2 agosto 1980 ore 10:25, nella sala d’aspetto della stazione di Bologna Centrale esplode un ordigno contenuto in una valigia abbandonata, uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200. È uno degli atti terroristici più gravi del secondo dopoguerra.
2 agosto 1980 strage di Bologna
È uno degli atti terroristici più gravi del secondo dopoguerra. L’esplosione, che si sente nel raggio di molti chilometri, causa il crollo di un’ala intera della stazione, investendo in pieno il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario e il parcheggio dei taxi antistante[1].
Pertini: “Signori, non ho parole”
La città si trasformò in una gigantesca macchina di soccorso e assistenza per le vittime, i sopravvissuti e i loro parenti.
I vigili del fuoco dirottarono sulla stazione un autobus, il numero 37, che si trasformò in un carro funebre.
E’ lì che vennero deposti e coperti da lenzuola bianche i primi corpi estratti dalle macerie.
Alle 17,30, il presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò in elicottero all’aeroporto di Borgo Panigale e si precipitò all’ospedale Maggiore dove era stata allestita una delle tre camere mortuarie. Incontrando i giornalisti Pertini non nascose lo sgomento: “Signori, non ho parole” disse, “siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”[2].
Le prime indagini
Nell’immediatezza dell’attentato la posizione ufficiale del governo della Repubblica Italiana, allora presieduto da Francesco Cossiga, sulla base dei primissimi rilevamenti della Polizia di Stato fu quella dell’attribuzione dello scoppio a cause fortuite, ovvero all’esplosione di una vecchia caldaia sita nel sotterraneo della stazione. A seguito dei rilievi svolti e delle testimonianze raccolte sul posto apparve chiara la natura dolosa dell’esplosione, rendendo palese una matrice terrorista; ciò contribuì a indirizzare le indagini nell’ambiente del terrorismo nero[3].
I depistaggi
Ai magistrati giunsero notizie e segnalazioni in base a cui i sospetti dovevano essere indirizzati oltre confine. L’ipotesi scaturita da quelle indicazioni era quella di un complotto internazionale che coinvolgeva terroristi stranieri e neofascisti italiani latitanti all’estero con collegamenti in Italia[4].
In seguito ad una segnalazione dei servizi segreti, fu ritrovata una valigetta contenente lo stesso tipo di esplosivo, armi e biglietti aerei per l’estero, scattò l’operazione “Terrore sui treni”. L’operazione però si dimostrò un falso del gruppo deviato del SISMI
Ci furono anche altri tentativi di depistaggio, come il falso rapporto con pista austriaca (arrivati in Italia in camper per poi ripartire dopo aver messo la bomba), o la Pista libanese, o la pista francese con collegamento con Affatigato (legato agli ambienti della destra estrema) e la Pista europea.
Parla Cossiga
Il 15 marzo 1991, Cossiga ammette di essersi sbagliato a definire «fascista» la strage alla stazione di Bologna. Dopo la dichiarazione del 1980, poi ritrattata da Cossiga, venne abbandonata la pista libica, sostenuta fin dall’inizio da Giovanni Spadolini[5], per puntare solo su quella neofascista. Come già in altre occasioni, ci furono affermazioni, depistaggi, piste vere e false, tipiche di altri tragici avvenimenti della cosiddetta strategia della tensione.
L’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980 ha sempre sostenuto che, come in altre stragi analoghe, chi posizionò la bomba era solo un esecutore di ignoti mandanti. Il presidente dell’Associazione, Paolo Bolognesi, ha affermato che essi vanno cercati nelle istituzioni dell’epoca e in gruppi come la P2. Afferma, inoltre, che Licio Gelli diede 10 milioni di dollari a persone dei servizi segreti e ad appartenenti all’organizzazione Gladio, prima e dopo il 2 agosto 1980[6].
Le responsabilità accertate
Il tribunale riconosce i due terroristi Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, neofascisti appartenenti ai NAR, definitivamente colpevoli, assieme a Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini.
L’11 febbraio 2020 la Procura Generale della Repubblica di Bologna ha chiuso la nuova inchiesta sulla strage contro i presunti mandanti e finanziatori, notificando quattro avvisi di conclusione indagine: Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi oltre agli ex NAR già condannati[7].
Dopo quarantuno anni la strage di Bologna ha una sua verità storica: la strage è fascista. E una sua verità giudiziaria.
I misteri però restano tanti come in tante altre vicende italiane.
Note
[1] https://www.raicultura.it/webdoc/strage-bologna/index.html#fatto
[2] https://www.stragi.it/strage
[3] Carlo Lucarelli, Nuovi misteri d’Italia. I casi di Blu Notte, Torino, Einaudi, 2004.
[4] Sergio Zavoli, La notte della Repubblica, Roma, Nuova Eri, 1992.
[5]https://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/pazienza-gelli/pazienza-gelli/pazienza-gelli.html
[6] https://www.opiniojuris.it/stay-behind-gladio/
[7] https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/02/11/news/strage_di_bologna-248319398/
Foto copertina: Immagine della stazione di Bologna dopo l’attentato del 2 agosto 1980