Impresa e Diritti Umani, gli effetti degli UNGPs in Italia


Nell’ultimo decennio l’Italia, in quanto Stato membro dell’OCSE e dell’Unione europea, ha iniziato ad adeguare il proprio quadro normativo e istituzionale agli UNGPs. Inoltre, è stato uno dei primi paesi al mondo a dotarsi di un Piano d’Azione Nazionale su impresa e diritti umani.


 

Il contributo dell’OCSE

I Principi Guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani (UNGPs) hanno riscosso un immediato successo tra le organizzazioni internazionali. Proprio nel 2011, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), che da decenni aveva in mente di regolamentare gli effetti negativi delle multinazionali operanti all’estero [1], ha aggiornato le proprie Linee Guida per le imprese multinazionali e locali, al cui interno è presente il capitolo IV dal titolo “Diritti Umani” con esplicito riferimento agli UNGPs [2].
Oltre a raccomandare principi e standard non vincolanti per il comportamento delle imprese, l’OCSE ha predisposto la creazione di Punti di Contatto Nazionali (PCN) nei propri Stati membri. I PCN promuovono le Linee Guida e fungono anche da meccanismi statali di reclamo di tipo stragiudiziale per la risoluzione conciliativa delle controversie nei casi in cui un’impresa provochi o rischi di provocare delle violazioni dei diritti umani [3]. È possibile presentare istanze nei confronti di una o più imprese multinazionali operanti all’estero, dalla società madre alle controllate, qualora queste abbiano sede in uno dei paesi aderenti alle Linee Guida. Vi hanno aderito le economie più sviluppate del pianeta, equivalenti a oltre l’85% degli investimenti diretti esteri mondiali [4]. Può presentare istanza chiunque abbia un interesse rilevante nella questione: singoli individui, ONG, sindacati, altre imprese, anche in rappresentanza di terzi. I PCN, di fatto, sono la cosa che più si avvicina all’attuazione del terzo pilastro degli UNGPs, per quanto riguarda il meccanismo di access to remedy da parte delle vittime. In Italia il PCN è operativo dal 2004 all’interno del Ministero dello Sviluppo Economico e ha gestito già decine di casi [5]. Per contribuire al secondo pilastro degli UNGPs, l’OCSE ha redatto nel 2018 la Due Diligence Guidance for Responsible Business Conduct [6], pensata per essere usata in tutti i settori dell’economia e da tutte le organizzazioni, indipendentemente dalle dimensioni. A parte, l’OCSE dispone di guide specifiche sulla due diligence nei settori industriali ad alto rischio tra cui: petrolio e gas, abbigliamento e calzature, minerario, settore finanziario [7].


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Contesto europeo e nazionale

Da circa vent’anni l’Unione europea si interessa del comportamento delle imprese in relazione ai diritti umani. I suoi tentativi di disciplinare questa materia sono avvenuti principalmente per mezzo di regolamentazioni sulla Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI). Tuttavia, il carattere di volontarietà, che da sempre contraddistingue gli strumenti della RSI [8], ha contribuito al proliferare di meccanismi di soft law anche a livello europeo, e quindi nazionale.
Nel 2014 è stata introdotta la Direttiva Barnier [9], che concerne la comunicazione, da parte delle imprese, di informazioni di carattere non finanziario, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 254/2016 [10]. Se è vero che ciò ha contribuito a migliorare la trasparenza e l’accountability di alcune grandi imprese sui temi non finanziari, la critica più frequente è la sua debolezza in caso di inosservanza degli obblighi. Tanto la Direttiva Barnier come il d.lgs. n. 254 prevedono eccezioni od omissioni nella presentazione dei documenti. Le imprese possono omettere la documentazione richiesta purché venga fornita una spiegazione chiara e articolata della mancata informativa secondo il principio del comply or explain. Il risultato è che sovente si fa ricorso a questo principio [11], adducendo ragioni di confidenzialità o di costi eccessivi per giustificare l’eventuale inosservanza.
La maggior parte degli strumenti normativi introdotti finora da Bruxelles non è vincolante, ad eccezione del Regolamento 2017/821/UE [12] che impone l’obbligo di due diligence per le catene di approvvigionamento di minerali provenienti da zone di conflitto o ad alto rischio. Gli obblighi per gli importatori hanno iniziato a decorrere a partire dal 1° gennaio 2021.
Nell’ultimo anno e mezzo le istituzioni europee stanno lavorando a un progetto di legge [13] per introdurre la due diligence aziendale obbligatoria in materia di ambiente e di diritti umani. L’iniziativa dovrebbe essere obbligatoria, intersettoriale, provvista di un regime sanzionatorio e che includa la responsabilità legale delle aziende. Le PMI sarebbero comprese nel progetto, mediante un trattamento ad hoc. La previsione di tale legislazione si fonda sul consenso da parte degli Stati membri dell’Unione europea nei confronti degli UNGPs.

