I ribelli Houthi dello Yemen hanno intensificato gli attacchi alle navi che attraversano il Mar Rosso, un’importante arteria commerciale globale, sollevando così preoccupazioni per l’impatto sul flusso di petrolio, grano e beni di consumo.
A cura di Martina Biral
La risposta degli Houthi all’incessante conflitto a Gaza
La drammatica intensificazione del conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza ha innescato una reazione violenta da parte dei ribelli Houthi. La milizia filo-iraniana alleata di Hamas, che in seguito alla ribellione del 2015 e alla conquista della capitale Sana’a ora controlla significative porzioni dei territori a nord-ovest dello Yemen, ha di recente intensificato gli attacchi ai mercantili in transito nel Mar Rosso. Il lancio di missili yemeniti su suolo israeliano e il recente sequestro della nave cargo Galaxy Leader, di proprietà israeliana, avvenuto lo scorso novembre, ha contribuito ad un’ulteriore escalation della tensione. Questa situazione potrebbe aprire un nuovo fronte portando di fatto ad una regionalizzazione del conflitto.
Martedì 14 novembre, il portavoce del gruppo, Mohammed Abdel-Salam, ha dichiarato che la milizia è pronta ad attaccare ogni nave di qualsiasi nazionalità diretta verso Israele che attraverserà il Mar Rosso, sottolineando inoltre la capacità del gruppo di effettuare attacchi ogni 12 ore, e indicando questa come un’azione aggressiva in sostegno alla causa palestinese. [1] I miliziani hanno ribadito la loro determinazione a proseguire le azioni finché Israele condurrà un’offensiva a Gaza. Secondo il Pentagono, ad oggi gli Houthi hanno effettuato oltre 100 attacchi, mirando a 10 navi mercantili con l’obiettivo strategico di impedire l’accesso al Mar Rosso, che comporterebbe il conseguente condizionamento di almeno il 10% del commercio mondiale. [2] Una situazione estremamente verosimile, considerando anche il livello di sofisticatezza e le crescenti capacità offensive e di coordinamento transnazionale acquisite dagli Houthi.
L’area interessata
Gli Houthi mirano in particolar modo allo Stretto di Bab el-Mandeb. Situato tra il Corno d’Africa e il Medio Oriente, esso costituisce un passaggio fondamentale per il trasporto di merci tra Asia ed Europa. Collegando il Mar Rosso al Golfo di Aden e al Mar Arabico, quest’arteria marittima, attraversata dal 12% del commercio mondiale e il 30% di tutti i container globali, [3] è di cruciale importanza per le navi container e per le esportazioni di beni di consumo nonché di petrolio e gas naturale provenienti dal Golfo Persico. Gran parte degli idrocarburi transita infatti attraverso lo Stretto di Bab el-Mandeb per raggiungere destinazioni in Europa o Nord America, utilizzando il Canale di Suez la cui importanza è stata chiaramente evidenziata nel marzo 2021, quando la nave container Ever Given vi è rimasta bloccata per sei giorni, generando notevoli ripercussioni, paralizzando circa 9,6 miliardi di dollari al giorno del commercio mondiale; [4] dati che ci danno un’idea delle ripercussioni che l’attuale situazione potrebbe causare. Lo Stretto di Bab el-Mandeb rappresenta quindi un “choke point” strategico il cui blocco comporterebbe il deterioramento dei collegamenti marittimi tra l’Europa e l’Oriente, marginalizzando il Mediterraneo e costringendo le rotte commerciali a percorrere la più lunga via attorno al Capo di Buona Speranza.
