Il consiglio di Barents si è svolto il 26 ottobre in Norvegia, in un clima piuttosto teso. La Svezia ha disertato l’incontro preferendo partecipare ad un seminario con la NATO. Nel frattempo emergono prospettive di cooperazione tra i paesi del Nord Europa, ma le tensioni sono destinate a non finire.
Tra Russia e paesi NATO non corre buon sangue e questo è risaputo. L’incontro tra Russia, Norvegia, Finlandia e Svezia tenutosi a Tromsø il 26 ottobre, avrebbe dovuto placare gli animi e gettare le basi per una futura prospettiva di cooperazione nell’Artico[1]. Tuttavia le turbolenze tra Mosca e questi paesi, inseriti nell’ottica NATO, è destinata a non appiattirsi, dato che la Svezia, nella persona del Ministro per gli Affari Esteri Ann Linde, ha disertato l’incontro. A Stoccolma ha avuto luogo un seminario con esponenti della NATO nello stesso giorno del consiglio di Barents, per cui la Linde ha scelto di restare in Svezia. secondo molti questo è un messaggio chiaro: la Svezia sceglie la NATO e rifiuta a priori la possibilità di dialogo con la Russia. Un messaggio a cui, per il momento, la Russia sembra non dare molta importanza. Sergey Lavrov, Ministro degli Esteri russo, ha speso solo parole entusiastiche in merito alla prospettiva di cooperazione con le regioni settentrionali dell’Europa.
Consiglio euro-artico di Barents: clima teso per l’incontro
La Russia sta mettendo in campo molti degli obiettivi prefissati durante l’insediamento alla presidenza del Consiglio Artico. Tra questi c’era sicuramente la prospettiva di cooperazione con le altre realtà artiche ed, il consiglio di Barents rientra a pieno titolo in questa progettualità. Mosca punta allo scambio di esperienze ed allo sforzo congiunto, per arrivare ad ottimizzare l’attività economica e la crescita della regione. In realtà il consiglio di Barents rientra in un dialogo più ampio intrapreso nel gennaio 1993 tra Russia e i paesi scandinavi. Vi partecipano anche Danimarca Islanda e Commissione Europea, ma in forma di partner associati. Tuttavia quest’anno il clima di partenza è stato sicuramente diverso. Negli ultimi mesi infatti, si è assistito ad un incremento dei rapporti tra NATO e Norvegia, ed in generale ad un interesse tutto nuovo da parte dell’Alleanza Atlantica, nei confronti della regione artica[2]. D’altro canto anche la Russia si è data parecchio da fare, dato che nel mentre, ha praticamente triplicato le attività di monitoraggio e le esercitazioni militari nel Mare di Barents, decisamente a ridosso del confine con la Norvegia. La visita di Lavrov a Tromsø è la prima presenza russa in un paese NATO dopo la sospensione della missione diplomatica russa, che di fatto getta le basi per chiudere i rapporti con la NATO. Ad inizio ottobre otto diplomatici russi sono stati espulsi dal quartier generale dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles a seguito di presunte irregolarità perpetuate durante il periodo elettorale in Russia, e per le risapute accuse di pressioni censorie nei confronti della stampa locale. Per tutta risposta, il Ministero degli Esteri russo guidato proprio da Lavrov, ha chiuso i rapporti diplomatici con la NATO e a breve, i funzionari dell’alleanza, dovrebbero sgomberare gli uffici di Mosca e lasciare la Russia.
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Il forfait della Svezia
L’ultimo incontro del consiglio di Barents, ha avuto luogo in Svezia a Umeå nel 2019. Nel consiglio del 2021 invece, proprio la Svezia sarà priva di rappresentanza. Il Ministro degli Esteri Ann Linde ha dovuto presenziare ad un seminario sulle “Sfide per la sicurezza nella regione baltica”, tenutosi a Stoccolma il 26 ottobre, stesso giorno del consiglio di Barents. Un seminario che ha visto protagonisti anche numerosi membri della NATO, tra cui il Segretario Generale Jens Stoltenberg. Fonti istituzionali svedesi si sono premurate di assicurare comunque la presenza di una rappresentanza di alto livello all’incontro ma la mancata presenza del Ministro degli Esteri porge il fianco della Svezia a visioni distorte della vicenda, specie in un clima così teso. Dal punto di vista svedese, è sembrato più opportuno discutere con la NATO della questione sicurezza nel Baltico, dato che la percezione è quella di un serio rischio deterioramento, piuttosto che discutere di prospettive di cooperazione con la Russia. Il consiglio ha avuto comunque luogo senza particolari intoppi, e la Russia si è espressa favorevolmente a seguito dell’incontro, esprimendo soddisfazione per le possibilità, ritenute concrete, di realizzare un progetto di cooperazione con i paesi dell’Europa settentrionale. Per il momento quindi, l’assenza della Svezia non ha avuto risvolti negativi in termini diplomatici, ma dato l’attrito tra NATO e Mosca, non è detto che questo episodio non possa essere strumentalizzato in seguito.
