L’11 aprile 1961, si apriva a Gerusalemme il processo ad Adolf Eichmann. Eichmann, tenente colonnello della SS, era stato forse il più importante ed efficace organizzatore del genocidio degli ebrei d’Europa. Bettina Stangneth, storica e filosofa tedesca, in “La verità del male” (Luiss Press edizioni) ricostruisce la vita che Eichmann condusse in Argentina prima che fosse rapito, processato e giustiziato.
Il messaggio di fondo che Bettina Stangneth vuole trasmettere con “La verità del male” (Luiss Press edizioni, acquista qui) è che la Shoà non è stato il frutto di una “banalità” come Hannah Arendt aveva immaginato. La Shoà è stata è un disegno malvagio, maniacalmente studiato e attuato. Personaggi come Eichmann non posso essere ridotti a “piccoli ingranaggi nella macchina di annientamento nazista”, ma al contrario il più importante ed efficace organizzatore del genocidio degli ebrei d’Europa. Pubblicato originariamente in Germania nel 2011, negli Stati Uniti nel 2014, e finalmente anche in Italia questo libro ha avuto un successo enorme perché l’autrice ribalta completamente le tesi di Hannah Arendt esposte in La banalità del male.
Eichmann era stato fra i promotori e i coordinatori della conferenza di Wannsee del 1942 in cui fu organizzata concretamente “la soluzione finale del problema ebraico”, ma già prima era stato il responsabile della spoliazione e della deportazione degli ebrei a Vienna, poi fu l’organizzatore della gigantesca macchina logistica che portò alla morte nei campi di concentramento milioni di ebrei da tutt’Europa, lavorò sui trasporti ferroviari che alimentavano i Lager, da ultimo si occupò da vicino della distruzione degli ebrei d’Ungheria, l’ultima grande deportazione della Shoà.
Elemento decisivo della macchina di morte nazista, aveva per anni finto di esperto di ebraismo e sionismo e a tal fine nel 1937 si recò in Palestina (all’epoca Mandato britannico) dove, sotto copertura, visitò Haifa e diversi kibbutz, prima di essere scoperto dai britannici ed espulso.
Dopo la sconfitta del nazismo si nascose a lungo in Germania e anche in Italia, e come tanti altri ufficiali nazisti, attraverso documenti falsi a nome dell’altoatesino Ricardo Klement, si rifugiò nel 1950 in Sudamerica, precisamente in Argentina. Scoperto per caso, nel 1960 il Mossad organizzò una complessa e ben nota operazione per prelevarlo e portarlo in Israele. Nonostante le proteste ufficiali dell’Argentina e un appello per trasferirlo in Germania, Ben Gurion resistette a tutte le pressioni e decise di sottoporlo alla giustizia israeliana. Processato in primo grado e in appello dai giudici di Gerusalemme, fu condannato a morte. La sentenza fu eseguita il 31 maggio 1962.
Foto: copertina La verità del male libro di Bettina Stangneth