La penetrazione russa in Sud America: cenni storici sul rapporto Russia-America del Sud, esempi di cooperazione, un partner alternativo per la regione latinoamericana. Quali ipotesi per il futuro?
Cenni storici
Attraverso un’analisi storica delle relazioni tra la Russia e l’America Latina riscontriamo i rapporti tra le due aree durante il periodo della Guerra Fredda. Ci stiamo riferendo, quindi, al periodo in cui l’Unione Sovietica ha avuto rapporti più intensi con il subcontinente latinoamericano attraverso la Rivoluzione cubana-castrista (1953) e la crisi missilistica (1962) a Cuba.
La Rivoluzione cubana, è stata, dopo quella messicana, la più importante rivoluzione che abbia avuto luogo in America Latina nel corso del Novecento. Diretta contro la dittatura di Fulgencio Batista che appoggiava l’oligarchia dominante e gli interessi statunitensi, e che negli anni vide la nascita di un fronte di contestazione formato sostanzialmente da comunisti, fra i quali spiccava Fidel Castro[1].
Quest’ultimo volle attuare riforme per stroncare il dominio delle oligarchie interne e porre così le basi di nuovi rapporti con gli USA i quali avevano fatto importanti investimenti sull’isola. Fu fatta una riforma agraria e vennero nazionalizzate le imprese straniere; la reazione della potenza statunitense fu molto severa, tanto da sostenere le forze d’opposizione a Castro.
La pressione degli Stati Uniti spinse Cuba nelle braccia dell’Unione Sovietica, quest’ultima strinse accordi commerciali con l’isola tra il 1959/60.
Nel 1961 ci fu la rottura delle relazioni diplomatiche tra USA e Cuba. In questi anni l’isola si spostò definitivamente verso la sfera comunista, Fidel Castro, ispirato dall’ideologia marxista-leninista, concentrò le sue forze soprattutto per una lotta anti-imperialista contro gli USA.
Nell’ottobre del 1962, con la crisi missilistica tra Stati Uniti di John Kennedy ed Unione Sovietica di Nikita Sergeevič Chruščëv, il mondo ha vissuto attimi di tensione a causa dell’ipotetico scoppio di un nuovo conflitto mondiale[2].
Tutto ebbe inizio dall’invasione della Baia dei Porci nel 1961: un tentativo degli USA di Kennedy per provare a rovesciare il regime cubano di Fidel Castro. Il leader sovietico si rese conto che un’eventuale guerra avrebbe richiesto l’utilizzo di armi atomiche e per questo decise di accogliere le richieste di Cuba e fece installare missili balistici sull’isola come reazione al piazzamento di missili in Turchia e Italia che puntassero verso i paesi dell’URSS. L’istallazione dei missili sovietici a Cuba, rappresentavano un pericolo grosso per gli Stati Uniti in quanto in soli quindici minuti avrebbero potuto raggiungere Washington. L’operazione dei sovietici rimase segreta per tutto il mondo, soltanto grazie ad un aereo spia statunitense che avvistò e fotografò la base missilistica si riuscì a scoprire il piano dell’URSS.
La crisi si risolse dopo lunghe trattative e negoziati, con le due potenze che riuscirono a trovare un accordo: gli USA smantellarono la base missilistica in Turchia, e rinunciarono al tentativo di rovesciare il regime di Castro, e l’URSS smantellarono la base missilistica a Cuba.
Oltre la narrazione storica dei fatti è importante comprendere il collegamento che c’è stato in quegli anni tra il paese sudamericano e la potenza sovietica. All’epoca la leadership cubana temeva fortemente che gli Stati Uniti avrebbero tentato nuovamente d’invadere l’isola caraibica dopo il primo tentativo fallito, quindi si approvò con entusiasmo l’idea d’installare missili nucleari sovietici nell’area. Fidel Castro poteva correre il rischio di sembrare un burattino sovietico, ma fu persuaso dal fatto che i missili a Cuba avrebbero irritato fortemente gli USA e aiutato di conseguenza gli interessi di tutto il movimento socialista. Si pensi, inoltre, alla fornitura anche di armi tattiche a breve distanza, le quali avrebbero fornito una sorta di ombrello nucleare a protezione dell’isola. Ecco spiegato, quindi, come si è costruita in quegli anni la relazione tra un’area in particolare dell’America Latina e la Russia. Il collegamento tra due aree del mondo così distanti è nato da un sentimento comune antistatunitense e da un socialismo che ha attecchito da tutte e due le parti. Sicuramente il legame Cuba – URSS è uno dei primi esempi storici d’ingerenza russa nel Sud America, destabilizzando fortemente la potenza statunitense.
