Lula vola in Cina


Come il governo brasiliano intende riportare “O Brasil no mundo”.


Dal 12 al 15 aprile scorso il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula de Silva, accompagnato da una delegazione formata da ministri, diplomatici e imprenditori si è recato in Cina per un viaggio di stato. Interessi commerciali, governance multipolare, promozione delle relazioni Sud-Sud ma anche la guerra in Ucraina, sono stati i punti cardine dell’agenda di politica estera in Cina. La visita è iniziata a Shanghai, per la cerimonia d’insediamento di Dilma Roussef alla guida della Nuova Banca per lo  Sviluppo istituita dal gruppo BRICS. Il viaggio è poi entrato nel vivo con l’incontro tra Lula e Xi Jinping e la firma di 15 accordi di cooperazione commerciale. 

Il Brasile si riprende il proprio spazio all’interno dei BRICS

È stata Shanghai la prima città toccata dal presidente brasiliano e la sua delegazione. Qui Lula ha preso parte alla cerimonia di insediamento come presidente della New Development Bank di Dilma Roussef. L’occasione ha permesso al presidente brasiliano di manifestare con chiarezza la propria volontà a riprendere il percorso bruscamente interrotto da Bolsonaro, e avviato nel 2009. In quell’anno, con la partecipazione dei leader Dmitry Medvedev, Hu Jintao, Manmohan Singh, fu istituito il gruppo dei BRICS, un’alternativa al G7, che riunisse le cinque più grandi economie in via di sviluppo con l’obiettivo di costruire un sistema globale multipolare. L’iniziativa portò nel 2015 alla nascita della New Development Bank, pensata come istituzione alternativa al FMI e proiettata a «diventare la grande banca del Sud del mondo»[2]. È lo stesso Lula a rammentare che l’istituzione è nata «come strumento per ridurre le diseguaglianze tra i paesi ricchi e paesi emergenti, che si traducono in esclusione sociale, fame, povertà estrema e migrazione forzata. […] La decisione di creare questa banca è stata una pietra miliare nell’azione congiunta dei paesi emergenti, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa che per le loro dimensioni, il numero delle loro popolazioni, il peso delle loro economie e l’influenza che esercitano nelle loro regioni e nel mondo, non potevano ignorare le grandi questioni internazionali»[3]. Nel suo discorso, il presidente brasiliano ha anche richiamato un principio fondante della Banca, ovvero l’idea di costituire un’alternativa per i paesi emergenti che si allontanasse dalla condizionalità dei prestiti tipica del sistema di Bretton Woods. In questo senso, Lula ha ricordato che la Banca è stata intenzionalmente creata senza la partecipazione economica dei paesi sviluppati, con l’intento di liberare quelli emergenti «dalle catene delle condizionalità imposte dalle istituzioni tradizionali e con la possibilità di finanziare i progetti in valuta locale»[4]. La possibilità – prosegue Lula – per i paesi emergenti di liberarsi dalla sottomissione ai paradigmi delle istituzioni finanziarie internazionali costituisce tutt’oggi un grande elemento di attrattiva tanto da coinvolgere, oltre a Bangladesh, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Uruguay, anche altri stati. In chiusura, Lula ha dedicato ampio spazio al ritorno del gigante amazzonico sulla scena internazionale, ritorno che riporta alla luce anche il pragmatismo tipico della sua politica estera. Approccio portato avanti sin dal primo mandato, con l’intento di dare assoluta priorità al dialogo e alla realpolitik. In tal senso il presidente ha dichiarato: «Il tempo in cui il Brasile era assente dalle principali decisioni mondiali è passato. […] Il Brasile è tornato con la volontà di contribuire alla costruzione di un mondo più sviluppato, più equo ed ecosostenibile. Vogliamo condividere con tutti i paesi interessati l’esperienza di crescita economica con inclusione sociale che il Brasile ha vissuto durante il mio governo e quello di Dilma Roussef. […] La sua presidenza rappresenta il rinnovato impegno del Brasile nei BRICS. Ed è anche un’altra dimostrazione della volontà brasiliana di consolidare il rafforzamento della Nuova Banca di Sviluppo»[5].
A Shanghai Lula ha visitato anche il centro di sviluppo tecnologico dell’azienda Huawei. Qui la delegazione ha assistito ad alcune presentazioni sulle potenzialità delle reti 5G e sulle innovazioni tecnologiche che l’azienda sta realizzando e applicando alla telemedicina[6]. Il colosso cinese è, infatti, attivo sul territorio brasiliano già da 25 anni, ed è diventato nell’ultimo anno il principale fornitore di servizi cloud. La visita agli stabilimenti sottintende, dunque, la volontà di saldare i rapporti con la Cina facendo leva anche sulla tecnologia come trait d’union fra i due stati.

