Chi fermerà Milei? Riflessioni post-dibattito elettorale in Argentina


Bullrich, Massa, Bregman e Schiaretti all’inseguimento del “Loco” fra meme, jingle e proposte.


Di Rosa Scamardella*

Rosario. ‹‹Una pantomima ridicola›› scandita dai ritmi della legge che la rende obbligatoria e consumatasi in due manche[1], tra Santiago del Estero e la Facoltà di Diritto dell’Università de La Plata,  trasmesse da qualsiasi rete televisiva ne abbia fatto richiesta.  Il virgolettato è di Javier Milei, il “Loco”, candidato alla Casa Rosada per La Libertad Avanza. Il riferimento è al dibattito presidenziale cui stava prendendo parte.
L’immagine dello spettinato economista ultra-liberale misogino, negazionista tanto dei crimini e degli orrori commessi dalla dittatura militare argentina quanto del cambiamento climatico, che intende dollarificare l’economia e sopprimere la Banca Centrale, inaugurare un sistema di voucher per l’istruzione e liberalizzare la vendita degli organi, non a caso ha passato la dogana dell’attenzione mediatica nazionale, avendo tutte la carte in regola per diventare il nuovo spauracchio internazionale della destra in salsa latinoamericana[2].
 L’aspetto bizzarro e le movenze fumettistiche, accompagnate dalla formulazione sensazionalista di alcune proposte, contribuiscono a far sembrare l’economista buenairense una sorta di demone saltato fuori all’improvviso dal confuso e catastrofico quadro sociale del paese con l’inflazione più pazza del mondo. Su base annuale, quest’ultima ha raggiunto attualmente il 124%, in un contesto di impoverimento diffuso attestato dalle rilevazioni più recenti dell’INDEC (Instituto Nacional de Estadística y Censos)[3], stando alle quali il 40,9% degli argentini, 18 milioni su 40 milioni di abitanti, vive in povertà. Nel solo ultimo anno, un milione in più.

Chi sono gli altri?  

Il candidato oficialista, in forze al Partido Justicialista, nonché maggiore avversario ideologico di Milei, è il peronista Sergio Massa, ministro dell’Economia del governo uscente. Reduce dall’aver occupato una poltrona pesantissima, da cui è partita, negli ultimi anni, ogni scelta impopolare dettata dai negoziati atti a ripagare il più grande prestito della storia del Fondo Monetario Internazionale (elargito al governo ultra-liberista di Mauricio Macri nel 2018).
L’altra candidata competitiva è Patricia Bullrich: un passato nella militanza peronista  ampiamente dimenticato fino a diventare, dopo vari cambi di casacca, Ministro per la Sicurezza di Macri e candidata della formazione di destra più istituzionale, Juntos por el Cambio.
Juan Schiaretti, governatore della provincia di Cordoba e Myriam Bregman, socialista trotskista del Frente de Izquierda, sono gli altri due dibattenti in gioco con scarse possibilità di esito nella grande corsa.

Corruzione e povertà

Gran parte della retorica di Milei è fondata sul campale distanziamento da quella che definisce la “casta”, parola utilizzata sommariamente per indicare tutti i politici che abbiano fatto esperienza di governo. Se ai sopracitati dati dell’INDEC sulla povertà si somma la combinazione fra lavoro povero ed inflazione che rende la vita di ogni lavoratore argentino, anche quando formale, una questione di mera sopravvivenza, è possibile comprendere il fastidio crescente verso gli stili di vita poco frugali ostentati dai politici di qualsiasi estrazione e il livello di scalpore suscitato dai casi di corruzioni. È quindi evidente il vantaggio di cui ha potuto usufruire il “Loco” quando, nelle ore immediatamente precedenti alla prima tornata di dibattito, è scoppiato il caso Martín Insaurralde. Il Capo di Gabinetto della Provincia di Buenos Aires e rappresentante del Partido Justicialista attualmente al governo ha lasciato il suo incarico in seguito alla pubblicazione, sul profilo della sua compagna, di una serie di storie di Instagram che testimoniano una vacanza di lusso al largo delle coste europee, corredata di regali, Rolex e borse di lusso. Un racconto dettagliatissimo che si affianca al tracciamento delle spese e degli innumerevoli viaggi, ormai al vaglio quotidiano di tutti i media argentini, che aggravano le accuse di arricchimento illecito che avevano già inchiodato Insaurralde. A chiederne la testa attualmente è l’avvocato di Gastón Morano, fra gli imputati per il tentato assassinio di Cristina Kirchner, ex leader ed anima dello stesso PJ di Insaurralde. Tale è la polarizzazione del discorso politico a Buenos Aires nelle ultime settimane[4].

