Cina-Taiwan: una controversia infinita per raggiugere la “One China”


La controversia riguardante lo status politico di Taiwan ed il difficile rapporto con la Cina ha radici lontane. Storia, evoluzione e scenari geopolitici. 


La controversia riguardante lo status politico di Taiwan1 e il difficile rapporto con la Cina ha radici lontane a partire dal 1623, anno dell’arrivo dei colonizzatori olandesi, alla ricerca di una base per il commercio con il Giappone e le aree costiere della Cina. Gli olandesi, trovarono l’isola già abitata dagli aborigeni taiwanesi ma, seppur in numeri minimi (1500 circa), erano già presenti sull’isola anche dei cinesi. Nel 1626, anche gli spagnoli e i loro alleati si stabilirono a Taiwan precisamente sulla costa nord-orientale vicino a Keelung che occuparono fino al 1642, quando furono sconfitti dalla forza congiunta olandese-aborigena. Nel 1661, mentre in Cina si era instaurata la dinastia Qing, alcuni lealisti della dinastia precedente, la dinastia Ming, tra cui il più famoso Koxinga, guidarono una flotta navale per espellere gli Olandesi da Fort Zeelandia. Vi riuscirono, istaurando un governo pro-Ming sull’isola: nacque così il regno di Tungning, il primo regime cinese Han a comandare su Taiwam, dal 1661 al 1683.

La storia della RDC

Il Regno di Tungning, durato dal 1661 al 1683, fu il primo governo cinese a dominare Taiwan. Nel 1683 , dopo la battaglia di Penghu2, Zheng Keshuang, nipote ed erede di Koxinga, accettò la richiesta dei Qing di arrendersi, ed il suo regno fu incorporato nella dinastia Qing come parte della provincia di Fujian

La dinastia Qing governò Taiwan come una prefettura e nel 1875 divise l’isola in due prefetture, nord e sud. I Qing tentarono di proteggere i diritti terrieri degli aborigeni, ma cercarono anche di trasformarli in sudditi che pagassero le tasse.

Nel 1885, l’isola fu trasformata in una provincia cinese a sé stante per accelerare lo sviluppo di questa regione.

Come conseguenza della Prima guerra sino-giapponese, il 17 aprile del 1895 Taiwan e le Penghu furono cedute con il  Trattato di Shimonoseki dalla dinastia Qing al Giappone che dominò l’isola per 50 anni fino alla sua sconfitta nella seconda guerra mondiale. La perdita di Taiwan ad opera della dinastia Qing, ha scaturito un punto di unione per il movimento nazionalista cinese negli anni che seguirono, durante il dominio giapponese.

Alla fine della seconda guerra mondiale, nell’isola si ristabilì nuovamente un governo cinese. La Repubblica di Cina (RDC)3 rivendicava la sovranità sull’isola in base all’ex-amministrazione della dinastia Qing, alla Dichiarazione del Cairo, alla Dichiarazione di Potsdam4 e dell’Atto di resa giapponese, ma questa rivendicazione negli anni successivi fu contestata dai gruppi favorevoli all’indipendenza a causa delle diverse valutazioni circa la legalità dei suddetti documenti. Con la fine della guerra civile cinese nel 1949, il governo della RDC si ritirò a Taipei e mantenne il controllo sull’arcipelago delle Isole Matsu. Il 1 ottobre 1949 nella Cina continentale fu istituita la Repubblica Popolare Cinese (RPC)5, che rivendicava di essere il legittimo successore della RDC.

Da quando la RDC perse il suo seggio alle Nazioni Unite in qualità di rappresentante della Cina nel 1971, sostituita dalla Repubblica Popolare Cinese (RPC), la maggior parte degli stati sovrani hanno spostato il loro riconoscimento diplomatico alla RPC, riconoscendo che quest’ultima è la sola rappresentante legittima di tutta la Cina.

La controversia “infinita” tra la RPC e la RDC

La controversia tra la RPC e la RDC è imperniata sulla questione se Taiwan, le Penghu, Kinmen e le Matsu debbano rimanere effettivamente indipendenti come territorio della Repubblica di Cina, diventare unificate ai territori ora governati dalla Repubblica Popolare Cinese (RPC) oppure dichiarare formalmente l’indipendenza e diventare la Repubblica di Taiwan. La controversia sullo status politico della Repubblica di Cina è incentrata quindi sulla legittimità della sua esistenza come stato sovrano e sul suo riconoscimento da parte della comunità internazionale.

