“Aleppo. Guerra e diplomazia”, libro di Marija Chodynskaya-Golenishceva, edito da Sandro Teti, analizza i retroscena di una battaglia diplomatica per risolvere la “questione Aleppo” durante la guerra siriana.
Marija Chodynskaya-Golenishceva[1] giovane alto diplomatico presso la Missione Permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite a Ginevra, in prima linea nei negoziati dell’ONU, ha seguito in prima persona l’evoluzione della guerra in Siria.
Nel libro “Aleppo. Guerra e diplomazia”, Sandro Teti editore, esprime per la prima volta il punto di vista del suo Paese sulla crisi siriana e più in particolare sull’evolversi del grande pubblicizzata Battaglia di Aleppo nel 2016.
L’occasione per fare luce sulle iniziative diplomatiche e militari russe in Siria, ma soprattutto per denunciare la strumentalizzazione dell’Onu da parte del campo degli oppositori siriani e dei loro partner occidentali. In un racconto dal tono molto poco diplomatico, l’autrice condanna l’atteggiamento dei diplomatici occidentali durante la battaglia di Aleppo, che, secondo lei, avrebbe notevolmente contribuito a fermare il processo di pace.
Il contesto bellico
L’intervento russo del settembre del 2015, ha cambiato le sorti del conflitto siriano. Un intervento, il primo fuori dai confini dell’ex Urss, che portava con se tanti rischi: da quello “religioso”, basti pensare che il 15% della popolazione è costituita da musulmani sunniti, a quello tattico-militare, in particolare la eventualità di scontrarsi con altri attori regionali, la Turchia in primis[2].
L’intervento[3] è risultato decisamente efficace in relazione anche all’azione poco incisiva dell’Occidente. La riconquista di Palmira, ha avuto un formidabile valore simbolico e propagandistico, oltre a frenare definitivamente l’avanzata di Daesh.
La battaglia di Aleppo (estate 2016 – dicembre 2016) e le sue conseguenze cristallizzano il culmine di questo grande gioco di conflitti regionali e internazionali. La battaglia per la riconquista di questa città da parte delle autorità siriane si è svolta nel quadro di un accordo russo-turco. Diversi tentativi e consultazioni russo-americani erano falliti. L’autore mette in luce i blocchi del “piccolo gruppo” di Stati impegnati – Russia, Stati Uniti, Iran, Qatar, Arabia Saudita, Turchia -, mostrando così le sfide e le dinamiche di un nuovo ordine emergente vicino e mediorientale.
Spazio alla diplomazia
La liberazione di Aleppo viene esaminata anche dal punto di vista dei meccanismi di cooperazione internazionale tra attori regionali e internazionali.
Marija Chodynskaya-Golenishceva esprime una critica ragionata e argomentata alle iniziative dell’ONU per “salvare” Aleppo. Le Nazioni Unite hanno cercato di arginare le operazioni antiterrorismo condotte dall’esercito siriano e dalle forze filo-governative con l’appoggio dell’esercito russo. Perché e come l’ONU ha cercato così di salvare i ribelli che occupavano la parte orientale della città? Quali erano allora gli obiettivi e l’agenda vuoti, se non nascosti, dell’ONU?
L’importanza del libro di Marija Chodynskaya-Golenishceva
Marija Chodynskaya-Golenishceva ha più volte parlato di guerra mediatica, in relazione alla narrativa di quei giorni. Con “Aleppo”, l’autrice espone in modo molto preciso la “lettura russa” della crisi siriana. Comprendiamo le ragioni e le motivazioni degli impegni militari e diplomatici di Mosca nella guerra civile-globale in Siria.
Globale, perché riunisce quattro dinamiche di conflitto: 1) Washington contro Mosca; 2) Riyadh contro Teheran; 3) Ankara contro i curdi; 4) infine, i jihadisti “globali” (Al-Qaeda) contro i jihadisti “locali” (Organizzazione dello Stato Islamico – Daesh).
Note
[1] Diplomatica, analista, scrittrice e arabista russa, dopo sette anni trascorsi alla rappresentanza permanente della Federazione Russa presso la sede Onu di Ginevra, ora segue le questioni mediorientali presso il Ministero degli Affari Esteri a Mosca
[2] Eventualità che si stava verificando in seguito all’abbattimento del caccia russo Su-24 nel novembre 2015 da parte turca.
[3] Con il sostegno dell’esercito regolare siriano
Foto copertina: Ingegneri militari ad Aleppo in Siria, gennaio 2017