La International Chamber of Shipping (ICS), ha dichiarato inequivocabilmente la propria posizione in merito, definendo gli attacchi in corso come una violazione del diritto internazionale. Da un punto di vista giuridico, lo Stretto di Bab el-Mandeb è qualificato come uno stretto internazionale in virtù della sua rilevanza per la navigazione. Esso rientra nella categoria dei passaggi internazionali a cui si applica il regime degli stretti. Soddisfa infatti la condizione geografica, in quanto collega il Mar Rosso e il Golfo di Aden, e soddisfa altresì il criterio geografico alternativo, collegando l’alto mare del Golfo di Aden al mare territoriale di Stati stranieri come Egitto, Repubblica Araba dello Yemen, Sudan, Arabia Saudita, Giordania e Israele. Sulla base dell’articolo 38 della Convenzione del Diritto del Mare del 1982, in esso vige il regime del “passaggio in transito”, che garantisce la libertà di navigazione e sorvolo, non sospendibile.5 Tale regime si estende alle navi da commercio e da guerra di tutte le nazioni, sia in tempo di pace che durante situazioni di status mixtus, e persino in periodi di guerra. Si applica dunque la Convenzione di Ginevra del 1958 sul mare territoriale e la zona contigua, che codifica il regime consuetudinario degli stretti. In particolare, l’articolo 16 (4) della Convenzione stabilisce che “non sarà sospeso il passaggio inoffensivo delle navi straniere attraverso gli stretti utilizzati per la navigazione internazionale tra una parte dell’alto mare e un’altra parte dell’alto mare o del mare territoriale di uno Stato straniero”.[6] In merito a questo va notato che gli Stati Uniti hanno siglato nel 1975 un Memorandum of Agreement con Israele, non vincolante ma che esprime chiaramente le intenzioni delle parti. Il documento afferma: «In accordo con il principio della libertà di navigazione in alto mare e di libero e non impedito passaggio attraverso ed al di sopra degli stretti che collegano le acque internazionali, il Governo degli Stati Uniti considera lo Stretto di Bab el Mandeb e lo Stretto di Gibilterra come vie d’acqua internazionali. Esso sosterrà il diritto di Israele al libero e non impedito passaggio attraverso tali stretti. Allo stesso modo, il Governo degli Stati Uniti riconosce il diritto di Israele alla libertà di sorvolo sul Mar Rosso e su tali Stretti e appoggerà per via diplomatica l’esercizio dello stesso diritto».[7] Il memorandum sembra essere rimasto invariato per gli Stati Uniti che confermano il loro l’impegno nella difesa della libertà di transito nello Stretto.
L’esodo dei colossi del commercio globale
In seguito agli attacchi, le principali compagnie di trasporto merci a livello mondiale stanno attuando la sospensione dei loro viaggi. Il colosso danese Maersk, che controlla il 14,8% del commercio mondiale, ha interrotto le proprie operazioni dopo l’attacco alla nave Al Jasrah. [8] Anche il gigante tedesco Hapag-Lloyd, responsabile di circa il 7% della flotta mondiale di navi container, [9] ha preso la stessa decisione. Allo stesso modo, la compagnia italo-svizzera MSC ha annunciato che non percorrerà più il Canale di Suez dopo l’attacco alla PALATIUM III, così come il colosso francese Cma Cgm, terza compagnia di container a livello globale. Le rotte fra Asia ed Europa sono di fatto spezzate.
Le compagnie hanno già dirottato molte navi verso il Capo di Buona Speranza con conseguenze pesanti per l’economia globale. Noam Raydan, senior fellow del Washington Institute for Near East Policy ha sottolineato come questo prolungherà i viaggi da circa 19 giorni a 31 giorni, a seconda della velocità della nave, aumentando i costi e aggiungendo ritardi. Si prevede una perdita stimata di 60 miliardi di dollari a settimana. Gli attacchi hanno preso di mira anche le petroliere, come Ardmore Encounter e Swan Atlantic, che hanno spinto il gigante petrolifero Bp a sospendere le spedizioni di petrolio attraverso il Mar Rosso a causa del deterioramento della situazione di sicurezza. Queste sospensioni precauzionali hanno già innescato un aumento del prezzo del greggio del 30%, che ha superato nei giorni scorsi i 79 dollari al barile. [10]
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Gli stati si mettono al lavoro per cercare una possibile soluzione
Dal punto di vista economico, la guerra a Gaza, per quanto tragica e generatrice di sofferenze umane non ha un impatto diretto sull’economia mondiale. Gli attacchi brutali e indiscriminati nei confronti dei cittadini e delle infrastrutture civili suscitano compassione a livello internazionale, ma il mondo si mostra più interessato alla situazione della navigazione, in particolare ai recenti avvenimenti nel Mar Rosso.
Attualmente, la preoccupazione degli Stati è rivolta al potenziale destabilizzante di tali attacchi e alle possibili ripercussioni su commercio e relazioni internazionali. Paesi confinanti con Israele e il territorio palestinese, come Libano, Siria, Giordania ed Egitto, stanno adottando una posizione cauta, dimostrando sostegno ai palestinesi ma cercando di rimanere al di fuori del conflitto.
