Il 7 e l’8 giugno si è svolto a Ginevra e per la prima volta in modalità virtuale, il tredicesimo summit per i diritti umani e la democrazia, finanziato da diverse ONG e avente il fine di portare all’attenzione mondiale le violazioni dei diritti umani nel mondo.
Il summit per i diritti umani e la democrazia a Ginevra, si è svolto nell’arco di due giorni e gli ospiti di questa edizione, come ogni anno, sono stati attivisti provenienti da diversi Paesi, tutti accomunati dalla criticità e precarietà dei diritti umani e dalle continue violazioni all’interno delle loro nazioni.
Giornata del 7 giugno
Il discorso introduttivo è stato tenuto da Hillel Neuer, direttore esecutivo dell’UN Watch, il quale senza giri di parole ha dichiarato che: “Too often UN elevates and empowers the oppressors[1]”, evidenziando come spesso le Nazioni Unite non facciano nulla per combattere regimi dittatoriali ma anzi li accettano e garantiscono loro posizioni di potere.
A seguire è stata data parola alla prima ospite, Waad Al-Kateab[2], rifugiata e filmmaker siriana, sopravvissuta alla battaglia di Aleppo. Waad Al-Kateab è nota per aver denunciato e mostrato al mondo, attraverso le sue riprese, l’orrore e le atrocità commesse dal regime di Assad in Siria nei confronti dei suoi oppositori[3]. Lei stessa nel raccontare brevemente la sua storia ha sottolineato come i media siriani, controllati direttamente dal regime di Assad, non facessero trapelare nessuna notizia a riguardo[4].
Successivamente è stata ascoltata Rayhan Asat[5], sulla persecuzione degli uiguri in Cina[6], la quale ha raccontato la storia del fratello, dal 2016 detenuto in un campo di internamento. Egli è improvvisamente scomparso e da allora è impossibile rintracciarlo e avere notizie di lui. Ha raccontato di come il sistema di stretta sorveglianza non permetta ai suoi genitori neanche di riconoscere apertamente che il figlio sia scomparso[7].
Dopo aver ascoltato le storie di queste due coraggiose attiviste, si è tenuto un panel relativo alla fragilità della libertà e della democrazia, in cui sono stati discussi i casi di Hong Kong. Turchia e Ungheria. Gli ospiti intervistati dalla giornalista della CNN Melissa Mahtani[8], sono stati il giovane Nathan Law[9], ex membro del Consiglio Legislativo di Hong Kong, il più giovane ad essere letto all’età di soli 23 anni e fondatore del movimento degli ombrelli del 2014 in opposizione al regime cinese; l’ex ambasciatore ungherese negli USA András Simonyi[10] e il giornalista turco Can Dündar[11], in precedenza arrestato ed esiliato per i suoi report su Erdoğan.
In tutti e tre i casi si è concordato che l’Occidente poco o nulla abbia fatto per contrastare i regimi dittatoriali e ciò anche nel caso dell’Ungheria, membro dell’UE e della NATO. Come lo stesso Simonyi ha affermato infatti, ciò non è servito a fermare Orbán dal creare un regime sempre più vicino alla dittatura e lontano dalla democrazia che precedentemente regnava in Ungheria. Oltre alla quasi totale inerzia dell’Occidente, che secondo il giornalista turco Can Dündar, preferisce governi che siano stabili ma non necessariamente democratici, l’ex ambasciatore ungherese ha sottolineato come Orbán possa essere paragonato ad Erdoğan, Putin e Xi Jinping, in quanto: “They all want power and they all want to stay in power”.
Al termine del panel, alla domanda della giornalista sulle speranze per il futuro tutti hanno dichiarato di essere alquanto fiduciosi. In particolare, Simonyi ha citato un detto piuttosto esplicativo dei cambiamenti che possono essere generati dalla forza dei popoli e degli individui e di come i leader non debbano mai dare il loro potere per scontato: “Maybe people are not as smart as politicians say they are but they are a lot smarter than politicians think they are[12].”
