Lukashenko aveva rassicurato il Presidente ucraino sul suo non coinvolgimento nella guerra della Russia. Eppure le parole non corrispondono coi fatti: il referendum costituzionale nel paese alleato di Putin ha svolto un ruolo cruciale nel nuovo scenario.
Il parlamento ucraino afferma che le truppe bielorusse sono entrate nella regione di Chernihiv a nord della capitale Kiev.[1] Secondo il Servizio statale per le comunicazioni speciali e la protezione delle informazioni dell’Ucraina, l’informazione è stata confermata da Vitaliy Kyrylov, portavoce delle forze di difesa del territorio del nord.
“La Bielorussia è entrata in guerra. Le truppe bielorusse sono entrate nella regione di Chernihiv”, si legge nella nota.[2]
Il Center for Defense Strategies aveva già riferito di un’altissima probabilità che l’autoproclamato governo della Repubblica di Bielorussia avrebbe deciso sulla partecipazione delle forze armate della Bielorussia alla guerra condotta dalla Federazione Russa contro l’Ucraina. Secondo quanto riportato dalla Tass (agenzia di stampa russa) il Presidente bielorusso Lukashenko avrebbe dichiarato nella giornata del 27 Febbraio che “le sanzioni contro la Russia sono responsabili di spingere il paese verso una guerra nucleare”. Risulta fondamentale in questo quadro in continua evoluzione un elemento di rilievo: la Bielorussia è reduce del referendum costituzionale del 27 Febbraio.
“Non terrò il potere con la forza se vedo nei risultati elettorali che il popolo vuole un altro presidente”, così aveva risposto Lukashenko alle domande dei giornalisti del 21 Gennaio 2022. Dopo gli eventi in Kazakistan, molti avevano previsto che Lukashenko avrebbe annullato il referendum e avrebbe rallentato la riforma. Contrariamente all’opinione di molti scettici, il 20 gennaio Lukashenko, con il suo decreto, ha programmato un referendum sulla Costituzione per il 27 febbraio.[3]
“Al popolo bielorusso sono state concesse solo tre settimane per discutere il documento, che i media statali hanno definito storico” ha scritto Valery Karbalevich – “ La gente festeggiava il Natale o si preparava per le vacanze. Solo gli eccentrici potrebbero studiare il progetto di Costituzione”.
Nel parere interinale urgente del 22 febbraio, la Commissione di Venezia ha affermato che i progetti di modifica sottoposti al referendum del 27 febbraio 2022 “non riescono a correggere il forte squilibrio di poteri già esistente nell’attuale Costituzione e anzi può anche aggravarla”. La Commissione di Venezia ha anche criticato il mancato coinvolgimento del Parlamento nell’elaborazione degli emendamenti, il deficit di trasparenza del processo redazionale e l’evidente assenza di una cooperazione significativa tra il governo e l’opposizione in esilio, nonché con gli altri stakeholder e la società civile. [4]
Alla domanda referendaria di Alexandr Lukashenko “Accetti gli emendamenti e le aggiunte alla Costituzione della Repubblica di Bielorussia?” più del 65% dei bielorussi ha detto sì. Infatti ai sensi dell’articolo 140 della Costituzione bielorussa, per la validità del risultato era necessaria la maggioranza dei voti validi nonché la maggioranza dei votanti registrati favorevoli alle modifiche costituzionali.
Il paese ha approvato una nuova Costituzione che elimina lo status di non nucleare del Paese in un momento in cui l’ex Repubblica sovietica è diventata un trampolino di lancio per le truppe russe che invadono l’Ucraina.
Cosa ha sancito inoltre il referendum?
L’estensione del mandato del Parlamento da quattro a cinque anni, Lukashenko governerà fino al 2035.
Il leader dell’opposizione Anatoly Lebedko ha affermato che la riforma costituzionale è “l’imitazione dei cambiamenti dovuti al mancato rispetto della Costituzione in quanto tale”. L’ alleato di Putin sarà libero di trattare il Paese come ufficiale hangar militare del Cremlino. Le reazioni sono state forti ed immediate: l’analista Andrey Yahorau ha ipotizzato che i cambiamenti formali possano facilitare la lenta annessione della Bielorussia alla Russia.
Svetlana Tikhanovskaya, leader della resistenza bielorussa in esilio, invece ha ripetuto più volte: “Mi vergogno. Noi bielorussi non somigliamo al nostro regime. Questo referendum è illegale”.
Il districato rapporto tra Russia e Bielorussia resta un dilemma nell’attuale contesto della crisi ucraina: la Bielorussia ha fatto da territorio cuscinetto per il primo confronto in presenza tra l’aggressore arrivato dalla Russia e la delegazione dell’Ucraina, che si sono incontrate a Gomel. La Bielorussia però ha rappresentato un alleato attivo per l’azione russa, con la concessione di enormi territori utili alle esercitazioni militari.[5] Si può dire che l’azione bielorussa, tuttavia, non abbia rispettato le parole di Lukashenko, il quale aveva confermato ai media nazionali la decisione di non aggressione all’Ucraina, investendosi del ruolo da mediatore tra i due Stati. Si pensi, però, che alle quattro del mattino del 24 febbraio 2022, i cingolati militari russi sono entrati in Ucraina dalla frontiera bielorussa e dalla Crimea.
In questo contesto è stato proprio l’esito positivo del referendum a dare potere a Lukashenko. Vedremo i risvolti di questa alleanza tra la Russia e la Bielorussia e le conseguenze nella crisi Ucraina e nel quadro geopolitico. Nel frattempo l’Unione Europea ha già inasprito le sanzioni contro entrambi i Paesi, con lo scopo di danneggiarne gli apparati di guerra, propagandistici ed economici.
Note
[1]Available on https://www.independent.co.uk/news/world/europe/belarus-ukraine-russia-war-putin-b2025596.html
[2]Available on https://www.unian.ua/war/biloruski-viyska-zayshli-na-chernigivshchinu-novini-donbasu-11723482.html
[3] Available on https://udf.name/news/main_news/238623-karbalevich-strategija-prinuditelnoj-legitimnosti-dovedena-do-logicheskogo-konca.html
[4] https://www.coe.int/ru/web/portal/home ( Counsil of Europe).
[5] Available on https://www.osservatoriodiritti.it/2022/03/01/guerra-ucraina-russia-2/
Foto copertina: Aljaksandr Ryhoravič Lukašėnka è il presidente della Bielorussia dal 1994. Il 27 novembre 2020, a seguito delle proteste di massa contro presunti brogli durante le elezioni presidenziali, annunciò che con la nuova Costituzione non sarebbe stato più Presidente.