La guerra tra Russia e Ucraina appena iniziata potrebbe avere risvolti anche nell’ambito dell’operatività e della propaganda delle organizzazioni salafite-jihadiste.
A cura di Daniele Garofalo
Il primo aspetto interessante è senz’altro quello legato alla propaganda. I media delle organizzazioni jihadiste, hanno spesso negli anni inserito la Russia al centro della propria propaganda, sia per l’oppressione della componente musulmana in Cecenia e più in generale nel Caucaso Settentrionale, sia per il ruolo svolto attivamente dalla Russia in Medio Oriente, in particolare in Siria.
Le organizzazioni jihadiste sono capaci e pronte a sfruttare spesso eventi geopolitici in modo strumentale per la loro propaganda, anche se apparentemente non coinvolgono essi direttamente. L’inizio della guerra propaganda jihadiste, che sfrutterebbero la guerra strumentalmente per confermare, come hanno già fatto, che la Russia è un oppressore.
La propaganda di al-Qa’ida (AQ) per diversi anni si è soffermata su severe critiche alla Russia, così come quella dello Stato Islamico, a partire soprattutto dal 2015 con l’intervento russo in Siria e che prosegue ancora oggi soprattutto da parte dei gruppi legati allo Stato Islamico (IS) nell’area dell’AfPak e nel Subcontinente Indiano. Non sono mancante accuse all’interno della propaganda dei numerosi piccoli gruppi jihadisti operanti nel territorio siriano (per lo più a maggioranza cecena, uzbeka o tagika).
Il video più recente è del leader di AQ, Ayman al-Zawahiri, del 23 novembre 2021, intitolato: “Un consiglio per la Ummah unita riguardante la realtà delle Nazioni Unite, di Shaykh Dr. Ayman al Zawahiri” che effettua diversi passaggi in cui condanna apertamente il ruolo della Russia nei confronti dei musulmani Ceceni, Caucasici e dell’Asia Centrale.
Fig. 1 e 2. Parti del video citato, di As-Sahab Media sottotitolato in inglese.
Lo Stato Islamico ha spesso preso di mira la Russia a livello mediatico, con il magazine in lingua russa “Istok” (pubblicato in 4 numeri fino al 2016), con diversi video in lingua russa di al-Hayat Media Center, con il magazine pro-IS “Hidaya” (pubblicato finora due numeri soprattutto in territorio siriano).
Fig. 3 e 4. I magazine Istok e Hidaya.
Di recente, è soprattutto la propaganda delle Wilayat Khurasan (in particolar con materiale in lingua uzbeka e tagika), Pakistan e Hind che con i loro magazine e materiale mediatico hanno criticato e minacciato la Russia, in particolar modo per il loro ruolo diplomatico nei confronti dei talebani e per la loro operatività in Medio Oriente.
Un secondo aspetto è relativo alla parte operativa delle organizzazioni jihadiste, in riferimento al Caucaso settentrionale (Cecenia in particolare) e dell’Asia Centrale. AQ e IS nell’aree citate sono deboli e sono soprattutto composte in cellule dormienti o gruppi poco operativi, ma se la guerra in Ucraina dovesse prolungarsi potrebbero decidere di colpire sfruttando l’impegno militare russo sul fronte ucraino. I gruppi jihadisti caucasici, ad esempio, potrebbero approfittare della distrazione russa in Ucraina e dell’invio di truppe, veicoli corazzati e reggimenti motorizzati sul fronte ucraino da parte del leader ceceno Kadyrov, per rialzare la testa, riorganizzarsi e colpire. Sono migliaia i combattenti provenienti da Russia (soprattutto Caucaso Settentrionale) e paesi dell’ex Unione Sovietica che si sono uniti alle organizzazioni jihadiste in questi ultimi 10 anni. Si stima che solo da Cecenia e Daghestan siano partiti cinque mila uomini, dall’Asia Centrale (in particolare Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan e Uzbekistan) circa 6 mila uomini, di cui ad agosto 2021 ancora 1900 dovrebbero essere in Siria. Tutti questi combattenti, sono divenuti veterani, addestrati alla battaglia e fortemente ideologizzati, con forti legami e inseriti in reti internazionali e regionali di connessioni con altri combattenti.
Le aree citate, inoltre, non sono nuove all’esperienza jihadista. Dal 2007 al 2016, l’Emirato del Caucaso ha lottato contro la Russia sotto la bandiera qaedista. Da metà 2015, gran parte dei leader e militanti si è spostata sotto la bandiera del califatto dello Stato Islamico, unendosi nel giugno 2015 alla nuova Wilayah Kavkaz – Provincia del Caucaso (ISQ), prima sotto la guida dell’ex leader dell’Emirato, Rustam Asilderov e poi dal 2016 sotto la guida di Aslan Avgazarovich Byutukayev, ucciso nel gennaio 2021. L’organizzazione di ISQ è ad oggi basata su decine di piccole cellule dormienti collegate tra loro e dirette dall’estero, direttamente dall’ufficio per le provincie lontane dell’IS e dalla leadership centrale.
Da citare anche il Katibat al-Tawhid wal Jihad (conosciuto anche come Katibat Imam Shamil) operativo dall’aprile 2016, principalmente nel Caucaso Settentrionale e che pare operare sotto la bandiera di AQ, composto da ceceni e uzbeki (leader pare essere Abu Saleh al- Uzbeki) e alleato con il Turkestan Islamic Party (TIP) e con Hurras al-Din (HaD). In Siria sono operativi altri gruppi jihadisti a maggioranza cecena, caucasica, uzbeka e tagika, come Junud al-Sham, del famoso leader Abu Walid Muslim al-Shishani (preso di mira dal Hayat Tahrir al-Sham), il Katibat Khattab al-Shisani (che ha colpito dei convogli russi in Siria e forse è legato ad IS) e di cui si sa molto poco, il gruppo jihdista uzbeko di Tavhid vo-Jihad, che opera adesso sotto la bandiera di HTS e il gruppo di contractors di Malhama Tactical. Quest’ultimo è composto esclusivamente da uzbeki e caucasici, ex militari delle forze speciali russe, parlano fluentemente le lingue locali mediorientali e il russo, offrono corsi di addestramento e consulenza militare in presenza e online, simulazioni di battaglie, scontri armati, operazioni speciali (tra cui combattimento urbano, imboscate e primo soccorso) in presenza e online, producono (e insegnano a produrre) attrezzature e materiale militare (costruzione improvvisata di granate, esplosivi, IED, VBIED, ecc). Offrono, inoltre, anche il servizio di corpo d’élite per la conduzione di operazioni speciali per i gruppi jihadisti, si occupano anche di forniture di armi e attrezzature militari. sono presenti su tutti i social, app di messagistica, YouTube (oltre 200 mila visualizzazioni) e stanno operando soprattutto in Siria.
Fig. 5 – Immagine di presentazione dal sito di Malhama Tactical
Tutti i gruppi jihadisti appena citati, vogliono apertamente combattere la Russia e si sono addestrati o sono diventati veterani nella guerra siriana e in altri teatri, e potrebbero anche sfruttare la guerra tra Russia e Ucraina per riaccendere il conflitto jihadista contro la Russia.
Nel breve medio termine, né AQ, né IS, tantomeno i piccoli gruppi jihadisti ceceni, caucasici, uzbeki e tagiki, hanno la forza e le capacità per colpire la Russia nelle diverse aree citate, ma il prolungamento della guerra in Ucraina potrebbe dare loro un’opportunità.
Per concludere, infine, una preoccupazione/supposizione: ci sono circa un milione di Tatari musulmani in Ucraina (nelle aree filorusse e in Crimea). Essi, con il peggiorare del conflitto, potrebbero essere soggetti a reclutamento e radicalizzazione da parte delle organizzazioni jihadiste e sfruttati per colpire nella stessa Ucraina obiettivi russi.
Analisi in media partnership con SpecialEurasia
Foto copertina: Veicolo blindato militare ucraino a Kiev @SpecialEurasia