Tra riorganizzazione del sistema multipolare e guerra in Ucraina: Lula incontra Xi Jiping

Dopo Shanghai la visita è proseguita nella capitale, Pechino. Qui Lula ha incontrato il presidente dell’Assemblea nazionale del popolo, Zhao Leji nel segno di un colloquio orientato a innalzare il partenariato strategico tra i due paesi, espandere i flussi commerciali ed equilibrare la geopolitica mondiale[7]. In seguito il presidente brasiliano è stato ricevuto dal suo omologo cinese Xi Jinping nella Grande Sala del Popolo, edificio situato a Piazza Tienanmen. La visita è stata interpretata dal governo cinese come un’occasione per approfondire i legami commerciali ma, soprattutto, come opportunità per far progredire l’ascesa della Cina come leader di un ordine mondiale non vincolato agli Stati Uniti. Durante l’incontro i due capi di stato si sono dimostrati decisi a riaffermare, reciprocamente, l’impegno a promuovere la democratizzazione delle relazioni internazionali e del multilateralismo. Il governo brasiliano, inoltre, ha rinnovato la sua ferma adesione al principio dell’unica Cina e di Taiwan, come una parte inscindibile del proprio territorio. Il dialogo tra i due omologhi è ruotato attorno a vari temi. Tra questi: la cooperazione per favorire un incremento dello sviluppo sociale e un abbattimento della povertà; un aumento degli investimenti nel settore tecnologico, in modo da alimentare lo scambio di innovazioni scientifiche; la cooperazione nella lotta al cambiamento climatico. Su quest’ultimo punto, Xi Jinping ha confermato il proprio impegno a ridurre le emissioni di carbonio, e a far pervenire capitali utili a costruire impianti a energia solare. Lula, invece, ha riaffermato nuovamente la volontà di limitare progressivamente la deforestazione in Amazzonia, in linea con il progetto “Deforestazione zero” da realizzarsi entro il 2030.
Il colloquio – che ha coinvolto anche la ministra all’Ambiente brasiliana Marina Silva – ha riguardato anche l’avvio di progetti di tecnologia verde e l’emissione di crediti di carbonio, a fronte di mancate emissioni di anidride carbonica o altri gas a effetto serra. Quanto alla guerra in Ucraina, i due presidenti hanno convenuto che «il dialogo e i negoziati sono l’unica via praticabile per risolverla». In questo senso, è ritenuto più che mai opportuno incoraggiare tutti gli sforzi possibili per arrivare a una risoluzione pacifica[8]. Dato questo obiettivo, sorprende la decisione di non coinvolgere anche Xi Jinping nel progetto di una “terza via” ideato da Lula.
Il presidente brasiliano, infatti, forte del peso del Brasile e del proprio ruolo internazionale, auspica la creazione di un “club della pace”, un gruppo di paesi non allineati da lui guidato, con il compito di fare da mediatore, convincendo Russia e Ucraina a raggiungere una soluzione negoziata.
È però opportuno precisare che sul “dossier” Ucraina i due governi hanno seguito scelte non uniformi. La via seguita da Brasilia sul tema può essere considerata come una rappresentazione plastica del principio dell’equidistanza dalle grandi potenze sposato dal governo. Da un lato Lula, fin dal suo insediamento, ha condannato l’invasione russa, ha riconosciuto che quella in corso è una guerra a tutti gli effetti (la Cina continua a parlare di “crisi”), ha mantenuto attivo il dialogo con il presidente Zelenskij, ed è stato l’unico dei presidenti del gruppo BRICS a votare a favore del ritiro delle truppe russe dall’Ucraina nell’Assemblea Generale ONU. Per contro, dall’altro lato, ha negato l’invio di armi all’Ucraina rifiutando la richiesta del cancelliere tedesco Scholz. Posizione, quest’ultima che è stata seguita anche da altri capi di stato latinoamericani[9].

