Nel 2022, la NATO ha inserito per la prima volta la Repubblica Popolare Cinese nel suo Concetto Strategico. I cambiamenti dello scenario internazionale e la crescita economica, militare e tecnologica cinese, hanno modificato le priorità dell’Alleanza Atlantica. La Cina è descritta come un rivale per i Paesi occidentali. Come sono cambiati i rapporti tra la NATO e la RPC?
A cura di Martina Migliorisi
Una nuova sfida
Nel Concetto Strategico NATO 2022, il documento che riporta obbiettivi, interessi e sfide dell’Alleanza Atlantica, è stata citata per la prima volta la Repubblica Popolare Cinese. La crescita della Cina è stato uno dei cambiamenti più importanti degli ultimi decenni, che continuerà ad esercitare pressioni sul sistema internazionale per molti anni a venire. Il Paese ha registrato notevoli progressi nel campo dell’economia e della tecnologia, ed aspira a un ruolo di primo piano nel XXI secolo. La Cina è il vero game-changer nelle relazioni internazionali contemporanee. Mentre i precedenti documenti della NATO davano priorità al Medio Oriente, al Nord Africa e al Sahel come aree da monitorare a causa dei conflitti regionali e della paura degli attori non statali, nel Concetto Strategico 2022 queste regioni sono a malapena menzionate e non si trovano al centro dell’attenzione dell’Alleanza. Ciò esemplifica come le priorità della NATO siano cambiate, facendo spazio alla principale preoccupazione dell’Alleanza, la Cina. [1]
Il potere militare
Questo spostamento degli equilibri internazionali verso l’Indo-Pacifico è dovuto anche al fatto che, parallelamente alla crescita economica e tecnologica, la RPC ha sperimentato un rapido progresso nel campo militare. Negli ultimi 30 anni, le spese per la difesa della Cina sono aumentate notevolmente. Infatti, le forze armate cinesi sono attualmente sottoposte ad ampie riforme, tutte sotto la direzione del Segretario Generale del Partito Comunista Xi Jinping. Xi, che presiede la Commissione militare centrale, ha l’ultima parola su tutte le questioni militari grazie al rafforzato “Sistema di responsabilità del presidente”, ed è anche il primo leader cinese ad essere a capo del partito, del governo e dell’esercito.[2]
Secondo il Dipartimento della Difesa USA, nel 2021, la Marina militare cinese è diventata la più grande del mondo, con oltre 350 navi e sottomarini. La Marina cinese, che comprende la Shandong, la prima portaerei costruita in casa, dà al Paese la capacità di condurre operazioni a lungo termine di proiettare il potere lontano dai suoi confini. Per quanto riguarda il nucleare, dal 2005 al 2023, 45 dei 55 reattori nucleari totali cinesi sono stati resi operativi, e altri 26 sono previsti entro il 2029. Oltre agli impianti nucleari costruiti in Cina, il governo di Xi Jinping vanta sei impianti (di cui due in costruzione) in Pakistan, un impianto concordato in Argentina, e altri ancora in fase di discussione con alcuni stati in Medio Oriente.[3] Si prevede che entro cinque anni la RPC avrà 200 o più missili balistici intercontinentali, e un notevole assetto di missili a raggio intermedio. La Cina sta anche investendo in droni contemporanei, armi ipersoniche e missili supersonici da crociera. Le forze militari cinesi hanno aumentato notevolmente le loro competenze in campo nucleare e le capacità in una serie di domini oltre a quello marittimo, tra cui lo spazio, il cyber e lo spettro elettromagnetico.[4]
La preoccupazione per la crescita cinese dei membri della NATO si evince da quanto dichiarato nel Concetto Strategico 2022. La Cina sfida gli interessi, i valori e la sicurezza dell’Alleanza, il Paese utilizza strategie poco chiare, e le sue operazioni ibride e cibernetiche minacciano la sicurezza degli Alleati. Nonostante le accuse alla RPC da parte dei paesi NATO, gli Alleati si dichiarano disponibili a costruire relazioni trasparenti con il Paese.[5] Inoltre, per contenere ilo governo di Xi, la NATO sta cercando di rafforzare i suoi partenariati con nazioni alleate nell’Indo-Pacifico: Giappone, Australia, Corea del Sud e Nuova Zelanda.
Una strategia in evoluzione per una relazione complessa
Il cambiamento nel modo in cui i Paesi della NATO guardavano alla Cina è stato reso evidente per la prima volta con il famoso “Pivot to Asia” dell’amministrazione Obama negli anni 2010. Con questa strategia di politica estera gli Stati Uniti hanno spostato la loro attenzione dall’Europa e dal Medio Oriente al Sud-Est asiatico. La strategia seguiva un approccio cosiddetto “engage but hedge”, approfondendo le relazioni degli USA con la Cina, ma cercando allo stesso tempo di contenere la sua crescita. Anche per Biden è riconosciuto che la Cina sia l’unico rivale in grado di sconvolgere l’equilibrio dell’ordine internazionale. In risposta alla crescente aggressività della Cina, anche altri partecipanti all’Alleanza Atlantica hanno dichiarato il desiderio di intraprendere un’azione più incisiva. Ad esempio, i documenti strategici pubblicati di recente da Germania e Francia hanno sottolineato l’importanza della regione Indo-Pacifica per la sicurezza e la stabilità transatlantica e l’importanza cooperazione con le nazioni della regione. Il tema ha ricevuto anche il sostegno dell’Unione Unione Europea, che ha pubblicato una strategia per l’Indo Pacifico.
