I rifugiati siriani spesso non godono del primario diritto all’istruzione. Kids Rainbow, organizzazione no-profit, nasce per prevenire una “generazione perduta”. Reportage da Gaziantep
Gaziantep. Sono circa mezzo milione i rifugiati siriani che vivono a Gaziantep, città nel Sud dell’Anatolia, a circa 120km da Aleppo. In poco tempo, la popolazione ha subito un incremento del 20%, a seguito delle enormi ondate di profughi provenienti dalla Siria.
Con lo scoppio del conflitto civile, la Turchia fu il primo paese di destinazione per milioni di siriani in fuga dalla guerra e, ad oggi, è il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati al mondo, quasi 4 milioni, dei quali più di 3,6 milioni sono siriani. [1]
Il governo turco, all’inizio del conflitto, adottò una open door policy verso i rifugiati in fuga dalla Siria, offrendo loro protezione ed assistenza umanitaria.
Soltanto l’1,7% dei rifugiati vive nei centri di accoglienza temporanea, mentre la quasi totalità, circa il 98% di siriani beneficiari di protezione temporanea, vive nelle comunità ospitanti e la parte sud-est della Turchia è particolarmente interessata da questo fenomeno, data la vicinanza con il confine siriano.
Kilis, Hatay, Gaziantep and Şanlıurfa ospitano la più alta percentuale di rifugiati, circa 1,4 milioni, con un incremento della loro popolazione di circa il 20%[2]. Questo ha messo a dura prova le municipalità turche e la loro capacità di erogare i servizi essenziali. L’educazione è uno dei pilastri fondanti per garantire l’integrazione all’interno della società.
L’istruzione e il problema dell’integrazione
Circa la metà dei rifugiati siriani sono bambini, ma solo un ristretto numero ha accesso all’educazione formale in Turchia. Considerato il fatto che, a causa del perdurare del conflitto civile, i bambini non posso andare a scuola all’interno della Siria, l’educazione delle nuove generazioni dipende unicamente da quella fornita dai Paesi ospitanti.
Con circolare 2014/21, il Ministro dell’educazione turco ha introdotto i Centri di Educazione Temporanea, con l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli formali che impedivano ai rifugiati di accedere all’istruzione formale e non formale. All’interno dei centri, l’educazione è fornita in arabo, assieme a corsi intensivi di lingua turca.
Con la progressiva integrazione all’interno delle scuole pubbliche, i centri di educazione sono stati quasi tutti chiusi. Essi nascono da iniziative private: alcuni sono sovvenzionati dal governo turco, con il quale hanno firmato un protocollo, e sono completamente gratuiti; altri, non ricevendo finanziamenti, richiedono delle rette che, seppur basse, sono inaccessibili per la maggior parte delle famiglie siriane.
Sebbene la maggior parte dei bambini sia regolarmente iscritta a scuola, esiste ancora un’alta percentuale che non ha accesso all’istruzione formale.
Per l’anno 2019/2020, il tasso di iscrizione dei bambini siriani sotto protezione temporanea è stato dell’89,27% per la scuola primaria. Tale percentuale cala drasticamente per la scuola secondaria superiore e all’incirca 400.000 bambini non hanno ancora accesso all’istruzione formale. [3] Nella provincia di Gaziantep, soltanto il 58,3% della popolazione in età scolastica è iscritto ufficialmente a scuola. [4] I bambini che non hanno accesso ad opportunità educative rappresentano uno dei gruppi sociali più vulnerabili in Turchia, a rischio di varie forme di sfruttamento e abuso.
La mancata istruzione dei bambini siriani mette in pericolo l’interno futuro della nazione, nonché anche la stabilità e la sicurezza dei paesi ospitanti.
Persistono ancora numerosi ostacoli per l’accesso all’educazione, in primis la barriera linguistica e la diversità dei curriculum scolastici, ma anche difficoltà di tipo economico per le famiglie siriane. Fino al 2016, il governo turco non concedeva permessi di lavoro ai rifugiati siriani e, secondo i dati del 2019, [5] soltanto l’1,5% possiede un regolare permesso lavorativo, mentre il resto è impiegato in lavori informali, spesso con un salario al di sotto di quello minimo.
A ciò si aggiungono ostacoli di tipo burocratico e sociale, in quanto i rifugiati siriani sono causa di tensione con la comunità ospitante. Molto spesso, bambini ed adolescenti siriani subiscono bullismo e/o episodi di razzismo all’interno delle mura scolastiche.
Kids Rainbow
È per far fronte a queste problematiche educative che nasce Kids Rainbow.
