Covid-19 : Gli effetti della pandemia nei paesi del Nord Africa


L’emergenza mette alla prova i sistemi sanitari nordafricani, ma si teme anche una svolta autoritaria e soppressiva dei governi.


Mentre l’Unione Europea e gli Stati Uniti si trovano improvvisamente a dover fare i conti con gli esorbitanti numeri del contagio da Covid-19, il virus che colpisce le vie respiratorie diffusosi dalla regione cinese dello Hubei al resto del mondo, le regioni più instabili e deboli preoccupano non poco gli osservatori internazionali e gli analisti politici. Infatti, il difficile test cui sono attualmente sottoposte le istituzioni europee, statunitensi e cinesi potrebbe avere effetti devastanti su quelle di aree come il Nord Africa e il Medio Oriente, strutturalmente più fragili e talvolta assenti del tutto o parzialmente.

I numeri del contagio in Nord Africa, e in tutto il continente, sono per ora i meno gravi a livello globale. Al 30 marzo l’Algeria conta 409 contagi, il Marocco 450, la Tunisia 278, l’Egitto supera gli altri con 576 casi confermati. Resta infine il caso della Libia, dove i casi confermati sembrano essere solo 3, anche se rischiano di essere di più, anche se non confermati dalle autorità[1].
Nonostante ciò, la preoccupazione per una flagrante esplosione della pandemia in questi stati e per l’eventuale capacità di gestione e risposta è alta. Il sistema sanitario nei paesi nordafricani è debole, così come quello di tutta l’Africa, e per questo è intervenuta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolineando la necessità per l’Africa di iniziare ad equipaggiarsi in vista del peggio. Con il suo supporto, sono aumentati a 43 i paesi ora in grado di effettuare tamponi per riscontrare il contagio da coronavirus (fino all’intervento dell’OMS, solo 2 stati – Senegal e Sud Africa – erano in grado di fornire questo servizio), mentre grazie all’intervento congiunto dell’Unione Africana (UA) e dell’Africa Center for Disease Control and Prevention (CDC) è stata istituita una task force per il coronavirus – Africa Task Force for Novel Coronavirus (AFCOR) – guidata tra gli altri dal Marocco[2].
Misure necessarie, a sentire alcuni non ancora sufficienti, per far sì che la regione e tutto il continente possano almeno contare su un supporto tecnico-sanitario nel momento di un aumento dei casi di contagio. La preoccupazione dell’OMS, così come il tragico e velocissimo aumento dei casi nel resto del mondo, hanno altresì spinto le istituzioni africane a riconoscere i rischi del coronavirus e ad iniziare ad adottare delle misure restrittive in linea con quelle che stiamo vivendo in Europa.
Lockdown, controlli in ingresso, maggiori restrizioni sugli spostamenti tra stati e al di fuori del continente, sembrano per ora aver sortito l’effetto desiderato di contenere l’escalation dei malati.

Questo nemico invisibile che ha radicalmente cambiato le abitudini e le condizioni di vita di miliardi di persone, giungendo sulle sponde meridionali del Mediterraneo, porta con sé una quantità di interrogativi politici ed economici da non sottovalutare, mettendo in evidenza le differenze sociali, religiose e culturali dei paesi nordafricani.

 

Le rischiose implicazioni politiche di Covid-19

 

Anche se le prospettive future post-coronavirus preoccupano tutti i governi che stanno lottando contro questo nemico invisibile, è purtroppo vero che i paesi con le condizioni socio-economiche più instabili sono esposti a rischi ancor maggiori.
Uno di questi, da non sottovalutare, è la diffusione di paure e teorie infondate, come quella ormai dilagante che vedrebbe il coronavirus come una malattia studiata in laboratorio e rilasciata in nome di una cospirazione. In regioni come quella nordafricana, da sempre abituata a giocare il ruolo di scacchiere della storia, c’è la tendenza a credere a teorie complottiste, rifiutando qualsiasi spiegazione logica o scientifica[3].
La lotta al Covid-19 quindi, qui, passerà anche dalla sfera culturale: è importante che informazioni veritiere e trasparenti vengano veicolate alla popolazione, la quale deve essere preparata non solo alla crisi sanitaria, ma anche alle varie conseguenze di quest’ultima.