Vladimir Putin e l’America Latina
La presenza della Russia in Sud America è abbastanza intensa negli ultimi anni, non soltanto la storica alleata Cuba, ma diversi paesi hanno stretto rapporti con i russi. Periodicamente, dal 2008, la Russia ha agito in America Latina attraverso il commercio, vendita di armi, di attrezzature militari e la propaganda. La Russia guidata dal presidente Vladimir Putin, è ritornata un po’ alle vecchie strategie della Guerra Fredda, ovvero cercare di erodere la leadership degli USA nel Sud America presentando la forza russa come alternativa antistatunitense e destabilizzare l’egemonia degli Stati Uniti nel sistema internazionale. Con Putin, la Russia vuole ritornare ad essere una potenza globale, e il collegamento alle terre latinoamericane avviene soprattutto per via d’interessi finanziari. Occasione perfetta è stata il rapporto con gli altri BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), che le ha permesso di affermare la propria posizione e trascinarsi dietro chi condivide lo stesso approccio di risentimento della leadership globale statunitense. Pensiamo a personaggi come Daniel Ortega, Nicolás Maduro ed Evo Morales. Occasione succulenta anche quella conseguente al cambiamento di linea degli USA e alle tensioni nelle relazioni con alcuni paesi. L’amministrazione di Donald Trump ha criticato aspramente la posizione del Messico sul NAFTA e ha chiesto un giro di vite sull’immigrazione dall’America Latina. Ha minacciato il Governo di Maduro con la forza militare nel 2017 e ha imposto sanzioni finanziarie sempre più severe per incoraggiare un accordo politico tra il regime venezuelano e i suoi oppositori. Inoltre, l’amministrazione Trump si è allontanata dal subcontinente per interessarsi maggiormente ad altre aree del mondo, questo permette una maggior facilità di addentrarsi nei paesi sudamericani per scalzare l’egemonia statunitense.
Nicaragua
Il governo russo è riuscito a costruire buoni rapporti anche con il Nicaragua. Nel 2014, il presidente Putin fece visita al paese centroamericano, nello stesso tour che comprendeva anche Cuba, Argentina e Brasile. S’incontrò con il presidente nicaraguense Daniel José Ortega Saavedra per discutere del commercio agricolo, dell’espansione dei progetti petroliferi russi nel paese e di un accordo di sicurezza che permetteva all’intelligence russa di trovare stabilimento nel paese latinoamericano[3]. Ortega affermò che per la prima volta un presidente russo metteva piede in Nicaragua ed invitò la Russia a considerare il paese come casa propria, in quanto ospiti graditi; sottolineò con contentezza i numerosi benefici che portava al Nicaragua questo rapporto fraterno con la Russia. Sergey Sukhankin, della Jamestown Foundation, spiega un accordo d’assistenza militare e para-militare: il Nicaragua è stato fornito di carri armati leggeri, jet da combattimento, elicotteri e barche, addirittura da ricoprire il 90% del fabbisogno di armi del paese latinoamericano. Dati dalla Stockholm International Peace, l’istituto di ricerca SIPRI, indica che la Russia ha fornito a Managua ben 128 milioni di unità di armi dal 2000.
Lo stesso presidente russo ha espresso parole felici per il paese nicaraguense, nel 2019, durante l’anniversario della Rivoluzione sandinista, Putin ha dichiarato che la Russia sarà sempre dalla parte del Nicaragua per far in modo che possa svilupparsi, crescere e mantenere la sua sovranità nazionale[4]. La Russia, a differenza di altri paesi occidentali, non ha recriminato ad Ortega l’uccisione di numerosi manifestanti, anzi, la portavoce della Cancelleria russa, Marìa Zajàrova, ha definito gli attacchi ad Ortega come dei tentativi ingiustificati per screditare il governo legittimo nicaraguense.
