Le preoccupazioni dovute dal possesso delle armi nucleari hanno spinto gli Stati a stipulare trattati bilaterali (USA e URSS/Russia) e multilaterali al fine di regolamentarne l’utilizzo. Inoltre, ci sono aree del pianeta che sono state “demilitarizzate” o, se vogliamo, “denuclearizzate”, nel senso che gli Stati si impegnano, attraverso lo strumento pattizio e/o in maniera volontaria, a non utilizzare, testare, conservare o far transitare tali armamenti in suddette zone. Tra le quali, tuttavia, non rientra il Medio Oriente.
NWFZ: definizione
Le nuclear-weapon-free zones sono un “importante strumento di disarmo” che contribuiscono al rafforzamento del regime globale di non-proliferazione nucleare e al consolidamento degli sforzi internazionali per il raggiungimento della pace regionale e della sicurezza globale.
Una definizione delle NWFZs è stata data con la risoluzione 3472 B del 1975 dell’Assemblea Generale delle NU in cui vengono definite come aree in cui “qualsiasi gruppo di Stati, nel libero esercizio della propria sovranità” si impegna, attraverso trattati o convenzioni, a stabilire “lo statuto di totale assenza di armi nucleari (…) incluso la procedura di delimitazione”, e a rispettare “un sistema internazionale di verifica e di controllo per garantire il rispetto degli obblighi derivanti da tale statuto”[1].
Partendo da questo fondamento giuridico, e richiamando anche quanto indicato nell’articolo VII del trattato di non proliferazione nucleare (NPT) del 1968[2], la Commissione sul Disarmo delle NU ha poi raccomandato, nel suo report del 1999[3], una serie di principi e di linee guida per l’istituzione di tali zone, tra cui, inter alia:
- Una NWFZ dovrebbe essere istituita solo su iniziativa degli Stati della regione e sulla base di accordi liberamente raggiunti tra gli stessi;
- Lo status di una NWFZ dovrebbe essere rispettato sia dagli Stati parti del trattato, sia da quelli esterni, in particolare dagli Stati che detengono le armi nucleari;
- Una NWFZ dovrebbe prevedere il divieto di sviluppo, produzione, controllo, possesso, collaudo, stazionamento o trasporto di qualsiasi ordigno esplosivo nucleare da parte degli Stati parti e degli Stati terzi;
- Una NWFZ dovrebbe prevedere l’effettiva verifica del rispetto degli impegni assunti dalle parti del trattato e l’applicazione degli strumenti di salvaguardia dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).[4]
In sintesi, le NWFZs altro non sarebbero che aree istituite da trattati internazionali liberamente stipulati tra gli Stati regionali, ma “riconosciuti a livello universale”, che sanciscono obblighi positivi e negativi (questi ultimi per gli Stati che detengono le armi nucleari) e che includono dei regimi di verifica basati sull’applicazione degli strumenti di salvaguardia dell’AIEA.
NWFZs: ieri ed oggi.[5]
Le nuclear-weapon-free zones possono essere distinte in tre categorie:
1) NWFZs istituite da trattati su “aree geografiche”;
2) NWFZs istituite da trattati su regioni e/o continenti;
3) Paesi che si sono dichiarati come NWFZs.
Le prime ad essere istituite furono quelle per le “aree geografiche” o “aree disabitate”, come l’Antartide nel 1959, lo spazio esterno nel 1967, i fondali marini nel 1971 e la Luna ed altri corpi celesti nel 1979. Il contesto della Guerra Fredda e la necessità di trovare un punto di incontro tra le varie potenze contribuirono alla creazione di tali zone, al fine di impedire l’uso del nucleare per motivi militari, così come per limitarne il deposito di rifiuti radioattivi.
Anche la creazione di NWFZs su aree abitate risale al periodo della Guerra Fredda. L’idea venne proposta per la prima volta dall’Unione Sovietica nel 1956 per creare una zona libera dal nucleare nell’Europa centrale e accolta dal governo polacco, il quale suggerì nel 1958 la creazione di un’area libera che comprendesse la Polonia, la Cecoslovacchia ed entrambi gli Stati tedeschi (Piano Rapacki, dal nome del Ministro degli Esteri polacco).
