In Bangladesh le proteste contro il sistema delle quote nel pubblico impiego continuano da inizio luglio. Studenti e giovani di tutto il Paese hanno manifestato contro quella che viene definita una politica ingiusta, che favorisce un certo gruppo: i figli e i nipoti dei ‘combattenti per la libertà’ nella guerra di indipendenza del 1971. Tuttavia, a seguito della dura repressione del governo, le proteste hanno superato le richieste iniziali, evolvendosi in una contestazione più ampia.
Di Martina Biral
Cosa sta accadendo?
Nelle ultime settimane, il Bangladesh ha assistito a una crescente ondata di proteste degli studenti contro il sistema di quote per il settore pubblico, ritenuto fortemente discriminatorio. Le manifestazioni, inizialmente caratterizzate da un pacifico dissenso, sono rapidamente degenerare in scontri violenti. La violenza è scoppiata a inizio luglio quando migliaia di manifestanti contrari alle quote si sono scontrati con i membri dell’ala studentesca affiliata alla Lega Awami, il partito guidato dalla Primo Ministro Sheikh Hasina. Per sedare le manifestazioni la polizia e le forze paramilitari della Guardia di frontiera del Bangladesh sono state dispiegate in tutto il Paese. Il Crisis Evidence Lab di Amnesty International parla però di “forza illegale e mortale nei confronti delle proteste”[1] e riporta un bilancio di circa 200 morti e migliaia di feriti.[2]
Il sistema di assegnazione degli incarichi pubblici
Le manifestazioni sono indirizzate contro una riforma che ripristinerebbe corsie preferenziali per l’impiego nella pubblica amministrazione. La legge, in vigore dal 1972, prevede che il 30% dei posti nel settore pubblico siano riservati ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza del 1971.[3] Questo provvedimento, percepito come favorevole ai sostenitori del partito al potere, era stato sospeso nel 2018[4] a seguito di un decreto governativo e di precedenti manifestazioni di forte protesta. Tuttavia, nel giugno di quest’anno, la Corte Suprema del Bangladesh ha esaminato una petizione presentata dai familiari dei veterani, dichiarando l’illegalità dell’ordine del 2018 e ripristinando il controverso sistema di quote. [5] Gli oppositori del sistema di assegnazione dei posti pubblici lo considerano però elitario e discriminatorio. Questo sistema influisce infatti negativamente su una fascia di popolazione che costituisce quasi un quinto del totale e contribuisce all’elevato tasso di disoccupazione giovanile. Questo viene confermato dai dati governativi che riportano come nell’ultimo anno circa 3.000 posti di lavoro statali fossero disponibili per oltre 340.000 laureati. [6]
La risposta del governo
In risposta alle manifestazioni, il governo è stato costretto a cedere, almeno parzialmente, alle richieste dei manifestanti. Domenica 21 luglio, la Corte Suprema del Bangladesh ha parzialmente accolto le istanze del movimento, respingendo la decisione del 5 giugno. “La Corte Suprema ha dichiarato illegale il verdetto dell’Alta Corte,” ha dichiarato il procuratore generale A.M. Amin Uddin all’agenzia di stampa AFP, [7] spiegando che la nuova sentenza prevede una significativa riduzione delle quote: dal 30% al 5% per i familiari dei combattenti per l’indipendenza dal Pakistan e dal 36% al 2% per altre minoranze. Anisul Huq, Ministro della Giustizia da dieci anni, ha annunciato l’immediata attuazione della sentenza, ma questo non è servito a sedare i disordini. Gli studenti, rispondendo a chi chiede loro di cessare le proteste, sostengono che vi è ora una chiara responsabilità politica da accertare. Richiedono che i responsabili dei recenti atti di violenza siano identificati e puniti. Inoltre, chiedono le dimissioni del Ministro degli Interni, le scuse – o, in alternativa, le dimissioni – della Primo Ministro Sheikh Hasina, il rilascio dei manifestanti arrestati, la riapertura delle università e lo scioglimento della Chhatra League, l’organizzazione giovanile affiliata alla Lega Awami, considerata da molti come un braccio armato studentesco. Nonostante le rassicurazioni del Ministro degli Esteri Hasan Mahmud, che aveva garantito ai diplomatici stranieri che la situazione sarebbe stata presto normalizzata, le proteste, iniziate presso l’Università della capitale, Dhaka, si sono rapidamente estese. Per contenere i disordini e gli scontri, il governo ha dispiegato l’esercito nelle principali città. I report indicano che il numero delle vittime ha superato il centinaio, con circa 200 persone uccise e oltre 2.700 arrestate nelle due principali città, Dhaka e Chittagong. [8] Tuttavia, le informazioni dal Paese giungono frammentate dopo che il governo ha imposto un coprifuoco e un blackout di Internet.