La RDC, attualmente nota come Taiwan o Formosa6 è ad oggi uno Stato de facto costituito dal gruppo di isole di Formosa, Pescadores, Quemoy e Matsu, ma che nella sua costituzione rivendica anche la Cina continentale e la Mongolia Esterna.

Non è in alcun modo riconosciuta come stato indipendente né dalla Repubblica Popolare Cinese (RPC) né dagli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU7, Russia, Regno Unito e Francia), nonché dal Canada e dagli altri paesi dell’Unione Europea, anche se Taiwan intrattiene rapporti di collaborazione e di commercio arrivando ad essere riconosciuta da 17 stati in tutto il mondo (Belize, Città del Vaticano, Guatemala, Haiti, Honduras, Kiribati, Isole Marshall, Nauru, Nicaragua, Palau, Paraguay, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone, Swaziland, Tuvalu.

La capitale ufficiale della RDC è Nanchino, che si trova però nel continente, per cui la capitale provvisoria è Taipei8.

Nelle organizzazioni internazionali, come quelle sportive, di cui la RDC è parte ci si riferisce ad essa come Cina Taipei o semplicemente Taipei, a causa dei problemi diplomatici con la RPC che vi si riferisce come “provincia separatista di Taiwan”.

Punti di forza e punti di debolezza di Taiwan

Taiwan di fatto “non esiste”, sono molti i Paesi che hanno deciso di terminare i rapporti diplomatici con Taipei, come il Burkina Faso ed El Salvador ultimo in ordine di tempo ad aver rotto i rapporti con l’isola per rientrare nell’orbita di Pechino e godere dei benefici economici derivanti dalla nuova via della seta.

L’isolamento diplomatico, priva a Taiwan l’accesso alle organizzazioni internazionali e alle Nazioni Unite.

Sul fronte economico c’è da dire che Taipei sta conservando il suo vantaggio tecnologico (che di recente ha dimostrato di avere un peso notevole anche grazie al caso Zte) nella produzione di microprocessori di cui Taiwan è uno dei maggiori produttori insieme agli Stati Uniti e alla Corea del Sud. Anche per quanto concerne la produzione di semiconduttori, il colosso mondiale Taiwan semiconductor manufacturing company (TSMC)9, ha garantito di rimanere nella sede nel Hsinchu Science Park di Hsinchu, contrariamente a molte altre industrie dell’isola che hanno investito in maniera massiccia nella Cina continentale, come per esempio Foxconn, che produce telefoni per Apple e Samsung.

Gli Usa dalla parte di Taiwan

In questo scenario, per certi versi assurdo c’è il comportamento del presidente americano Trump nei confronti della Cina e di Taiwan, infatti la politica del presidente statunitense è apprezzata a Taipei, visto che ha rafforzato i legami tra gli Stati Uniti e Taiwan, scegliendo di fatto la cosiddetta politica di “contenimento”. Taipei cerca, in un ambiente perlopiù ostile, di trovare un suo posto nel gioco regionale. Protetta di fatto dagli Stati Uniti, ha anche intessuto legami stretti con il Giappone, nel caso in cui gli statunitensi, con o senza Trump, decidessero un giorno di ritirarsi dalla zona asiatica e del Pacifico.

Taiwan segue con altrettanta attenzione, le grandi manovre a proposito della Corea del Nord, che potrebbero influenzare la sicurezza regionale, a cominciare dall’impegno degli Stati Uniti.

Nella partita tra Usa e Cina, Taiwan gioca un ruolo determinante; i contatti tra Washington e Taipei possono essere tradotti come una leva per indispettire la Cina, mentre l’Unione Europea conferma e legittima le rivendicazioni di Pechino, attraverso il documento che i membri di altissimo livello dell’Ue hanno firmato nel mese di luglio alla presenza del primo ministro cinese, Li Keqiang, in cui viene ribadito che “l’Unione europea riconferma la sua One China policy”. Una chiara legittimazione della posizione cinese, da parte dell’Ue in un momento delicato in cui Pechino fa dichiaratamente pressing contro chiunque non si allinei.

