Il deserto che ribolle, una panoramica del conflitto fra i Wagner i Tuareg in Mali


Lo scorso 27 luglio[1] una colonna di mercenari degli Afrika Korps, ex Gruppo Wagner, è stata attaccata a pochi chilometri dal confine algerino-maliano, dal Tankra n Tumast i Aslalli n Azawad, il Movimento di Liberazione dell’Azawad, composto da tuareg.


L’attacco del 27 luglio, che sulle prime è parso come una delle solite, continue ed eterne scaramucce tra i mercenari russi della Wagner, accompagnati dall’esercito regolare maliano, e i tuareg, in realtà si è rivelato foriero di grandi conseguenze, sia per il gruppo mercenario dei “musicisti”, sia, forse, per gli interessi russi nella regione.
Prima di approfondire la questione, è bene contestualizzare storicamente il gruppo tuareg e il conflitto in corso in Mali, per avere un quadro degli eventi il più chiaro possibile.

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I tuareg, una breve introduzione storica

Il nome Tuareg non è un endonimo del popolo del Sahel, ma deriva da una parola araba Twāreg, cioè “gli abitanti dei canali[2], forse in riferimento ai loro accampamenti intorno alle oasi. I tuareg chiamano se stessi Kel tamahaq, cioè coloro che parlano il tamasheq, la lingua berbera, oppure  , cioè il popolo velato, il tagelmust è l’originale abito dei berberi che lascia scoperti solo gli occhi[3].
I tuareg potrebbero essere collegati ai Garamanti[4], noti alle fonti greche e sopratutto latine, stanziati nel Fezzan, il sud di Libia ed Algeria, forse fin dal primo millennio avanti cristo.
I garamanti, se è esatta, l’identificazione come progenitori dei tuareg, furono sempre insofferenti al dominio di Roma, guidando nei secoli dell’ultima repubblica e dell’impero numerose rivolte. I berberi furono ostili anche ai nuovi padroni del nord Africa[5], che si sostituirono a Roma, mi riferisco ai Vandali[6], che fondarono un regno nel 435 d.c. e che fu spazzato via dai colpi dell’armata imperiale orientale nel ‘534[7].
Dopo il crollo della potenza bizantina in nord Africa, tra il VII e l’VIII secolo d.c[8]., con la trionfale avanzata araba mussulmana i berberi si trovarono nuovamente in conflitto con i nuovi padroni.
L’epica berbera celebra una principessa di questo popolo, conosciuta come Daya[9] e chiamata nelle fonti arabe al-Kahina, che si potrebbe tradurre come la Profetessa o lIndovina, in senso spregiativo.
Daya guidò per molti anni la resistenza berbera in Algeria contro le ondate mussulmane, venendo poi sconfitta nei pressi di Aures[10].
Sottomessi, almeno nominalmente ai francesi, con cui ebbero rapporti di tensione cordiale, con la decolonizzazione i berberi e nella fattispecie i tuareg, videro il proprio popolo diviso fra numerose nazioni, Niger, Mali, Algeri, Burkina Faso, Libia.

I tempi recenti

I governi dei nuovi stati imposero rigide restrizioni alla vita nomade, andando a colpire le ancestrali tradizioni di questo popolo, le frizioni si aggravarono sopratutto a causa della desertificazione, ampliata dallo sfruttamento del territorio e delle sue risorse[11].
Una delle prime rivolte tuareg avvenne proprio in Mali nel 1960, nelle montagne Adrar N’Fughas, rivolta soffocata nel sangue dalle forze regolari maliane, che però non fece altro che accrescere il risentimento dei berberi[12].
La seconda grande rivolta scoppiò nel 1990, e dilagò a macchia d’olio fra il Mali e il Niger, un duro conflitto che non vide vincitori nessuno dei contendenti, che si risolse con un blando cessate il fuoco nel 2006[13].
Nel 2011 nacque Tankra n Tumast i Aslalli n Azawad, che raccoglieva i reduci della rivolta del 1990, e che voleva l’indipendenza  dell’Azawad, un’ampia regione del Mali. Il gruppo nacque come reazione ad alcune azioni del governo maliano, che di fatto violavano il cessate il fuoco stabilito nel 2006, azioni come rapimenti di importanti esponenti della comunità tuareg, distruzioni di villaggi, attacchi a carovane.

I Wagner in Mali

Il governo del Mali e la giunta militare che lo rimpiazzato si sono affidati ai mercenari russi del Gruppa Vagnera, per stroncare la lotta dei Tuareg, attraverso le tipiche tattiche brutali adottate in Siria e nella Repubblica Centrafricana[14].
Recentemente fece scalpore un video in cui un comandante maliano, attorniato dai mercenari russi dei Wagner, divorava il cuore di un Tuareg sconfitto[15], un’immagine che riporta alla mente la scena mitologica di Tideo, che sotto le mura di Tebe divora il cranio di un soldato tebano, provocando lo sdegno della dea Atena, che stava scendendo dall’Olimpo per conferirgli l’immortalità.
I tuareg, nonostante l’aspra e dura lotta, non sono uomini da farsi intimorire, sono i cavalieri del deserto, sono abituati alle privazioni, alla lotta per la sopravvivenza; la brutalità dei mercenari slavi della Wagner ancora non è riuscita a piegare il loro spirito.

E arriviamo così al 27 luglio 2024[16].

