La questione Uigura nel 2020: gli interventi di alcune Potenze occidentali e il problema della giurisdizione internazionale


La diffusione di notizie, gli Acts degli Stati Uniti d’America, il riconoscimento del crimine di genocidio e il tentativo di ricorrere a un tribunale internazionale.


 

Nonostante già da qualche anno siano iniziate a raccogliersi testimonianze e a diffondersi denunce da parte di organizzazioni umanitarie riguardo a quanto accade agli uiguri[1], etnia turcofona di religione islamica stanziata prevalentemente nella regione dello Xinjiang in Cina[2], il 2020 sembra essere l’anno della svolta. Difatti finalmente si sta prendendo consapevolezza a livello mondiale e si sta tentando di trovare una soluzione sul piano internazionale, affinché la Cina non resti impunita. Invero, dalle testimonianze raccolte si evince l’esistenza di veri e proprio campi di internamento che la Cina definisce centri di ri-educazione, in cui gli uiguri vengono rinchiusi, isolati dal mondo esterno e dai loro familiari[3], costretti al lavoro forzato[4] e posti costantemente sotto sorveglianza[5]. Inoltre, secondo diverse fonti i bambini sono separati dalla loro famiglia e messi in istituti a sovvenzione statale o collegi, lontano dai loro genitori e senza alcun consenso da parte di questi ultimi[6].

 

Provvedimenti di USA e Canada

A ogni modo bisogna riconoscere che grazie soprattutto alla crescente attenzione mediatica e al crescente attivismo di diverse organizzazioni internazionali, nell’anno in corso non sono mancate posizioni di condanna da parte di alcune Potenze mondiali, in particolare USA e Canada.

Dapprima gli Stati Uniti hanno varato un provvedimento denominato Uyghur Human Rights Policy Act[7], diventato poi legge lo scorso giugno con la firma dell’uscente presidente Donald Trump. In base al suddetto atto diversi organi governativi sono tenuti a monitorare e a tenere sotto osservazione la situazione umanitaria nella regione dello Xinjiang[8].  Successivamente e a distanza di soli pochi mesi, il Congresso ha approvato un altro provvedimento denominato Uyghur Forced Labor Prevention Act[9], in base al quale opererebbe la presunzione legale secondo cui qualsiasi prodotto realizzato nella regione dello Xinjiang o confezionato lì derivi da lavoro forzato. Quindi, si porrebbe il divieto da parte delle imprese statunitensi di importare materiale proveniente dalla zona, a meno che non si dimostri che la presunzione non si applica al caso specifico[10]

Ancora più recente è invece l’audace riconoscimento effettuato dalla Sottocommissione canadese per i Diritti Internazionali dell’Uomo, facente parte della Commissione per gli Affari Esteri e lo Sviluppo Internazionale che in data 21/10/2020, dopo diverse sessioni di ascolto delle testimonianze, ha definito ciò che sta accadendo agli uiguri un vero e proprio genocidio[11].  La dichiarazione non ha valore legale né comporta alcuna conseguenza sul piano giuridico ma, per la prima volta la Cina è stata ufficialmente riconosciuta colpevole di un grave crimine contro l’etnia turcofona.  E appunto per evitare che il riconoscimento resti vano, la Sottocommissione ha esortato la propria nazione ad adottare adeguate misure tra cui le seguenti: appoggiare quanto stabilito nella dichiarazione e assumere una posizione di condanna nei confronti della Cina; collaborare con le organizzazioni impegnate sulla questione; riconoscere come genocidio gli atti commessi contro gli uiguri e imporre sanzioni agli ufficiali del governo cinese considerati responsabili dei crimini[12]. D’altro canto, la Cina che da sempre nega tutte le accuse, lo ha fatto anche questa volta dichiarandole appunto infondate[13].

