La crisi politica israeliana e lo spettro di nuove elezioni.


Dopo le elezioni di aprile e settembre, Israele si trova di nuovo senza un governo e la possibilità di un nuovo voto sembra essere l’unica alternativa.


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Le elezioni politiche israeliane del 17 settembre non hanno garantito una maggioranza per formare un governo e lo spettro di un terzo voto nel corso di un anno sembra avvicinarsi. Il 23 ottobre, il presidente israeliano Reuven Rivlin[1] ha affidato l’incarico di formare un nuovo governo al leader del Partito Blu e Bianco (Kahol Lavan) Benny Gantz, che nelle recenti elezioni ha ottenuto 32 seggi sui 120 che compongono la Knesset, il parlamento monocamerale israeliano. Gantz, dopo una serie di incontri, ha fallito e ora il mandato di formare un nuovo governo è stato affidato al presidente del Parlamento. Tuttavia, per capire come si è giunti a questo punto, è necessario ricostruire alcuni tappe fondamentali dell’ultimo anno.

Le elezioni parlamentari di aprile 2019 non avevano garantito nessuna maggioranza all’interno del Parlamento e la figura carismatica di Netanyahu, che ha guidato il paese per 10 anni[2], era stata scalfita dalla presenza di un outsider, il suo principale rivale: Benny Gantz. I due politici uniti da una storia che li lega alla destra israeliana, si sono dimostrati i principali concorrenti della precedente campagna elettorale e la capacità di Netanyahu, Bibi affettuosamente per gli israeliani, di creare una coalizione di governo con gli altri partiti presenti in Parlmaento aveva incontrato due ostacoli. Il primo di questi Avigdor Lieberman, il leader dell’Israel Beiteinu, un partito politico composto da russofoni, fortemente indirizzati verso una politica laica per Israele. Lieberman, ex ministro della difesa e degli affari esteri, si oppone al potere dei partiti religiosi in Israele, in particolare allo Shas, il partito Haredi, noto per le sue posizioni ultraortodosse. Il secondo ostacolo, invece, era rappresentato dalla Joint List, il fronte che raggruppa i maggiori partiti arabi israeliani e che raccoglie una percentuale di voti attorno al 10%[3]. I negoziati sono falliti e i cittadini di Israele sono stati chiamati alle urne il settembre seguente.

L’ascesa dell’ex generale Benny Gantz sembra aver causato disordini considerevoli nel panorama politico israeliano. Non solo la tradizionale distinzione tra sinistra e destra è stata superata, soprattutto in Israele, ma sulla scena politica ci sono due partiti, il Likud e il Blu e il Bianco, che si definiscono partiti di destra e raccolgono insieme più del 50% dei voti. La distinzione tra i due capi politici, Gantz e Netanyahu, sembra essere davvero trascurabile e questo presenta delle ripercussioni sulla scelta degli elettori. Gantz ha sottolineato la sua differenza rispetto a Likud, affermando di portare avanti un progetto moderno e gentile di destra, anche se sembra difficile capire quale sia la sua posizione rispetto alle questioni cruciali della politica israeliana. L’unica parola che sembra unire i due è Bitakhon, sicurezza, una questione cruciale per lo stato di Israele.

Temi fondamentali, come quello del conflitto e dei diritti dei palestinesi sono stati lasciati in disparte. Sia Gantz che Netanyahu hanno più volte chiarito di non voler formare un governo con i partiti arabi, consapevoli delle conseguenze che ciò avrebbe sull’elettorato ebraico più intransigente. Nel 2014[4] si è verificato l’ultimo dei tentativi di conciliazione con le autorità palestinesi e le speranze di superare la situazione di stallo sono state immediatamente bloccate. Nessuno degli aspiranti candidati alla guida di Israele ha mostrato interesse per il conflitto, che storicamente logora la politica israeliana e palestinese. Lo stesso Abu Mazen, da 15 anni a capo dell’autorità palestinese, è considerato dalla maggioranza dei cittadini come il capo di una gerontocrazia in declino.

Eppure Bibi Netanyahu sembrava aver attirato numerosi consensi quando, con la nuova legge fondamentale del 2018, aveva di fatto trasformato Israele in uno Stato ebraico, senza nemmeno menzionare il popolo arabo e i suoi diritti, provocando la reazione negativa delle comunità arabe (cristiane e i musulmane), che ancora una volta si sono trovate a brandire la risoluzione 181 delle Nazioni Unite che afferma la protezione delle minoranze arabe all’interno dello stato.

Il secondo tentativo di formare un governo affidato a Netanyahu si è svolto a settembre, quando, dopo le elezioni, ancora una volta non si è riusciti a raggiungere una maggioranza. Rivlin, dopo i fallimenti del leader del Likud, ha affidato l’incarico a Gantz. Dopo una serie di negoziati e trattative con Lieberman e con la Arab Joint List, anche i tentativi del leader di Blu e Bianco si sono arenati e lo scorso 20 novembre Gantz ha rimesso il mandato nelle mani del presidente Rivlin.

