L’infinita disputa territoriale in uno dei confini dell’Europa è cruciale per tutto il Mediterraneo e mette in discussione alleanze, interessi economici ed equilibri regionali. Il confine delimitato dalla Grecia non è mai stato riconosciuto dalla Turchia, che in risposta ha messo in atto una politica mediterranea aggressiva e non condivisa sul piano internazionale.
Il confine tra Grecia e Turchia è una delle principali fonti di discordia e conflitto nel Mediterraneo: i due paesi sono “dei buoni vicini che hanno condiviso momenti di pace, guerra e livore”.[1] Con la caduta dell’Impero Ottomano, il primo incontro tra la nascente Repubblica Turca e la Grecia è conflittuale: dal 1917 al 1922 sulle coste dell’Egeo infuria la cosiddetta guerra Greco-Turca, che vede schierati da un lato l’esercito greco appoggiato dalla Gran Bretagna e dall’altro le truppe comandate da Mustafa Kemal Atatürk, che otterrà ad Izmir una definitiva ma costosa vittoria. Il conflitto ha segnato un’indelebile cicatrice tra i due paesi, con forti ripercussioni non solo sulle relazioni istituzionali ma soprattutto sulla popolazione civile. Sia greci che turchi sono stati vittime di massacri da entrambe le parti e di decisioni che hanno radicalmente cambiato la loro esistenza, prima fra tutte lo scambio forzato di popolazione tra i rispettivi territori. Dopo la guerra, il rapporto tra Ankara e Atene ha avuto un percorso altalenante, con momenti di tensione e riappacificazione.[2] Le questioni in sospeso sono comunque molteplici e riguardano soprattutto la sovranità territoriale, marina e spaziale.
Dal 1970 la disputa principale si svolge nel mar Egeo, costellato di isole in maggioranza appartenenti alla Grecia, alcune di esse a poche miglia dalla costa turca. Applicando pedissequamente quanto previsto dalla Convenzione sul Diritto del Mare delle Nazioni Unite (UNCLOS)[3], la Grecia disporrebbe di una porzione di mare decisamente più larga di quella prevista per la Turchia. La questione primaria è infatti la delimitazione della piattaforma continentale, che per l’UNCLOS si estende a 12 miglia nautiche dalla costa. Tale calcolo però include anche le proprietà insulari, innescando la prevedibile insoddisfazione della Turchia a fronte della delimitazione dei confini marittimi greci che in alcuni casi – come per l’isola di Kastellorizo che dista solo 1,3 km dalla costa turca – privano la Turchia di consistenti porzioni marittime.
Ankara dal canto suo non ha mai ratificato l’UNCLOS, non riconoscendo di fatto il criterio di demarcazione proposto dalla Grecia, considerandolo eccessivo e lesivo non solo della propria sovranità ma anche come una potenziale minaccia alla propria sicurezza interna. Mentre per il governo greco la disputa è legata unicamente alla questione della piattaforma continentale[4], la Turchia ha manifestato una serie di ulteriori rimostranze. Ankara contesta la militarizzazione di alcune isole considerate troppo vicine alla costa, e invoca la smobilitazione degli assetti greci. Inoltre, accettare la delimitazione applicata dalla Grecia restringerebbe la dimensione della Zona Economica Esclusiva (ZES) turca, riducendo sia lo spazio aereo che la portata delle esplorazioni del fondale.[5]
La situazione è deteriorata più volte, portando i due alleati NATO per ben due volte sull’orlo di uno scontro militare diretto nel 1987 e nel 1996. Entrambe le crisi sono state risolte tramite negoziati e la firma di accordi di “buon vicinato” che hanno portato ad un miglioramento delle relazioni bilaterali ma non ad un’effettiva risoluzione delle contese. Infatti, la spinosa questione della demarcazione è riemersa sporadicamente con episodi di sconfinamento di mezzi turchi nelle aree delimitate dalla Grecia non riconosciute da Ankara. L’evento di maggior rilievo ha visto lo scontro della Oruç Reis, nave da esplorazione turca impegnata in attività di ricerca, e un vascello della marina greca. L’incidente ha portato ad un rapido aumento della tensione nell’Egeo e alla necessità di spingere i due a riprendere i negoziati interrotti nel 2016. L’Unione Europea, rappresentata da Angela Merkel e dalla Germania, ha iniziato a mediare, con risultati però alterni e spesso deludenti. Sebbene entrambi disposti ad un “dialogo pacifico per la risoluzione della disputa”, nessuno dei due paesi sembrerebbe però incline a modificare le proprie posizioni. A dimostrarlo sono gli accordi presi con paesi terzi nella delimitazione dei confini marittimi (Grecia con Egitto e Turchia con Libia) e degli accordi sull’estrazione e il trasporto del gas presente sui fondali dell’Egeo.[6]
In particolare, la posizione della Turchia riflette una dottrina affermatasi ormai da anni nella visione della politica estera di Ankara, il concetto della “Patria Blu” (Mavi Vatan), elaborato dall’ex ammiraglio Cem Gürdeniz. La dottrina della Patria Blu “prende la sua spinta principale dalla necessità che la Turchia diventi uno Stato marittimo dotato di una forte base navale e industriale”[7], si traduce però in un atteggiamento sembrato aggressivo a vari attori che operano all’interno del Mediterraneo.
Altri fattori da considerare sono l’invasione turca di Cipro nel 1974 e la conseguente creazione della Repubblica Turca di Cipro del Nord (riconosciuta solo dalla Turchia), che ha di fatto permesso al governo turco di condurre operazioni di ricerca ed estrazione nelle acque cipriote. Inoltre, il coinvolgimento in Libia della Turchia, tacciata dalle Nazioni Unite di violare l’embargo sulla vendita di armi, ha causato ulteriori tensioni. Un chiaro esempio è lo scontro militare sfiorato tra una fregata di pattuglia francese e tre navi da guerra turche che scortavano un mercantile ufficialmente diretto a Gabes in Tunisia ma poi sparito dai radar e attraccato a Misurata, in Libia.[8]
Così come espresso dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, le azioni della Turchia tendono a polarizzare il sistema di alleanze mediterranee, sistema dal quale Ankara è stata progressivamente allontanata. A rafforzare questa posizione è il presidente francese Emmanuel Macron, che ha chiesto la creazione di una Pax Mediterranea con lo scopo di contrastare “il ritorno di una potenza imperale regionale”, esplicitamente riferendosi alla Turchia.[9] In questo turbolento contesto politico si inseriscono i fattori economici legati all’estrazione, alla vendita e al trasporto del gas estratto. Il progetto EastMed[10] è l’esempio principale: Israele, Cipro e Grecia – con la partecipazione di Unione Europea ed Egitto – tra il 2019 e il 2020 hanno gettato le basi per la costruzione di un gasdotto che attraverso i paesi citati arrivi in Italia e da lì raggiunga il resto dell’UE. La Turchia, a causa delle dispute ancora in atto, non è stata considerata tra i potenziali partner, sebbene il progetto non sia ancora stato ultimato.[11]
La piccola guerra fredda tra Grecia e Turchia ha effetti su tutta la comunità mediterranea mettendo numerose questioni in discussione, dagli equilibri all’interno della NATO ai rapporti di vicinato tra UE e Turchia, dalla complessa gestione dei rifugiati e migranti agli interessi commerciali. Uno scontro che probabilmente non vedrà un vincitore, ma solo un’ulteriore frammentazione di un mare già tragicamente bollente.
Note
[1] Gavouneli, Maria. 2020. Whose Sea? A Greek International Law Perspective on the Greek-Turkish Disputes, Institute Montaigne. https://www.institutmontaigne.org/en/blog/whose-sea-greek-international-law-perspective-greek-turkish-disputes
[2] Matar, Elçin. 2020. “Greco-Turkish War 1919-1922”, International Encyclopedia of the First World War, 1924-1918 Online: https://encyclopedia.1914-1918-online.net/article/greco-turkish_war_1919-1922
[3] Contesto, informazioni e testo del trattato: https://www.un.org/Depts/los/convention_agreements/convention_overview_convention.htm
[4] Hellenic Republic, Ministry of Foreign Affairs, Issues of Greek – Turkish Relations: https://www.mfa.gr/en/issues-of-greek-turkish-relations/
[5] Republic of Turkey, Ministry of Foreign Affairs, Background Note on Aegean Disputes: http://www.mfa.gov.tr/background-note-on-aegean-disputes.en.mfa
[6] Wintour, Patrick. 11/09/2020. “How a rush for Mediterranean gas threatens to push Greece and Turkey into war”, The Guardian: https://www.theguardian.com/world/2020/sep/11/mediterranean-gas-greece-turkey-dispute-nato
[7] Ansaldo, Marco. 2020. “La Patria Blu nel Mondo Post-Occidentale”, Il Turco alla Porta, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica, 7/2020. https://www.limesonline.com/cartaceo/la-patria-blu-nel-mondo-post-occidentale
[8] De Sanctis, Alberto. 2020. “L’incidente navale franco-turco del 10 giugno”, Il Turco alla Porta, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica, 7/2020. https://www.limesonline.com/cartaceo/sul-mar-che-ci-lega-con-l-africa-d-or
[9] Discorso di Emmanuel Macron a Lugano in occasione dell’edizione 2020 Middle East Mediterrenean Forum (MEM): https://www.youtube.com/watch?v=1G9FQGXBwfE
[10] Panoramica del progetto: http://www.igi-poseidon.com/en/eastmed
[11] Pistelli, Lapo. 2020. “Nella partita dell’EastMed perdono quasi tutti”, Il Turco alla Porta, Limes – Rivista Italiana di Geopolitica, 7/2020. https://www.limesonline.com/cartaceo/nella-partita-delleastmed-perdono-quasi-tutti
Foto copertina: Riservisti dell’esercito greco durante una manifestazione ad Atene nell’ottobre 2013 (Reuters)