Cuba
Come già detto in precedenza, l’isola di Cuba e la Russia hanno mantenuto stretti rapporti intorno al 1960, quando vi era Fidel Castro ed era ancora viva l’Unione Sovietica. Questo rapporto ha vissuto la crisi missilistica, la quale ha provocato forti tensioni tra USA e URSS con il rischio di una nuova guerra mondiale. Il legame tra l’isola caraibica e la Russia ebbe una momentanea battuta d’arresto nel 2002, quando fu chiusa la base Signal Intelligence (SIGINT) a causa dei costi che comportava ai russi. Nel luglio 2014 Vladimir Putin ha visitato Cuba, durante la visita Putin ha incontrato Fidel e Raúl Castro, ha discusso con loro della situazione politica ed economica dell’isola, della possibilità di migliorare ulteriormente le relazioni tra Cuba e Russia; inoltre Putin ha dichiarato che sarebbero stati condonati i trentacinque miliardi di debito cubano nei riguardi dei russi come segno di una più prospera relazione futura[5]. Da ricordare è anche la visita a Cuba da parte del ministro della difesa russo Sergej Šojgu per negoziare con il leader cubano Raul Castro. Secondo Julia Gurganus, del Carnegie Endowment Center, questa visita riguardava soprattutto la creazione di un accesso russo ai porti ed aeroporti di nazioni dell’America Latina.
Venezuela
Il Venezuela di Nicolas Maduro ha indubbiamente una speciale relazione con la Russia di Vladimir Putin. La potenza russa ha investito ingenti risorse nella precaria economia venezuelana, infatti Mosca e Pechino sono i principali creditori di Caracas. Il Cremlino autorizzò nel 2017 la ristrutturazione di tre miliardi di debito venezuelano contratto, nel tempo, con la Russia ed il colosso petrolifero Rosneft, che partecipa a numerosi progetti estrattivi in Venezuela[6]. Ancora, la Federazione russa si può considerare come la maggior fornitrice di armamenti del paese sudamericano, per un valore complessivo di dieci miliardi di dollari a partire dalla metà degli anni 2000; inoltre le forze armate delle due nazioni svolgono, con una certa regolarità, esercitazioni militari congiunte. Aerei e navi da guerra russi, infine, hanno più volte effettuato stop over a Caracas. Il Cremlino non è però un’organizzazione benefica e gli aiuti forniti nel tempo al Paese hanno un’unica funzione: guadagnare spazio strategico in America Latina ed infastidire gli Stati Uniti proprio nel loro cortile di casa. Tra Nicolas Maduro e Vladimir Putin intercorrono ottime relazioni diplomatiche, tuttavia sorgono dei limiti a causa della situazione difficile del paese venezuelano: il progressivo sfaldarsi dell’economia del Venezuela e le forti tensioni tra esecutivo ed opposizione rischiano di danneggiare gli interessi di Mosca nella nazione. L’appoggio fornito da Putin ad un processo di riconciliazione nazionale, seppur parziale ed incompleto, potrebbe servire a prendere tempo e ad evitare di perdere un’importante alleato nello scacchiere latinoamericano.
Argentina
Tra i maggiori alleati della Russia, in America Latina si trova sicuramente l’Argentina. Quando vi era il governo di Mauricio Macri tra i due paesi si sono formate intense relazioni sotto vari fronti, ricoprendo non soltanto il settore del commercio. Nel 2019 Macri sosteneva dinnanzi ai giornalisti che tra i due paesi vi fosse un ottimo rapporto, in particolare nella cooperazione nel settore energetico, ferroviario e dei trasporti, agricolo e della pesca, alimentare, televisivo e dell’informazione, il presidente Putin era stato più volte in visita in Argentina[7]. Alle parole di Macri rispondeva Putin, il quale avallò le idee e le parole del presidente argentino, facendo una menzione speciale per la collaborazione nel settore dell’informazione; nasceva tra la Russia e l’Argentina una forma di collaborazione che permetteva la trasmissione del canale russo RT Russia Today in lingua spagnola per la televisione argentina, in modo tale da permettere al popolo argentino di conoscere le vicende russe e di esserne maggiormente partecipi o coinvolti[8]. Durante la conferenza congiunta di Putin e Macri, si sottolineavano anche altri punti d’interesse comuni, come la lotta alla criminalità organizzata e l’interesse verso il multilateralismo.
Mosca considera Buenos Aires un alleato economico fondamentale ed il flusso d’investimenti russi nel paese latinoamericano lo conferma. Molte imprese della Russia hanno approfittato della riapertura dei mercati voluta da Mauricio Macri, dopo anni di protezionismo dei governi dei coniugi Kirchner. Secondo dichiarazioni fatte nel 2018 dal ministro plenipotenziario dell’Argentina a Mosca durante la vigilia del G20 che si sarebbe tenuto a Buenos Aires, Rolando Pocovi, le relazioni tra i due paesi erano eccellenti e potevano progredire ulteriormente[9]. Va ricordato, inoltre, che il paese argentino non ha mai appoggiato le sanzioni occidentali a discapito della Russia, anzi, le ha ritenute inefficaci e dannose per le relazioni internazionali.