Successivamente, avrebbe dovuto avere la parola l’attivista cubana Tania Bruguera[13], più volte arrestata dalle autorità per le sue opere, apertamente di opposizione al regime di Cuba. Tuttavia, Bruguera non ha potuto parlare in quanto la sua connessione internet è stata disattivata dalle autorità che, da novembre 2020 sorvegliano senza sosta la sua casa e ogni suo movimento[14].
Gli ultimi due speaker di questa giornata sono stati Irwin Cotler[15], emerito professore, fondatore e presidente del Centro Raoul Wallenberg per i diritti umani e Gulalai Ismail[16], attivista pashtun pakistana per i diritti umani, alla quale è stato consegnato l’International Women’s Rights award, per il suo attivismo a contrastare gli abusi e le violenze sulle donne pakistane[17].
Il discorso di Cotler si è incentrato specificamente su tre casi di prigionieri politici. Il primo caso menzionato è stato quello di Nasrin Sotoudeh in Iran, avvocato e attivista, che si è battuta per i diritti umani e in particolare per la libertà di espressione e la liberazione dei prigionieri politici, finché lei stessa non è stata posta in stato di detenzione[18]. Il secondo è stato invece quello dei fratelli attivisti Raif and Samar Badawi, in Arabia Saudita, l’uno è stato arrestato per la sua attività di blogger e attualmente si trova al suo nono anno di prigionia, e l’altra, imprigionata per aver rivendicato il diritto di guidare[19]. Il terzo e ultimo caso menzionato da Cotler è stato quello inerente all’arresto e la tortura in Venezuela del giudice Maria Lourdes Afiuni[20].
Infine, Gulalai Ismail, attivista insieme alla sorella sin da adolescente e fondatrice dell’organizzazione Aware Girls, che si concentra sull’empowerment delle donne pakistane, ha evidenziato come le donne si trovino in una situazione di sottomissione e siano costrette a sopportare abusi di qualsiasi tipo, spesso anche da parte di membri della propria famiglia[21].
Giornata dell’8 giugno
Dopo il consueto discorso introduttivo tenuto da Hillel Neuer[22], la prima ad aver preso parola è stata Sviatlana Tsikhanouskaya[23], politica bielorussa che ha raccontato di come abbia deciso di candidarsi quale oppositrice del presidente attuale Lukashenko a seguito dell’arresto del marito, tuttora detenuto in carcere, avvenuto pochi giorni dopo la sua decisione di candidarsi come oppositore alle elezioni del 2020.
Superando le minacce subite a seguito della sua candidatura, Tsikhanouskaya ha continuato la sua campagna elettorale, grazie anche al crescente supporto del popolo bielorusso, fino alla vittoria delle elezioni. Tuttavia, nonostante le evidenti prove della sua vittoria, i media hanno annunciato che ad aver vinto fosse stato Lukashenko con l’80% dei consensi. A seguito di ciò, il popolo bielorusso è insorto ma le proteste sono state tutte violentemente represse dalle autorità, causando anche delle vittime. Nei mesi successivi, l’uso della violenza e l’abuso di potere per reprimere gli oppositori è aumentato e solo una continua attenzione e pressione da parte del resto del mondo può essere in grado di arrestare il potere di Lukashenko[24].
La seconda speaker è stata Jihyun Park[25], attivista contro il traffico e lo sfruttamento di essere umani diffuso in Corea del Nord. Lei stessa è sopravvissuta ai campi di lavoro nord coreani, dopo essere stata separata dal figlio di soli 5 anni. Invero, ha raccontato di essere stata arrestata e rimandata in Nord Corea dalle stesse autorità cinesi, dopo essere scappata in Cina con la speranza, purtroppo fortemente disattesa, di avere una vita migliore[26].
Successivamente, Daria Navalnaya[27] ha parlato in vece del padre Alexei Navalny, noto oppositore del regime di Putin, sopravvissuto all’avvelenamento da parte del Cremlino e attualmente detenuto in carcere in Russia, a seguito della scelta di tornare al suo Paese[28]. Ad Alexei Navalny è stato conferito l’importante Moral Courage Award 2021. La figlia ha raccontato che il padre, dopo aver saputo di aver ricevuto tale premio, le ha scritto una lettera dal carcere dichiarandosi orgoglioso di tale riconoscimento[29]. Daria Navalnaya, diventata oramai molto seguita sui social grazie al suo attivismo, seguendo le orme del padre, combatte per una Russia più libera e democratica[30].