Un punto critico quando si parla delle relazioni tra Cina e Paesi NATO emerge guardando la situazione nel Mar Cinese Meridionale, che bagna diversi Paesi del Sud-Est Asia e su cui la Cina vuole esercitare sempre più potere. Pechino, temendo di perdere il controllo nell’area, sta già seguendo con ansia gli sviluppi del Dialogo Quadrilaterale sulla Sicurezza tra Stati Uniti, Giappone, Australia e India. L’accordo raggiunto da Australia, Regno Unito e Stati Uniti (AUKUS) per una nuova partnership di sicurezza, che prevedeva l’assistenza angloamericana per lo sviluppo di una flotta australiana di sottomarini a propulsione nucleare, è stato aspramente criticato dalla parte cinese nel settembre 2021.[6] Pechino è fermamente convinta che la presenza militare degli Stati Uniti nella regione miri a ostacolare in modo significativo l’ascesa della Cina e interferire con la sovranità cinese, in particolare in relazione al caso di Taiwan e nei mari a est e a sud della Cina. Anche altri Paesi NATO, tra cui Francia, Regno Unito e Canada, stanno conducendo operazioni navali per frenare l’espansionismo cinese, in stretto coordinamento con il Giappone.
Leggi anche:
Inoltre, a causa dell’importanza geopolitica e economica di Taiwan in qualità di produttore di semiconduttori, le continue intimidazioni e i ricatti della Cina nei confronti dell’isola potrebbero presto sfociare in una delle più gravi crisi militari dalla fine della Guerra Fredda. Un’altra iniziativa NATO nel contarsto all’ascesa cinese che preoccupa particolarmente Pechino è l’intenzione dell’Alleanza di aprire un ufficio a Tokyo, in Giappone.[7] La sede asiatica consentirebbe di condurre consultazioni periodiche con il Giappone e con partner chiave della regione come la Corea del Sud, l’Australia e la Nuova Zelanda. Per ora però, è solo un progetto, a cui tra l’altro, nell’estate 2023, Macron si è opposto per non deteriorare i rapporti con la Cina.
La NATO guarda con sospetto anche alla penetrazione economica cinese nell’area transatalntica e alla sua crescente influenza in Medio Oriente e Africa. In aggiunta, a preoccupare i Paesi NATO è anche il rapporto tra Cina e Russia. In seguito alla guerra in Ucraina, Pechino ha esteso la sua cooperazione con Mosca, ad esempio in ambito energetico. La Cina a sua volta invece, vede la NATO come un’alleanza ancora permeata dalla mentalità della guerra fredda, e accusa i paesi occidentali di parlare di minaccia cinese senza che questa minaccia effettivamente esista.[8]
Rimangono alcune divergenze tra i Paesi NATO. Gli USA e il Regno Unito hanno individuato nella RPC il loro prinicpale competitor, ma alcuni Paesi europei preferiscono guardare più alla Russia di Putin e altri ancora al Nord Africa e al Medio oriente. Nonostante gli interessi dei Paesi siano diversi però, con il Concetto Strategico 2022 e i recenti sviluppi la Cina emerge chiaramente come rivale dal punto di vista dell’Alleanza Atlantica.
Note
[1] Gilli A., Gilli M., Grgić G., Henke M., Lanoszka A., Meijer H., Scaglioli L., Silove N., Simón L. and Smeets M., “Strategic Shifts and NATO’s new Strategic Concept”, NDC Research Paper 24, 2022
[2]B. Gallelli., “La Cina di oggi in otto parole”, Bologna, Il Mulino, 2021
[3] N. Bruseghin, “La Cina nucleare: una nuova potenza”, Geopolitica.info, 19 Gennaio 2024
[4] G. E. Connolly, “The Rise of China: implications for global and euro-Atlantic security”, General Report, 2020
[5] NATO 2022 Strategic Concept
[6] A. Dell’Era, “Le relazioni tra NATO e Cina, quali prospettive?” Geopolitica.info, 6 Maggio 2022
[7] K. Moriyasu, R. Miki, T. Tsuji, “NATO to open Japan office, deepening Indo-Pacific engagement”, NikkeiAsia, 3 Maggio 2023
[8] Gilli A., Gilli M., Grgić G., Henke M., Lanoszka A., Meijer H., Scaglioli L., Silove N., Simón L. and Smeets M., “Strategic Shifts and NATO’s new Strategic Concept”, NDC Research Paper 24, 2022
Foto copertina: Nato e Cina