Il 1° giugno, si sono chiusi i seggi per le elezioni parlamentari in India partite il 19 aprile1. Narendra Modi ha ottenuto la maggioranza dei voti e s’appresta a ricoprire la carica di primo ministro per la terza volta (dopo le elezioni vinte nel 2014 e 2019). Il suo partito, il Bharatiya Janata Party (BJP) e l’ideologia ad esso connessa sono ancora molto popolari[1], tuttavia il sostegno è decisamente diminuito rispetto alle elezioni degli scorsi anni e il partito di opposizione ha recuperato terreno.
A cura di Francesca Pistone
Il BJP e i partiti alleati hanno conquistato circa 300 seggi, questo risultato permetterà a Modi di ricoprire nuovamente la carica di primo ministro ma non di governare da solo e cambiare la costituzione come da lui sperato. Piuttosto, la nuova composizione del Parlamento lo costringerà a scendere a compromessi con i partiti minori che compongono l’Alleanza Nazionale Democratica (coalizione da lui stesso creata).
Il risultato di queste elezioni ha sorpreso molti analisti; secondo le previsioni, Modi sarebbe stato destinato a conquistare ben due terzi dei seggi in Parlamento, permettendogli importanti modifiche alla Costituzione, tra cui la questione della laicità dello Stato. Il partito infatti porta avanti l’ideologia nazionalista hindu, fondata alle origini del movimento indipendentista indiano, con il tentativo di riunire il popolo indiano intorno all’identità induista, che però compone solo una delle numerose realtà etniche, religiose e linguistiche del paese, causando una crescente polarizzazione.
La natura religiosa dell’ideologia viene rispecchiata dal personaggio di Modi, che si è presentato come il portatore del messaggio di Dio “che riporterà l’India al suo antico splendore”[2]. Nei precedenti mandati il partito è stato artefice di crescenti violenze contro le minoranze religiose, soprattutto quella mussulmana. Secondo Amnesty International le incitazioni all’odio contro i mussulmani in India sono state circa 255 solo nel 20234. Inoltre Modi è stato accusato di limitazioni alle libertà democratiche tramite crescenti controlli e persecuzioni verso i suoi avversari politici e oppositori, infatti è stato approvato nel 2023 il disegno di legge Bharatiya Nagarik Suraksha Sanhita, ovvero una misura che permette di introdurre una legge sulla sedizione che, se usata arbitrariamente, permette al governo di imprigionare gli oppositori[3].
La coalizione di opposizione “INDIA” è composta da una ventina di partiti guidata dal partito del Congresso Nazionale Indiano che aveva come principale obiettivo quello di impedire la vincita di Modi alle elezioni. Questo gruppo ha ottenuto molti più voti del previsto e soprattutto il Congress ha riscosso un crescente consenso. Le speranze di questa coalizione erano scarse per via dell’inconsistenza del loro programma e del loro progetto politico che si è concentrato principalmente sulla lotta al BJP, ma ora siede in parlamento con 234 seggi. Questo grazie all’importante vantaggio della coalizione INDIA ottenuto nello Stato indiano più popoloso, l’Uttar Pradesh, dove si eleggono 80 deputati.
Il Congresso Nazionale Indiano, oltre ad essere il partito più grande e longevo della storia indiana, ha avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione dello stato indiano. Fondato nel 1885 è stato il primo partito nazionalista all’ interno dell’impero britannico ed è stato protagonista delle prime proteste e politiche anti-inglesi. Nel 19° secolo, sotto la leadership di Mahatma Gandhi, fu il promotore del movimento di indipendenza non-violento indiano divenuto noto in tutto il mondo e che ha liberato il paese dalla presenza britannica. Si tratta di un partito che non insegue una particolare ideologia se non la ricerca della creazione di uno stato secolare indiano; questo si riflette nella costituzione scritta proprio al tempo del primo ministro del Congress Pandit Jawaharlal Nehru. Dal 1969, sotto Indira Gandhi, il partito ha sofferto diverse frammentazioni che hanno portato a un lento processo di perdita di consensi fino alle elezioni prima del 2014, quando è stato surclassato dal BJP[4]–[5].