Altra attivista donna ascoltata nella giornata dell’8 è stata l’accademica australiana, Kylie Moore-Gilbert[31], esperta di studi islamici, arrestata all’aeroporto di Teheran, in quanto sospetta, dopo che aveva lì tenuto una conferenza. A seguito del suo arresto è stata detenuta per due anni in Iran e sottoposta a tortura, tanto da arrivare ad avere pensieri suicida. Dalla sua liberazione, Moore-Gilbert si batte per rendere nota la cd. hostage diplomacy, fortemente repressiva, messa in atto dal regime iraniano[32].
A seguire, si è tenuto il panel Campioni per il Cambiamento, in cui la giornalista Melissa Mahtani ha intervistato tre attivisti che da anni lottano per rendere il loro Paese democratico: Vladimir Kara-Murza[33] per la Russia, dissidente politico, sopravvissuto a due tentativi di avvelenamento e Presidente della Fondazione Boris Nemtsov; Yang Jianli[34] per la Cina, ex prigioniero politico attualmente risiedente negli USA e uno dei sopravvissuti alla strage di piazza Tienanmen del 1989[35]; Evan Mawarire[36] per lo Zimbabwe, pastore attivista per i diritti civili, più volte arrestato e torturato.
Ciò che è emerso da questa discussione è che tutti e tre continuano ad avere speranza per il futuro delle loro nazioni, nonostante la situazione negli anni sia diventata sempre più autoritaria. Infatti, Kara-Murza, ha sottolineato come il passaggio dal regime democratico a quello autoritario avvenga sempre in modo graduale e mai repentino, citando la famosa frase di Mussolini, che rappresenta al meglio le modalità di azione di Putin: “La democrazia è come un pollo, se vuoi spennarla viva devi togliere una piuma alla volta.”
Inoltre, si è evidenziato come i social networks possano aiutare al cambiamento. Infatti, il pastore Mawarire ha raccontato che i media sono controllati dal governo e dunque non godono di alcuna libertà nella diffusione di notizie, ma l’avvento dei social ha permesso ai cittadini dello Zimbabwe di trovare il coraggio di esporsi e dire la loro, di confrontarsi e lottare per il loro Paese. Similmente, l’attivista russo ha raccontato di avere speranza nelle nuove generazioni che, nonostante vivano da sempre sotto il regime autoritario di Putin, grazie all’uso dei loro cellulari e all’informazione e al confronto garantiti dai social media, sono pronti a lottare per ideali democratici. Come ha fatto notare l’attivista Yang Jianli, la situazione è diversa invece per la Cina, in cui vige anche a livello digitale una piena dittatura e le persone non hanno alcuna libertà di espressione né di informazione. Yang Jianli ha infatti parlato del Grande Fratello che sorveglia e controlla continuamente la popolazione[37].
Conclusioni
In queste due giornate sono state evidenziate le continue violazioni di diritti umani che ancora accadono in molte nazioni, nonostante i tanti passi avanti compiuti negli anni a livello internazionale. Ciò che è emerso con maggiore chiarezza e che spesso non viene considerato in altre occasioni, è il tacito consenso ai regimi autoritari non solo da parte dei Paesi Occidentali ma soprattutto dalle Nazioni Unite, che dovrebbero invece sempre battersi per la salvaguardia dei diritti umani in ogni parte del mondo.