La prima manche

I temi del confronto pre-elettorale scelti dai cittadini argentini per il primo dibattito sono stati: economia, istruzione e diritti umani.
Sin da subito Patricia Bullrich è apparsa più in difficoltà degli altri. Nonostante la possibilità di attaccare l’attuale ministro dell’Economia sul suo stesso legato o di rincarare la dose per il caso Insaurralde, restituendo l’immagine della destra istituzionale rassicurante, sembrava affaticata nella pronuncia e nella finalizzazione di frasi di senso compiuto.
Sul fronte comunicativo e programmatico, molto meglio è andata a Sergio Massa, il quale il giorno seguente sarebbe apparso al primo posto per numero di proposte enunciate[5]. ‹‹La soluzione più grande per l’Argentina è quella di vendere al mondo ciò che produce[6]››, sul solco del messaggio lanciato dal suo spot elettorale. Aumentare le esportazioni per compensare il deficit di dollari: niente di nuovo ma con la promessa, questa volta, di non lasciare che il Fmi comprometta la sovranità nazionale, guardando ad un’annata prossima in cui, superate la siccità e la pandemia, sarà possibile intravedere la luce in fondo al tunnel.
Le proposte di Schiaretti ruotano invece intorno alla “sua” provincia di Córdoba. Manna per i meme piovuti su di lui. Mentre i dati del giorno seguente indicano che, se per gli altri le parole “inflazione” e “Argentina” siano state le più utilizzate, “Córdoba” è rimasta imbattuta per il suo governatore[7].
Ad uscire clamorosamente vincitrice del primo dibattito è la rusa, Myriam Bregman che, al netto delle poche possibilità di entrare alla Casa Rosada, è sembrata portatrice di un programma chiaro e di una storia personale coerente con quanto postulato. Da sempre al fianco delle comunità locali schierate contro i progetti di estrattivismo che nessun altro candidato ha messo in discussione, avvocato in diverse cause aventi ad oggetto i crimini della dittatura, è risultata a suo agio solleticando Massa sul tema ambientale e rimettendo Milei al suo posto quando necessario. A lei è spettato il diritto di replica quando il candidato de La Libertad Avanza, dopo aver accusato Bullrich di aver lanciato bombe contro gli asili nido da montonera (falso, come che i montoneros abbiano mai portato avanti simili azioni) sembra citare pedissequamente l’ammiraglio Emilio Massera quando durante il giudizio alla giunta dichiarava che semplicemente, negli anni del regime militare, l’esercito stesse combattendo una guerra in cui erano stati commessi alcuni eccessi.
Padrona delle sue critiche, Bregman scende sullo stesso campo di Milei. ‹‹Non è un leone››, afferma sicura, ‹‹è un gatito mimoso (“gattino tenero/coccoloso”) del potere economico[8]››, rimbalzando immediatamente fra le reti sociali e vincendo per viralità la gara della comunicazione[9].

Una settimana dopo

Il secondo round è stato fissato per la domenica successiva. I temi questa volta in gioco sono stati: sicurezza, lavoro, sviluppo umano e protezione dell’ambiente. Il primo è sicuramente quello in cui i candidati sono stati messi alla prova con maggiore fantasia. Patricia Bullrich, lievemente migliorata rispetto all’appuntamento precedente, sul tema sicurezza ha dalla sua tutto il discorso contro la corruzione incarnata dal kirchnerismo alla guida, negli ultimi vent’anni, del Partido Justicialsita. Per rinchiudervi i corrotti, intende costruire un carcere che porta il nome della stessa Cristina Fernández de Kirchner.
Sergio Massa, non da meno, propone la creazione di un FBI argentino per combattere i crimini transazionali: il narcotraffico, la corruzione, la tratta di esseri umani. A metterlo in difficoltà, questa volta, è il governatore di Córdoba. Schiaretti, più concentrato sulle sfide del federalismo e meno sulla sua provincia, accusa il governo centrale di aver trattenuto i fondi necessari alle realtà locali per combattere il narcotraffico.
Le proposte sul tema lavoro sono tutte vincolate alle diverse strategia di ripresa proposte per il paese, invero con un margine di applicabilità assai ristretto.
Più caldo, invece, lo spazio dedicato allo  sviluppo umano e al cambiamento climatico, negato da Milei, cui Bregman si rivolge direttamente. Non ottiene molto, mentre il candidato de La Libertad Avanza le fa il verso e ne scimmiotta le domande e il modo di parlare (stessa galanteria che riserva a Patricia Bullrich). Secondo Milei, il cambiamento climatico continua a non essere causato dall’essere umano e tutti gli indici che formano quello dello sviluppo umano dipendono esclusivamente dal benessere economico.

