In Tunisia chiusi gli uffici e la sede del partito Ennahdha all’indomani dell’arresto del leader Rached Ghannouchi
Le autorità tunisine hanno chiuso le sedi del movimento islamo-conservatore Ennahdha in tutto il Paese, all’indomani dell’arresto del suo leader, Rached Ghannouchi , suscitando una reazione di forte “preoccupazione” da parte dell’Unione Europea. Secondo quanto dichiarato da Riadh Chaibi uno dei leader di Ennahdha a Jeune Afrique, «Una forza di polizia è arrivata alla sede principale del partito e ha ordinato a tutti i presenti di uscire prima di chiuderla (…)La polizia ha anche chiuso gli uffici di altri partiti in tutto il paese e vietato qualsiasi incontro lì».
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Inoltre, il leader del Fronte di salvezza nazionale (Fsn), la principale coalizione di opposizione di cui fa parte Ennahdha e la cui sede è stata anch’essa chiusa dalle autorità, ha affermato che la polizia aveva vietato il 18 aprile una conferenza stampa in cui il suo gruppo si stava preparando a resistere per reagire all’arresto di Ghannouchi.
Secondo una circolare del Ministero dell’Interno riprodotta dai media, gli incontri negli uffici di Ennahdha in tutto il territorio e quelli del FSN nella regione della Grande Tunisi sono stati vietati dal 18 aprile nell’ambito dell’emergenza statale in vigore nel Paese.
La svolta autoritaria di Kaïs Saïed
All’età di 81 anni, Rached Ghannouchi ha guidato il parlamento tunisino fino al suo scioglimento nel luglio 2021. È il più importante oppositore ad essere arrestato da quando Kaïs Saïed ha preso i pieni poteri. L’arresto è arrivato dopo dichiarazioni in cui spiegava che la Tunisia sarebbe minacciata da una “guerra civile” se lì fosse eliminato l’Islam politico.
Dall’inizio di febbraio, le autorità hanno incarcerato più di venti oppositori e personalità, tra cui ex ministri, uomini d’affari e il proprietario dell’emittente radiofonica più ascoltata del Paese, Mosaïque FM.
Foto copertina: Giro di vite in Tunisia. Chiusi gli uffici di Ennahdha