Il Ministro degli Affari continentali di Taiwan, Chen Ming-tong, il 16 luglio ha chiaramente espresso il desiderio di ricevere supporto dagli americani, sono stati infatti effettuati da parte del Ministro alcuni incontri con funzionari governativi statunitensi attraverso un tour di nove giorni a Washington.

E’ importante sottolineare che gli Stati Uniti, sostengono ufficialmente la cosiddetta “One-China policy”10, ossia il riconoscimento di una sola Cina anche se la questione relativa all’interpretazione del cosiddetto “Consensus” del 1992 si fonda per gran parte sulla base delle interpretazioni diverse date dai rispettivi governi e anche dagli Stati Uniti dove l’allora presidente dell’American Institute di Taiwan, Raymond Burghardt, affermava che durante il dialogo tra la Cina e Taiwan “C’era una lingua nei fax che si sovrapponeva e un linguaggio che differiva”. Quindi Taiwan e Cina hanno accettato di condurre un dialogo basato sulle loro dichiarazioni scritte in quei fax. “Questo è quello che è successo, niente di più o niente di meno”, dichiarò Burghardt, aggiungendo che il KMT11 ha definito questo “Consenso del 1992”, confuso e fuorviante.

C’è da evidenziare anche che Burghardt, è considerato l’unico funzionario USA ad aver espresso una posizione sull’esistenza del “Consensus” del 1992.

Il consenso tra l’altro è stato descritto da Lee Teng-hui, presidente della ROC tra il 1988 e il 2000, come “consenso senza consenso” sulla definizione di “One China”.

La posizione degli Stati Uniti è stata comunque recentemente rimarcata durante una telefonata dello scorso febbraio tra capi di stato e poi durante la visita di Trump a Pechino, dopo l’incontro con Xi Jinping12.

Eppure, Washington mantiene con l’isola stretti contatti, che si estendono anche sotto l’aspetto dei rifornimenti militari che giungono a Taiwan.

Sul fronte cinese, arriva una chiusura totale al rapporto tra Usa e Taiwan: “Ci opponiamo fermamente a qualsiasi legame formale tra Stati Uniti e Taiwan”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying : “Ci auguriamo che gli Stati Uniti possano gestire adeguatamente le questioni relative a Taiwan, per intraprendere azioni concrete e sostenere il quadro generale delle relazioni Cina-Usa”, ha ribadito il portavoce cinese.

Il Presidente Xi, in merito al caso Taiwan, ha recentemente parlato delle due sponde dello Stretto durante una riunione a porte chiuse con l’ex vice presidente taiwanese Lien Chan a Pechino, affermando che l’unificazione pacifica di Cina e Taiwan deve essere raggiunta. Il ministro cinese degli Affari di Taiwan, Liu Jieyi, invece ha più volte accusato gli Stati Uniti di giocare la “carta Taiwan” contro la Cina: per esempio lo ha fatto dopo che gli Stati Uniti hanno firmato il Taiwan Travel Act13, che promuove incontri e visite negli Stati Uniti e di funzionari taiwanesi di alto rango funzionari, e viceversa.

La riunificazione di Pechino entro il 2050

Pechino è fermamente convinta di riprendersi Taiwan entro il 2050, l’anno dopo il centenario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. La “piena riunificazione” con l’isola rientra infatti nei compiti da assolvere per completare il “risorgimento della nazione”. Questo processo, che sancirebbe il ritorno della Cina alla gloria dell’epoca imperiale, dovrebbe concludersi nel giro di 30 anni.

Sin dall’epoca imperiale, Taiwan ha sempre avuto un valore strategico per il potere centrale cinese. L’isola, che dista solo 180 chilometri dalla Cina continentale, è oggi percepita da Pechino sia come una barriera a protezione della costa, sia come una minaccia alla sicurezza del Paese qualora cadesse in mani nemiche.

