La rivoluzione militare giapponese voluta da Shinzō Abe


Le ragioni geopolitiche di Abe per emendare la Costituzione pacifista


A cura di Alessia Angiulli

Lo scorso 20 settembre è stato una data cruciale per il Giappone, dove il Partito Liberal Democratico (PLD) ha votato per eleggere il proprio Presidente. Il voto è particolarmente importante in quanto nel paese è prassi consolidata che alla carica di capo del partito di maggioranza corrisponda quella di Primo Ministro1.

Degli 807 membri votanti, 533 si sono espressi a favore del già Premier Shinzō Abe, che si è così assicurato ancora una volta la leadership. Se si guarda indietro al 5 marzo 2017 – quando il Partito aveva modificato il proprio regolamento interno per permettere che il Premier servisse per un altro mandato – non si può dire che il voto di giovedì sia stato una sorpresa2. Ciononostante, alcune vicende come lo scandalo della Moritomo Gakuen3, avevano giocato a favore del candidato Shigeru Ishiba, rendendo l’esito delle elezioni più incerto.

Gli analisti hanno accolto positivamente la scelta del PLD, in quanto garantirebbe continuità nel delicato campo delle politiche economiche. Molti però sono preoccupati del fatto che Abe possa “investire troppo capitale politico nella riforma costituzionale”. All’alba della vittoria del 20 settembre, infatti, il Primo Ministro ha “ribadito la sua volontà di porre all’ordine del giorno di Parlamento e opinione pubblica una modifica della costituzione ultrapacifista, in modo da istituzionalizzare il ruolo delle forze armate”4.

Sin dall’inizio del suo secondo mandato nel 2012, il Premier ha promosso una revisione della cd. “clausola pacifista” contenuta nell’articolo 9 della Costituzione. Voluta dagli alleati durante l’occupazione seguita al secondo conflitto mondiale, essa sancisce la rinuncia del paese alla guerra, “all’uso della forza come strumento di risoluzione di controversie internazionali” e al possesso di un esercito regolare5.

Nel corso degli anni, la clausola è stata in parte raggirata, permettendo di fatto il graduale riarmo giapponese6. Tali rivisitazioni possono essere retrodatate già al luglio del 1950 con la nascita della “Riserva di polizia nazionale”. Rinominata “Forze di sicurezza nazionale” nel 1952 e “Forze di autodifesa” (Jieitai) nel 19547, fino al 2014 la sua azione restò limitata ai confini nazionali. Solo nel dicembre di quell’anno Abe riuscì prima a far approvare la nascita di un “Consiglio di sicurezza nazionale” (4 dicembre), che pochi giorni dopo (17 dicembre) approvò e rese pubblici assieme al Gabinetto di governo due documenti: una “Strategia di Sicurezza Nazionale” e delle “Guidelines per il Programma di Difesa Nazionale per il 2014 e oltre”8.

Un ulteriore passo in avanti si ebbe il 14 maggio 2015, con la presentazione di un disegno di legge sulla sicurezza che permetteva alle Jieitai di intervenire all’estero. Dopo l’approvazione della camera dei Rappresentanti (luglio 2015) e della camera dei Consiglieri (settembre 2015), la legge entrò ufficialmente in vigore il 29 marzo 2016. Da allora, Tokyo può intervenire all’estero in difesa propria o dei propri alleati9.

Si tratta di un traguardo incredibile considerata la radicata indole pacifista del popolo giapponese, che disapprova l’iniziativa del Premier. Non è un caso che questi abbia più volte dichiarato di voler sensibilizzare i cittadini sulla necessità di rivedere l’articolo 9. Secondo quanto sancito dall’art. 96 della Costituzione, infatti, le proposte di emendamento sono soggette dapprima all’approvazione delle camere della Dieta – che devono esprimersi a favore con una maggioranza di due terzi – e poi a referendum popolare10, oggi uno dei maggiori ostacoli al progetto di Abe.

Dal 2016, però, le Forze di autodifesa sono “seconde nella regione solo all’inattingibile strumento americano”11: perché, allora, il Primo Ministro attribuisce tanta importanza all’emendamento? La risposta a questa domanda va cercata nell’esposizione geopolitica del Giappone. Le complicate relazioni bilaterali nella regione asiatica richiedono infatti al governo di proiettare all’esterno un’immagine forte di sé.