Note
[1]https://youtu.be/ad-tGDmPpOQ?list=PLEROZzfJlmcTJxiaPgzFchxW2Hvd6wnla
[2]https://www.genevasummit.org/?speaker=waad-al-kateab
[3]https://www.infomigrants.net/en/post/25743/syrian-filmmaker-waad-al-kateab-i-don-t-want-your-tears-i-want-action
[4]https://youtu.be/LRLJI5Fc6Y0?list=PLEROZzfJlmcTJxiaPgzFchxW2Hvd6wnla
[5]https://www.genevasummit.org/?speaker=rayhan-asat
[6] Si veda https://www.opiniojuris.it/adem-yoq-ne-andati-tutti-la-repressione-degli-uiguri-nella-regione-dello-xinjiang/
[7]https://youtu.be/AgTfetG48Aw?list=PLEROZzfJlmcTJxiaPgzFchxW2Hvd6wnla
[8]https://www.genevasummit.org/?speaker=melissa-mahtani
[9]https://www.genevasummit.org/?speaker=nathan-law
[10]https://www.genevasummit.org/?speaker=andras-simonyi
[11]https://www.genevasummit.org/?speaker=can-dundar
[12]https://youtu.be/V_334EJBs3Y?list=PLEROZzfJlmcTJxiaPgzFchxW2Hvd6wnla
[13]https://www.genevasummit.org/?speaker=tania-bruguera
[14]https://www.youtube.com/watch?v=VaHEy3jlv_o&list=PLEROZzfJlmcTJxiaPgzFchxW2Hvd6wnla&index=7
[15]https://www.genevasummit.org/?speaker=irwin-cotler
[16]https://www.genevasummit.org/?speaker=gulalai-ismail
[17] https://www.genevasummit.org/awards/
[18] https://www.amnesty.it/appelli/liberta-per-nasrin/
[19] https://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2016/01/18/news/arabia_saudita_arrestata_samar_badawi_sorella_del_bogger_detenuto_per_apostasia-131522398/
[20] https://www.ibanet.org/article/EC49B347-C770-44F9-8735-D0215422028B ; https://www.youtube.com/watch?v=ZohYh2n1aWQ&list=PLEROZzfJlmcTJxiaPgzFchxW2Hvd6wnla&index=8
[21]https://www.youtube.com/watch?v=P7jvxO2rHMY&list=PLEROZzfJlmcTJxiaPgzFchxW2Hvd6wnla&index=9
[22]https://www.youtube.com/watch?v=mlox1yNQjM4&list=PLEROZzfJlmcS1vYlaJhIfl7GnWwmPgtuQ&index=3&t=173s
[23] https://www.genevasummit.org/?speaker=sviatlana-tsikhanouskaya ; si veda anche l’intervista concessa alla rivista https://www.opiniojuris.it/svjatlana-tsikhanouskaya-intervista/
[24]https://www.youtube.com/watch?v=HBes7roZ4Zc&list=PLEROZzfJlmcS1vYlaJhIfl7GnWwmPgtuQ&index=4
[25] https://www.genevasummit.org/?speaker=jihyun-park
[26]https://www.youtube.com/watch?v=lFwN8x2fNiQ&list=PLEROZzfJlmcS1vYlaJhIfl7GnWwmPgtuQ&index=5
[27] https://www.genevasummit.org/?speaker=daria-navalnaya
[28] Si vedano https://www.opiniojuris.it/alexei-navalny-una-sfida-per-mosca/ ; https://mondointernazionale.com/la-russia-e-il-caso-aleksej-navalnyj
[29]https://www.youtube.com/watch?v=1gGEkPFsZrc&list=PLEROZzfJlmcS1vYlaJhIfl7GnWwmPgtuQ&index=6&t=158s
[30] V. supra nota n. 27
[31] https://www.genevasummit.org/?speaker=kylie-moore-gilbert
[32]https://www.youtube.com/watch?v=12g3vKwKSfw&list=PLEROZzfJlmcS1vYlaJhIfl7GnWwmPgtuQ&index=7&t=11s
[33] https://www.genevasummit.org/?speaker=vladimir-kara-murza
[34] https://www.genevasummit.org/?speaker=yang-jianli
[35] https://www.ilpost.it/2019/06/05/piazza-tienanmen-tank-man/
[36] https://www.genevasummit.org/?speaker=13795
[37]https://www.youtube.com/watch?v=6TbPD9F26dA&list=PLEROZzfJlmcS1vYlaJhIfl7GnWwmPgtuQ&index=8
Foto copertina: Il vertice di Ginevra per i diritti umani e la democrazia