Secondo la procedura istituzionale, il presidente israeliano ha ora affidato un incarico formale al presidente della Knesset, Yuli Edelstein, che avrà 21 giorni per formare un nuovo governo. Rivlin ha sottolineato come i parlamentari siano chiamati ad una scelta di responsabilità ed a una decisione autonoma. La tensione tra Gantz e Netanyahu, tuttavia, sembra non essere scemata. Il leader del Likud è accusato in tre processi per corruzione e abuso di ufficio, ma continua a proclamare la propria innocenza e a sottolineare la necessità di nuove elezioni, consapevole dell’esperienza acquisita negli ultimi anni e dell’incapacità degli antagonisti politici di formare un’alternativa. Gantz si dimostra essere più moderato, cercando di placare i toni piuttosto accesi e rivolgendosi all’opinione pubblica paventa la possibilità che il Paese, in mancanza di un governo, si trovi ad affrontare una guerra civile. Nei prossimi giorni sarà piu’ comprensibile capire se Israele si troverà ad affrontare le terze elezioni in un anno o se la responsabilità dei politici supererà la fedeltà verso i partiti.


 

 

Note

[1] Israele è una repubblica parlamentare con un presidente della repubblica eletto dalla Knesset e un primo ministro espressione dei partiti politici risultati vincitori alle elezioni.

[2] Netanyahu è stato primo ministro dal 1996 al 1999 e ricopre il medesimo ruolo ininterrottamente dal 2009.

[3] Le elezioni di aprile 2019 hanno registrato il risultato peggiore per i partiti arabi, che, tuttavia, nelle elezioni di settembre sono riusiciti a raggiungere una percentuale del 10,6 %.

[4] Questi si sono verificati, simbolicamente, con la preghiera di pace tra Papa Francesco, Shimon Peres e Abu Mazen nel giugno del 2014.

Bibliografia:

-Y. Benmeleh, “Losing time and Money, Desperate Abbas Seeks Palestinina Vote”, in Bloomberg, 5th November 2019. https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-11-04/losing-time-and-money-desperate-abbas-seeks-palestinian-vote

B. Breski,  “A brief Biography of Benny Gantz”, in Jerusalem Post, 10th April 2019. https://www.jpost.com/Israel-Elections/A-Brief-Biography-of-Benny-Gantz-586327

-L. Harkov, “ Will Gantz be able to break up Netanyahu’s Right-Wing Block ?”, in Jerusalem Post, 25th October 2019.  https://www.jpost.com/Opinion/Political-Affairs-When-will-the-bloc-party-end-605744

-U. Tramballi, “Se in Israele vince la destra piu’ gentile”, in ISPI Blog@Slownews, 20th September 2019. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/se-israele-vince-la-destra-piu-gentile-23962

-G. Bernardelli, “Elezioni in Israele. Ancora pareggio, ma per Bibi e’ una sconfitta”, in ISPI Commentary, 18th September 2019. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/elezioni-israele-ancora-pareggio-ma-bibi-e-una-sconfitta-23951

-D. Zaken, “Are Netanyahu and Gantz really so different ?”, in Al-Monitor, 23rd September 2019. https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2019/09/israel-benjamin-netanyahu-benny-gantz-political-platform.html

-R. Wootliff, “Gantz to meet leader of Arab-majority Joint List for coalition talks”, in The Times of Israel, 28th October 2019. https://www.timesofisrael.com/gantz-to-meet-leader-of-arab-majority-joint-list-for-coalition-talks/

-O. Holmes, “Crunch time for Netanyahu as talks with rival politicians break down”, in The Guardian, 29th September 2019. https://www.theguardian.com/world/2019/sep/29/crunch-time-for-netanyahu-as-talks-with-rival-politicians-break-down

-G. Frenkel, “Gantz’s Difficult Mission”, in Israel Policy Forum, 4th November 2019. https://israelpolicyforum.org/2019/11/01/gantzs-difficult-mission/

-J. Bardug, “Why did we get dragged into a repeat election?”, in Israel Hayom, 25th August 2019.https://www.israelhayom.com/2019/08/25/why-did-we-get-dragged-into-a-repeat-election/

-Y. Hawari, “Backing Benny Gantz won’t help Palestinians”, in Foreign Policy, 28th September 2019. https://foreignpolicy.com/2019/09/28/backing-benny-gantz-wont-help-palestinians-ayman-odeh-joint-list-arab-parties-israel-election/

-S. Almasy, “Mahmoud Abbas and Shimon Peres pray with Pope Francis for Mideast Peace”, in CNN World News, 9th June 2014.  https://edition.cnn.com/2014/06/08/world/europe/pope-abbas-peres/index.html

-G. Hoffman, “Rivlin hand over mandate, begs MKs to prevent third election”, in Jerusalem Post, 21st November 2019. https://www.jpost.com/Israel-News/Rivlin-Edelstein-beg-MKs-to-prevent-third-election-608584


Foto copertina: Benjamin Netanyahu,  soprannominato Bibi, è il Primo ministro di Israele REUTERS/Ronen Zvulun


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