L’India ed il containment spaziale statunitense


Gli Stati Uniti e l’India intrattengono relazioni strategiche nell’ottica di esercitare un balance of power della potenza cinese nel continente asiatico. Il contesto spaziale,  sempre più complesso ed in evoluzione, non ne è escluso. Con l’entrata dell’India negli Accordi di Artemis, si aggiunge una nuova pedina allo scacchiere spaziale.


Gli Accordi di Artemis nella Space Diplomacy statunitense

L’obiettivo degli Artemis Accords è quello di stabilire una visione comune attraverso una serie di principi, linee guida e best practicies per migliorare la governance dell’esplorazione civile spaziale.
Nella prima sezione degli Accordi si osserva come questi principi siano intesi ad essere applicati alle agenzie spaziali dei Paesi firmatari, relativamente ad attività che occorreranno sulla Luna, su Marte, su comete e asteroidi, inclusi la loro superficie e il sottosuolo. A questo panorama si aggiungono poi le orbite e i punti lagrangiani del sistema Terra-Luna. L’idea di base di tali accordi è quella di attuare relazioni bilaterali tra le varie agenzie internazionali e la NASA per la costruzione di un nuovo sistema spaziale internazionale, necessità rafforzata soprattutto dall’avvicinamento del termine della missione della Stazione Spaziale Internazionale, che si concluderà  nel 2030. Naturalmente un insieme di accordi bilaterali pone gli Stati Uniti in una posizione di forza, legata alla dualità del rapporto che si viene a creare con le agenzie spaziali in questione. Inoltre, gli Accordi si basano su principi generali che si possono desumere dai principali trattati delle Nazioni Unite e appartenenti al corpus juris spatialis, a partire dall’Outer Space Treaty del 1967 firmato da 113 stati, sino ad arrivare al meno fortunato Moon Treaty del 1984, firmato solo da 18.
I suddetti principi generali riguardano in particolare l’esplorazione dello spazio per meri scopi pacifici, la trasparenza delle informazioni e delle scoperte scientifiche, l’interoperabilità delle tecnologie tra Stati, l’assistenza in casi emergenziali, la registrazione di oggetti spaziali, la condivisione di dati scientifici e la preservazione dell’eredità spaziale. Particolarità degli Artemis Accords, tuttavia, risiede nell’importanza che viene successivamente attribuita alle questioni più nevralgiche del settore spaziale, come l’estrazione di materie prime e di risorse spaziali ed il loro utilizzo a beneficio dell’umanità (concetto particolarmente discusso tra i teorici del diritto spaziale); la smilitarizzazione di un ambiente spaziale sempre più conflittuale e propenso alla conflittualità, specialmente  in riguardo alle orbite strategiche; i detriti spaziali, tramite l’attuazione di politiche attive, efficienti e sicure per la mitigazione degli impatti negativi dei frammenti spaziali sulle future esplorazioni.  In merito, vi è il rischio crescente di danni a tecnologie attualmente funzionanti in orbita, le quali potrebbero creare un effetto a catena ed aumentare in maniera esponenziale la presenza di detriti in orbita (la cosiddetta Sindrome di  Kessler).
La problematica dei detriti spaziali è rilevante soprattutto nell’ambito della potenziale limitazione all’accesso allo spazio ed all’ esplorazione, poiché potrebbe arrecare danni alle infrastrutture utili nel momento in cui necessitino di superare le orbite sature.
Gli Artemis Accords mirano a questo proposito alla creazione di un ambiente di cooperazione internazionale nel campo dell’esplorazione spaziale,  ancora principalmente a guida americana.

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La posizione dell’India nel contesto internazionale spaziale

