Tensione tra Ungheria e Ucraina dopo che il ministero degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha convocato mercoledì l’ambasciatore ucraino per quelli che ha definito commenti offensivi di Kiev sulla posizione di Budapest sull’invasione della Russia.
Aria di tensione tra Budapest e Kiev dopo che il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha richiamato l’ambasciatore ucraino Lyubov Nepop per consultazioni. Peter Szijjarto nei commenti rilasciati tre giorni dopo la rielezione di Orban, ha affermato che l’Ungheria ha condannato l’invasione della Russia, riconosciuto la sovranità dell’Ucraina e accolto centinaia di migliaia di rifugiati in fuga dalla guerra.
Quindi era “tempo per i leader ucraini di fermare i loro insulti diretti all’Ungheria e riconoscere la volontà del popolo ungherese”, ha detto Péter Szijjártó in una dichiarazione, “Questa non è la nostra guerra, quindi vogliamo e rimarremo fuori da essa”.
In una dichiarazione il presidente ucraino Volodymyr Zelensky martedì ha affermato che Orbán temeva l’influenza della Russia e avrebbe dovuto scegliere tra Mosca e “l’altro mondo”. Il leader di Fidesz che ha vinto facilmente la tornata elettorale di domenica scorsa, ha condannato l’invasione della Russia, che il Cremlino descrive come una “operazione militare speciale”, e non ha posto il veto alle sanzioni dell’Unione Europea contro Mosca. Ma si è astenuto dal criticare direttamente il presidente Vladimir Putin e ha detto di non essere d’accordo con le sanzioni, rifiutando l’idea di un freno alle importazioni di petrolio e gas dalla Russia, dicendo che distruggerebbe l’economia ungherese[1].
La posizione dell’ambasciatore
Che tra l’ambasciatore ucraino e il governo Orbán non scorresse buon sangue era noto. L’ambasciatore Lyubov Nepop, che lo scorso 21 marzo aveva incontrato Péter Márki-Zay principale avversario di Orbán ad un evento in cui i partiti dell’alleanza di opposizione avevano donato un’ambulanza piena di equipaggiamento per l’esercito ucraino[2], all’inizio della guerra, precisamente il 4 marzo ad una conferenza a porte chiuse a Budapest organizzata da Political Capital, aveva accusato Orbán per la passività della sua posizione rispetto all’invasione. “La tua pace strategica sarà solo nella tomba”, facendo riferimento alla dichiarazione di Viktor Orbán secondo cui dovrebbe reagire con prudenza solo durante una guerra e quindi ritirarsi strategicamente. Rincarando la dose “Sarai il prossimo, Putin non si fermerà!” e ricordando le proteste del 1956, ha richiamato l’attenzione degli ungheresi sul fatto che ora che gli ucraini si trovano in una situazione simile, non dovrebbero trovarsi dalla parte sbagliata, ovvero dalla parte russa[3]. I rapporti tra i due vicini restano complicati, Zelensky vorrebbe un posizionamento ungherese in linea con quello atlantista, dal canto suo Orban rivendica la sua posizione non completamente ostile a Putin per ritagliarsi un ruolo da mediatore.
Note
[1] https://www.reuters.com/world/europe/hungarys-foreign-ministry-summons-ukrainian-ambassador-2022-04-06/
[2] https://hungarytoday.hu/opposition-pm-candidate-marki-zay-ukraines-ambassador-putin-war-criminal/
[3] https://444.hu/2022/03/04/budapesti-ukran-nagykovet-ti-lesztek-a-kovetkezok-putyin-nem-fog-megallni
Foto copertina: Il primo ministro ungherese Viktor Orbán (L) e il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó arrivano per il secondo giorno del vertice della NATO a Bruxelles, in Belgio, il 12 luglio 2018. [Pool/EPA/EFE]