Il ministro degli esteri dell’Iran, Hossein Amirabdollahian, ha proposto un meeting di emergenza con Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas, per discutere degli ultimi avvenimenti a Gaza.
Di Noemi Verducci*
L’incontro tra il ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, e Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas e altri leader del movimento è avvenuto a Doha nella giornata di sabato.
Il ministro iraniano ha ribadito il costante supporto di Teheran al popolo palestinese che è “una responsabilità religiosa, umana e morale” e ha esortato tutti i musulmani e tutte le nazioni che amano la libertà a stare al fianco del popolo oppresso. [1]
Ha poi continuando dicendo che “se i crimini del regime israeliano a Gaza continuano, ogni possibilità nella regione è probabile e la Repubblica Islamica dell’Iran continuerà i suoi tentativi di fermare i crimini di guerra israeliani“[2]
Il meeting di sabato è stato il primo incontro ufficiale tra il leader di Hamas e rappresentanti governativi iraniani dall’inizio dell’operazione “Al-Aqsa” contro Israele.
Amir Saeid Iravani, ambasciatore dell’Iran alle Nazioni Unite, in una lettera indirizzata al Segretario Generale Antonio Gueterres, continua a negare il coinvolgimento della Repubblica Islamica nella cosiddetta “Tempesta al-Aqsa” e dichiara che le decisioni sono state adottate unicamente “dai gruppi di resistenza palestinesi e sono saldamente radicate nel principio fondamentale dell’autodeterminazione”. [3]
Leggi anche:
- Hamas, Iran, Israele e Arabia Saudita. Il problema della pace tra estremismi e rivalità
- Gaza si prepara all’assalto di terra israeliano
Amirabdollahian ha anche incontrato il Primo Ministro del Qatar e il ministro degli Esteri Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ringraziandolo per l’ampio sostegno fornito alla causa palestinese durante gli ultimi avvenimenti.
La visita di Amirabdollahian in Qatar è parte di una serie di incontri in Iraq, Siria e Libano. Durante un incontro con il Segretario Generale di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, il ministro iraniano ha dichiarato che la risposta regionale e le future azioni dipenderanno da Israele, alludendo alla possibilità di aprire un altro fronte di guerra da parte dell’“asse della resistenza”. [4]
La relazione tra Hamas e la Repubblica Islamica
Uno dei pilastri fondamentali della politica regionale della Repubblica Islamica è il cosiddetto asse della resistenza, blocco politico-securitario composto da Siria, Hezbollah, alcuni gruppi iracheni e alcune organizzazioni palestinesi, tra cui Hamas.
Fin dai primissimi tempi della Rivoluzione Islamica, la causa palestinese divenne un punto centrale nell’agenda iraniana che da quel momento in poi cessò di essere un conflitto relegato al mondo arabo e divenne una causa comune a tutto il mondo musulmano.
Il supporto alla causa palestinese si inserisce all’interno del discorso rivoluzionario iraniano che divide il mondo in mostazaafin (oppressi) e mostakberin (oppressori), questi ultimi molto spesso identificati negli Stati Uniti d’America ed Israele, accusati di arroganza globale.
Nonostante le differenze settarie, l’alleanza tra Hamas ed Iran è guidata da interessi comuni, in primis la distruzione dell’“entità sionista”.
Sin dalla sua nascita, Hamas ha ricevuto supporto finanziario e militare dalle Guardie Rivoluzionarie Islamiche e le Forze Quds, supporto che ha raggiunto il suo apice con la vittoria alle elezioni legislativa a Gaza nel 2006, dopo le quali le campagne militari condotte da Israele si sono intensificate.
In particolare, l’impatto del sostegno iraniano ricevuto dai movimenti islamici palestinesi in relazione alla loro capacità militare è emerso nel 2012, quando Israele lanciò una grande operazione militare soprannominata “Pillar of Defense”. Durante gli otto giorni di scontri, i movimenti armati palestinesi hanno dimostrato la loro capacità di reagire ad Israele e, precisamente, attraverso l’utilizzo di missili Fajr-5, di fabbricazione iraniana e forniti ad Hezbollah. [5]
Tuttavia, è bene specificare che supporto non si traduce in cieca obbedienza. Hamas non rappresenta il proxy perfetto come può esserlo l’Hezbollah libanese e ciò è evidente nella diversa postura adottata da Hamas e dall’Iran nella guerra in Siria, nonostante Damasco fosse la base operativa di parte della leadership di Hamas. Mentre le Guardie Rivoluzionarie ed Hezbollah hanno fornito l’appoggio incondizionato ad Assad, alcuni combattenti di Hamas hanno ingrossato le file delle milizie anti regime siriano.
Il rifiuto da parte di Hamas di appoggiare Assad ha significato la fine (o quantomeno la riduzione) del supporto finanziario fornito all’ala militare di Hamas, (Brigate Izz ad-Din al Qassam) poi ripristinato qualche anno più tardi. [6]
Inoltre, è molto frequente che all’interno delle organizzazioni come Hamas sia assente un controllo capillare e centralizzato con conseguenti difficoltà di vigilanza su tutte le cellule del movimento. Rimane incerta, ad esempio, la relazione che ricorre tra ala armata e ala politica. Secondo la leadership di Hamas, le due ali del movimento sono indipendenti tra loro e non interagiscono[7], sebbene ci siano state delle dichiarazioni talvolta differenti sul tema, portando alcuni studiosi a parlare del “mito delle ali separate”.[8]
Sebbene sia certo il supporto fornito da Teheran ad Hamas nel corso della sua storia e sebbene entrambi gli attori condividano interessi comuni, risulta ancora incerto se ci sia un coinvolgimento diretto dell’Iran dietro l’attacco. È anche quanto dichiarato dal presidente Biden che, al momento, non ci sono prove evidenti per poterlo affermare.
D’altro canto, non è da escludere che ci possa essere una più attiva partecipazione iraniana al conflitto, come dimostra l’intensificazione degli scontri con Hezbollah al confine libanese.
Note
[1] https://en.irna.ir/news/85258532/Iran-FM-Hamas-political-leader-meet-in-Doha
[2] https://twitter.com/IRIMFA_EN/status/1713458684246782372
[3] https://www.tehrantimes.com/news/490125/Iran-denies-allegations-of-meddling-in-Al-Aqsa-Storm-attack
[4] https://www.tehrantimes.com/news/490059/Iran-says-any-scenario-plausible-if-Israeli-war-crimes-continue
[5] Rezaei, Farhad. Iran’s foreign policy after the nuclear agreement, Politics of normalizers and traditionalists, Palgrave Macmillan, 2019, p. 229
[6] Harriet Sherwood, Hamas rules out military support for Iran in any war with Israel, The Guardian, 6 marzo 2012, consultato il 15/10/2023 al link: https://www.theguardian.com/world/2012/mar/06/hamas-no-military-aid-for-iran
[7] R. Davis, Hamas, Popular Support and War in the Middle East, Routledge, 2016
[8] Vd. Matthew Levitt, Hamas: Politics, Charity, and Terrorism in the Service of Jihad, Yale University Press, New Haven, 2006
Foto copertina: Fonte: Profilo Twitter Iran Foreign Ministry
https://twitter.com/IRIMFA_EN/status/1713458684246782372/photo/1
*Le dichiarazioni e le opinioni espresse negli articoli di questo Sito sono quelle dell’autore e non (necessariamente) quelle della Redazione