L’importanza del consiglio di Barents
A prescindere da quanto accaduto, per i paesi del Nord Europa e la Russia, il consiglio di Barents ha sempre rappresentato una sorta di calmiere delle tensioni geopolitiche nell’area. Negli incontri annuali del consiglio, si sono sempre evidenziate le possibilità di cooperazione e messe in campo le idee per abbassare la tensione reciproca e rafforzare la fiducia. Secondo Lavrov poi, il consiglio di Barents sarebbe addirittura il multilaterale di maggior successo in Europa, in quanto immune da condizionamenti politici[3]. Tutto questo però avviene in un clima in cui, le realtà europee, in orbita NATO guardano con sospetto la Russia, accusata per le notizie che giungono dal paese dai media “non allineati”: repressioni, censure ed arresti sistematici, oltre che espulsioni sistematiche di stranieri, ritenuti agenti segreti presenti in Russia per alimentare dissenso. Talvolta si tratta di ONG, o di operatori per i diritti umani, che vengono sistematicamente messi a tacere. Ad ogni modo, che i partecipanti al consiglio siano stati guardinghi, era preventivabile, tuttavia l’importanza del consiglio prescinde da queste tensioni. Nonostante le tensioni e i battibecchi che spesso, vedono come protagoniste Russia e Norvegia, il nuovo Ministro degli Affari Esteri Anniken Huitfeldt ha ribadito l’importanza di mantenere un dialogo con la vicina Russia, specie sulle questioni di confine.
Cosa è accaduto lontano da Tromsø
Che ci siano o meno le condizioni per una cooperazione nell’Artico, qualcosa resta immutato: le tensioni militari. Proprio mentre Lavrov si trovava in Norvegia ed avevano luogo le fasi preliminari del consiglio di Barents, nei mari artici volavano i caccia militari. Da un lato la NATO che ha fatto decollare dalla Norvegia degli F-16 e F-35, mentre dalla Russia partivano dei bombardieri Tu-160; i velivoli si sono incrociati in volo per poi prendere le distanze, il tutto mentre anche un RC-135 americano transitava pericolosamente a ridosso del confine russo-norvegese. Questi episodi, nei dintorni del Mare di Barents ormai sono sempre più frequenti, ma il fatto che l’incrocio tra i velivoli militari sia avvenuto prima e dopo il consiglio di Barents, appare quasi come una sorta di memorandum, per non dimenticare la presenza di determinati interessi presenti nell’area. Sostanzialmente, mentre si dialoga di prospettive di cooperazione e di abbassamento della tensione, ci sono dinamiche internazionali che presuppongono l’incremento delle forze armate e sempre più frequenti dimostrazioni di forza[4]. Nulla di cui stupirsi tutto sommato; Sergey Lavrov ha parlato ad Oslo durante l’incontro con l’omologa Huitfeldt, ribadendo il reciproco rispetto alimentato dai legami di buon vicinato. Poi però è stato chiaro “Tuttavia la Norvegia è un paese NATO e la NATO non è amica della Russia”.
Note
[1] https://cordis.europa.eu/article/id/9621-european-commission-support-for-the-barents-euroarctic-council/it
[2]https://thebarentsobserver.com/en/life-and-public/2021/10/lavrov-barents-cooperation-demonstrates-persistent-immunity-changing
[3] https://thebarentsobserver.com/en/security/2021/10/lavrovs-call-security-consultations-norway-was-followed-strategic-bombers
[4] https://thebarentsobserver.com/en/security/2021/10/lavrov-calls-security-consultations-norway
Foto copertina:XVIII BEAC Ministerial in Tromsø