Africa post pandemica: futuro nel baratro o rigenerazione?


La pandemia in Africa ha lasciato un pesante bilancio di crisi economica e sociale, esacerbate ancora di più dal conflitto russo-ucraino. Complesse le previsioni per il prossimo futuro, tra economia colpita pesantemente, crisi alimentare in peggioramento e problemi di sicurezza sempre più compromettenti.


I lasciti della pandemia

Il World Economic Forum ha dichiarato come nel 2020 l’Africa sub-sahariana abbia sperimentato la peggiore performance economica mai registrata con un tasso di crescita pari al -1,9%. Con una diminuzione del 16% degli investimenti diretti esteri nel continente, le conseguenze della pandemia stanno dimostrando il loro impatto. Chiusure e tentativi di lockdown sono andati a colpire il sistema dell’economia informale su cui si basa la vita della maggior parte dei cittadini africani, venditori o acquirenti che siano. Queste misure hanno impedito, per esempio, l’attività dei mercati di strada, lasciando i produttori con merce invenduta e i consumatori in difficoltà nel reperimento dei beni. Le mancate transazioni hanno colpito i PIL, aumentato l’inflazione e il tasso di disoccupazione. La mancata capacità dei governi nell’adottare misure di protezione nei confronti dei propri cittadini e la presenza di un welfare state non efficiente hanno peggiorato la situazione.
La corsa al contenimento del virus non ha tenuto conto delle strutture sanitarie presenti e delle infrastrutture per lo stoccaggio e il trasporto degli stessi nelle aree periferiche, lasciano la maggior parte degli africani senza accesso al siero. L’ecatombe per i più svariati motivi non si è verificata o non è stata dimostrata. Se siamo quasi alla fine della pandemia, permangono protagonisti come ebola, dengue, malaria e malattie determinate dallo scarso accesso all’acqua potabile.

I governi ne hanno approfittato?

Nel rapporto 2021 Freedom House ha sostenuto come nel periodo pandemico ci sia stata un’inversione globale nella tutela dei diritti non solo in Africa, ma in tutto il mondo. Rimanendo nel continente nero, Human Rights Watch ha denunciato gravi abusi da parte dei governi che, con la scusa del virus, hanno sì proceduto a misure di contenimento e prevenzione utilizzati anche in Europa ma con la variante di arresti arbitrari, violenze sulla popolazione da parte delle forze di sicurezza. Obiettivi principali le persone che manifestavano il loro malcontento nelle piazze, gli oppositori politici e rappresentanti della società civile già in contrasto con le autorità, che sono stati incarcerati e torturati. Numerose le elezioni rimandate con la scusa del virus.

Il 2022 e il futuro dell’Africa.

Nel 2022 il conflitto russo-ucraino dimostra nuovamente l’interdipendenza globale che non lascia scampo nemmeno all’Africa, destinatario delle materie prime prodotte dai due Paesi. La crisi economica, già avviata dalla pandemia, sta ulteriormente peggiorando la crisi alimentare, a causa dell’aumento dei prezzi di gas, petrolio e cereali. Quest’ultima dilaga da anni a causa del cambiamento climatico, lasciando milioni di persone senza accesso al cibo e con un’insofferenza sempre più forte a cui i governi non riescono a dare risposta concreta, spingendo molti tra le braccia dei gruppi armati che infestano i Paesi africani. O ad appoggiare fermamente i colpi di stato che si sono susseguiti tra il 2021 e il 2022, lasciando il potere a chi ha l’apparenza di essere più capace nel risolvere le crisi economiche, securitarie e alimentari.
La pandemia con la conseguente crisi economica e alimentare ha destabilizzato i sistemi politici africani? Se dalla fine degli anni ‘80 il numero e la qualità dei processi elettorali ha visto miglioramenti, il consolidamento della democrazia sembra debba compiere ancora qualche passo.
I sistemi politici non sembrano ancora del tutto solidi e in grado di confrontarsi con le sfide economiche e sociali, lasciando ampi margini di manovra a corruzione, neopatrimonialismo, concentrazione del potere in poche mani e attività sovversive che nell’ultimo periodo sono sfociate in colpi di stato e infiltrazioni di gruppi armati. Lasciando volontariamente da parte la retorica della democrazia in Africa, la pandemia con le sue conseguenze può essere in realtà uno slancio per dare risposte concrete ed efficienti alle sfide già in atto? Certo vicende negative ci sono e i colpi di stato ci sono stati e sono stati fermamente condannati sia dal sistema internazionale che a livello regionale dalla CEDEAO e dall’Unione africana che hanno subito agito con le sanzioni. Ma l’Africa non è solo colpi di stato, ingerenze straniere di qualsiasi tipo che ovviamente non neghiamo. La pandemia ha rallentato l’apertura di quella che sarà la più grande area di scambio al mondo, l’African Continental Free Trade Area (AfCTFA), che secondo le stime della World Bank potrebbe portare fuori dalla povertà circa 30 milioni di persone e generare redditi per un miglioramento economico continentale e dare lo slancio per riforme interne agli stati utili per la crescita. Ci affidiamo alle previsioni.
L’immobilismo con cui è sempre stata descritta l’Africa deve essere dimenticato: le sfide certo sono grandi, ma lo sviluppo di politiche, sia a livello interno che regionale, stavano dando esiti positivi che devono essere coltivati. Di certo il continente non deve essere lasciato solo di fronte alle sfide globali del cambiamento climatico e della crisi economica e non deve essere un attore passivo ma protagonista nel fornire soluzioni efficaci.


Foto copertina: Africa