Secondo lo UN World Population Prospects, l’India sta per superare la Cina come Paese più popoloso al mondo. Il Pil indiano è il 5° su scala globale, e proiezioni ISPI proiettano un superamento entro il 2027 sul Pil della Germania.[1]
In scala, tuttavia, per quanto questo sembri un buon risultato, l’ammontare della popolazione e la divisione interna del reddito rende tale crescita economica troppo lenta.
Le diseguaglianze economiche all’interno del Paese rimangono rilevanti, anche se l’India resta leader nel campo informatico e spaziale. La descrizione che Domenico De Masi riporta nel suo Mappa Mundi riflette perfettamente la realtà post-industriale indiana: “Mentre la Cina si offre al mondo come la più grande fabbrica di prodotti materiali […], l’India si offre come la più grande fabbrica potenziale di prodotti immateriali: informazioni, servizi, valori, simboli ed estetica. La sua cultura induista e buddhista, propizia all’apertura mentale, alla dialettica, alla riflessione e all’indipendenza, le consente un primato in tutte le attività squisitamente postindustriali.”[2]. Non è quindi un caso che prima dell’ascesa di Elon Musk e dei suoi Falcon uno dei vettori spaziali più utilizzati per collocare i satelliti in orbita fosse il Polar Satellite Launch Vehicle (PSLV) della Indian Space Research Organization, ancora oggi in utilizzo.

Le relazioni tra India e Usa in ottica di containment della Cina

Le relazioni tra l’India e gli Stati Uniti si sono rafforzate negli ultimi anni tanto a livello economico quanto strategico. Entrambi i Paesi condividono interessi comuni nell’area, inclusi la sicurezza regionale, il commercio e la cooperazione tecnologica. Inoltre, l’India ha assunto un ruolo rilevante nello scacchiere statunitense per il contenimento di Pechino.  La proliferazione di tecnologie spaziali solleva questioni di politica internazionale nel contesto del subcontinente indiano, con le radicate rivalità che, dall’indipendenza nel 1947, hanno visto succedersi quattro guerre, diversi conflitti e dispute irrisolte, espressione di persistenti problematiche regionali. Ad unirsi a tale instabilità si aggiunge lo sviluppo, da parte cinese, di armi antisatellite che hanno portato l’India ad una corsa all’armamento spaziale e ad un conseguente dislivello nelle relazioni Indo-Pakistane.[3]              L’India in tale contesto ha cercato di rafforzare le sue alleanze ed ha sviluppato partenariati strategici. La Space Diplomacy è da sempre un ambito rilevante in tali termini, e la sottoscrizione degli Artemis Accords è volta a sancire una vicinanza più stretta con gli USA.
Il 21 giugno scorso, presso il Williard InterContinental Hotel di Washington, l’India è entrata negli Artemis Accords grazie all’intenso lavoro diplomatico dell’Ambasciatore indiano Taranijt Sandhu. Tale evento rappresenta un passo significativo per il Paese nel consolidamento  della sua posizione nel settore spaziale internazionale, al fianco dell’Occidente.
Le parole dell’Ambasciatore indiano risultano pertanto rilevanti “India is taking a landmark step in becoming a party to the Artemis Accords, a momentous occasion for our bilateral space cooperation […] We reiterate India’s commitment to space exploration underpinned by new levels of cooperation and progress. India is a responsible space power and places the highest importance on the peaceful and sustainable use of outer space. We are confident that the Artemis Accords will advance a rule-based approach to outer space. It also underlines our collective belief that exploration is not just the pursuit of knowledge – of knowing the unknown – but is a catalyst in advancing the betterment of humanity. In that sense, signing of these Accords highlights the evolution of a partnership into one for global good.”[4]
Dunque, gli Artemis Accords arrivano nel momento in cui l­­’India ha bisogno di un alleato potente al suo fianco per mantenere, nel trittico Pakistan-India-Cina, una propria posizione di vantaggio regionale.
La crescita del programma spaziale indiano, volto a contrastare un’egemonia cinese nell’area asiatica, inciderà fortemente sugli equilibri dell’area, portando lo scenario del subcontinente ad essere uno dei più caldi non solo a livello regionale, ma con evidenti ripercussioni sul piano internazionale.


Note

[1] ISPI, (2023) India: il sorpasso. ISPI. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/india-il-sorpasso-126296.
[2] De Masi, Domenico (2014). Mappa Mundi. Modelli di vita per una società senza orientamento. Saggi Rizzoli.
[3] Tellis A. J., Tanner T. (2012), China’s Military Challenge (Washington, DC: National Bureau of Asian Research), 290.
[4] O-Shea, C.  (2023). NASA Welcomes India as 27th Artemis Accords Signatory. NASA. https://www.nasa.gov/press-release/nasa-welcomes-india-as-27th-artemis-accords-signatory


Foto copertina: Modi e Biden durante la firma degli accordi Artemis