Proprio la paura e la mancanza di chiarezza possono essere strumenti pericolosi nelle mani di istituzioni pronte a qualsiasi cosa pur di soggiogare la popolazione e limitarne le libertà. Un esempio è dato dal caso dell’Algeria, paese in cui negli ultimi mesi avevamo assistito a continue proteste e manifestazioni causate dal diffuso malcontento della popolazione, vessata da disoccupazione, stagnazione economica, scarse libertà e la paura della minaccia terroristica[4].
Qui il nuovo esecutivo, eletto lo scorso dicembre, non ha aspettato molto prima di limitare le possibilità di manifestazione e vietare gli assembramenti, in nome di misure di contenimento del virus. Insomma i governi nordafricani, per cercare di distrarre i cittadini dai gravi problemi di natura sociale od economica, starebbero approfittando dell’allarme sanitario per limitare possibilità di movimento e di scambio di opinioni. Questo preoccupa gli studiosi così come i giornalisti (autoctoni e non), i quali temono che i governi autoritari della regione possano approfittare di questi momenti per imporre la loro mano sulla popolazione anche una volta che le misure di sicurezza non saranno più necessarie. In contrasto con questi timori il professor Gilbert Achcar, politologo francese nato in Libano, dice che invece la pandemia metterà in evidenza le debolezze strutturali dei sistemi politici dell’area MENA, portando le popolazioni ad una nuova consapevolezza e ad una nuova ondata di proteste (ben più radicali di quelle delle Primavere Arabe del 2011)[5].

Accanto al rischio di una svolta autoritaria e soppressiva dei governi, l’OMS prevede che la gestione della pandemia sarà resa ancora più complessa dall’altissima densità abitativa della regione, con il rischio che molti casi di contagio restino sconosciuti o non vengano denunciati alle autorità. Come è accaduto inizialmente in Egitto, dove secondo uno studio canadese pubblicato su The Guardian il 15 marzo, i casi erano ben oltre i circa 200 dichiarati dal governo[6].
Il rischio di numeri più alti di quanti denunciati si fa ancora più alto in Libia, dove anche il numero di migranti in stallo nei centri di accoglienza non è sempre chiaro. Fragili sistemi sanitari, condizioni abitative precarie e alta densità rendono la lotta al coronavirus ancora più difficile.

Le ripercussioni economiche pongono sfide future complesse

Ultime, ma non meno importanti e strettamente correlate alle implicazioni politiche di cui si è parlato, le conseguenze economiche che si abbatteranno con molta probabilità sulla regione. Si discute ampiamente, e in Europa lo sappiamo bene, del post-coronavirus e delle misure necessarie per affrontare quella che secondo molti sarà una recessione anche peggiore di quella del 2008.

Il Nord Africa è una regione molto giovane dove la disoccupazione ha numeri altissimi; la maggior parte della forza lavoro lascia le campagne per le città, a sua volta per tentare la fortuna e attraversare il Mediterraneo in cerca di lavoro in Europa.
L’unico settore economico su cui quasi tutti i paesi nordafricani hanno sempre contato è il turismo, settore comprensibilmente schiacciato dalle misure restrittive causate dalla pandemia.
La Tunisia ed il Marocco soprattutto, prevedono effetti disastrosi: Tunisi e il suo giovanissimo esecutivo, insediatosi solo nel mese di febbraio, lottava già da tempo con la crisi economica derivata da anni di instabilità politica. Il Marocco, da parte sua, è stato uno dei primi a imporre restrizioni sui voli provenienti dalle regioni del mondo più infette, risentendone l’impatto sul suo settore turistico ma anche su quello del commercio. Il paese è infatti il primo partner commerciale dell’Unione Europea in Maghreb. Inoltre paesi che affidavano buona parte dei loro introiti all’export di petrolio, come la Libia, temono grandemente il ridursi degli scambi commerciali e l’abbassamento della domanda[7].


Note

 

[1] https://www.aljazeera.com/news/2020/03/coronavirus-cases-libya-fighting-rages-200329190042642.html

[2] cfr. ISPI, L’Africa alla prova del coronavirus

[3] cfr. OASIS, https://www.oasiscenter.eu/it/coronavirus-medio-oriente-nord-africa

[4] cfr. ISPI, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/algeria-una-transizione-incompleta-25146

[5] cfr. OASIS, https://www.oasiscenter.eu/it/coronavirus-medio-oriente-nord-africa

[6] cfr. ECFR, Infected: the impact of the coronavirus on the Middle East and north Africa

[7] cfr. Brookings Institute, https://www.brookings.edu/opinions/brookings-experts-on-the-implications-of-covid-19-for-the-middle-east-and-north-africa/


Foto copertina: Disinfection of Tehran subway wagons against coronavirus. By zoheir shadanloo

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