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Le proteste si allargano
Le proteste degli studenti in Bangladesh sono ormai andate ben oltre le richieste iniziali. Quelle che erano iniziate come manifestazioni studentesche per la riforma delle quote si sono trasformate in una rivolta nazionale, con una richiesta diffusa di dimissioni del Primo Ministro Sheikh Hasina. Hasina, 76 anni, figlia del primo presidente e fondatore del Paese, è al potere ininterrottamente dal 2009, attualmente al suo quarto mandato, ottenuto attraverso elezioni che le opposizioni hanno denunciato come truccate. Sotto la sua guida, il Bangladesh ha visto una rapida crescita economica, facendone una delle economie in più rapida espansione a livello globale. Tuttavia, tale sviluppo non è stato uniformemente percepito dalla popolazione, in particolare tra gli studenti. Inoltre, nel gennaio dello scorso anno, il Paese ha ricevuto un prestito di 4,7 miliardi di dollari dal Fondo Monetario Internazionale[9] a seguito di difficoltà nel pagamento delle importazioni energetiche che hanno eroso le riserve di valuta estera, alimentato l’inflazione e acuito la crisi.
La questione delle quote ha rappresentato dunque il catalizzatore di un malcontento preesistente. I recenti scontri sono infatti l’ultima manifestazione di una serie di proteste violente che hanno preceduto le elezioni nazionali di gennaio. Queste manifestazioni sono state promosse sia dagli oppositori della Primo Ministro Sheikh Hasina, che accusano il suo governo di autoritarismo, sia dai lavoratori del settore dell’abbigliamento, che chiedono un miglioramento delle condizioni salariali in risposta a un elevato tasso di inflazione. [10] Inoltre il governo è stato ripetutamente accusato di compromettere i principi democratici del Paese. In molti la accusano di violazioni dei diritti umani, repressione della libertà di espressione e soppressione del dissenso, accuse che il suo partito respinge fermamente.
Il Bangladesh era una polveriera pronta a esplodere, e sembrava solo una questione di tempo prima che una scintilla accendesse le fiamme della ribellione. Quel momento sembra essere arrivato.
Note
[1] Amnesty International, Bangladesh: nuove prove dell’uso della forza mortale contro i manifestanti, 25 luglio 2024. https://www.amnesty.it/bangladesh-nuove-prove-delluso-della-forza-mortale-contro-i-manifestanti/
[2] Ibidem.
[3]Reuters, Bangladesh accepts court ruling to cut state job quotas after unrest, eases curfew, 23 luglio 2024. https://www.reuters.com/world/asia-pacific/after-protests-bangladesh-government-formally-accept-ruling-job-quotas-2024-07-23/
[4]Ibidem.
[5] Ibidem.
[6]Deutsche Welle, Why are Bangladeshi students protesting?, 18 luglio 2024. https://www.dw.com/en/why-are-bangladeshi-students-protesting/a-69701674 [7]Deutsche Welle, Bangladesh top court cuts back job quotas after unrest, 21 luglio 2024. https://www.dw.com/en/bangladesh-top-court-cuts-back-job-quotas-after-unrest/a-69722168
[8]The Kathmandu Post, Bangladesh to accept court ruling cutting job quotas after unrest, 26 luglio 2024. https://kathmandupost.com/world/2024/07/23/bangladesh-to-accept-court-ruling-cutting-job-quotas-after-unrest
[9] Pagine Esteri, Bangladesh. Continuano le proteste degli studenti, i morti sono decine, 19 luglio 2024. https://pagineesteri.it/2024/07/19/asia/bangladesh-proteste-studenti-morti-decine/#:~:text=Il%20Bangladesh%20ha%20ottenuto%20il,di%20tipo%20liberista%20e%20privatizzazioni
[10]The Diplomat, As Protests Erupt, a Rocky Start to Sheikh Hasina’s Fourth Consecutive Term, 18 luglio 2024. https://thediplomat.com/2024/07/as-protests-erupt-a-rocky-start-to-sheikh-hasinas-fourth-consecutive-term/
Foto copertina: proseguono in Bangladesh le proteste degli studenti