Nonostante le molteplici proposte miranti alla “denuclearizzazione” dell’Europa, un accordo non fu mai raggiunto in quanto le potenze occidentali sostenevano che le armi nucleari fossero necessarie per controbilanciare le numericamente superiori armi convenzionali possedute dall’URSS.[6]
Tuttavia, dalla seconda metà degli anni Sessanta, e con l’entrata in vigore nel 1970 del NPT che divenne la spina dorsale del sistema di non-proliferazione nucleare, altre zone libere vennero a costituirsi per il raggiungimento degli obiettivi di pace e sicurezza globale. Oggi, infatti, è possibile contare cinque NWFZs: l’America Latina con il Trattato di Tlatelolco (in vigore dal 1969), l’Africa con il Trattato di Pelindaba (in vigore dal 2009), la regione del sud-est asiatico con il Trattatto di Bangkok (in vigore nel 1997), la regione del sud del Pacifico con il Trattato di Rarotonga (in vigore dal 1986), e l’Asia centrale con il Trattato di Semipalatinsk (in vigore dal 2009).
A queste bisogna aggiungere anche quei Paesi che hanno dichiarato il loro desiderio di bandire, a livello costituzionale o attraverso una propria legge, l’utilizzo e il passaggio di armi nucleari sul proprio territorio. Ad esempio, nel 1999, il Parlamento austriaco ha approvato la “legge costituzionale in favore di un’Austria libera dal nucleare”, vietando la produzione, il trasporto, l’utilizzo e lo stazionamento di armi nucleari sul proprio territorio (così come l’istituzione di centrali nucleari).[7]
Ma anche la Nuova Zelanda e le Filippine, rispettivamente parte della NFWZ nel sud Pacifico e nel sud-est asiatico, hanno dichiarato la loro volontà a adottare lo status di free zones.[8] [9] O ancora la Mongolia che nel 1992 si è dichiarata NWFZ con l’adozione di una legge nazionale e il cui status è stato riconosciuto solo nel 2010 dalle NU.[10]
La mancata “de-nuclearizzazione” del Medio Oriente.[11]
Come avvenuto per le altre regioni, anche per il Medio Oriente non sono mancate le proposte per la creazione di una nuclear-weapon-free zone che potesse comprendere tutti i territori che vanno dalla Libia ad ovest all’Iran ad est, e dalla Siria a nord allo Yemen a sud.
La prima proposta venne avanzata nel 1974 da due Paesi firmatari del NPT, nonché Iran ed Egitto, dinanzi all’Assemblea Generale delle NU che adottò la risoluzione 3362 (XXIX) il 9 dicembre dello stesso anno.[12]
Tuttavia, la complessa situazione della sicurezza in Medio Oriente non ha mai permesso la creazione di una tale zona: dai conflitti arabo-palestinesi si è passati alle rimbombanti controversie tra Israele ed Iran, a cui si aggiunge la cosiddetta “pace-mai-trovata” tra ebrei ed arabi. Inoltre, bisogna considerare l’“assymetric nuclear order” all’interno della regione che spinge i principali attori verso direzioni opposte: mentre per Israele (che si pensa possegga armi chimiche, batteriologiche e nucleari) adotta una politica del “security first”, i Paesi arabi e l’Iran (chi già possiede il nucleare per scopi civili e chi si crede possa sviluppare l’arma nucleare) condividono l’idea del “disarmament first”.[13]
Tuttavia, durante la guerra del Golfo, anche il Consiglio di Sicurezza delle NU decise di supportare la creazione di una free-zone in Medio Oriente con l’adozione della risoluzione 687 (1991)[14] a cui seguì la risoluzione sul Medio Oriente (1995) elaborata dagli stati parte del NPT.[15]
Da allora, non sono stati compiuti molti progressi e la risoluzione del 1995 non è mai stata effettivamente implementata. Ad esempio, durante la 2010 RevCon[16], venne deciso che una conferenza ad hoc avrebbe dovuto affrontare i temi per la creazione della NWFZ in Medio Oriente (mai tenuta), mentre la stessa proposta presentata durante la 2015 RevCon venne categoricamente respinta.
Tante sono le aspettative e le pressioni per la prossima RevCon (programmata per il 2020 ma che, a causa delle complicanze dovute al Covid-19, è stata posticipata al mese di agosto 2021) in cui gli Stati dovrebbero da un lato rispondere alla frustrazione araba, dall’altro “ridurre” gli interessi di Israele e Iran a un comune denominatore.
Il rischio di proliferazione nucleare in Medio Oriente.
