La morte dell’attore Lee Sun-Kyun ha riportato sotto i riflettori i gravi problemi che affliggono l’industria scintillante dell’intrattenimento sudcoreano.
A cura di Matilde Biagioni
Mercoledì 27 dicembre l’attore Lee Sun-Kyun, celebre per il suo ruolo nel film premio Oscar Parasite, è stato trovato senza vita a Seoul. Varie fonti parlano di suicidio, ma ancora non c’è stata nessuna conferma ufficiale. Nonostante ciò, questa morte ha riportato sotto i riflettori i gravi problemi che affliggono l’industria scintillante dell’intrattenimento sudcoreano, in particolare, la pressione che la società impone agli idol, attori o figure pubbliche e famose, porta ad etichettare questi soggetti come esempi e termini di paragone a cui spesso è privata la possibilità di commettere errori.
Da ottobre 2023 Lee era indagato per presunto uso di droghe e tali accuse, in una società conservatrice come quella sudcoreana, hanno portato a considerevoli ricadute negative sulla carriera e reputazione dell’attore. In Corea, infatti, la reputazione e l’immagine pubblica sono frequentemente considerate più importanti dell’individuo stesso. Tale fenomeno è in buona parte attribuibile a elementi sociali e culturali della società sudcoreana come il rispetto, l’alta moralità, l’onore e il rigore; caratteristiche che impongono quindi elevati standard comportamentali e di correttezza. A ciò si aggiunge quello che per noi potrebbe essere considerato un comportamento ossessivo, ma che per la società sudcoreana è spesso la normale attitudine dei fan verso le star. Ovvero, comportamenti che frequentemente si declinano in devozione, profondo attaccamento e impegno, ma anche in assoluta delusione se queste figure non si rivelano all’altezza delle loro aspettative ed investimento.
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Questa pressione ha portato a rivelare la fragilità mentale e fisica degli idol a questo sistema e, purtroppo, a una serie di casi simili a quello di Lee negli anni. Il più recente proprio in aprile 2023, l’idol del gruppo k-pop ASTRO, Moon Bin si è tolto la vita a soli 25 anni. La durezza del sistema ha portato a parlare proprio di crisi della salute mentale nel settore.1
Ma tali tragedie rientrano in una ancora più grande, ovvero gli altissimi tassi di suicidio in Corea. Nel 2021 il paese, infatti, possedeva il più alto tasso tra i paesi dell’OSCE con 24.1 morti ogni 100.000 mila persone.2
La notorietà di Lee Sun-Kyun ha fatto sì che la sua morte riecheggiasse anche sui nostri media e piattaforme social, evidenziando come non mai ciò che l’industri dell’intrattenimento sudcoreano vorrebbe nascondere. Ma se in Corea questo è un problema di cui già si conosce l’esistenza e che molto lentamente si cerca di modificare, in Occidente ancora sono più le persone all’oscuro.