Una spinta alla pace fortemente sostenuta dai leader delle due parti in conflitto. L’avanzare dei negoziati nell’indifferenza internazionale. Il ruolo passivo giocato da Unione Europea e Regno Unito. La strada verso la riunificazione di Cipro passa da Atene ed Ankara.
La volontà di compromesso. È la prima volta dall’invasione turca del 1974 che le comunità greco-cipriota e turco-cipriota hanno eletto dei leader moderati che vogliono risolvere la spinosa questione dell’unificazione del Paese. Con il supporto delle Nazioni Unite, Nicos Anastasiades e Mustafa Akinci hanno passato due intensi anni a discutere sulla complessa rete di questioni che dividono le due comunità: il territorio che ognuna occuperà, la nuova struttura costituzionale dello Stato riunificato, il ritorno dei rifugiati greci nelle aree occupate dalla Turchia e la compensazione per le perdite subite. E nonostante le divergenze emerse anche nell’ultimo round negoziale a Ginevra, la volontà delle parti di trovare un compromesso resta forte.
Il disinteresse della Comunità Internazionale. Le principali potenze che tradizionalmente hanno svolto un ruolo preponderante nella questione cipriota, si sono, questa volta, molto disinteressate, investendo una quantità limitata di capitale politico per il raggiungimento di un accordo. Gli Stati Uniti sono nel bel mezzo di una difficile e disordinata transizione presidenziale.
Turchia e Russia sono impegnate nella loro iniziativa di “pace congiunta” in Siria (e nell’area Medio Orientale) e vogliono evitare il coinvolgimento in un problema che sicuramente non considerano prioritario. Dal canto loro, le Nazioni Unite stanno attraversando una fase di transizione, nella quale il nuovo segretario generale, Antonio Guterres, non vuole spendere troppe energie in una risoluzione nella quale avrebbe poca influenza. Il paradosso è che la relativa indifferenza ed il relativo disinteresse della Comunità Internazionale potrebbe aver aperto finalmente la strada ad una soluzione della questione cipriota.
I grandi assenti: Unione Europea e Regno Unito.Nonostante voglia farlo passare come un successo diplomatico, l’Unione Europea ha finora giocato un ruolo marginale nel processo di riconciliazione, considerato il difficile rapporto con la Turchia. Nel piano di pace concordato nel 2004 (e respinto da un referendum), la questione dell’adesione di Cipro all’Unione Europea era strettamente legata allo status di candidato della Turchia. La scorsa settimana, Jean-Claude Juncker e Federica Mogherini hanno offerto poco più di 3 miliardi di euro per finanziare la riunificazione. Anche l’ex potenza coloniale, il Regno Unito (totalmente preso dalla Brexit), è stato in gran parte in silenzio, deferendo la questione ai leader delle due parti, Anastasiades e Akinci.
L’Accordo sullo Stato di Sicurezza di Cipro determinerà il successo dei colloqui. I negoziati tra i leader politici ciprioti e i Ministri degli Esteri delle Potenze garanti (in primis Grecia e Turchia) sono stati bruscamente interrotti, la scorsa settimana, per consentire ad un gruppo di lavoro di funzionari ed esperti di discutere sul futuro stato di sicurezza dell’isola. L’accento posto sulle “garanzie” di sicurezza è senz’altro un elemento di novità dei negoziati, ed è in gran parte dovuto al nuovo approccio della politica estera greca introdotto dal Ministro degli Esteri, Nikos Kotzias. La sua richiesta è che qualsiasi soluzione debba fondarsi sulla cessazione “dello status anacronistico di Cipro quale paese sotto garanzie di sicurezza di una Potenza straniera”. Tradotto: la Grecia acconsentirà ad un piano di riunificazione qualora ci fosse un ritiro completo dei 30.000 militari turchi in stanza a Cipro del Nord. Secondo i media, la posizione di Kotzias lo avrebbe allontanato da Anastasiades, preoccupato di un nuovo stallo nei colloqui.
La strada per la riunificazione passa per Atene e Ankara. Ma l’eccessiva attenzione posta sulla questione Sicurezza rischia di creare un impasse tra Grecia e Turchia. Il contesto politico interno ai due paesi non è particolarmente favorevole ad un accordo. Il governo greco guidato da Tsipras è alle prese con il terzo pacchetto di austerità impostogli da Bruxelles e il presidente turco Erdogan sta cercando di riprendersi dal fallito colpo di stato (e sta progettando la transizione verso un sistema presidenziale fortemente illiberale). Entrambi i leader hanno il sostegno parlamentare di partiti nazionalisti fortemente ostili ad una soluzione politica della questione cipriota ed entrambi i leader hanno estremamente bisogno del loro sostegno. Al momento, quindi, lo scenario più probabile è quello di uno stallo politico tra le due potenze “garanti”, ed è certo che una soluzione sostenibile alla questione cipriota passa per Atene ed Ankara.
Foto in copertina : EastJournal