Leggi anche:

Gli accordi commerciali

La visita di stato in Cina non è stata funzionale soltanto al riposizionamento del Brasile sulla scena internazionale, ma anche alla stipula di importanti accordi commerciali. Qui Lula, accompagnato da diversi imprenditori e dal ministro delle Finanze Haddad, ha presieduto alla firma di 15 accordi utili a rafforzare la cooperazione nei settori dell’agroalimentare, dell’industria automobilistica, delle comunicazioni e delle energie rinnovabili. Secondo le proiezioni del ministero delle Finanze brasiliano, gli accordi firmati ammonterebbero a 50 miliardi di real brasileiro, per un totale di oltre 40 nuove partnership. I due governi hanno istituito una serie di meccanismi utili allo scambio di informazioni. Tra questi: un accordo per lo scambio elettronico di certificati sanitari internazionali per l’esportazione dei prodotti di origine animale; un accordo per lo scambio di esperienze sulle politiche nella lotta alla fame; una partnership tra l’Amministrazione spaziale nazionale cinese (CNSA) e l’Agenzia spaziale brasiliana (AEB).
La partnership aerospaziale tra i due paesi proseguirà, inoltre, con il lancio di un nuovo satellite CBERS – in linea con il Sino Brazilian Terrestrial Resources Satellite Program – con il compito di vigilare sull’Amazzonia. L’incontro ha portato anche alla firma di una serie di accordi tra privati. Tra questi: uno studio sulla fattibilità finanziaria e tecnica di progetti sulle energie rinnovabili nel complesso portuale di Porto do Açu; l’impresa brasiliana SEARA si è impegnata ad acquistare 280 camion elettrici dalla casa automobilistica cinese JAC Motors; la Bank of China ha promesso la concessione di linee di credito per favorire l’esportazione carne lavorata dalla società brasiliana JBS; la cinese SUNZANO si è accordata con lo spedizioniere marittimo brasiliano COSCO per la costruzione di 5 navi per il trasporto di cellulosa. Infine, la banca brasiliana BOCOM BBM ha annunciato la propria adesione al China International Payment System, sistema cinese alternativo allo Swift[10].

A che punto sono le relazioni sino-brasiliane? Cosa ci dice questo viaggio della nuova politica estera del Brasile?

Dopo la dura battuta d’arresto durante la presidenza Bolsonaro, i rapporti fra Cina e Brasile stanno tornando ai “fasti” originari. Durante la lunga fase dei governi Lula-Roussef (2003-2016) le relazioni sino brasiliane trovarono nell’interdipendenza economica il loro principale punto di contatto. Il legame con il Dragone permise, dunque, allo stato amazzonico di darsi un nuovo status internazionale che, una volta inserito in un contesto volto a promuovere la cooperazione tra i sud del mondo, gli garantì una maggiore capacità di smarcarsi dal totale assoggettamento statunitense. I due stati erano tenuti insieme anche dal desiderio di rifondare la governance mondiale grazie all’arena dei BRICS, e dalla comune convinzione che lo stato dovesse agire attivamente nell’economia nazionale. Tuttavia, con la presidenza Bolsonaro e la sua politica estera isolazionista, le relazioni politiche tra le parti si sono notevolmente raffreddate, con un conseguente arretramento del Brasile dal gruppo dei BRICS. Ad oggi cosa unisce i due paesi? Sicuramente la cooperazione economica; il Brasile esporta in Cina minerali – fondamentali per la produzione tecnologica – soia e carne bovina. Viceversa, importa dalla Cina semiconduttori, parti di macchinari e telefoni. Ma la penetrazione cinese va ben oltre, coinvolgendo la finanza brasiliana in senso lato. Il gigante amazzonico, infatti, può dirsi pienamente coinvolto nella Belt and Road Initiative e in tutto il sistema di progetti e finanziamenti che ruota attorno ad essa. Non deve dunque sorprendere il dato relativo ai prestiti e agli investimenti – per un totale di 31 miliardi di dollari – offerte dalle banche cinesi. Ad oggi, però, le relazioni sino brasiliane rispondono anche ad altre priorità, non solo economiche, volte a promuovere la cooperazione politica; ed è lo stesso presidente brasiliano a ricordarlo a margine della sua visita.
Dal punto di vista cinese, infatti, l’incontro è stato accolto come un duplice grimaldello, strategicamente utile sia a incrementare la propria influenza nella regione latinoamericana, che ad opporsi al ruolo internazionale degli Stati Uniti. Xi Jinping – lasciatosi alle spalle gli anni della pandemia e dopo essersi assicurato un terzo storico mandato – sta spingendo per scardinare il tradizionale ordine internazionale a guida statunitense. Lula, dal canto suo, è più che mai deciso a interpretare il ruolo della potenza regionale.
Il viaggio di Lula in Cina dunque può essere inteso come la cartina al tornasole della nuova politica estera brasiliana. Una politica estera che dovrà ruotare attorno a quattro pilastri: il regionalismo; l’equidistanza dalle grandi potenze; la difesa degli interessi nazionali e il rafforzamento del multipolarismo. Ed è proprio nella volontà di riportare “O Brasil no mundo”, di riportare il Brasile ad un ruolo di primo piano nelle arene internazionali, che è possibile rintracciare il legame politico fra Brasilia e Pechino. Il governo di Lula, infatti, si sta dimostrando deciso a farsi promotore di una riforma della governace mondiale che coinvolga, in primis, il Consiglio di Sicurezza ONU, considerato un club d’elite da cui lo stato amazzonico è ingiustamente escluso nonostante l’elevata popolazione. Ma non finisce qui, ed è stato proprio Lula a ricordarlo; «oltre a continuare a lavorare per un efficace riforma dell’ONU, del FMI e della Banca Mondiale, e il cambiamento delle regole commerciali, sarà opportuno utilizzare in maniera creativa il G20 (che il Brasile presiederà nel 2025) al fine di rafforzare i temi prioritari per i paesi in via di sviluppo»[11]. Si dimostra conforme a questi progetti comuni l’obiettivo, auspicato da Lula, di ridurre l’utilizzo prioritario del dollaro statunitense nelle transazioni internazionali per favorire, invece, l’adozione di altre valute. In questo senso, Lula ha dichiarato provocatoriamente: «Ogni sera mi chiedo perché tutti i paesi dovrebbero effettuare i propri scambi commerciali in dollari. Perché non possiamo commerciare usando la nostra moneta? Chi ha deciso che il dollaro deve essere la moneta di riferimento soppiantando il sistema aureo?»[12]. Al contempo, il tema della “dollarizzazione” degli scambi commerciali è da tempo un cavallo di battaglia caro alla Cina che, in questa lotta, vede nel Brasile un importante alleato. Lo yuan cinese è, infatti, una moneta sempre più in uso a Brasilia, al punto da avere superato l’euro come seconda valuta di riserva internazionale del paese.


