Come ogni anno, entro il mese di febbraio, viene presentata al Parlamento una Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza relativa all’anno precedente.
Ecco la sintesi della relazione
La Relazione, che si rende al Parlamento ai sensi dell’art. 38 della citata legge 124/2007, si apre – come nelle ultime edizioni – con uno sguardo sullo scenario internazionale, focalizzato su quadranti e attori di prioritario interesse informativo, per poi soffermarsi sulle principali minacce al Sistema Paese, nella dimensione economico-finanziaria, cyber ed ibrida, sul terrorismo jihadista, su immigrazione clandestina e criminalità organizzata, nonché sull’estremismo endogeno.
Nella prospettiva Intelligence, l’emergenza pandemica ha reso più articolato e complesso il quadro della minaccia, abbattendosi sulle economie, condizionando sviluppi geopolitici e relazioni internazionali, aggravando vulnerabilità strutturali e tensioni sociali, inasprendo la competizione, specie per il dominio tecnologico, e accrescendo gli spazi per manovre ostili e tentativi d’ingerenza di diversa matrice e portata.
L’incidenza della crisi sanitaria sul panorama della minaccia è emersa con particolare evidenza nell’attività informativa a presidio dell’economia nazionale. Le difficoltà della congiuntura hanno contribuito a rendere più concreto il rischio di azioni di tipo predatorio/speculativo nei confronti di asset pregiati in Italia.
La minaccia cibernetica è stato significativamente condizionato dall’emergenza pandemica, chiamando il Comparto a orientare una parte rilevante degli sforzi verso il contenimento di progettualità ostili (di matrice statuale, hacktivista o criminale): miranti a sfruttare il massiccio ricorso al lavoro agile in danno di operatori pubblici e privati, ovvero tese ad estrarre dati sensibili da strutture ospedaliere, centri di ricerca e realtà impegnate nello sviluppo di vaccini e terapie contro il Covid-19.
La minaccia ibrida – per definizione veicolata su diversi domini (quello diplomatico, militare, economico/finanziario, intelligence, etc.) – che, in concomitanza con il dispiegarsi della crisi sanitaria, è stata caratterizzata da costanti tentativi di intossicazione del dibattito pubblico attraverso campagne di disinformazione e/o di influenza.
È proseguita serrata e ininterrotta, in Italia e all’estero, l’attività informativa in direzione del terrorismo jihadista, nel contesto di un dispositivo di prevenzione integrato che ha continuato a trovare punto di forza nelle consolidate sinergie tra Intelligence e Forze di polizia, specie nell’ambito del Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo, e nell’assidua cooperazione con i Servizi esteri collegati. Il 2020 ha visto la strategia di DAESH dipanarsi lungo tre principali direttrici: rivitalizzazione dell’attività insorgente in Iraq e Siria; decentralizzazione in favore delle articolazioni regionali in Africa e in Asia; rilancio del conflitto asimmetrico in crisi d’area e teatri di jihad. La formazione ha mostrato, inoltre, un rinnovato attivismo mediatico.
I Balcani rappresentano l’epicentro continentale del proselitismo e potenziale incubatore della minaccia terroristica verso lo spazio Schengen
L’emergenza pandemica ha parzialmente influito sull’andamento dei flussi migratori clandestini in direzione dell’Europa e dell’Italia, che nelle rotte via mare, dopo la contrazione durante la primavera, hanno ripreso il trend incrementale mostrato all’inizio dell’anno.
La ricerca intelligence ha riguardato prioritariamente la gestione criminale del fenomeno e segnatamente: gruppi tunisini e libici, ingaggiati lungo la direttrice del Mediterraneo centrale; strutturate reti – con sodali in territorio nazionale – attive nei trasferimenti via mare dalla Turchia alle coste greche e italiane; compagini afghane, pakistane e irachene, anch’esse con referenti in Italia, operanti sulla rotta balcanica terrestre.
L’emergenza pandemica ha inciso pure sul versante dell’eversione interna: da un lato, limitando le potenzialità mobilitative dell’estremismo politico, dall’altro, facendo da volano, in concomitanza con il ruolo aggregante e amplificatore del web, a una montante effervescenza propagandistica, trasversalmente orientata a strumentalizzare la crisi sanitaria per rilanciare progettualità conflittuali e istanze antisistema. Anarcoinsurrezionalisti, circuiti marxisti-leninisti, Movimenti antagonisti e destra eversiva i gruppi più pericolosi.
I tratti distintivi della criminalità organizzata, così come ribaditi dalle acquisizioni intelligence, nonché dalle risultanze investigative e giudiziarie, valgono da sé a profilare l’interesse delle mafie nostrane a trarre profitto dall’impatto dell’emergenza pandemica e, segnatamente, a condizionare gli operatori economici in difficoltà e a tentare di intercettare i finanziamenti, nazionali ed europei, connessi ai piani di rilancio. All’attenzione informativa anche le compagini straniere, la cui crescita organizzativa, specie con riguardo ai gruppi nigeriani, è testimoniata dal crescente coinvolgimento in attività di riciclaggio e in articolate frodi informatiche.