Conclusioni e analisi su ipotetici scenari futuri
La Russia di Putin è riuscita ad addentrarsi nella regione latinoamericana sfruttando il sentimento anti-statunitense, fornendo delle volte l’appoggio a quei paesi o leader che gli USA non gradiscono. La politica di disinteresse da parte degli Stati Uniti a discapito del Sud America, si pensi in special modo a Trump, ha spinto ancora di più alcuni paesi latinoamericani nelle braccia di nuove potenze straniere, creando sicuramente nuove crepe in questo instabile rapporto tra il Nord ed il Sud del continente americano. L’obiettivo russo è quello di portare pressione nel giardino di casa americano. Lo dimostrano i rapporti commerciali tra diversi paesi del subcontinente con il gigante russo, le basi d’intelligence di quest’ultimo poste in aree strategiche latinoamericane, le forniture di materiale bellico. La domanda è quali saranno le conseguenze di questo rapporto tra i due paesi, soprattutto cosa dovranno aspettarsi gli Stati Uniti, da sempre garanti e poliziotto di tutto il continente. Difficile prevedere cosa potrebbe accadere, ma sicuramente gli USA non guardano con piacere questi interventi stranieri nell’area del Sud America, nonostante gli Stati Uniti abbiano indubbiamente ancora la supremazia sul territorio, anche da un punto di vista economico. Se durante il periodo della Guerra Fredda la Russia si muoveva più cauta in America Latina, dopo trent’anni, sembra che non abbia alcun disagio ad addentrarsi in un territorio che subisce storicamente l’egemonia statunitense. Bisogna prendere in considerazione un ulteriore punto d’analisi, ovvero quanto la Russia si sia sviluppata dal punto di vista delle tecnologie belliche e della cyberwar; è grazie ad essa che un paese del Sud America come il Venezuela è riuscito a modernizzarsi tecnologicamente, rinforzarsi militarmente e migliorare il settore aeronautico, attraverso un legame tra i due paesi che risale all’epoca di Hugo Chávez [10].
Durante un’intervista fatta al professore di geopolitica Albert Hutschenreuter[11], egli affermava che vi è presenza russa in America del Sud, ma non va sovrastimata poiché vi è ancora la forte presenza degli Stati Uniti, sempre garanti di tutto il continente, in più c’è anche il colosso cinese presente in territorio sudamericano. Sempre Hutschenreuter, sosteneva che vi fosse una distinzione tra le relazioni russe e quelle cinesi con il subcontinente: la Russia cerca un tipo di rapporto che non sia soltanto commerciale, bensì potrebbe anche trattarsi di una strategia geopolitica in chiave anti-statunitense, invece dall’altro lato c’è la Cina che prevalentemente si occupa di relazioni economiche e commerciali[12].
La Russia, attraverso alcune mosse di apertura nei confronti dei governi meno legati alle amministrazioni statunitensi, si è ritagliata uno spazio di manovra sempre più ampio e in grado di condizionare anche le sorti di quella parte del mondo. Putin sa che in quella regione può giocarsi molto. È una sfida che il Cremlino ha deciso di giocare, soprattutto perché il suo inserimento serve anche a creare una sorta di spina nel fianco nella strategia americana. Gli Stati Uniti, dopo anni di assoluto controllo delle due Americhe, sanno di non poter dormire sonni eccessivamente tranquilli. E Mosca, con tecnologia militare, nucleare e accordi sul gas, può trasformarsi in una chiave fondamentale per comprendere il presente e il futuro del Sud America.
Dalla fine della Guerra Fredda, la neonata Federazione Russa sembrava aver dimenticato l’America del Sud e soltanto con l’arrivo di Vladimir Putin alla presidenza, che coincise con l’elezione di alcuni governi di sinistra latinoamericani, si è riaccesa l’attenzione dei russi per il subcontinente sudamericano.
La presidenza di Putin batte sull’esistenza di un mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti e dall’Europa, è da questa premessa che l’America del Sud si configura come uno degli obiettivi cardine della nuova politica russa. Tutto ciò si è potuto notare nel Foreign Policy Concept Of The Russian Federetion, approvato da Putin stesso, il quale sostiene di impegnarsi ancora nel consolidare i rapporti con i paesi del Sud America e dei Caraibi, poiché si è tenuto conto del ruolo crescente di questa parte del mondo negli affari globali[13].