A partire dall’ascesa al potere di Kim Jong-un, ad esempio, missili nordcoreani hanno lambito e talvolta violato le acque nazionali giapponesi. La cattiva reputazione del governo nordcoreano in materia di negoziati non consente al Premier di porre fiducia nelle dichiarazioni del leader della Corea del Nord quando afferma di voler negoziare uno smantellamento del programma nucleare. Oltre a questo, il Giappone non è stato invitato a partecipare ai più recenti vertici e trattative che hanno coinvolto Stati Uniti e Corea del Sud, e ciò non ha fatto che alimentare la diffidenza di Tokyo12. C’è da notare, tuttavia, come proprio la cattiva condotta internazionale nordcoreana sia stata funzionale negli ultimi sei anni a giustificare – nonché a promuovere – un eventuale emendamento costituzionale.

Un’altra situazione potenzialmente esplosiva è quella con la Russia: l’unico Stato con cui il Giappone non abbia concluso un trattato di pace dopo la Seconda guerra mondiale. La firma è legata alla risoluzione dell’aspra disputa territoriale sulle Isole Curili. Un trattato ne riconoscerebbe il possesso al Giappone, ma non fisserebbe le tempistiche della restituzione e permetterebbe agli Stati Uniti di stabilire basi militari al confine con la Russia.

La ricerca di un’intesa è stata frenata nel 2014 dalla condotta russa in occasione della crisi della Crimea e nel 2016 dal dispiegamento russo di missili antinave in prossimità del confine giapponese. Negli ultimi mesi, tuttavia, la volontà di bilanciare l’egemonia cinese e di trarre vantaggi politici ed economici da una collaborazione hanno aperto nuove possibilità di dialogo per i due leader, che si sono incontrati lo scorso settembre e hanno dichiarato di essere disposti a collaborare in vista di una più stretta alleanza13.

Al contrario della Russia, la Repubblica Popolare Cinese non guarda affatto al Giappone come a un potenziale alleato, ma piuttosto come al suo principale nemico a livello regionale – un sentimento senza dubbio corrisposto. Anche in questo caso, i rapporti sono complicati da una contesa territoriale riguardante il controllo del Mar Cinese Orientale e delle Isole Senkaku.

Se poi il Giappone è preoccupato dallo sviluppo della Belt and Road Initiative (BRI), percepita come “strumento di espansione”, la Cina dal canto suo legge la partecipazione – da protagonista dopo il dietrofront statunitense – alla Trans-Pacific Partnership (TTP) come una strategia per contrastare i progetti economici cinesi nell’Asia-Pacifico14.

Oltre a servire da deterrente a livello regionale, il possesso di un esercito regolare permetterebbe anche al paese di dipendere meno dall’alleanza con gli Stati Uniti – che dal 1946 contribuiscono alla difesa del Giappone dislocando sul territorio truppe, armi e basi militari. È vero che la presenza di Washington serve a Tokyo “per coprirsi le spalle mentre si adatta al nuovo contesto regionale priva dello strumento nucleare”, ma negli ultimi anni essa è stata anche motivo di tensioni 15.

La storica intesa con gli americani oggi è messa a dura prova dalla presidenza Trump – nello specifico, dalle dichiarazioni e dalle misure prese dal tycoon in materia di difesa e commercio internazionale. Quando Trump accusa i suoi alleati di non contribuire abbastanza nel campo della difesa, e “afferma che gli altri paesi si sono approfittati dell’America”, c’è chi si lamenta del fatto che il Presidente “non sembra capire che i 54.000 soldati americani in Giappone sono lì per difendere non soltanto il Giappone, ma anche il primato americano nella regione”16. Le misure prese relativamente alle importazioni di acciaio e alluminio poi non sono state gradite dal governo e dalle aziende giapponesi – che pure investono moltissimo negli Stati Uniti.

Non è dunque difficile comprendere quali siano le motivazioni per cui Abe vuole cambiare la Costituzione. La vera domanda è se il Premier riuscirà effettivamente a raggiungere il suo obiettivo entro la fine del suo terzo mandato. Per farlo, senza dubbio dovrà sfruttare a suo vantaggio ogni piccola crisi internazionale, l’aggressività in politica estera del Presidente americano, eventuali minacce nordcoreane e la rivalità con il gigante cinese.

Se entro il 2021 Abe riuscisse però davvero a tagliare quel traguardo, non diverrebbe soltanto il più longevo Premier giapponese, ma otterrebbe anche un altro primato: avrebbe cambiato nell’intimo la natura pacifista di un popolo intero.


Note

1 La Repubblica, Ecco perché in Giappone Abe non ha rivali nel partito e non solo, Filippo Santelli, 21 settembre 2018. Il Sole 24 Ore, Shinzo Abe rieletto alla guida del partito di maggioranza, vuole cambiare la Costituzione, Stefano Carrer, 20 settembre 2018. The Post, Shinzo Abe è stato rieletto presidente dei Liberal Democratici giapponesi: continuerà così a essere anche primo ministro del paese, 20 settembre 2018. Tokyo Review, Who Will Lead Japan after September?, Rob Fahey, March 22, 2018. Aljazeera, Abe could become Japan’s longest serving premier, 5 March 2017. Britannica, Liberal-Democratic Party of Japan, Raymond Christensen.