Piano d’Azione Nazionale impresa e diritti umani

Il 15 dicembre 2016 a Roma è stato dato il via al “Piano d’Azione Nazionale impresa e diritti umani 2016-2021″ [14]. Il piano nasce come strumento di attuazione degli UNGPs in Italia, preparando la rispondenza del quadro normativo e istituzionale ai nuovi standard internazionali e, poiché deve essere costantemente aggiornato, si è parlato di living document. La sua elaborazione è frutto del lavoro del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU) che opera sotto gli indirizzi del Ministero Affari Esteri. All’interno del piano si fa riferimento al d.lgs. n. 254/2016 sulla rendicontazione non finanziaria e si valuta l’ampliamento in termini di obiettivi e di applicazione del decreto legislativo n. 231/2001, che aveva introdotto nell’ordinamento italiano la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato. Attualmente è in preparazione un secondo piano d’azione per gli anni 2021-2026 [15].


Note

[1] OECD, Declaration on International Investment and Multinational Enterprises, OECD, 1976.
[2] OECD, OECD Guidelines for Multinational Enterprises, OECD, Parigi, 2011.
[3] https://pcnitalia.mise.gov.it/index.php/it/il-pcn
[4]https://www.oecd.org/corporate/mne/oecdguidelinesformultinationalenterprises.htm
[5] https://pcnitalia.mise.gov.it/index.php/it/istanza-pcn
[6] OECD, OECD Due Diligence Guidance for Responsible Business Conduct, OECD, Parigi, 2018.
[7] http://mneguidelines.oecd.org/sectors
[8] Costa, Sarro, Bordignon et al., Business e Diritti Umani: una sfida per le imprese? Fondazione AVSI, Roma, 2014, pp. 23-24.
[9] Direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e Consiglio, del 22 ottobre 2014, che modifica la direttiva 2013/34/UE concernente la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune grandi imprese e gruppi.
[10] Decreto legislativo 254/2016, Attuazione della direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014, recante modifica alla direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi dimensioni, pubblicato il 10 gennaio 2017.
[11] Costa et al., Business e Diritti Umani op. cit. p. 24.
[12] Regolamento 2017/821/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, che stabilisce obblighi in materia di dovere di diligenza nella catena di approvvigionamento per gli importatori dell‘Unione di stagno, tantalio e tungsteno, dei loro minerali, e di oro, originari di zone di conflitto o ad alto rischio.
[13]https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/12548-Sustainable-corporategovernanceHuman Rights International Corner, Commissioner Didier Reynders announced EU human rights and environmental due diligence legislation in 2021, Newsletter maggio 2020. https://www.humanrightsic.com/post/l-unione-europea-intraprender%C3%A0-il-percorso-legislativo-sulla-human-rights-due-diligence
[14] CIDU, Piano di azione nazionale impresa e diritti umani2016-2021, MAECI, Roma, 2016.
[15]https://cidu.esteri.it/comitatodirittiumani/resource/doc/2021/09/secondo_pan_bhr_-_draft_-_consultazione_sett_2021.pdf


Foto copertina: Immagine web