A pochi chilometri, al di qua del confine, in Algeria, dai posti di blocco dell’esercito algerino si scorgono i fumi dello scontro, i mezzi maliani e wagneriti in fiamme, i corpi riversi nella sabbia, tinta di nero sangue.
Le dinamiche dello scontro non sono ancora del tutto chiare, ma i tuareg hanno colto impreparati i soldati regolari maliani e soprattutto i veterani della Wagner; li hanno colpiti nello stesso modo in cui Arminio sgominò i romani nella selva di Teutoburgo.
Nello scontro sono morti alcuni personaggi di spicco del gruppo mercenario russo, in primis Nikita, nom de guerre “Bely”, Bianco, che gestiva il più importante canale Telegram affiliato al Gruppo Wagner[17].
Confermata anche l’uccisione di uno storico capo Wagner, Antono Elizarov, nome in codice “Lotus”, famoso, per aver guidato gli assalti a Soledar, vicino a Bakhmut, in Ucraina durante la battaglia omonima.

Conclusioni

L’attacco, che sembrava una delle solite scaramucce, pare invece sia stato un durissimo colpo, non tanto per le perdite materiali, quando per il prestigio del gruppo mercenario russo.
La Wagner, già terribilmente compromessa nel 2023, con il fallito golpe, era stata prima esiliata in Bielorussia, e poi confinata in Africa, dove prese il nome di Afrika Korps.
A questo esilio “volontario”, dopo la morte del “politico più promettente[18] e di Utkin, furono costretti moltissimi capi della compagnia mercenaria e propagandisti.
Non solo sono stati eliminati questi due personaggi importanti, ma secondo le ultime notizie, che sono in fieri, i Kel tagelmust hanno preso molti prigionieri, siano maliani che soprattutto russi. Con questo attacco, forse, muore definitivamente la leggenda dell’imbattibilità del Gruppo Wagner, della sua risolutezza, della sua forza.
È bene ribadire che molta della leggenda dei musicisti era già stata erasa, quasi vittima di damnatio memoriae, nelle ore immediatamente successive al fermo della Marcia della Giustizia.


Note

[1] https://www.agenzianova.com/en/news/mali-i-ribelli-tuareg-attaccano-un-convoglio-di-wagner-pesanti-perdite-per-i-russi/.
[2] Ghoubeid, Alojaly (2003). Dictionnaire touareg-français (in French). Museum Tusculanum. p. 656.
[3] Shoup III, John A. (2011). Ethnic Groups of Africa and the Middle East. ABC-CLIO. p. 295.
[4] Plinio il Vecchio, Storia Naturale, V, 36 e Tolomeo, Geografia, VI, 6-12.
[5] Merrills, Andy (2004). “Vandals, Romans and Berbers: Understanding Late Antique North Africa”. Vandals, Romans and Berbers: New Perspectives on Late Antique North Africa. Ashgate. pp. 3–28.
[6] Cameron, Averil (2000). “The Vandal conquest and Vandal rule (A.D. 429–534)”. The Cambridge Ancient History. Late Antiquity: Empire and Successors, A.D. 425–600. Vol. XIV. Cambridge University Press. pp. 553–559.
[7] Heather, Peter (2005). The Fall of the Roman Empire: A New History of Rome and the Barbarians. Oxford and New York: Oxford University Press.
[8] Robert Brunschvig, “Ibn Abd al-Hakam et la conquète de l’Afrique du Nord par les arabes”, Al-Andalus, 40 (1975), pp. 129–179.
[9] Talbi, Mohammed. (1971). Un nouveau fragment de l’histoire de l’Occident musulman (62–196/682–812) : l’épopée d’al Kahina. (Cahiers de Tunisie vol. 19 pp. 19–52).
[10] Ibn Khaldun, Kitāb al-Ibar. Normalmente conosciuto come: Histoire des Berbères et des dynasties musulmanes de l’Afrique septentrionale, una traduzione francese a cura di William McGuckin de Slane, Paul Geuthner, Paris, 1978.
[11]“Does Supply-Induced Scarcity Drive Violent Conflicts in the African Sahel? The Case of the Tuareg Rebellion in Northern Mali” (Nov., 2008) Journal of Peace Research Vol. 45, No. 6.
[12] Ibidem.
[13] “Le MNLA (Mouvement national pour la libération de l’Azawad), tient à préciser qu’au sein de son Etat-major figure en même temps d’anciens rebelles des révoltes des années 1990 (Mouvements et fronts unifiés de l’Azawad – MFUA), de 2006 (Mouvement touareg Nord-Mali – MTNM) de feu Ibrahim Ag Bahanga, des combattants revenus de la Libye mais qui ont largement participé à la libération de ce pays, des volontaires issus des différentes ethnies (Touareg, Songhaï, Peuhl et Maure) du Nord-Mali (Azawad) et des officiers et soldats déserteurs de l’armée malienne.”
[14] https://www.hrw.org/news/2024/03/28/mali-army-wagner-group-atrocities-against-civilians.
[15] https://www.reuters.com/world/africa/mali-army-chief-launches-investigation-into-video-soldier-cannibalism-2024-07-17/.
[16] https://apnews.com/article/mali-tuareg-violence-c0b85f6ab284b5d22268605a88a6d034.
[17]https://en.topwar.ru/247139-kolonna-chvk-vagner-popala-v-zasadu-tuaregov-na-severe-mali.html.
[18] Prigozhin.


Foto copertina: