Filippine, le origini di Abu Sayyaf


Abu Sayyaf, letteralmente “Padre dello Spadaccino”, è una piccola, ma violenta organizzazione terroristica che opera nelle Filippine, in particolare sull’isola meridionale di Mindanao, ma le origini dell’organizzazione formalmente conosciuta come Al-Harakatul al-Islamiya affonda le sue radici in Afghanistan.


Nei primi anni ’80, un numeroso gruppo di fondamentalisti Moro giunsero a Peshawar, in Pakistan, per sostenere i Mujaheddin durante l’invasione e l’occupazione sovietica dell’Afghanistan. Uno di loro, Ustadz Abdurajak Janjalani, ne divenne leader. Figlio di un Ulama di Basilan, Janjalani frequentò un’università islamica in Arabia Saudita e, dopo la laurea nel 1981, ritornò a Basilan come oratore islamico. A Peshawar, Janjalani conobbe Osama bin Laden. Janjalani, e più tardi suo fratello minore, Khaddafy Janjalani, fu formato e radicalizzato in un campo di addestramento vicino Khost, in Afghanistan, ricevendo un’istruzione prettamente wahabita dell’Islam[1].

Infatti, obiettivo di Abdurajak Janjalani divenne quello di creare nelle Filippine meridionali uno Stato islamico che si basasse sugli insegnamenti del Wahhabismo salafita. A questo proposito, in seguito al ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan, Janjalani viaggiò a lungo tra Pakistan e Afghanistan per reclutare sostenitori del Mujahedeen Commando Freedom Fighters (MCFF). Noto come il gruppo di Janjalani a Mindanao, il MCFF sarebbe poi diventato Abu Sayyaf in onore del leader della resistenza afghana, Abdul Rasul Sayyaf.

Forze del Front National Liberation Front (MNLF) in contrasto con il leader Nur Misuari, confluirono nel gruppo di Janjalani e, secondo fonti intelligence, il reclutamento di milizie MNLF consentì all’ASG di ostacolare il processo di pace tra il Movimento e il governo e di emergere nel panorama criminale filippino come cellula di Al Qaeda nel Sud-Est asiatico. L’organizzazione ASG si costituì dunque come una piccola organizzazione, ma particolarmente cruenta. I primi cruenti attentati risalgono al 1991. Nell’agosto dello stesso anno fu compiuto il primo bombardamento terroristico contro la MV Doulos, una nave missionaria cristiana ormeggiata nella città di Zamboanga. La maggior parte degli  attacchi furono condotti soprattutto contro la comunità cristiana, scatenando un vero e proprio conflitto settario[2]. Abu Sayyaf è uno dei movimenti musulmani più radicali della galassia islamista che da secoli combatte per uno Stato islamico indipendente nelle Filippine meridionali. A Janjalani erano ben note le condizioni storiche, religiose, economiche, politiche e sociali che generarono il rifiuto musulmano di accettare l’autorità statale delle Filippine. Di fede islamica, gli abitanti dell’isola di Mindanao furono definiti Moros, appellativo dispregiativo utilizzato nel XVI secolo dai colonizzatori spagnoli per indicare la religione musulmana, che è appunto la religione nella quale si identifica questo gruppo etnico. Mentre questa classificazione si è rivelata uno strumento utile alla dominio spagnolo per perseguitare la minoranza islamica, ha anche avuto l’effetto di creare un’identità filippina musulmana universale. L’identità nazionale dei Moro si è strutturata, quindi, come forza di resistenza alla regola cristiana,  quattro secoli di lotte per difendere il diritto fondamentale all’autodeterminazione. La nascita dell’ASG fu dunque funzionale alla causa originale di Janjalani di attuare kaadilan, la giustizia, per tutti i musulmani, e soprattutto per quelli delle Filippine meridionali, perché si formasse uno Stato islamico che applicasse la Sharia, a fondamento delle Stato e della vita dei cittadini[3]. Sebbene l’ASG, finora, non abbia realizzato il proprio obiettivo strategico, è però sopravvissuta alla volontà del governo filippino di sradicare il movimento dalla società, per altro, rigenerandosi e godendo di numerosi successi ottenuti nel corso delle campagne di terrore. Abu Sayyaf ha condotto una serie di attacchi di alto profilo che includono assassini, bombardamenti, esecuzioni di massa, decapitazioni e rapimenti, con una spietatezza sprezzante della vita dei cristiani. Le vittime erano rapite, detenute per mesi, anni e poi brutalmente uccise o decapitate. Il rapimento e il riscatto diventa modus operandi dell’ASG messo in atto soprattutto da Ghalib Andang, noto anche come Commander Robot, capo dell’organizzazione in seguito alla morte di Abubakar Janjalani, nel 1998, una strategia utile al fine di finanziare l’ASG. Ma è con la leadership di Khadaffy Janjalani che l’ASG torna alle sue origini ideologiche, all’organizzazione terroristica islamica creata dal fratello maggiore. L’esempio più drammatico di questo percorso  fu il bombardamento della Superferry nel febbraio 2004, nel quale si registrarono 116 persone e furono ferite più di 300 persone[4]. Oggi, sotto la leadership di Isnilon Hapilon, l’ASG continua a mietere vittime sotto l’ affiliazione a DAESH che ha reso l’organizzazione avamposto ISIS nell’Asia sudorientale[5].

 


[1] Cfr. http://www.strategicstudiesinstitute.army.mil/pdffiles/PUB625.pdf;

[2] Cfr. http://www.gmanews.tv/story/154797/abu-sayyaf-kidnappings%20-bombings-and-other-attacks;

[3] Cfr. https://www.americansecurityproject.org/wp-content/uploads/2012/03/Abu-Sayyaf-The-Father-of-the-Swordsman.pdf;

[4] Cfr. https://www.americansecurityproject.org/wp-content/uploads/2012/03/Abu-Sayyaf-The-Father-of-the-Swordsman.pdf;

[5] Cfr. https://www.counterextremism.com/extremists/isnilon-hapilon.

Foto Copertina : The Straits Times