Il problema del ricorso alla giurisdizione internazionale

Al di là delle posizioni che gli Stati possono assumere, il problema principale risiede nella difficoltà di ricorrere alla giurisdizione internazionale. Infatti, non parrebbe possibile adire né la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) né la Corte Penale Internazionale (CPI). Per quanto concerne la prima, la sua giurisdizione viene a mancare perché pur essendo prevista la medesima all’interno della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio e pur essendone la Cina parte, quest’ultima ha posto una riserva all’articolo IX e cioè, proprio alla norma che sancisce la giurisdizione della CIG[14]. In merito invece alla Corte penale internazionale più semplicemente la Cina non ha aderito al Trattato di Roma e dunque non ne ha accettato la giurisdizione. Nonostante gli ostacoli sopramenzionati, non è ancora detta l’ultima parola sulla totale esclusione della competenza della Corte penale internazionale. Invero, un gruppo di avvocati, in rappresentanza di due organizzazioni (East Turkistan Government in Exile e East Turkistan National Awekening Movement), qualche mese fa ha depositato presso la corte penale sopramenzionata un fascicolo, attraverso il quale si sollecitano indagini sul genocidio e sugli altri crimini ancora in corso nei confronti degli uiguri. Principalmente si ritiene che la CPI possa avere giurisdizione sulla base di un caso analogo: il genocidio dei Rohingya perpetrato nel Myanmar. Neppure il Myanmar infatti riconosce la giurisdizione della Corte penale internazionale, tuttavia è stata comunque accettata la richiesta di autorizzazione delle indagini. Difatti, si è ritenuto che la giurisdizione della CPI sussista in quanto parte della condotta criminale è stata commessa nel territorio di un altro Stato, il Bangladesh, il quale ne accetta la giurisdizione[15]. Ebbene, per quanto concerne la questione degli uiguri, essa coinvolge altre due Nazioni da cui gli uiguri sono stati illegalmente deportati: Tajikistan e Cambogia. E ambedue gli Stati accettano la giurisdizione della Corte penale internazionale. Nondimeno, ci vorranno mesi prima che il procuratore della CPI si pronunci.

Infine, proprio per fare fronte alle difficoltà del caso è stato istituito, su richiesta del Presidente dello World Uyghur Congress[16] Dolkun Isa, un apposito Tribunale degli Uiguri con sede a Londra. Lo stesso ha il compito di indagare in maniera indipendente sul genocidio e raccogliere prove su altri crimini ancora in corso nei confronti degli uiguri[17].

La situazione a livello internazionale non è certamente agevole e nonostante sia indubbia la crescente attenzione riservata al problema, ancora non è chiaro se sarà possibile trovare una soluzione tale da far cessare le violazioni umanitarie verso l’etnia uigura. Nel frattempo però nulla ostacola il protrarsi della detenzione nei campi di internamento e delle violazioni umanitarie nella regione dello Xinjiang.


Note

[1] Amnesty International, UP TO ONE MILLION DETAINED IN CHINA’S MASS “RE-EDUCATION” DRIVE, 09/2018 https://www.amnesty.org/en/latest/news/2018/09/china-up-to-one-million-detained/ ; Human Rights Watch, “Eradicating Ideological Viruses” China’s Campaign Repression against Xinjiang’s Muslims, 9/09/2018 https://www.hrw.org/report/2018/09/09/eradicating-ideological-viruses/chinas-campaign-repression-against-xinjiangs  ; Laura Filios, Uiguri: la Cina combatte il terrorismo imprigionandone 1 milione nello Xinjiang, pubblicato su osservatoriodiritti.it il 2 agosto 2018; Laura Filios, Uiguri: la repressione della Cina contro i musulmani dello Xinjiang, pubblicato su osservatoriodiritti.it il 10 settembre 2018; Pierre Haski, La Cina ripete gli errori del passato contro gli uiguri, France InterFrancia, traduzione di Andrea Sparacino pubblicata su Internazionale, 11 settembre 2018.