Un film già visto

In Argentina, circa il 12% degli elettori dichiara di cambiare idea assistendo ad un dibattito elettorale[10]. Un dato che, in genere, ha a che fare col fenomeno degli indecisi e la sua convergenza con un livello di personalizzazione della politica ormai invitto e destinato a perdurare. A Buenos Aires, come nelle province più lontane, a causa della ciclicità delle crisi, anche solo la promessa di un paese “normale” sembra un miraggio bugiardo quando mischiato alle promesse elettorali. E l’indecisione sembra avere a che fare con la possibilità di garantire qualcosa di simile ad una normalizzazione.
La sensazione è che a prevalere sulla volatilità del voto siano la sfiducia e l’idea che nessuna delle forze in campo riuscirebbe a fare comunque nulla. Lo stesso Milei, quando promette insensatezze scandalose accompagnandole al più semplice dei paradigmi liberisti fatto programma politico, in ogni caso domanda almeno 15 anni (tre mandati presidenziali, non uno) per applicarle e portare gli argentini in uno stato di benessere.
Mai come negli ultimi dibattiti, il candidato de La Libertad Avanza è apparso esattamente per quello che è: un personaggio totalmente in linea con l’internazionale di destra che sta emergendo, delirante nei suoi richiami al marxismo culturale o alla negazione del cambiamento climatico. Anche, però, un semplicissimo Chicago boy che tenta di vendere per novità quello che già è stato fatto. Finanche la dollarizzazione e la soppressione del Banco Central non sono niente di troppo diverso da quanto già sperimentato con la Convertibilità ideata dal ministro Domigo Cavallo sotto Menem: la discrezionalità della Banca Centrale venne sostanzialmente bloccata lasciandole emettere nuova moneta per una quota corrispondente solo ai dollari in ingresso. Perché questi entrassero, furono necessarie privatizzazioni e un grado di apertura commerciale insostenibile che devastarono il paese[11].

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Chi dovrebbe fermare Milei?

Il giorno dopo il secondo dibattito, Sergio Massa è stato ospite della popolare trasmissione condotta dal comico Rosemblat, da cui sono nati i jingles, le canzoni pop cui vengono cambiate le parole per trasformarle in una sorta di inno dei candidati. Il candidato PJ ha ringraziato il presentatore perché tali canzoni, di cui alcune veramente divertenti (Ci sono “I will survive” mutata in “Sergio Tomás” per Massa, “Gloria” di Umberto Tozzi trasformata in “Myriam” per Bregman…[12]), da tutti i giovani conosciute, cantate e composte, sono andate a ripescare la “mistica” della politica cui bisogna attingere per credere in un futuro più tranquillo.
Necessario appare l’appello ad un fattore esterno e compattante perché la realtà, coi suoi dati e con quello che materialmente il prossimo governo argentino potrà permettersi di fare, non è uno sfondo accattivante da proiettare.
Sulle spalle di Sergio Massa pesa la sua stessa eredità.
Altro discorso vale per Bullrich. Durante la scorsa settimana, Mauricio Macri, fondatore della sua stessa coalizione, ha lasciato intendere che chiunque (leggasi Milei) applicherà le riforme liberiste che ritiene necessarie, troverà il suo appoggio, esasperando la competizione da destra di cui soffre la sua candidata ufficiale e garantendo di fatto, all’audience internazionale di investitori e finanzieri cui usa rivolgersi, che alla fine il “Loco” tanto pazzo non è.
Coi suoi più temibili avversari in queste condizioni, la speranza è che a fermare il gatito mimoso di cui Miryam Bergman sia proprio l’estenuante esperienza politica degli argentini che questo film made in Chicago l’hanno già visto in passato e pagato caro. Coi desaparecidos, la crisi del 2001 e la disastrosa gestione di Macri che li ha portati dove sono ora.


Note

[1]https://www.argentina.gob.ar/sites/default/files/ley_27.337_debate_presidencial_obligatorio.pdf
[2] https://avanzalibertad.com/plan-gobierno/
[3] https://www.indec.gob.ar/indec/web/Nivel4-Tema-4-46-152
[4] https://batimes.com.ar/news/argentina/martin-insaurralde-quits-after-photos-with-sofia-clerici-surface.phtml
[5] https://www.lanacion.com.ar/politica/monitor-de-palabras-los-terminos-mas-usados-por-los-candidatos-y-las-menciones-entre-si-en-el-debate-nid01102023/
[6] https://www.youtube.com/watch?v=vqyTVrnx4YY
[7] Ibidem.
[8] https://www.youtube.com/watch?v=vqyTVrnx4YY

[9] https://www.youtube.com/watch?v=l07-K9a1w4A
[10] https://debate.electoral.gob.ar/2023/index.php
[11] https://www.cepal.org/es/publicaciones/12047-regimen-convertibilidad-sistema-bancario-la-argentina
[12] https://es.rollingstone.com/el-detras-de-escena-de-gelatina-y-su-fabrica-de-jingles-el-ultimo-hit-electoral/


Foto copertina: Dibattito elettorale Argentina

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