C’è da aggiungere che Putin ha potuto contare su diversi alleati desiderosi, come lui, di rendere reale l’idea di un mondo multipolare: si pensi in particolar modo a Raúl Castro, Hugo Chávez e Daniel Ortega, i personaggi principali del così detto “giro hacia la izquierda”. Il presidente russo, va sottolineato, in quanto fautore di una visione di politica molto pragmatica ha legato anche con altri governi della regione, in contrapposizione alla logica della Guerra Fredda dove l’URSS appoggiava sostanzialmente solo le amministrazioni che seguivano un’ideologia filo-comunista.
La Russia e l’America Latina insieme potrebbero favorire la formazione di un polo alternativo, se si vuol pensare ad un ipotetico nuovo ordine internazionale, sommando le riserve di energia, gas e petrolio, capitale umano istruito ed innovazione tecnologica. Alcuni studi hanno evidenziato che nel passato erano visibili aspetti politici in comune tra il paese russo e la regione latinoamericana, invece, adesso risultano più evidenti le opportunità economiche, in special modo per quanto concerne l’apertura dei mercati e la promozione degli scambi, sia per quanto riguarda l’industria della difesa e del settore energetico, sia per fronteggiare le sanzioni imposte dall’Occidente e gli squilibri internazionali, come il prezzo del petrolio. Se questa tendenza dovesse continuare, il Sud America attirerebbe sempre più ingenti investimenti russi, avvantaggiando le imprese private della regione.
La Russia, dal suo canto, potrebbe continuare a fomentare un certo anti-americanismo, ampliando ancor di più la vendita di armi e tecnologia militare ai paesi sudamericani.
Note
[1] Treccani, La Rivoluzione cubana. http://treccani.it/enciclopedia/rivoluzione-cubana_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/
[2] Office of the Historian, Foreign Service Institute United States Department of State, The Cuban Missile Crisis, October 1962. https://history.state.gov/milestones/1961-1968/cuban-missile-crisis
[3] M. Shuya, Russian Influence in Latin America: a Response to NATO, in “Journal of Strategic Security”, 2019, p. 24. https://www.jstor.org/stable/10.2307/26696258
[4] R. M. Mañuesco, Putin le dice a Ortega que puede contar siempre con la ayuda de Rusia, in “HOY”, 19 julio 2019. https://www.hoy.es/internacional/putin-dice-ortega-20190719184633-ntrc.html
[5] Euronews, Cuba-Russia: Putin incontra Castro e condona 35mld debito, 12 luglio 2014. https://www.youtube.com/watch?v=op77X_Y_iuY
[6] A. Walton, LA RELAZIONE SPECIALE TRA RUSSIA E VENEZUELA, in “Inside Over”, 28 settembre 2019. https://it.insideover.com/politica/la-relazione-speciale-tra-russia-e-venezuela.html
[7] Casa Rosada – República Argentina, Declaraciones a la prensa de los presidentes Mauricio Macri y Vladimir Putin, 2019. https://www.youtube.com/watch?v=x3qndoXi9O4
[8] Ibidem.
[9] I. Cosentino, La Russia punta sull’Argentina per espandere la sua rete commerciale in Sud America, in “Sicurezza Internazionale”, 23 novembre 2018. https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/11/23/la-russia-punta-sullargentina-espandere-la-sua-rete-commerciale-sud-america/
[10] C. de Vito, Venezuela: ruolo Russia e il nuovo confronto internazionale, in “affari internazionali”, 28giugno 2019. https://www.affarinternazionali.it/2019/06/venezuela-ruolo-russia/
[11] https://ceinaseg.com/author/alberto-hutschenreuter/
[12] Putin, ¿el nuevo poder en América Latina?, in “LA NACION”, 7 ottobre 2019. https://www.youtube.com/watch?v=dhVT4colgE0
[13] G. D’Alba, LA STRATEGIA GEOPOLITICA DI PUTIN IN AMERICA LATINA, in “Istituto Analisi Relazioni Internazionali (IARI)”, 19 luglio 2020. https://iari.site/la-strategia-geopolitica-di-putin-in-america-latina/
Foto copertina: Incontro tra i presidenti Mauricio Macri e Vladimir Putin. Dicembre 2018.Mercojuris