Gli attacchi degli Houthi destabilizzano anche gli equilibri politici, sebbene precari, con Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Entrambi i Paesi rimangono prudenti, specialmente l’Arabia Saudita, coinvolta in una lunga guerra contro gli Houthi, ma recentemente impegnata in un processo di riavvicinamento. Va notato che un attacco significativo degli Houthi nel 2019 ha temporaneamente messo fuori uso metà della produzione petrolifera dell’Arabia Saudita che è consapevole delle capacità militari delle milizie in questione. Gli Stati Uniti, tra i principali nemici degli Houthi, sembrano pronti a procedere con una risposta di deterrenza integrata. A seguito di discussioni avvenute durante un incontro virtuale con i rappresentanti di 43 Paesi, oltre che dell’Unione europea e della Nato, il Segretario alla Difesa, Lloyd Austin ha annunciato la creazione di una coalizione aeronavale chiamata Operazione Prosperity Guardian, che vede il supporto di vari paesi, tra cui Gran Bretagna, Bahrein, Francia, Olanda, Spagna, Norvegia, Italia e Seychelles. [11] La coalizione si propone di lavorare come costola multinazionale della Task Force 153 istituita nell’aprile 2022 per garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, a Bab al-Mandeb e nel Golfo di Aden. [12]
Pronta la risposta del leader dei ribelli yemeniti che afferma: “anche se l’America mobilita il mondo intero, le nostre operazioni militari non si fermeranno, qualunque sia il sacrificio che ci costerà” [13]
Note
1[] Ansa, Gli Houthi avvertono: ‘Attaccheremo ogni 12 ore le navi in transito’, 19 Dicembre 2023. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/12/19/gli-houthi-avvertono-attaccheremo-ogni-12-ore-le-navi-in-transito_435fadd0-ca0d-46c8-bd9e-dd809a7d7f00.html
2[] Politico, How Houthi rebels are threatening global trade nexus on Red Sea, 19 Dicembre 2023. https://www.politico.eu/article/the-red-sea-crisis-explained-houthis-austin-israel-gaza-iran-shipping-suez-drones-yemen-task-forse-153-red-sea/
3[] World2Invest, Nuovi venti di guerra: le implicazioni economiche del blocco del canale di Suez, 18 Dicembre, 2023. https://www.word2invest.com/2023/12/nuovi-venti-di-guerra-le-implicazioni-economiche-del-blocco-del-canale-di-suez/
4[] AGI, Il Canale di Suez resta bloccato, si stima una perdita di 9,6 miliardi al giorno, 25 Marzo 2021. https://www.agi.it/economia/news/2021-03-24/egitto-canale-di-suez-11915650/
5 Art. 38 of the United Nations Convention of the Law of the Sea, 14 Novembre 1994. https://www.un.org/depts/los/convention_agreements/texts/unclos/unclos_e.pdf
6[] Art. 16(4) della Convenzione sul Mare Territoriale e la Zona Contigua, 25 Aprile 1958. https://www.google.com/search?q=Convenzione+di+Ginevra+del+1958+sul+mare+territoriale+e+la+zona+contigua&oq=Convenzione+di+Ginevra+del+1958+sul+mare+territoriale+e+la+zona+contigua&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUyBggAEEUYOdIBBzQwNWowajSoAgCwAgA&sourceid=chrome&ie=UTF-8
7[] AnalisiDifesa, La crisi del Mar Rosso e la protezione degli interessi italiani, 17 Dicembre 2023. https://www.analisidifesa.it/2023/12/la-crisi-del-mar-rosso-e-la-protezione-degli-interessi-italiani/
8[] CNBC, MSC, the world’s largest shipping carrier, joins shipping giants Hapag-Lloyd and Maersk in Red Sea travel pause amid attacks, 15 Dicembre 2023. https://www.cnbc.com/2023/12/15/shipping-giants-hapag-lloyd-and-maersk-pause-red-sea-travel.html
9[] Ibidem
10[] Traderlink, Aumento del prezzo del petrolio, attenzione alla crisi nel Mar Rosso, 19 Dicembre 2023. https://www.traderlink.it/notizie/news-traderlink/aumento-del-prezzo-del-petrolio-attenzione-alla-crisi-nel-mar-rosso_2335373U0F4A5UQ
11[] US Department of Defense, Statement from Secretary of Defense Lloyd J. Austin III on Ensuring Freedom of Navigation in the Red Sea, 18 Dicembre, 2023. https://www.defense.gov/News/Releases/Release/Article/3621110/statement-from-secretary-of-defense-lloyd-j-austin-iii-on-ensuring-freedom-of-n/
12[] Combined Maritime Forces, CTF 153: Red Sea Maritime Security, https://combinedmaritimeforces.com/ctf-153-red-sea-maritime-security/
13[] Euronews, Mar Rosso, non si passa: i ribelli Houthi minacciano nuovi attacchi, 19 Dicembre 2023. https://it.euronews.com/2023/12/19/mar-rosso-non-si-passa-i-ribelli-houthi-minacciano-nuovi-attacchi
Foto copertina: Yemen, la minaccia Houthi nel Mar Rosso: le possibili ripercussioni globali