Zhang Wenmu, Professore presso il Centro di Studi Strategici dell’Università di Beihang, sostiene che l’area tra le isole di Formosa e Hainan formerebbe una fascia protettiva per la florida economia sudorientale del paese. La riunificazione di Taiwan inoltre amplierebbe la portata dell’assertività militare di Pechino nel Mar Cinese Meridionale, bacino d’acqua di cui Pechino rivendica la sovranità per circa il 90%. Le problematiche con il Giappone, la presenza Usa nelle Filippine e il complesso rapporto con Taipei ostacolano di fatto l’accesso della Repubblica Popolare Cinese all’Oceano Pacifico.

La riunificazione, avrebbe anche un forte impatto sull’identità nazionale della RPC e l’evento si tradurrebbe nel successo del Partito comunista, a cui il Kuomintang ha impedito di prendere Formosa nel 1949, facendone il proprio rifugio e poi la sede della Repubblica di Cina.

Insomma, per Pechino riconquistare Taiwan significa restituire la grandezza imperiale all’odierna Cina.

Taiwan non è disposta alla riunificazione, ma allo stesso tempo sa che annunciando ufficialmente la sua indipendenza potrebbe innescare la reazione della RPC. Non solo economica (la Cina continentale è il primo partner commerciale taiwanese), ma anche militare. Durante la più recente sessione dell’Assemblea nazionale del Popolo, Xi Jinping ha dichiarato che qualunque tentativo di mettere in discussione la politica della “One China” è destinato a fallire, incontrando la “punizione della storia”.

Pechino, con il suo progetto di riunificare la Cina preferirebbe però vincere senza combattere, in quanto un conflitto sarebbe problematico per entrambe le parti. Una guerra con Taiwan sarebbe disastrosa anche per la potenza militare taiwanese e per il rischio di un sicuro coinvolgimento degli Stati Uniti contro la Cina.


Note

1Taiwan, La Repubblica di Cina (RDC) 中華民國 comunemente nota come Taiwan o Formosa è uno Stato de facto costituito dal gruppo di isole di Formosa, Pescadores, Quemoy e Matsu, ma che nella sua costituzione rivendica anche la Cina continentale e la Mongolia Esterna.

2Le isole Penghu (澎湖群島T) o isole Pescadores (dal portoghese “pescatori”), sono un arcipelago al largo della costa occidentale di Taiwan nello stretto di Formosa. L’arcipelago consiste in 90 piccole isole e scogli che coprono un’area di 141 chilometri quadrati. L’intero arcipelago costituisce la contea di Penghu sotto la provincia di Taiwan, mentre le altre piccole isole più a nord a ridosso della costa cinese costituiscono la contea di Lienchiang della provincia del Fujian.

3Repubblica di Cina (RDC), entità politica distinta formata da Taiwan, le Penghu, Kinmen e le Matsu. Non è riconosciuta né dalla Repubblica Popolare Cinese (RPC) né dagli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU (Stati Uniti, Russia, Regno Unito e Francia), nonché dal Canada e dagli altri paesi dell’Unione Europea. A oggi intrattiene rapporti di collaborazione e di commercio con 17 stati in tutto il mondo.

4 Secondo la Dichiarazione del Cairo, la Dichiarazione di Potsdam e altri documenti di diritto internazionale del tempo di guerra, il Giappone doveva infatti restituire alla Cina i territori che gli erano stati sottratti. Il Governo cinese di allora aveva proclamato la propria sovranità e rafforzato la propria giurisdizione sull’Arcipelago, dando nomi alle varie isole, pubblicando le relative mappe, designando distretti ammnistrativi, stanziandovi basi militari. Per diversi decenni dopo la fine della Guerra nessun paese aveva mai posto obiezioni circa l’appartenenza dell’Arcipelago alla Cina, anzi, molti paesi, inclusi alcuni importanti paesi occidentali, avevano provveduto a segnalare l’Arcipelago come territorio cinese sulle proprie mappe