Note

[1]Il presidente brasiliano Lula ricevuto da Xi Jinping, Presidência da República do Brasil (Ricardo Stuckert), https://twitter.com/presidencia_BR/status/1646872182725701633?s=20.
[2]«Discurso do presidente da República, Luiz Inácio Lula da Silva, na cerimônia de posse da presidenta do Novo Banco de Desenvolvimento», 13/04/2023, https://www.gov.br/planalto/pt-br/acompanhe-o-planalto/discursos-e-pronunciamentos/2023/discurso-do-presidente-da-republica-luiz-inacio-lula-da-silva-na-cerimonia-de-posse-da-presidenta-do-novo-banco-de-desenvolvimento.
[3]Ibidem.
[4]Ibidem.
[5]Ibidem.
[6]https://twitter.com/LulaOficial/status/1646421910157238272?s=20.
[7]https://twitter.com/LulaOficial/status/1646719944535470082?s=20.
[8]INMA BONET BAILÉN, «Lula reafirma su apoyo ante Xi: “Brasil quiere que la relación con China trascienda más allá de lo comercial», El País, 14/04/2023, https://elpais.com/internacional/2023-04-14/lula-reafirma-su-apoyo-ante-xi-brasil-quiere-que-la-relacion-con-china-trascienda-mas-alla-de-lo-comercial.html.
[9]Uno tra questi è il presidente colombiano Gustavo Petro che, durante la visita di stato a Washington, ha ribadito a Joe Biden la volontà di non inviare armi all’Ucraina.
[10]«Brasil e China assinam 15 acordos e Lula defende aliança com Pequim: ‘Ninguém vai proibir’», Brasil de Fato, 14/04/2023, https://www.brasildefato.com.br/2023/04/14/brasil-e-china-assinam-15-acordos-e-lula-defende-alianca-com-pequim-ninguem-vai-proibir.
[11]«Discurso do presidente da República, Luiz Inácio Lula da Silva, na cerimônia de posse da presidenta do Novo Banco de Desenvolvimento», 13/04/2023.
[12]P. HASKI, «Da Pechino Lula rilancia un’alleanza alternativa all’occidente», Internazionale, 14/04/2023, https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2023/04/14/lula-cina.


Foto copertina: Il presidente brasiliano Lula ricevuto da Xi Jinping, Presidência da República do Brasil (Ricardo Stuckert), https://twitter.com/presidencia_BR/status/1646872182725701633?s=20.