2The Japan Times, Rule change could see Abe become nation’s longest-serving leader, Tomohiro Osaki, March 5, 2017.

3The Economist, A persistent scandal ensnares Japan’s prime minister, again, March 15 2018. The Asia-Pacific Journal, Backstory to Abe’s Snap Election – the Secrets of Moritomo, Kake and the “Missing” Japan SDF Activity Logs, Lawrence Repeta, October 15, 2017. Bloomberg, Everything You Need to Know About the School Scandal Haunting Abe, Shoko Oda, 12 marzo 2018.

4La Repubblica, Ecco perché in Giappone Abe non ha rivali nel partito e non solo, Filippo Santelli, 21 settembre 2018. Il Sole 24 Ore, Shinzo Abe rieletto alla guida del partito di maggioranza, vuole cambiare la Costituzione, Stefano Carrer, 20 settembre 2018. The Post, Shinzo Abe è stato rieletto presidente dei Liberal Democratici giapponesi: continuerà così a essere anche primo ministro del paese, 20 settembre 2018. Tokyo Review, Who Will Lead Japan after September?, Rob Fahey, March 22, 2018. Aljazeera, Abe could become Japan’s longest serving premier, 5 March 2017. Britannica, Liberal-Democratic Party of Japan, Raymond Christensen.

6Internazionale, Il governo giapponese presenta una legge per autorizzare gli interventi militari all’estero, 14 maggio 2015. La stampa, Il Giappone approva le leggi sulla sicurezza, spianata la strada al ruolo attivo dell’esercito all’estero, 18 settembre 2015. Il Post, L’esercito del Giappone potrà compiere missioni all’estero, 19 settembre 2015. Osservatorio di politica internazionale, Il nuovo Giappone è definito dalla Legge sulla Sicurezza, Paolo Balmas, 23 ottobre 2015. Sputnik Italia, In Giappone al via la riforma della Difesa, 29 marzo 2016.

7 Kenneth Henshall, Storia del Giappone, Mondadori, 2005.

8Analisi Difesa, La nuova strategia di Sicurezza nazionale del Giappone, Giovanni Martinelli, 8 gennaio 2014. Ministry of Foreign Affairs of Japan, National Security Council. The Basic Concepts of Japans Security and Defense Policy: http://www.mod.go.jp/e/publ/w_paper/pdf/2013/24_Part2_Chapter1_Sec4.pdf.

9La Repubblica, Giappone, ora le forze di autodifesa militare potranno intervenire anche all’estero, 29 marzo 2016. Internazionale, In Giappone entra in vigore la riforma della difesa, 29 marzo 2016.

11Difesa online, Il ritorno sulla scena mondiale dell’impero del Sol Levante, Tiziano Ciocchetti, 27 ottobre 2017.

12Limes – Rivista italiana di geopolitica, La rivoluzione giapponese, n°2, anno 2018, La Corea è anche affare di Tokyo, Kurata Hideya, pp.219-225. Limes – Rivista italiana di geopolitica, La rivoluzione giapponese, n°2, anno 2018, Lo stretto di Corea è sempre più largo, Antonio Fiori, pp. 227-234. The Economist, Japan is worried about ita alliance with America, September 6, 2018.

13Limes – Rivista italiana di geopolitica, La rivoluzione giapponese, n°2, anno 2018, Non ridateci le Curili, Isomura Jun, pp. 205-210. Limes – Rivista italiana di geopolitica, La rivoluzione giapponese, n°2, anno 2018, Giappone-Russia l’intesa non decolla, Mauro De Bonis, pp. 211-217. Sputnik Italia, Il Giappone rischia di uscire dall’alleanza con gli USA per avvicinarsi a Russia e Cina, 16 settembre 2018.

14Limes – Rivista italiana di geopolitica, La rivoluzione giapponese, n°2, anno 2018, La prossima guerra tra Cina e Giappone, Sakaguchi Daisaku, pp. 189-196. Limes – Rivista italiana di geopolitica, La rivoluzione giapponese, n°2, anno 2018, Per Pechino il Giappone è il nemico necessario, Giorgio Cuscito, pp. 197-203.
15Limes – Rivista italiana di geopolitica, La rivoluzione giapponese, n°2, anno 2018, Stati Uniti e Giappone destini intrecciati, Dario Fabbri, pp. 157-171.
16The Economist, Japan is worried about ita alliance with America, September 6, 2018.