5 Repubblica Popolare Cinese (中華人民共和國) è uno Stato sovrano situato nell’Asia orientale e il più popolato del mondo, con una popolazione di oltre 1,385 miliardi di persone. La Cina è una Repubblica popolare in cui il potere è esercitato dal solo Partito Comunista Cinese (中国共产党). Il governo ha sede nella capitale Pechino (北京首都) ed esercita la propria giurisdizione su ventidue province (省), cinque regioni autonome (自治区), quattro municipalità direttamente controllate 直辖市 (Pechino 北京, Tientsin 天津, Shanghai 上海 e Chongqing 重庆) e due regioni amministrative speciali 特别行政区 (Hong Kong 香港 e Macao 澳门) parzialmente autonome.Taiwan rappresenterebbe la ventitreesima provincia

6Formosa (in portoghese: la Bella) è il nome dato dai portoghesi attorno alla metà del XVI secolo all’isola dell’Estremo Oriente situata tra il mar Cinese Orientale e il mar Cinese Meridionale, oggi indicata come Taiwan anche per designare la Repubblica di Cina, anche se in realtà il territorio di quest’ultima è più vasto, comprendendo gruppi di isole minori come le Penghu (Pescadores), le Kinmen (Quemoy) e le Matsu.

7L’Organizzazione delle Nazioni Unite, in sigla ONU, spesso abbreviata in Nazioni Unite, è un’organizzazione intergovernativa a carattere internazionale. All’organizzazione, nata il 24 ottobre 1945 sulla scia della vecchia Società delle Nazioni, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, con l’entrata in vigore dello Statuto delle Nazioni Unite, aderiscono 193 Stati del mondo sul totale dei 196 riconosciuti sovrani.

8Taipei ( 台北市) è la capitale e la maggiore città (2.606.151 abitanti) di Taiwan dopo Nuova Taipei. Posta all’estremità settentrionale dell’isola, è una municipalità speciale amministrata direttamente dalla Repubblica di Cina (nota come Taiwan). È il centro del commercio, del governo e della cultura di Taiwan. Le principali attività economiche sono incentrate su industrie chimiche, farmaceutiche, metallurgiche, siderurgiche, meccaniche, chimiche, elettrotecniche, elettroniche, tessili, alimentari, editoriali, della carta e della costruzione di navi e motociclette.

9Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, Limited (TSMC) è la più grande fabbrica indipendente di semiconduttori al mondo, con sede principale nel Hsinchu Science Park di Hsinchu, Taiwan. Molte imprese fabless ad alta tecnologia, come: Applied Micro Circuits Corporation, Qualcomm, Altera, Broadcom, Conexant, Marvell, AMD, Apple, Nvidia e VIA sono clienti di TSMC. Anche alcune società proprietarie di impianti di produzioni come Intel commissionano parte della produzione a TSMC.

10 One-China policy, si tratta di una politica che afferma l’esistenza di un solo paese della Cina, nonostante ci siano due governi, la Cina (ufficialmente la Repubblica popolare cinese) e Taiwan (ufficialmente la Repubblica di Cina), con il nome ufficiale della Cina.

11Il Kuomintang abbreviato in KMT (中國國民黨T) “Partito Nazionalista Cinese”, è un partito politico taiwanese, fondato in Cina nel 1912, governò gran parte della Cina, sotto la guida di Chiang Kai-shek, dal 1928 fino al 1949. Dal 1949 il partito è presente solo nella Repubblica di Cina (Taiwan). La translitterazione in caratteri latini del termine, praticata innanzitutto dal partito stesso è Kuomintang, basata sulla trascrizione della pronuncia cinese secondo il sistema Wade-Giles.

12Xi Jinping, politico cinese, Segretario Generale del Partito Comunista Cinese dal 15 novembre 2012 e Presidente della Repubblica popolare cinese dal 14 marzo 2013. La sua nomina a segretario avvenne al termine del XVIII Congresso del partito comunista del 2012. In tale occasione venne anche eletto capo della Commissione militare centrale del Partito Comunista Cinese (PCC). Cfr. Xi Jinping, Presidente a vita.

13Il Taiwan Travel Act è un atto del Congresso degli Stati Uniti. Passato il 28 febbraio 2018, è stato firmato in legge dal presidente Donald Trump il 16 marzo 2018. Come seguito del Taiwan Relations Act, il disegno di legge consente agli alti funzionari degli Stati Uniti di visitare Taiwan e viceversa.

Copertina: Jiufen, New Taipei City, a popular destination for Chinese tourists in Taiwan. Photo: Shutterstock

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