Il progetto viene lanciato nel 2015 con lo scopo di fornire un’istruzione più inclusiva per i bambini siriani. Opera a Gaziantep, nel quartiere di Akyol, dove c’è una maggiore concentrazione di famiglie siriane. Inizialmente l’organizzazione no profit era più incentrata a fornire principalmente supporto linguistico, nel tentativo di colmare quella barriera che separava i bambini siriani dalla società ospitante turca, all’interno soprattutto dell’ambiente scolastico.
Dal 2020, l’organizzazione cambia completamente. Mustafa Karali, fotogiornalista siriano ed attivista per i diritti umani, si interessa al progetto e, insieme a sua moglie, Hiba Jahjah, e a un team di volontari siriani e italiani, rilancia il progetto di Kids Rainbow e lo amplia, iniziando ad includere anche volontari internazionali nelle attività di educazione non formale.
Attualmente, oltre a fornire corsi di lingua, si organizzano laboratori di arte, cucina, educazione ambientale e altre attività che possano stimolare la creatività dei bambini e garantire loro una formazione quanto più inclusiva possibile.
Molti bambini, ancora oggi, non vanno a scuola regolarmente.
Centrali sono gli ostacoli di natura economica, dal momento che molte famiglie non dispongono di disponibilità economiche sufficienti. Nella maggioranza dei casi, i siriani sono impiegati in lavori irregolari e sottopagati e molto spesso i figli sono costretti ad abbandonare la scuola e a lavorare per aiutare la famiglia. È il caso di Osman, 13 anni, che non poteva più frequentare le attività di Kids Rainbow perché obbligato a lavorare in fabbrica con lo zio.
Il lavoro minorile continua ad essere un grande problema per la Turchia, nonostante gli sforzi fatti a livello internazionale e nazionale, e i bambini rifugiati siriani rientrano tra i soggetti più vulnerabili.
Come già accennato, un altro grande ostacolo è quello linguistico. Con la chiusura dei Centri di Educazione Temporanea, che fornivano un’istruzione in arabo, i rifugiati siriani sono stati introdotti nelle scuole turche senza aver ricevuto un precedente supporto linguistico.
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“Molti ragazzi abbandonano la scuola perché si sentono frustrati dal momento che per loro è difficile seguire le lezioni e superare gli esami a causa della loro scarsa conoscenza del turco” spiega Nader al-Jarrah, media officer di Kids Rainbow. “A ciò si aggiunge anche un ambiente scolastico ostile: gli insegnanti spesso scoraggiano a proseguire l’istruzione e gli episodi di razzismo tra gli studenti sono numerosi”. Per questo Kids Rainbow mira a coprire questo gap, offrendo lezioni di turco, così come di inglese e anche arabo, dal momento che alcuni bambini sono sanno scrivere né leggere la loro lingua madre. “L’obiettivo delle lezioni di arabo è anche quello di mantenere viva la loro lingua d’origine”.
Al momento offre un’istruzione a 44 bambini, ma conta una lista di attesa di circa 150 bambini, un numero elevato che fa comprendere l’entità del problema all’interno della comunità siriana a Gaziantep. Con lo scoppio della pandemia, l’organizzazione ha dovuto chiudere la struttura ed interrompere le attività, a causa della mancanza di fondi.
L’organizzazione non beneficia di aiuti governativi, ma dipende da donatori privati ed è per questo che è stata da poco lanciata una campagna di crowfounding su GoFund (qui il link per donare: https://gofund.me/45498772).
Kids Rainbow : A new space for Syrian kids – مساحة جديدة لأطفال سوريا
“Sono la generazione futura. Se si riuscirà a ricostruire la Siria, il futuro del Paese dipende da loro.” Conclude Nader.
Alcuni di loro sognano di diventare insegnanti, chef, dottori altri ancora calciatori o poliziotti e attraverso le donazioni si potrà trovare uno spazio capace ad accogliere tutti i bambini e garantire i materiali didattici per le attività, “per garantire uno spazio sicuro per i bambini, per incoraggiare la loro crescita personale, per aiutarli a scoprire ciò che vogliono essere nella loro vita”.
Note
[1] https://www.unhcr.org/tr/en/refugees-and-asylum-seekers-in-turkey
[2] Regional Refugee and Resilience Plan in Response to the Syria Crisis, Gennaio 2020
[3] Ibid
[4] Educational statistics for children_Syria.pdf
[5] https://reliefweb.int/report/turkey/new-policy-better-integrate-refugees-host-country-labor-markets
Foto copertina: Dei bambini giocano per le strade di Gaziantep. Foto di Carola Cappellari