Leggi anche:
Le sfide per il nuovo governo
Il nuovo governo che andrà a formarsi avrà molte sfide da affrontare. L’India negli ultimi anni ha visto una crescita economica notevole grazie alle politiche economiche, incentratene soprattutto sulla liberalizzazione, portate avanti da entrambi (BJP e Indian National Congress) i partiti. Dal 2005 infatti, quando la percentuale di popolazione povera indiana si aggirava intorno al 50%, si è arrivati nel 2023 ad un misero 11.28%[6]. Inoltre, lo scorso anno, l’India è diventata la quinta economia al mondo e negli anni sta sviluppando un crescente industria tecnologica soprattutto legata all’intelligenza artificiale. Tali avanzamenti hanno un duplice obiettivo: sono utili sia per sviluppi interni, per l’unificazione di un paese ancora molto diviso, sia esteri per far fronte a possibili scontri con la vicina Cina. Tuttavia, il paese presenta ancora degli squilibri e delle disuguaglianze: grandi ancora sono le differenze tra città poverissime e avanzate mentre non esiste ancora una classe media consolidata. Per questo il paese si appoggia molto alle potenze occidentali al fine di continuare ad avanzare nella crescita economica.
Proprio la politica diplomatica di questo paese attira l’attenzione di molti studiosi. Questa è caratterizzata da una grande fluidità, dal momento che si appoggia politicamente ed economicamente non solo ai paesi occidentali (notare l’aderenza dell’India al Dialogo Quadrilaterale di Sicurezza) ma anche a paesi come la Russia e la Cina. I rapporti con entrambe le potenze hanno radici storiche: l’India infatti ha supportato la domanda Russa di armi durante la guerra fredda e condivide con la Cina una vicinanza anche culturale secolare. Questi rapporti sono stati ancora rafforzati inseguito alla creazione dei BRICS. Nonostante ciò, gli scontri armati con la Cina sul confine per la zona contesa del Ladakh sono storici, e gli interessi nel mantenere pacifici rapporti a fini commerciali con l’occidente e il rifiuto della guerra in Ucraina, hanno allontanato l’India dalle due potenze. La posizione geografica dell’India poi, affacciata sui principali snodi commerciali marittimi tra cui lo Stretto di Malacca e la vicinanza alla Cina, la rende oggetto di interesse delle maggiori potenze mondiali per motivi strategici.
L’India, per affacciarsi come giocatore attivo nel panorama internazionale, avrà ancora bisogno di compiere molti passi avanti soprattutto dal punto di vista interno e giocare bene le sue diverse necessità tra le tre grandi potenze ma intanto ha già incominciato un processo di crescita economica che ha dato i suoi frutti e che, secondo alcune previsioni[7]–[8], la condurrà a diventare la terza economia mondiale9. Tutto ciò, andrà portato avanti con l’incombenza per Modi di un nuovo Parlamento che vede un’importante perdita di seggi del suo colore politico e una rilevante rimonta dell’opposizione.
Note
[1]Jacopo Arbarello, “Elezioni India”, Sky TG24https://tg24.sky.it/mondo/2024/05/29/elezioni-india-tutti-i-reportage-di-sky-tg24
[2] https://www.rainews.it/articoli/2024/01/india-il-sontuoso-tempio-indu-voluto-da-modi-costruito-sui-resti-della-moschea-ayodhya-5707a302-88ed-438d-8921-a7e785dfdc3e.html [3] https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2023-2024/asia-e-pacifico/india/ [4]https://en.wikipedia.org/wiki/Indian_National_Congress
[5] H. Kulke-D. Rothermund, Storia dell’India, 2019.
[6] Niti Aayong Report, https://www.niti.gov.in/annual-reports
[7] ISPI, Elezioni India: vittoria amara per Modi, 4 Giugno 2024. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/india-vittoria-amara-per-modi-175896#:~:text=L’India%20%C3%A8%20stata%20una,il%202047%2C%20centenario%20dell’indipendenza
[8] Limes Rivista Italiana di Geopolitica, Youtube, L’india diventerà una superpotenza?, Limes: mappa mundi. https://www.youtube.com/watch?v=Bfyc7ZRClLo
Foto copertina: Il primo Ministro Modi ha vinto le elezioni in India in New Delhi, India, June 4, 2024. REUTERS/Adnan Abidi