Il Medio Oriente non è mai stata una regione stabile, anzi proprio la presenza di Stati-vicini “pericolosi” non ha mai giovato al raggiungimento di fiducia reciproca necessaria per poter ambire ai livelli di pace regionale e sicurezza globale tanto “profetizzati” dai trattati internazionali. Basti pensare a come molti Stati arabi percepiscono Israele una minaccia regionale (che peraltro non ha mai dichiarato il possesso dell’arma nucleare e non fa parte del NPT) al pari dell’Iran (formalmente non più’ vincolata al JCPOA), o basti richiamare l’attuale appetito della Turchia per il nucleare[17], che peraltro è ancora impegnata militarmente in Siria (che a sua volta aveva un programma nucleare segreto come la Libia), per capire che l’obiettivo di rendere libero il Medio Oriente dalle armi di distruzioni di massa non è per niente scontato.
Per poter trovare un accordo a riguardo è necessario partire dal presupposto che non tutti gli attori regionali sono realmente intenzionati a creare una NWFZ e che, pertanto, un primo passo potrebbe, e dovrebbe, essere raggiunto anche senza di loro. Solo così facendo, e una volta essersi vincolati al sistema di verifica internazionale, sarebbe possibile ridurre le attuali divergenze sull’ordine nucleare regionale e permettere un dialogo più efficiente tra tutti gli attori.
Note
[1] Nazioni Unite, First Committee of the General Assembly, A/RES/3472 (XXX) B, 11 dicembre 1975. https://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/3472(XXX)
[2] Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons (NPT). https://www.un.org/disarmament/wmd/nuclear/npt/text/
[3] Commissione sul Disarmo delle Nazioni Unite, Report of the Disarmament Commission, A/54/42, 6 maggio 1999. https://s3.amazonaws.com/unoda-web/documents/library/dc54.42.pdf
[4] IAEA, Safeguards legal framework, https://www.iaea.org/topics/safeguards-legal-framework
[5] Per tutti i trattati istitutivi delle NWFz si rimanda al sito UNODA, https://www.un.org/disarmament/wmd/nuclear/nwfz/
[6] H. Müller, G. Franceschini, A. Melamud, D. Müller, A. Péczeli, A. Schaper, A Nuclear-Weapong-Free Zone in Europe. Concepts – Problems – Challenges, “Peace Research Institute Frankfurt, gennaio 2016. https://www.files.ethz.ch/isn/195869/PRIF_WP_26.pdf
[7] The Federal Constitution Act for a Non-Nuclear Austria, https://www.oecd-nea.org/law/legislation/austria/austria-nonnuclear-act.pdf
[8] New Zealand Nuclear Free Zone, Disarmament and Arms Control Act 1987, https://www.legislation.govt.nz/act/public/1987/0086/latest/DLM115116.html
[9] The 1987 Constitution of the Republic of Philippines, Section VIII, https://www.officialgazette.gov.ph/constitutions/1987-constitution/
[10] United Nations Platform for Nuclear-Weapon-Free Zones, Mongolia’s nuclear-weapon-free status, https://www.un.org/nwfz/content/mongolias-nuclear-weapon-free-status
[11] Raffaele De Bartolo, Medio Oriente: Il dilemma del nucleare, “Report Difesa”, aprile 2021. https://www.reportdifesa.it/medio-oriente-il-dilemma-del-nucleare/
[12] Nazioni Unite, First Committee of the General Assembly, A/RES/3263 (XXIX), 9 dicembre 1974 https://undocs.org/pdf?symbol=en/A/RES/3263(XXIX)
[13] Tytti Erästö, The lack of disarmament in the Middle East: a thorn in the side of the NPT, “SIPRI”, gennaio 2019. https://www.sipri.org/sites/default/files/2019-01/sipriinsight1901.pdf
[14] Nazioni Unite, Consiglio di Sicurezza, S/RES/687, 3 aprile 1991. https://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/FAB11BBFEA7E0B6585256C3F0065AEAE
[15] 2010 Review Conference of the Parties to the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons, NPT/CONF 2010/50. https://www.auswaertiges-amt.de/blob/207366/c34fd8a3b834d1fd9d0d7f4c8e71b0df/nvv-abschlussdokument-data.pdf
[16] “RevCon” sta ad indicare il termine inglese “Review Conference”, ovvero la conferenza di revisione che si tiene ogni cinque anni per valutare l’attuazione di quanto stabilito nel trattato di non proliferazione nucleare (NPT).
[17] Sinem Koseoglu, Turkey’s nuclear power dilemma, “Al Jazeera”, marzo 2021. https://www.aljazeera.com/news/2021/3/10/turkeys-nuclear-dilemma
Foto copertina: Bomba a fusione nucleare.Wikipedia