In questo contesto, accanto alla pace, l’interesse della Georgia è quello di far uscire la Russia dalla regione attraverso la leva della risoluzione di quello che è stato un “conflitto congelato” dal quale la Russia ha sempre tratto vantaggio a livello geopolitico. Aumentare le capacità degli attori regionali e coinvolgere, ad esempio, la Turchia (o altri attori globali come l’UE) invece della Russia è fondamentale per la Georgia, soprattutto quando ci riferiamo al Middle Corridor e alla possibilità di connettersi con l’Asia centrale. Dobbiamo anche affrontare l’Iran (che è un’altra questione complicata) e i diversi standard di democrazia nella regione. Tuttavia, sono molti gli interessi che uniscono i nostri Paesi, e non solo l’energia, ma anche il commercio e la pace. Dipende da come si svilupperà la situazione: al momento non c’è nessun accordo sul corridoio dello Zangezur, ma solo colloqui sulla delimitazione dei confini. A mio parere, la Russia farà tutto il possibile per mantenere la propria influenza, e qui lo scenario che si sta verificando in Georgia è un altro vantaggio per il Cremlino. Tuttavia, se la questione dei corridoi verrà gestita e anche la Turchia e l’Armenia inizieranno a negoziare, ciò sarà vantaggioso anche per la Georgia. Il mio Paese è un alleato dell’Occidente e offre la possibilità di utilizzare il suo territorio per i trasporti, il che è vantaggioso per tutto il Caucaso meridionale.

Considerando il quadro che mi ha presentato, devo chiederle se ha la sensazione che il partito al governo abbia spinto per l’adozione della legge a causa di una pressione esterna da parte della Russia. Potrebbe essere stato proposto qualcosa in cambio?
Il problema più grande quando ricevo questa domanda è che non si tratta della pressione del Cremlino, che è sempre presente come comportamento nei confronti della Georgia. C’è pressione attraverso l’occupazione, la militarizzazione, l’uccisione della nostra gente. Vediamo che la democrazia è in declino e il linguaggio ostile nei confronti del nostro popolo, dei nostri amici e alleati è in aumento. La Russia sta cercando di polarizzare le persone ad un livello tale per cui non possiamo parlare, e questo è vantaggioso solo per la strategia geostrategica della Russia. Ci tengo a ribadirlo: la debolezza della Georgia è vantaggiosa solo per la Russia. Non escludo quindi che ci sia qualcosa dietro, ma le politiche di polarizzazione, inimicizia e disinformazione stanno favorendo solo un Paese.


Foto copertina: Tbilisi proteste contro Ivanishvili. @OpinioJuris