[2] Per approfondire e conoscere la storia dell’etnia turcofona si veda Fabrizia Candido, Adem yoq (“se ne sono andati tutti”): la repressione degli Uiguri nella regione dello Xinjiang, pubblicato sulla medesima rivista, 1 ottobre 2018 https://www.opiniojuris.it/adem-yoq-ne-andati-tutti-la-repressione-degli-uiguri-nella-regione-dello-xinjiang/

[3] Gabriele Battaglia, Storie di uiguri che spariscono nei centri di rieducazione, Internazionale, 16 aprile 2019.

[4] China turns Muslim ‘re-education’ camp detainees into cheap labour force, human rights group claims, South China Morning Post, 4 marzo 2019.

[5] V. supra nota n. 1.

[6] Tahir Imin, China has destroyed Uighur families, including mine. Guterres must act, The Guardian, 25 settembre 2019 ;  Human Rights Watch, China: Xinjiang Children Separated from Families, 15 settembre 2019 https://www.hrw.org/news/2019/09/15/china-xinjiang-children-separated-families ; John Sudworth, China Muslims: Xinjiang schools used to separate children from families  pubblicato su BBC NEWS il 4 luglio 2019.

[7] Testo ufficiale della legge al seguente link https://www.congress.gov/116/plaws/publ145/PLAW-116publ145.pdf

[8] Giulia Sciorati, La questione uigura nello Xinjiang, pubblicato su ispionline.it il15 ottobre 2020

[9] Documento ufficiale al seguente link  https://rules.house.gov/about

[10] Genocidio degli Uiguri, il Congresso degli Stati Uniti ha messo al bando i prodotti a rischio di lavoro forzato, e l’Europa?, La Repubblica, 29 settembre 2020.

[11] Documento ufficiale al seguente link https://www.ourcommons.ca/DocumentViewer/en/43-2/SDIR/news-release/10903199

[12] Idem, pag. 30.

[13] China slams Canada after report calls Uighur policy ‘genocide’ pubblicato sul aljazeera.com il 22/10/2020.

[14] Assemblea generale, Convenzione per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio, adottata il 9 dicembre 1948, UN/Doc. A/RES/3/260 del 9 dicembre 1948. https://treaties.un.org/Pages/ViewDetails.aspx?src=IND&mtdsg_no=IV-1&chapter=4&clang=_en#EndDec

[15] Marlise Simons, Uighur Exiles Push for Court Case Accusing China of Genocide, The New York Times, 6 luglio 2020. Si ricorda inoltre che nei confronti del Myanmar è in corso anche un procedimento dinanzi alla Corte internazionale di giustizia e nessuna riserva è stata posta all’art. IX. Si veda a proposito: Corte internazionale di giustizia, Application Instituting Proceeding and Request for Provisional Measures (Republic of Gambia v. Republic of the Union of Myanmar), 11 novembre 2019, ICJ Reports 2019. 4 Corte internazionale di giustizia, Application of the Convention on the prevention and punishment of the crime of genocide (THE GAMBIA v. MYANMAR), Order del 18 maggio 2020, ICJ Reports 2020.  

[16] Lily Kuo, Exiled Uighurs call on ICC to investigate Chinese ‘genocide’ in Xinjiang, The Guardian, 7 luglio 2020; Uiguri all’ICC: richiesta di indagine per genocidio in Cina, pubblicato su 31mag.nl il 9 luglio 2020; Patrick Wintour, ICC Uighur genocide complaint backed by parlamentarians around world, The Guardian, 9 novembre 2020.

[17] Per ulteriori informazioni si visiti il sito ufficiale al seguente link https://www.google.com/search?q=uyghur+tribunal&oq=uyghur+tribunal&aqs=chrome.0.69i59j69i60l2j69i61.5469j0j7&sourceid=chrome&ie=UTF-8


Foto copertina: Rappresentazione di Rebel Pepper (Wang Liming)

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