“Storie di sport e politica. Una stagione di conflitti 1968-78” Mimesis Edizioni. Alberto Molinari e Gioacchino Toni ci raccontano un decennio di sport e politica, movimenti e conflitti, contestualizzato storicamente attraverso un percorso antologico che va da Cassius Clay fino ai Mondiali del 1978.
Il 1968 porta con se un movimento mondiale che richiede maggiori diritti, più democrazia, maggiore partecipazione. Un’onda che rifiutando i sistemi autoritari, critica le strutture politiche.
Lo sport e gli spazi sportivi, fino a quel momento considerati un luogo lontano dalle rivendicazioni di piazza, riscoprono il loro ruolo spinti anche da una sovraesposizione mediatica.
Ed è così che intorno al mondo dello sport cresce la pressione: da un lato il desiderio degli atleti di prendere una posizione, e dall’altro la crisi di legittimità delle istituzioni sportive internazionali.
Gli autori
Con Storie di sport e politica, Molinari e Toni attraverso la stampa dell’epoca, ricostruiscono le vicende e i temi. Il libro da la possibilità di capire il punto di vista dei narratori rileggendo i grandi quotidiani dell’epoca, delle riviste, degli organi di partito, analizzavano ciò che accadeva in quei momenti.
Sport e contestazioni
Dai “pugni chiusi” in guanti neri alzati al cielo dagli afroamericani Tommie Smith e John Carlos sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, alle contestazioni per la Coppa Davis disputata nel Cile di Pinochet. La finale prevista tra il 17 e il 19 dicembre 1976 nell’Estadio National di Santiago del Cile, lo stesso stadio usato dal regime per rinchiudere, torturare ed eliminare gli oppositori politici. Le polemiche legate alla decisione della Federazione di andare a giocare (e vincere) la finale a Santiago saranno durissime.
24 marzo 1976, un colpo di Stato militare rovescia il governo di Isabelita Martinez, e sottopone l’Argentina ad una delle più feroci dittature.
Due anni dopo, il regime di Videla ospiterà l’edizione del campionato del mondo di calcio. Il Mundial rappresenta per Videla un’occasione unica per alimentare la narrativa nazionalista e dare l’immagine di un paese unito. L’Argentina di Kempes e di Passarella, vincerà il mondiale battendo in finale l’Olanda orfana di Cruijff.
Non mancheranno le polemiche.
Su Opinio Juris abbiamo raccontato la storia dell’ex capitano Jorge Carrascosa e il rifiuto di giocare nell’Argentina dei colonnelli[1].
Calcio e violenza
Storie di sport e politica si conclude con un capitolo dedicato alla violenza e al “tifo” nel mondo del calcio. Tra il 1960 e il 1970, gli spettatori di Serie A e B crescono del 29%, nascono i primi gruppi organizzati. Sarà un decennio caratterizzato da scontri violenti sugli spalti.
Le manifestazioni sportive sono una vetrina sul mondo, rappresentano una grande opportunità per comunicare qualcosa. Lo fanno i paesi organizzatori per dimostrare quanto sono bravi, lo fanno i cittadini per manifestare le loro idee, e talvolta lo fanno anche gli sportivi per lanciare un messaggio.
Dal pugno chiuso all’inginocchiamento, lo sport non è politica, lo sport fa politica.
Note
[1] https://www.opiniojuris.it/jorge-carrascosa-argentina/
Foto copertina: Immagine libro