Dal Kemalismo all’Ultranazionalismo: il percorso ideologico di Alparslan Türkeş


Guidato dai suoi principi delle Nove Luci (“Dokuz Işık Doktrini” ), Alparslan Türkeş creò un nuovo movimento politico che ridefinì il nazionalismo turco. Il suo percorso ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della politica della Turchia e la sua eredità è ancora oggi forte oggetto di discussione.


Dalla carriera militare all’impegno politico

Alparslan Türkeş nacque a Cipro nel 1917 quando l’isola era sotto il controllo dell’impero britannico. Deciso a diventare un militare, si trasferì ad Istanbul dove frequentò il liceo militare di Kuleli e, in seguito, frequentò l’Accademia Militare ad Ankara ottenendo la promozione a tenente nel 1942. Nonostante ricevette un addestramento seguendo la tradizione kemalista, in questo periodo entrò in contatto con le teorie panturchiste di un intellettuale noto come Nihal Atsiz. Durante una manifestazione panturca guidata proprio da Atsiz, Türkeş venne arrestato insieme ad altre 23 persone nel 1944. L’incidente passò alla storia come il caso “Razzismo-Turanismo” e l’accusa descrisse Alparslan come “un razzista e un Turanista di un livello che supera perfino Atsiz.”[1]
Dopo essere stato rilasciato, il giovane militare continuò la sua carriera che culminò con la partecipazione al colpo di stato nel 1960 ai danni del governo presieduto da Adnan Menderes. Il Comitato di Unità Nazionale estromesse Türkeş e i suoi seguaci dal governo poiché espressero la loro contrarietà alla linea moderata che prevedeva un ritorno graduale al potere civile. Per queste ragioni pagarono con l’esilio che durò fino al 1963 quando Alparslan, una volta rientrato in patria, decise di abbandonare l’uniforme per dedicare la sua vita alla politica. Come sottolinea anche Ali Çiçek, “i nazionalisti Turchi entrarono in un’organizzazione politica per la prima volta”[2] e scelsero un partito noto come Cumhuriyetçi Koylu Millet Partisi (CKMP, Partito della Nazione Contadina Repubblicana).

Sfida al Kemalismo e violenza politica

Nel 1969 Alparslan Türkeş decise di cambiare il nome al partito durante un congresso tenutosi tra l’8 e il 9 aprile. Da quel momento in poi sarà noto come Milliyetçi Hareket Partisi (Partito d’Azione Nazionalista, MHP), e si doterà anche di un’organizzazione giovanile: Ülkü Ocakları (Focolai dell’ideale). Il nuovo partito riprese come ideologia la dottrina delle Nove Luci (Dokuz Işık) che è basata su nove principi delineati dallo stesso Türkeş, noto ora come Başbuğ (Leader): nazionalismo, idealismo, moralismo, socialismo, scientismo, ruralismo, sviluppo e populismo, industrialismo e tecnica. La professoressa Lea Nocera sottolinea che “nonostante il richiamo ad Ataturk, Türkeş professa una netta ideologia di destra, fortemente nazionalista e autoritaria, ispirati ai principi panturanici.”[3]
Proprio a causa di questo programma non passò molto tempo che il suo partito si trovò in forte contrasto con le formazioni politiche di sinistra in Turchia. Scoppiarono numerosi scontri in tutto il paese, e vi furono subito vari feriti e morti. Alla guida di questa scellerata campagna di odio vi erano i Bozkurtlar (Lupi Grigi), un’organizzazione paramilitare che fece sprofondare la Turchia nel caos, macchiandosi di crimini atroci contro comunisti, studenti universitari e aleviti. In particolar modo quest’ultimi furono presi di mira in varie città del paese, come Malatya e Kahramanmaraş. L’esercito intervenne nel tentativo di sedare le violenze dopo che il parlamento approvò la legge marziale in alcune province anatoliche. Tuttavia, i militari presero di mira soltanto le formazioni di sinistra, poiché i Lupi Grigi “erano considerati alleati dello stato nella sua lotta contro i comunisti.”[4]
Nel frattempo, la politica dimostrò di non riuscire a trovare una soluzione al terrorismo e alla crescente crisi economica. Questo clima di forte insicurezza servì come pretesto al generale Kenan Evren per attuare l’ennesimo colpo di stato il 12 settembre 1980. Si diede inizio ad una vasta operazione di repressione contro giornalisti, sindacalisti e gli ultranazionalisti. In migliaia vennero arrestati e processati. Successivamente, con una norma approvata nel 1981 si “proibisce ogni discussione politica pubblica e le Università (…) vengono poste al ferreo controllo di un organismo centrale, l’Alta autorità per l’educazione.”[5] Molti insegnanti furono costretti ad abbandonare la loro professione e a non poter più insegnare negli atenei turchi. Era iniziata una nuova stagione politica.

Leggi anche:

Eredità e controversie

I militari, prima di lasciare il potere, fecero approvare una nuova Costituzione per rendere la Turchia una democrazia più stabile. Sebbene i nazionalisti sparirono dalla scena politica, tornarono nel 1987 quando, grazie ad un referendum, venne garantito il ritorno dei vecchi partiti politici. Dopo che Türkeş fu scarcerato, si candidò alle elezioni nel 1991. Alcuni anni dopo morì a causa di un attacco cardiaco. La sua eredità è certamente complessa e controversa. Se per alcuni turchi rimane un criminale, per altri è un eroe da celebrare ogni 4 aprile, anniversario della morte di Alparslan. Anche quest’anno vari politici e seguaci hanno voluto ricordare Türkeş, e “il Presidente Recep Tayyip Erdogan (…) era tra coloro che gli hanno reso omaggio.”[6]


Note

[1] F. Sanli, “Religion and Ideology: Transformation of Turkish Nationalism from Republican Peasants’ Nation Party to Nationalist Action Paty”, Amme Idaresi Dergisi, 2023
[2] A. Cicek, “Peasantism in the Nine Light Doctrines of Alparslan Turkes”, Turkish Studies-Economy, 18(1), 2023, 83-95, DOI: 10.7827/TurkishStudies.66116
[3] L. Nocera, “La Turchia Contemporanea”, Roma, Carocci, 2011, p. 57
[4] F. Ahmad, “Turkey – the quest for identity”, London, Oneworld, 2014, p. 146
[5] A. Biagini, “Storia della Turchia contemporanea”, Firenze, Bompiani, 2017, p. 197
[6] Daily  Sabah, “Türkiye remembers nationalist leader Alparslan Türkeş”, Istanbul, 4 aprile 2024, Türkiye remembers nationalist leader Alparslan Türkeş | Daily Sabah


Foto copertina: